Altre testimonianza Francescane |
[2680] 1. Frate Tommaso da Pavia, ministro provinciale nella Tuscia, disse che un certo frate Stefano, uomo tanto semplice e puro di cuore che difficilmente si poteva pensare che dicesse il falso, gli raccontava alcuni fatti, che si trascrivono qui sotto.
All'inizio dell'Ordine - diceva frate Stefano - era consuetudine del beato Francesco, quando riceveva qualcuno che veniva a lui per vivere nell'Ordine, di rivestirlo dell'abito e della corda e di affidarlo a qualche abbazia o chiesa, perché non aveva ancora luoghi in cui collocarli; comandava agli stessi frati che servissero devotamente Dio e le chiese nelle quali li collocava, prestando i loro servizi per non mangiare il loro pane nell'ozio.
Avvenne cosi che accettò all'Ordine questo frate Stefano e lo assegnò con un compagno ad una abbazia.
Due anni dopo il beato Francesco ritornò a quell'abbazia e vi trovò detto frate.
Volle sapere chi l'aveva collocato in quel luogo e fece diligente investigazione tra i monaci sulla vita di lui.
E poiché tutti resero una testimonianza di lode sulla vita di quel frate, lo prese con sé e per molti anni fu suo compagno particolare.
[2681] 2. Un giorno capitarono loro due soli nella casa dl una nobildonna, e questa con grande devozione offrì al beato Francesco un panno tinto per confezionare una casula sacerdotale.
Presolo, si recarono ad un monastero di monaci in cerca di ospitalità.
Ora, mentre il beato Francesco si intratteneva in familiare colloquio con l'abate, un certo converso, infermo di una malattia inguaribile, emettendo orribili muggiti e lamenti, prese a maledire tutti gli abitanti del monastero perché neppure uno gli veniva incontro mentre si trovava pieno di tante sofferenze.
Il beato Francesco gli si avvicina, assieme al compagno, lo esorta alla pazienza, loda la divina provvidenza che sa trarre dal male il bene, calma l'infermo con le sue parole e l'ammonisce a riconoscere la sua colpa, dimostrandogli affetto di compassione.
E poiché l'aveva lì davanti nudo e disteso in modo poco onesto, disse a frate Stefano: " Portami il panno che ci ha donato quella donna.
Infatti potremo sempre trovare delle casule, se ne avremo bisogno, ma ora dobbiamo vestire quest'uomo nudo, secondo il comando di Cristo ".
" Io portai il panno - proseguiva frate Stefano - e Francesco lo tagliò e confezionò un abito e, prima di uscire da quel monastero, si recò a visitare quell'infermo e lo rivesti ".
[2682] 3. Diceva ancora frate Stefano che il beato Francesco non voleva avere familiarità con nessuna donna e non permetteva che le donne usassero con lui modi familiari; solo alla beata Chiara sembrava portare affetto.
E tuttavia quando parlava con lei o si parlava di lei, non la chiamava con il suo nome, ma la chiamava " cristiana ".
E di lei e del suo monastero aveva grande cura.
[2683] 4. Né mai egli autorizzò la fondazione di altri monasteri, sebbene ne siano stati aperti alcuni durante la sua vita per interessamento d'altri.
Quando poi venne a conoscenza che le donne raccolte in quei monasteri venivano chiamate sorelle, si turbò grandemente e si dice che abbia esclamato: " Il Signore ci ha tolte le mogli, il diavolo invece ci procura delle sorelle ".
Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia, che era allora protettore dell'Ordine dei minori, seguiva queste suore con grande amore.
Una volta, nell'atto di congedare il beato Francesco, gli disse: " Ti affido quelle signore ".
Francesco allora con gioia rispose: santo Padre, d'ora in poi siano esse chiamate non sorelle minori, ma, come tu hai detto ora, Signore.
E da allora furono chiamate Signore e non Sorelle.
Non molto tempo dopo morì frate Ambrogio, dell'Ordine dei cistercensi, penitenziere, al quale il cardinale Ugolino aveva affidato la cura dei predetti monasteri, ad eccezione del monastero di santa Chiara.
Allora frate Filippo Longo si adoprò perché gli fossero affidati quei monasteri e gli fosse concesso dal sommo Pontefice l'autorizzazione di impegnare nel loro servizio i frati minori, a suo giudizio.
Quando Francesco seppe questo fatto, ne fu molto turbato e lo maledisse come distruttore del suo Ordine.
Diceva detto frate Stefano d'aver sentito il beato Francesco pronunciare queste parole: " Finora la piaga era nella carne e rimaneva speranza di poterla curare; ma ora si è affondata nelle ossa e sarà pressoché incurabile ".
[2684] Raccontava frate Stefano che una volta, per incarico di frate Filippo, si era recato ad un monastero, poi, essendo in viaggio col beato Francesco da Bevagna ad un altro luogo, chiese perdono a lui perché si era recato per incarico di frate Filippo a quel monastero.
Allora il Santo lo sgridò duramente e gli ingiunse, per penitenza, di gettarsi così vestito come era nel fiume che scorreva accanto alla strada; ed era il mese di dicembre.
Tutto bagnato e tremante di freddo, dovette accompagnare per due miglia il beato Francesco finché raggiunse un luogo di frati.
[2685] 5. Ancora raccontava frate Stefano, che aveva dimorato per parecchi mesi in un eremitorio assieme al beato Francesco e ad altri frati, addetto alla cucina e alla mensa e questa era la vita che vi si conduceva.
Per comando di Francesco ci si applicava al silenzio e alla preghiera fino a che frate Stefano dava il segnale per il pranzo, battendo dei colpi su una tegola.
Era abitudine del beato Francesco di uscire all'ora di Terza dalla cella e, se non vedeva acceso il fuoco in cucina, raccoglieva con le sue mani un certo quantitativo di verdura chiamando silenziosamente frate Stefano: " Vai, gli diceva, e fai cuocere queste erbe, e faranno bene ai frati ".
Molte volte, avendo lui fatto cuocere per i frati uova o latticini, che gli erano stati offerti, il beato Francesco tutto allegro mangiava assieme a loro e lodava l'avvedutezza del suo cuoco.
Ma alcune volte, con volto un po' turbato, diceva: " Hai fatto un po' troppo oggi, fratello; voglio perciò che domani non faccia cuocere niente ".
E lui, che aveva un santo timore del beato Francesco, eseguiva la sua volontà.
Quando poi, il giorno dopo Francesco vedeva la mensa adorna di soli frustoli di pani, vi si sedeva con grande letizia assieme ai frati, ma, di tanto in tanto diceva: " Frate Stefano, perché non ci hai fatto nulla da mangiare? ".
E rispondendo lui: " Perché così mi hai comandato tu ", san Francesco soggiungeva: " È cosa buona la discrezione, ma non sempre si deve stare a quello che dicono i superiori ".
Questi fatti frate Tommaso asseriva d'averli uditi raccontare dal detto frate Stefano.
A lode di Cristo.
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