Gioberti

Vincenzo

Sacerdote, filosofo e uomo politico ( Torino 1801 - Parigi 1852 ).

Laureato in teologia, sacerdote dal 1825, fu teologo alla corte piemontese, finché nel 1833 fu arrestato ed espulso dal regno sabaudo per sospette attività cospirative liberali.

Esule a Parigi e Bruxelles, pubblicò il suo celebre saggio Primato morale e civile degli italiani ( 1842-43 ), che esponeva una visione "neoguelfa" del Risorgimento nazionale e auspicava una confederazione tra i vecchi Stati italiani, sotto la guida del papa.

Tornò in Italia durante la rivoluzione del 1848, fu deputato e presidente della Camera, oltre che ministro con Casati: dopo l'armistizio con l'Austria guidò un breve governo democratico, che puntò alla ripresa della guerra.

Ebbe a polemizzare fortemente in questa fase con i gesuiti, ancorati all'intransigentismo.

Crollato politicamente il sogno neoguelfo, ancora esule a Parigi, nella sua ultima opera, il Rinnovamento civile degli italiani ( 1851 ), sostenne il ruolo guida del Piemonte in Italia con toni antipapalini.

Come filosofo, Gioberti seguì con una certa originalità un filone cristiano platonizzante, critico dello "psicologismo" moderno: la realtà è per lui creata da un Ente supremo, che l'uomo conosce per intuizione, e a cui tutta la civiltà tende a ritornare.