Legenda Maior |
Alcuni miracoli da lui operati dopo la morte
[1256] 1. Accingendomi a narrare, ad onore di Dio onnipotente e a gloria del beato padre Francesco, alcuni tra i miracoli approvati, che avvennero dopo la sua glorificazione in cielo, ho giudicato di dover incominciare da quello che, meglio di ogni altro, rivela la potenza della croce di Gesù e ne rinnova la gloria.
L'uomo nuovo Francesco risplendette per un nuovo e stupendo miracolo, quando per un privilegio straordinario, non concesso nelle età precedenti, apparve insignito e adorno delle stimmate sacre, che impressero nel suo corpo di morte la figura del Crocifisso.
Qualunque lode dica lingua umana di questo prodigio, non sarà mai lode adeguata.
In verità tutta l'opera dell'uomo di Dio, in pubblico e in privato, mirava alla croce del Signore: per questo prese l'abito della penitenza, fatto in forma di croce, racchiudendosi in essa, per sigillare anche esteriormente il suo corpo con il sigillo della croce, che era stato impresso nel suo cuore all'inizio della conversione.
Per questo volle che, come il suo spirito si era interiormente rivestito del Signore crocifisso, così anche il suo corpo si rivestisse delle armi della croce e che il suo esercito militasse sotto quella stessa insegna con la quale Dio aveva debellato le potestà diaboliche.
Inoltre varie volte, fin da quando aveva cominciato a militare per il Crocifisso, rifulsero intorno a lui i misteri della Croce.
Ciò appare chiaramente a chi considera lo svolgimento della sua vita, cioè a chi considera le sette apparizioni della croce del Signore, dalle quali egli fu totalmente trasfigurato per opera d'estatico amore verso di lui, ad immagine dei Crocifisso, nello spirito, nel cuore, nelle opere.
Giustamente, pertanto, il Re sommo e clemente, benigno oltre ogni umana immaginazione con chi lo ama, volle che Francesco portasse impresso nel proprio corpo il vessillo della Sua croce: colui che aveva avuto il dono di un amore straordinario per la croce, poteva bene ottenere dalla croce un onore straordinario.
[1257] 2. A scacciare ogni nube di dubbio e a comprovare l'autenticità di questo miracolo stupendo e incontestabile ci sono non soltanto le testimonianze, assolutamente degne di fede, di coloro che videro e toccarono, ma anche le ammirabili apparizioni e i prodigi, che rifulsero dopo la morte del Santo.
Papa Gregorio IX, di felice memoria, al quale il Santo aveva profetizzato l'elezione alla cattedra di Pietro nutriva in cuore, prima di canonizzare l'alfiere della croce, dei dubbi sulla ferita del costato.
Ebbene, una notte, come lo stesso glorioso presule raccontava tra le lacrime, gli apparve in sogno il beato Francesco che, con volto piuttosto severo, lo rimproverò per quelle esitazioni e, alzando bene il braccio destro, scoprì la ferita e gli chiese una fiala, per raccogliere il sangue zampillante che fluiva dal costato.
Il sommo Pontefice, in visione, porse la fiala richiesta e la vide riempirsi fino all'orlo di sangue vivo.
Da allora egli si infiammò di grandissima devozione e ferventissimo zelo per quel sacro miracolo, al punto da non riuscire a sopportare che qualcuno osasse, nella sua superbia e presunzione, misconoscere la realtà dei quei segni fulgentissimi, senza rimproverarlo duramente.
[1258] 3 Un certo frate, minore per professione, predicatore per ufficio, eminentissimo per la fama delle sue virtù, credeva fermamente nel fatto delle stimmate.
Se non che, cercando dentro di sé la spiegazione di questo miracolo secondo la logica umana, si sentì titillare da non so che dubbi.
Per parecchi giorni fu in preda a quella lotta interiore, che il suo ragionare basato sui sensi rinvigoriva.
Ma una notte, mentre dormiva, gli apparve Francesco con aspetto umile e severo, paziente e adirato e con i piedi sporchi di fango.
E gli disse: " Che cosa sono queste tue lotte, questi tuoi conflitti?
Che cos'è questo sudiciume di dubbi?
Guarda le mie mani e i miei piedi ".
E il frate vedeva, sì, le mani trafitte, ma non riusciva a vedere le stimmate nei piedi infangati.
" Togli via il fango dai miei piedi - gli disse allora il Santo - e riconosci il posto dei chiodi ".
Il frate gli abbracciò i piedi con devozione e, mentre li ripuliva dal fango, poté tastare con le sue mani il posto dei chiodi.
Subito si sveglia e si effonde in lacrime, ripulendo così i suoi primitivi sentimenti, intorbiditi dal fango, e con il lavacro delle lacrime e con una pubblica confessione.
[1259] 4. Nella città di Roma, una matrona, nobile per limpidezza di costumi e gloria di casato, si era eletta san Francesco come patrono e teneva un quadro con la sua immagine nella camera segreta, dove nel segreto pregava il Padre.
Un giorno, mentre pregava rimirando l'immagine del Santo, fu colta da grande dolore e meraviglia, costatando che non vi erano dipinti i sacri segni delle stimmate.
Ma non c'è da meravigliarsi se nel dipinto non c'era quello che il pittore non vi aveva messo.
Per molti giorni la matrona indagò ansiosamente quale potesse essere la causa di una simile omissione.
Ed ecco un giorno, apparire improvvisamente nel quadro quei segni meravigliosi, come di solito vengono dipinti nelle immagini del Santo.
Tutta tremante, fa venire subito la figlia sua, a Dio devota; le chiede se fino allora l'immagine era senza le stimmate.
La figlia afferma e giura che prima era stata così, senza le stimmate, mentre ora la si vedeva sicuramente con le stimmate.
Ma spesso la mente umana si spinge da se stessa nel precipizio, rimettendo in dubbio la verità.
E così si insinua di nuovo nella mente della donna un dubbio funesto: forse quell'immagine era stata dipinta con i segni delle stimmate fin da principio.
Ma la potenza di Dio, perché non venisse disprezzato il primo miracolo, ne aggiunse un secondo.
Difatti quei segni prodigiosi scomparvero all'improvviso, lasciandone spoglia l'immagine.
In questo modo il secondo prodigio diventava la prova del primo.
[1260] 5. Nella Catalogna, vicino a Lerida, un uomo, che si chiamava Giovanni ed era devoto del beato Francesco, una sera stava camminando per una strada, dove era stato teso un agguato per uccidere non già lui, che non aveva nemici, ma un altro, che gli assomigliava e quella sera si trovava in sua compagnia.
Balzando dal nascondiglio, l'assassino, che avea scambiato Giovanni per il suo nemico, lo colpì a morte molte volte con la spada.
Non c'era più assolutamente speranza di salvarlo.
Difatti il primo colpo gli aveva staccato quasi totalmente una spalla e il braccio e un secondo gli aveva aperto sotto la mammella un tale squarcio che il fiato che ne fuorusciva avrebbe potuto spegnere sei candele in una volta.
A giudizio dei medici era impossibile curarlo, perché le ferite erano già imputridite ed esalavano un fetore insopportabile, tanto che perfino la moglie ne provava violenta ripugnanza.
Perduta ormai ogni speranza nei rimedi umani, il ferito rivolse tutta la sua devozione a impetrare il patrocinio del beato padre Francesco, che già sotto il grandinare dei colpi aveva invocato con grande fiducia, insieme con la beata Vergine.
Ed ecco: mentre languiva nel letto solitario della sua sventura, e, vegliando e gemendo, continuava a ripetere il nome di Francesco, gli si avvicinò un tale, vestito da frate minore; sembrava che fosse entrato dalla finestra.
Chiamandolo per nome, gli disse: " Siccome hai avuto fiducia in me, ecco che il Signore ti farà guarire ".
L'infermo gli domandò chi era: quello rispose che era san Francesco e subito si accostò a lui, gli slegò le fasciature delle ferite e spalmò un unguento ( così sembrava ) su tutte le piaghe.
Al contatto soave di quelle mani stimmatizzate, che avevano ricevuto dal Salvatore la potenza di risanare, la carne, scomparso il marciume, si reintegrò, le ferite si rimarginarono, lasciando il ferito completamente sano, come prima.
Fatto questo, il beato Francesco scomparve.
E quelI'uomo, sentendosi risanato, proruppe in grida di gioia e di lode a Dio e al beato Francesco; chiamò la moglie, che accorse in fretta e vedendolo già in piedi, mentre pensava di doverlo seppellire il giorno dopo, stupefatta e sbigottita, incominciò a gridare, facendo accorrere tutto il vicinato.
Accorsero i parenti e cercarono di rimetterlo nel letto, credendolo frenetico; ma egli, opponendosi ai loro sforzi, proclamava e dimostrava di essere guarito.
Tutti, folgorati dallo stupore e come fuori di senno, credevano di vedere un fantasma, trovandosi di fronte integro, sano e allegro, colui che poco prima avevano visto dilaniato da orribili ferite e ormai quasi imputridito.
Il miracolato disse loro: " Non abbiate paura: non state vedendo un fantasma.
San Francesco, che è appena scomparso da qui, mi ha toccato con le sue mani sacre e mi ha risanato integralmente da ogni piaga ".
La fama del miracolo si diffonde e ingigantisce; tutto il popolo accorre e riconosce in un prodigio così potente la virtù miracolosa delle stimmate di san Francesco e, pieno di ammirazione e di gioia, inneggia e osanna all'alfiere di Cristo.
Era sommamente conveniente che il beato padre, morto nella carne e ormai vivente con Cristo, facendo sentire la sua presenza miracolosa e il tocco soave delle sue sacre mani, concedesse la salute a un uomo ferito mortalmente.
Difatti egli portava in sé le stimmate di Colui che, misericordiosamente morendo e miracolosamente risorgendo, ha risanato con le sue piaghe il genere umano ferito e abbandonato mezzo morto sulla via.
[1261] 6. A Potenza, città delle Puglie, vi era un chierico, di nome Ruggero, personaggio rispettabile e canonico della chiesa maggiore.
Ruggero, tormentato da una malattia, entrò un giorno a pregare nella chiesa, dove si trovava un quadro che rappresentava il beato Francesco insignito delle gloriose stimmate, e incominciò ad avere dei dubbi su questo miracolo così sublime: gli pareva una cosa troppo straordinaria, impossibile.
Mentre si abbandonava a questi pensieri vani, che gli piagavano la mente, si sentì colpito nel palmo della mano sinistra, sotto il guanto, e udì il rumore come di un colpo: sembrava quello di una freccia scagliata dalla balestra.
Dolorante per la ferita e stupefatto per il rumore si tolse subito il guanto per controllare con gli occhi quanto aveva avvertito col tatto e con l'udito.
Ebbene: prima nel palmo non vi era ombra di ferita, ed ora invece nel centro della mano si vedeva una piaga, che sembrava causata da un colpo di freccia e che sprigionava un bruciore così forte da farlo quasi svenire.
Ma la meraviglia è che sul guanto non appariva nessun segno: evidentemente quella ferita inflitta segretamente stava a indicare la piaga segreta del cuore.
Grida e ruggisce per due giorni sotto il terribile dolore e palesa a tutti la sua segreta incredulità; giura di credere che san Francesco ha avuto veramente le stimmate e dichiara che tutti i suoi dubbi sono scomparsi come fantasmi.
Prega e supplica il Santo di Dio di soccorrerlo, in nome delle sacre stimmate, e rende più fruttuose le molte preghiere del cuore con grande profluvio di lacrime.
Cosa davvero meravigliosa: appena la sua mente guarisce, rifiutando l'incredulità, guarisce anche il suo corpo.
Ogni dolore si placa, cessa il bruciore, scompare ogni traccia di ferita.
Così la provvida bontà del cielo aveva curato la malattia invisibile dello spirito con un cauterio visibile nella carne, risanando insieme anima e corpo.
Quell'uomo diventa umile, devoto, e resta per sempre legato da grande familiarità al Santo e all'Ordine dei frati.
Questo miracolo fu testimoniato con giuramento e noi ne abbiamo avuto notizia dalle lettere del vescovo, munite del suo proprio sigillo.
[1262] Riguardo alla realtà delle sacre stimmate, dunque, nessuna esitazione per nessuno; nessuno, su questo punto, abbia l'occhio cattivo, perché Dio è buono, quasi che un dono così straordinario sia disdicevole alla Bontà sempiterna.
Difatti nessuno, che sia sano di mente, può negare che tornerebbe totalmente a gloria di Cristo il fatto che molti fedeli aderissero a Cristo loro capo con lo stesso amore serafico di Francesco e fossero ritenuti degni di portare in guerra un'armatura come la sua e di raggiungere una gloria come la sua nel Regno.
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