Legenda Maior

Capitolo XII

Efficacia nella predicazione e grazia delle guarigioni

[1203] 1. Francesco, servitore e ministro veramente fedele di Cristo, tutto volendo compiere con fedeltà e perfezione, si sforzava di praticare soprattutto quelle virtù che sapeva maggiormente gradite al suo Dio, come aveva appreso per dettame dello Spirito Santo.

[1204] A questo proposito, si trovò una volta fortemente angosciato da un dubbio, che per molti giorni espose ai frati suoi familiari, quando tornava dall'orazione, perché l'aiutassero a scioglierlo.

" Fratelli - domandava - che cosa decidete?

Che cosa vi sembra giusto?: che io mi dia tutto all'orazione o che vada attorno a predicare?

Io, piccolino e semplice, inesperto nel parlare, ho ricevuto la grazia dell'orazione più che quella della predicazione.

Nell'orazione, inoltre, o si acquistano o si accumulano le grazie; nella predicazione, invece, si distribuiscono i doni ricevuti dal cielo.

Nell'orazione purifichiamo i nostri sentimenti e ci uniamo con l'unico, vero e sommo Bene e rinvigoriamo la virtù; nella predicazione, invece, lo spirito si impolvera e si distrae in tante direzioni e la disciplina si rallenta.

Finalmente, nella orazione parliamo a Dio, lo ascoltiamo e ci tratteniamo in mezzo agli angeli; nella predicazione, invece, dobbiamo scendere spesso verso gli uomini e, vivendo da uomini in mezzo agli uomini, pensare, vedere, dire e ascoltare al modo umano.

Però, a favore della predicazione, c'è una cosa, e sembra che da sola abbia, davanti a Dio, un peso maggiore di tutte le altre, ed è che l'Unigenito di Dio, sapienza infinita, per la salvezza delle anime è disceso dal seno del Padre, ha rinnovato il mondo col suo esempio, parlando agli uomini la Parola di salvezza e ha dato il suo sangue come prezzo per riscattarli, lavacro per purificarli, bevanda per fortificarli, nulla assolutamente riservando per se stesso, ma tutto dispensando generosamente per la nostra salvezza.

Ora noi dobbiamo fare tutto, secondo il modello che vediamo risplendere in Lui, come su un monte eccelso.

Perciò sembra maggiormente gradito a Dio, che io lasci da parte il riposo e vada nel mondo a lavorare ".

Per molti giorni ruminò discorsi di questo genere con i frati; ma non riusciva ad intuire con sicurezza la strada da scegliere, quella veramente più gradita a Cristo.

Lui, che mediante lo spirito di profezia veniva a conoscere cose stupefacenti, non era capace di risolvere con chiarezza questo interrogativo da se stesso: la Provvidenza di Dio preferiva che fosse una risposta venuta dal cielo a mostrare l'importanza della predicazione e che il servo di Cristo si conservasse nella sua umiltà.

[1205] 2. Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui, vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi.

Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace.

Questa fu la sua filosofia suprema, questo il suo supremo desiderio, finché visse: chiedere ai sapienti e ai semplici, ai perfetti e agli imperfetti, ai giovani e agli anziani qual era il modo in cui più virtuosamente poteva giungere al vertice della perfezione.

Incaricò, dunque, due frati di andare da frate Silvestro, a dirgli che cercasse di ottenere la risposta di Dio sulla tormentosa questione e che gliela facesse sapere ( frate Silvestro era quello che aveva visto una croce uscire dalla bocca del Santo e ora si dedicava ininterrottamente alla orazione sul monte sovrastante Assisi ).

Questa stessa missione affidò alla santa vergine Chiara: indagare la volontà di Dio su questo punto, sia pregando lei stessa con le altre sorelle, sia incaricando qualcuna fra le vergini più pure e semplici, che vivevano alla sua scuola.

E furono meravigliosamente d'accordo nella risposta - poiché l'aveva rivelata lo Spirito Santo - il venerabile sacerdote e la vergine consacrata a Dio: il volere divino era che Francesco si facesse araldo di Cristo ed uscisse a predicare.

Ritornarono i frati, indicando qual era la volontà di Dio, secondo quanto avevano saputo; ed egli subito si alzò si cinse le vesti, e, senza frapporre il minimo indugio, si mise in viaggio.

Andava con tanto fervore ad eseguire il comando divino, correva tanto veloce, come se la mano del Signore, scendendo su di lui, lo avesse ricolmato di nuove energie.

[1206] 3. Avvicinandosi a Bevagna, giunse in un luogo dove una moltitudine sterminata d'uccelli di varie specie s'eran dato convegno.

Appena li vide, il Santo di Dio accorse tutto allegro e li salutò, come fossero dotati di ragione.

Tutti gli uccelli erano in attesa e si voltavano verso di lui; e quelli sui rami, mentre egli si accostava, chinavano il capo per guardarlo.

Quando fu in mezzo a loro, li esortò premurosamente ad ascoltare tutti la parola di Dio, dicendo: " O miei fratelli alati, dovete lodare molto il vostro creatore: perché è stato lui a ricoprirvi di piume, a darvi le ali per volare, a concedervi il regno dell'aria pura, ed è lui che vi mantiene, liberi da ogni preoccupazione ".

Mentre diceva loro queste e simili parole, gli uccelletti, gesticolando in meravigliosa maniera, allungavano il collo, stendevano le ali, aprivano il becco, guardandolo fisso.

Ed egli passava in mezzo a loro, con mirabile fervore di spirito, e li toccava con la sua tonaca, senza che nessuno si muovesse dal suo posto.

Finalmente, quando l'uomo di Dio, tracciando il segno della croce, diede loro la benedizione e il permesso, tutti insieme volarono via.

I compagni, dalla strada, stavano a guardare lo spettacolo.

Ritornato fra loro, l'uomo semplice e puro incominciò ad accusarsi di negligenza, perché fin allora non aveva mai predicato agli uccelli.

[1207] 4. Passò, poi, a predicare nei luoghi vicini e giunse ad un paese, che si chiama Alviano.

Qui, adunato il popolo e indetto il silenzio, non riusciva a farsi sentire a causa delle rondini, che avevano il nido proprio lì e garrivano a tutta forza.

L'uomo di Dio, alla presenza di tutti gli ascoltatori, così si rivolse alle rondini: " Sorelle mie rondini, adesso è venuto il momento che parli io, perché voi avete parlato abbastanza.

Ascoltate la parola di Dio, in silenzio, fino a quando la predica sarà terminata".

E quelle, quasi fossero dotate di intelletto, tacquero immediatamente; né si mossero dal loro posto finché la predica fu terminata.

Tutti, a quello spettacolo, furono pieni di stupore e diedero gloria a Dio.

La fama di questo miracolo si diffuse tutto intorno, suscitando in molti venerazione per il Santo, devozione e fede.

[1208] 5. Nella città di Parma, uno studente universitario di buona indole, mentr'era impegnato nello studio con alcuni compagni, infastidito dal chiacchiericcio importuno di una rondine, si mise a dire: " Questa rondine deve essere una di quelle che disturbavano l'uomo di Dio Francesco, mentre una volta stava predicando, e che lui fece tacere ".

Poi, volgendosi alla rondine, disse con fede: " In nome del servo di Dio Francesco ti comando di venire da me e di tacere immediatamente! ".

E quella, udito il nome di Francesco, da brava discepola dell'uomo di Dio, tacque sull'istante e andò a rifugiarsi, con tutta sicurezza, nelle mani dello studente.

Stupefatto, egli la restituì immediatamente alla libertà: e non sentì più i suoi garriti.

[1209] 6. Una volta il servitore del Signore stava predicando in riva al mare, a Gaeta.

La folla, per devozione, si accalcava intorno a lui per toccarlo.

Volendo il servo di Cristo sfuggire a tutta quella gente osannante, saltò, solo, su una barca che si trovava sulla riva.

E quella, come fosse pilotata dalla forza di una misteriosa spinta interiore, senza alcun rematore, si allontanò un bel pezzo da terra, sotto lo sguardo ammirato di tutti i presenti.

Addentratasi per un po' nel mare, restò poi immobile in mezzo alle onde, per tutto il tempo che all'uomo di Dio piacque di predicare alle turbe in attesa sul lido.

Ascoltato il discorso e visto il miracolo, la moltitudine si stava allontanando, dopo aver ricevuto dal Santo la benedizione, per non molestarlo oltre: e allora la barca tornò da se stessa a riva.

Chi potrebbe, a questo punto, avere un cuore così ostinato ed empio, da disprezzare la predicazione di Francesco, dal momento che, per la Sua virtù miracolosa, gli esseri privi di ragione accoglievano i suoi insegnamenti e perfino i corpi inanimati, quasi acquistassero un'anima, si mettevano al servizio del predicatore?

[1210] 7. Lo Spirito del Signore, che lo aveva unto e inviato , assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse; lo assisteva Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio.

Per questo le sue parole sovrabbondavano di sana dottrina e i suoi miracoli erano così splendidi ed efficaci.

Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l'intimo del cuore e ricolmava d'ammirazione le menti; non sfoggiava l'eleganza della retorica, ma aveva il profumo e l'afflato della rivelazione divina.

[1211] Una volta, che doveva predicare davanti al Papa e ai cardinali, per suggerimento del cardinale di Ostia aveva mandato a memoria un discorso stilato con ogni cura.

Se non che, quando si trovò là in mezzo, al momento di pronunciare quelle parole edificanti, dimenticò tutto e non riuscì a spiccicare nemmeno una frase.

Allora, dopo aver esposto con umiltà e sincerità il suo imbarazzo, si mise a invocare la grazia dello Spirito Santo.

Immediatamente le parole incominciarono ad affluire così abbondanti, così efficaci nel commuovere e piegare il cuore di quegli illustri personaggi, da far vedere chiaramente che non era lui a parlare. ma lo Spirito del Signore.

[1212] 8. Quello che esigeva dagli altri con le parole, lo aveva preteso prima da se stesso con le opere; perciò non temeva censori e predicava la verità con estremo coraggio.

Sapeva non lusingare le colpe, ma sferzarle; non blandire la condotta dei peccatori, ma abbatterla con dure rampogne.

Con pari fermezza di spirito parlava ai piccoli e ai grandi, e provava uguale gioia nel parlare a pochi e a molti.

Gente di ogni età e d'ogni sesso correva a vedere e ad ascoltare quell'uomo nuovo, donato dal cielo al mondo.

Egli pellegrinava per le varie regioni, annunciando con fervore il Vangelo; e il Signore cooperava confermando la Parola con i miracoli che l'accompagnavano.

Infatti, nel nome del Signore, Francesco; predicatore della verità, scacciava i demoni, risanava gli infermi, e, prodigio ancor più grande, con l'efficacia della sua parola inteneriva e muoveva a penitenza gli ostinati e, nello stesso tempo, ridonava la salute ai corpi e ai cuori.

Lo stanno a dimostrare alcuni dei prodigi da lui operati, che ora riferiremo a modo di esempio.

[1213] 9. Nella città di Toscanella fu accolto devotamente come ospite da un cavaliere.

Accondiscendendo alla sua grande insistenza, il Santo prese per la mano il suo figlio unico, rachitico fin dalla nascita, e immediatamente glielo restituì in perfetta salute: sotto gli occhi di tutti, le membra del corpicciolo si rassodarono sull'istante e il bambino si levò su, sano e forte, camminando e saltando e lodando Dio.

[1214] Nella città di Narni, per l'insistenza del vescovo, benedisse un paralitico, privo dell'uso di tutte le membra, tracciandogli un segno di croce dalla testa ai piedi, e gli ridonò salute perfetta.

[1215] Nella diocesi di Rieti, una madre in lacrime gli presentò il suo bambino, da quattro anni cosí gonfio che non riusciva nemmeno a vedere le proprie gambe: il Santo lo toccò appena con le sue sacre mani e lo rese perfettamente sano.

[1216] C'era, vicino alla città di Orte, un bambino tutto rattrappito, che aveva la testa congiunta ai piedi e parecchie ossa rotte.

Commosso dalle lacrime e dalle preghiere dei genitori, il Santo lo benedisse col segno della croce, e quello si rizzò con le membra ben distese, guarite all'istante.

[1217] 10. Una donna della città di Gubbio aveva tutt'e due le mani rattrappite e secche, tanto che non poteva assolutamente farne uso.

Appena il Santo le fece il segno della croce nel nome del Signore, guarì così perfettamente che, tornata subito a casa, si mise a preparare con le proprie mani il cibo, come un tempo la suocera di Simone, a servizio di Francesco e dei poveri.

[1218] A una bambina cieca di Bevagna restituì la vista desiderata, spalmandole gli occhi con lo sputo per tre volte, nel nome della Trinità.

Una donna della città di Narni, colpita da cecità, recuperò la vista appena egli l'ebbe benedetta.

Un bambino di Bologna aveva un occhio tutto coperto da una macchia e non vedeva assolutamente niente.

Non si riusciva a trovare nessun rimedio per aiutarlo.

Ma dopo che il servo del Signore gli ebbe fatto il segno della croce, dalla testa ai piedi, riacquistò una vista limpidissima.

In seguito entrò nell'Ordine dei frati minori e diceva di vederci molto più chiaro dall'occhio guarito che non dall'occhio rimasto sempre sano.

[1219] Nel borgo di Sangemini il servo di Dio ricevette ospitalità da un uomo devoto, la cui moglie era tormentata dal demonio.

Dopo aver pregato, comandò, per virtù d'obbedienza, al demonio di uscire dalla donna e, con l'aiuto della potenza divina, lo costrinse ad una fuga immediata: dimostrazione chiara che l'ostinazione dei demoni non può resistere alla virtù della santa obbedienza.

A Città di Castello una donna era posseduta da uno spirito maligno e furioso: appena il Santo glielo ebbe ingiunto per obbedienza, il demonio fuggì, pieno di sdegno, lasciando libera nell'anima e nel corpo la povera ossessa.

11. Un frate era tormentato da un male così spaventoso da far credere a molti che si trattasse piuttosto di vessazione diabolica che di infermità naturale.

Infatti spesso si dibatteva in tutto il corpo e si rotolava con la bava alla bocca; le sue membra apparivano ora rattrappite, ora distese, ora piegate e contorte, ora rigide e dure.

Talvolta, tutto teso e irrigidito, con i piedi all'altezza della testa, si slanciava in aria, per ricadere poi subito con un tonfo orrendo.

Il servo di Cristo, pieno di misericordia e di compassione per quell'infelice, cosí miserabilmente e irrimediabilmente colpito, gli fece portare un boccone del pane che stava mangiando.

All'assaggiare quel pane, il malato sentì dentro di sé una forza così miracolosa che da quel momento non soffrì più di quell'infermità.

[1220] Nel contado di Arezzo, una donna da molti giorni soffriva il travaglio del parto ed era ormai vicino alla morte.

In quella situazione disperata, non le restava più rimedio alcuno, se non da Dio.

Ebbene, il servo di Cristo era appena passato, a cavallo, da quelle parti e capitò che, nel riportare la bestia al padrone, gli incaricati passassero dal villaggio della povera donna.

La gente del luogo, visto il cavallo su cui il Santo aveva viaggiato, gli strapparono via le briglie e andarono a porle sul corpo della donna.

A quel contatto miracoloso, scomparve ogni pericolo e la donna, sana e salva, subito partorì.

Un uomo di Città della Pieve, religioso e timorato di Dio, conservava la corda che era servita da cingolo al padre santo.

E siccome in quel paese gran numero di uomini e di donne veniva colpita da varie malattie, andava in giro per le case dei malati, intingeva la corda nell'acqua, che poi dava da bere ai sofferenti: con questo mezzo moltissimi guarivano.

Ma anche i malati che mangiavano il pane toccato dall'uomo di Dio, ottenevano rapidamente per divino intervento, la guarigione.

[1221] 12. Poiché l'araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come se parlasse un Angelo del Signore.

Infatti la prerogativa delle virtù eccelse,

lo spirito di profezia,

la potenza taumaturgica,

la missione di predicare venuta dal cielo,

l'obbedienza delle creature prive di ragione,

le repentine conversioni dei cuori operate dall'ascolto della sua parola,

la scienza infusa dallo Spirito Santo e superiore all'umana dottrina,

l'autorizzazione a predicare concessa dal sommo Pontefice per rivelazione divina,

come pure la Regola, che definisce la forma della predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e,

infine, i segni del Sommo Re impressi come un sigillo nel suo corpo,

sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l'araldo di Cristo, è degno dl venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio.

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