Legenda Maior

III - Salvati dal pericolo di morte

[1271] 1. Nei dintorni di Roma, un nobiluomo di nome Rodolfo, insieme con la sua devota consorte, aveva accolto nella sua casa dei frati minori, sia per amore di ospitalità sia per devozione e amore verso il beato Francesco.

Ma quella notte il custode del castello, che dormiva sulla sommità della torre, sopra una catasta di legna posta proprio sulla sporgenza del muro, sfasciatasi la catasta, cadde sul tetto del palazzo e da lì precipitò al suolo.

Tutta la famiglia, al rumore della caduta, si svegliò; il castellano e la castellana accorsero insieme con i frati, avendo intuito che il custode era precipitato dalla torre.

Se non che costui dormiva tanto profondamente che non si svegliò né per la duplice caduta né per il rumore e le grida di quelli che accorrevano.

Finalmente, tirandolo e spingendolo, riuscirono a svegliarlo.

Egli, allora, incominciò a lamentarsi, perché lo avevano bruscamente distolto da un riposo soave, proprio mentre, come lui asseriva, stava dormendo dolcemente fra le braccia del beato Francesco.

Ma quando fu informato dagli altri del modo in cui era precipitato e si vide là in terra, mentre si era addormentato in cima alla torre, rimase stupefatto: non si era nemmeno accorto di quanto gli accadeva!

E allora promise davanti a tutti di fare penitenza per amor di Dio e del beato Francesco.

[1272] 2. Nel paese di Pofi, che si trova nella Campania, un sacerdote di nome Tommaso, si era messo a riparare il mulino della chiesa.

Ma camminando incautamente lungo le estremità del condotto da cui l'acqua defluiva in gran massa, formando un gorgo profondo, cadde improvvisamente e si impigliò tra le pale della ruota che fa girare il mulino.

Giacendo, così, supino e inviluppato fra i legni e sentendo scorrere l'acqua impetuosa sulla faccia, con il cuore soltanto, non potendolo fare con la lingua, flebilmente invocava san Francesco.

Per lungo tempo rimase in quella posizione.

I suoi compagni, non sapendo in quale altro modo salvarlo, girarono con violenza la mola in senso contrario: così il sacerdote venne spinto fuori dalle pale; ma ora veniva trascinato via dalla corrente.

Ed ecco: un frate minore, vestito di una bianca tonaca e cinto con una corda, lo afferrò per il braccio e con grande delicatezza lo trasse fuori dall'acqua, dicendo: " Io sono san Francesco, che tu hai invocato ".

Sentendosi liberato in un modo simile e pieno di stupore, il sacerdote voleva baciare le orme dei suoi piedi e correva ansiosamente qua e là, chiedendo ai compagni: " Dov'è? Dov'è andato il Santo?

da che parte si è allontanato? ".

Allora tutti quegli uomini, tremanti di paura, si prostrarono per terra, esaltando le imprese grandi e gloriose di Dio eccelso e la miracolosa intercessione dell'umile suo servo.

[1273] 3. Alcuni ragazzi del borgo di Celano erano andati a falciare l'erba in un campo, dove c'era un vecchio pozzo, che aveva la sommità nascosta e tutta coperta dall'erba che vi era cresciuta rigogliosa.

L'acqua del pozzo era profonda quasi quattro passi.

Quando i ragazzi si sparpagliarono per la campagna, uno di loro cadde improvvisamente nel pozzo.

Mentre, però, con il corpo sprofondava nella gola del pozzo, egli con lo spirito saliva in alto a invocare l'aiuto di san Francesco e, proprio durante la caduta, gridava: " San Francesco, aiutami!

Tutti gli altri, poiché non lo vedevano comparire, si misero a cercarlo da ogni parte, gridando e piangendo.

Scoperto, finalmente, che era caduto nel pozzo, tornarono di corsa al paese, per segnalare l'incidente e chiamare aiuto.

Tornarono indietro con una gran folla di gente.

Uno fu calato nel pozzo con una fune e scorse il ragazzo seduto sul pelo dell'acqua, completamente illeso.

Tratto fuori dal pozzo, il ragazzo disse a tutti i presenti: " Quando sono caduto improvvisamente, io ho invocato la protezione del beato Francesco e lui, mentre precipitavo, è venuto subito vicino a me, mi ha preso per mano lievemente e non mi ha più lasciato, finché, insieme con voi, mi ha fatto uscire dal pozzo ".

[1274] 4. Nella chiesa di San Francesco, ad Assisi, mentre il vescovo di Ostia - quello che poi sarebbe diventato papa Alessandro - stava predicando alla presenza della curia romana, una lastra pesante e grossa, lasciata per incuria sul pulpito, che era alto e in pietra, a causa di una spinta troppo forte, cadde sulla testa di una donna.

I presenti, vedendo che la donna aveva la testa fracassata, pensarono che ormai fosse morta e la ricopersero col mantello che aveva indosso, nell'intento di portar fuori il triste peso dalla chiesa, appena finita la predica.

Ma la donna si raccomandò fiduciosamente al beato Francesco, davanti all'altare del quale si trovava distesa.

Ed ecco, terminata la predica, la donna si alzò alla presenza di tutti, sana e salva, perfettamente illesa.

Ma c'è qualcosa di più meraviglioso: mentre, fino allora, aveva sofferto un dolor di testa quasi continuo, da allora ne fu completamente libera, come lei stessa in seguito testimoniava.

[1275] 5. A Corneto, mentre alcune devote persone lavoravano nel luogo dei frati alla fusione di una campana, un ragazzino di otto anni, di nome Bartolomeo, andò a portare ai frati un po' di cibo per i lavoratori.

Ed ecco: improvvisamente un fortissimo colpo di vento investendo la casa, scaraventò l'uscio della porta grande e pesante addosso al ragazzino.

L'urto era stato così violento da far ritenere che egli fosse morto, schiacciato da quel peso enorme che lo aveva sepolto e completamente ricoperto, facendolo scomparire dalla vista.

Accorsero tutti i presenti, invocando la destra miracolosa del beato Francesco.

Il padre del ragazzo, tutto irrigidito dal dolore, non riusciva più a muoversi; ma pregava con il cuore e con la voce, offrendo il figlio a san Francesco.

Finalmente si riuscì a rimuovere il funesto peso: ed ecco, il bambino che credevano morto, comparve lieto e contento, come se si svegliasse allora dal sonno, perfettamente illeso.

Adempiendo al voto, quand'ebbe quattordici anni, si fece frate minore e divenne, poi, un predicatore dotto e famoso.

[1276] 6. Alcuni operai di Lentini avevano cavato dal monte una pietra grandissima, che si doveva porre sopra l'altare d'una chiesa dedicata a san Francesco, pochi giorni prima che venisse consacrata.

Mentre gli uomini, una quarantina circa, intensificavano gli sforzi per farla scivolare sul veicolo, la pietra cadde sopra uno di loro e lo ricoprì come una lastra sepolcrale.

Confusi e storditi, non sapevano che cosa fare, sicché la maggior parte di loro, persa ogni speranza, se ne andò.

Ma i dieci rimasti si misero a invocare con voce lamentosa san Francesco, perché non permettesse che un uomo, proprio mentre lavorava al suo servizio, morisse in una maniera così orrenda.

Poi, ripreso coraggio, riuscirono a rimuovere la pietra con una tale facilità da renderli tutti convinti che c'era stato di mezzo l'intervento miracoloso di san Francesco.

L'uomo si rialzò, integro in tutte le sue membra; e per di più si ritrovò con una vista perfettamente limpida, mentre fin allora ci vedeva male.

In questo modo tutti poterono capire quanto sia potente l'intercessione di san Francesco nelle situazioni disperate.

[1277] 7. Un fatto analogo avvenne presso San Severino, nella Marca d'Ancona.

Una pietra enorme, proveniente da Costantinopoli, veniva trascinata da molti uomini alla basilica di San Francesco, quando all'improvviso scivolò e si abbatté su uno di loro.

Credettero che costui non solo fosse morto, ma totalmente sfracellato.

E invece intervenne l'aiuto del beato Francesco, che tenne sollevata la pietra, finché l'uomo, buttando via quel gran peso, saltò fuori sano e salvo, perfettamente illeso.

[1278] 8. Bartolomeo, un cittadino di Gaeta, mentre lavorava alla costruzione di una chiesa del beato Francesco senza risparmiare sudori, fu gravemente colpito da una trave malferma che, precipitando su di lui, gli schiacciò la testa.

Sentendo che la morte era ormai imminente, da persona fedele e pia qual era, chiese a un frate il Viatico.

Il frate, sicuro che non sarebbe arrivato in tempo col Viatico, perché quello sembrava ormai agli estremi, si servì della formula di sant'Agostino: " Credi, e ti sei già comunicato! ".

Ma la notte seguente, il beato Francesco apparve al morente, in compagnia di undici frati, e, portando in seno un agnellino, si accostò al suo letto e lo chiamò per nome: " Bartolomeo, non temere, perché il nemico non prevarrà contro di te; lui che voleva sottrarti al mio servizio.

Questo è l'Agnello che tu chiedevi di ricevere e che, per il tuo santo desiderio, hai anche ricevuto.

Per la sua potenza otterrai non solo la salvezza dell'anima, ma anche quella del corpo".

E, cosí, facendo scorrere le mani sopra le sue ferite, gli comandò di ritornare al suo lavoro.

Bartolomeo si alzò molto presto e al mattino si presentò incolume e allegro davanti a quelli che l'avevano lasciato mezzo morto.

L'esempio di quest'uomo e il miracolo del Santo, lasciando tutti stupefatti, eccitò i cuori alla devozione e all'amore per il beato padre.

[1279] 9. Un certo Nicola, di Ceprano, un giorno cadde nelle mani di nemici crudeli, che decisi a spacciarlo, infierirono sul poveretto, coprendolo di ferite, e lo lasciarono solo quando lo credettero morto o in punto di morte.

Ma Nicola, sotto l'infuriare dei primi colpi, aveva gridato ad alta voce: " San Francesco, soccorrimi! San Francesco, aiutami! ".

Molti da lontano sentirono questo grido, anche se non poterono venire in aiuto.

Riportato, finalmente, a casa, tutto rivoltato nel suo sangue, Nicola dichiarava con grande fiducia che lui, per quelle piaghe, non avrebbe visto la morte e che, anche in quel momento, non sentiva dolori, perché san Francesco era venuto in suo soccorso e gli aveva ottenuto dal Signore la grazia di poter prima fare penitenza.

Ciò che seguì confermò le sue parole.

Difatti, appena fu lavato dal sangue, contro ogni umana speranza si rialzò guarito.

[1280] 10. Il figlio d'un nobile di Castel San Giminiano, a causa di una grave infermità, era ridotto agli estremi, senza più speranza di guarigione.

Dagli occhi gli usciva un fiotto di sangue, come quello che di solito sprizza dalla vena del braccio.

Anche in tutto il resto del corpo c'erano segni di fine imminente, tanto che ormai lo consideravano come un morto.

Quando poi il respiro si fece debole, si spensero la forza vitale, la sensibilità e il moto, sembrò che se ne fosse andato del tutto.

I parenti e gli amici erano venuti per il compianto, secondo l'uso, e ormai si parlava soltanto di sepoltura.

Ma il padre, che aveva fiducia nel Signore, corse a grandi passi nella chiesa del beato Francesco, che era stata costruita nel paese, e, col cingolo al collo, si prostrò a terra con tutta umiltà.

Facendo voti e pregando senza interruzione, fra pianti e sospiri, meritò di ottenere che san Francesco si facesse suo patrono presso Cristo.

Infatti, ritornando subito dal figlio, il padre lo trovò guarito e trasformò il suo lutto in gioia.

[1281] 11. Un miracolo analogo, il Signore, per i meriti del Santo, lo operò a favore di una fanciulla della città di Thamarit, nella Catalogna, e di un'altra fanciulla, di Ancona: ad ambedue, ridotte all'ultimo respiro dalla violenza della malattia, il beato Francesco, invocato con fede dai genitori, ridonò immediatamente perfetta salute.

[1282] 12. Un chierico di Vicalvi, chiamato Matteo, un giorno ingerì un veleno mortale, che lo privò totalmente della parola e lo ridusse in fin di vita.

Un sacerdote andò da lui per confessarlo, ma non riuscì a storcergli fuori una parola.

Il chierico, però, in cuor suo, pregava umilmente Cristo, perché si degnasse di strapparlo dalle fauci della morte, per i meriti di san Francesco.

E finalmente, con l'aiuto di Dio, riuscì a pronunciare il nome di Francesco.

Appena lo ebbe pronunciato, vomitò il veleno e, alla presenza di tutti, rese grazie al suo liberatore.

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