Antisemitismo
1) Ostilità, avversione preconcetta contro gli ebrei; politica persecutoria nei loro confronti
Il termine vuole indicare quell'atteggiamento di esclusione dalla società e di persecuzione nascosta o manifesta diretta contro il popolo ebraico, nel corso della sua lunga storia.
Siccome però « semiti » sono anche gli Arabi ed altri popoli, sarebbe più esatto chiamare questo atteggiamento « antiebraismo ».
v. Semita
Ostilità nei confronti degli ebrei, condannata dal concilio Vaticano II con il decreto Nostra Aetate, che ribadisce il patrimonio comune tra cristiani ed ebrei.
La storia dell'antisemitismo è antica: lo si registra già, nel sec. V a.C., contro le comunità della diaspora, accusate di " ateismo e di disprezzo del genere umano " a causa del loro monoteismo.
Nell'impero romano, la propaganda antisemita finirà per coinvolgere anche i cristiani.
Questo determinerà la fine del giudeocristianesimo e la nascita di un " antisemitismo cristiano ", spesso colpevole di complicità e connivenze con le persecuzioni verificatesi in diverse parti d'Europa nel corso dei secoli.
L'apice dell'antisemitismo si ebbe nella tragedia immane dell'Olocausto, durante la seconda guerra mondiale.
In ambito cristiano il termine antigiudaismo indica sentimenti di commiserazione, deprecazione, disprezzo nei confronti degli ebrei, popolo eletto, ritenuti collettivamente responsabili della morte di Gesù e/o del mancato riconoscimento come Messia: sentimenti, questi, presenti in tutta la storia cristiana.
Alcuni accusano i padri della Chiesa di aver causato indirettamente degli atti antisemiti a causa di alcune dichiarazioni in cui definiscono questo popolo
"assassini … nemici di Dio, avvocati del diavolo, demòni" ( San Gregorio di Nissa );
"serpenti la cui immagine è Giuda e la cui preghiera è un raglio d'asino" ( San Girolamo );
"banditi perfidi, distruttori, dissoluti, simili ai maiali …
Per il loro deicidio non c'è possibilità di perdono, dispersi in schiavitù per sempre … Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati" ( San Giovanni Crisostomo ).
I difensori della tradizione cristiana ribattono che l'antigiudaismo non è un odio razzista bensì una posizione di natura prettamente teologica, poiché ha come oggetto non l'etnia di appartenenza ma il credo religioso in quanto tale.
Chi sostiene questa tesi aggiunge sovente che nessun vero cristiano potrebbe ragionevolmente essere antisemita, poiché i primi cristiani e lo stesso Gesù erano tutti ebrei.
Attualmente, anche autorevoli studiosi cristiani ammettono come i primi cristiani e i Padri e Dottori della Chiesa usarono gli stessi vangeli in maniera antiebraica.
Ad esempio, una delle frasi più note, in merito all'assunzione di responsabilità della morte di Gesù da parte degli Ebrei, è il passo Mt 27,25: "E tutto il popolo rispose: « Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli »", contenuto nel solo Vangelo secondo Matteo dopo la condanna a morte di Gesù da parte di Pilato; tale frase "com'è noto [ … ] non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo" e gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" evidenziano in merito come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea [ tra Cristiani ed Ebrei ] e alla luce della prospettiva storica di Matteo".
Il teologo John Dominic Crossan, ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del Jesus Seminar, sottolinea che "questa reiterata giustapposizione tra gli ebrei che domandano la crocifissione di Gesù e le dichiarazioni romane sull'innocenza di Gesù stesso non è profezia e neanche è storia.
È propaganda Cristiana" e "alla luce del successivo antigiudaismo Cristiano e alfine dell'antisemitismo genocida, non è più possibile in retrospettiva pensare che questa finzione della passione fosse una propaganda relativamente benigna.
Per quanto spiegabili le sue origini, difendibili le sue invettive e comprensibili i suoi motivi tra i Cristiani che lottavano per la sopravvivenza, la sua ripetizione è adesso diventata la più duratura menzogna e, per la nostra integrità, noi Cristiani dobbiamo alla fine definirla in tal modo", inoltre "una volta che l'Impero Romano divenne Cristiano questa finzione diventò letale".
Anche il biblista cattolico tedesco Josef Blinzler riconosce: "la storia della passione di Gesù si è realmente trasformata nella storia della sofferenza degli Ebrei; la strada del Signore verso la croce è diventata una via dolorosa della gente ebraica attraverso i secoli".
Il teologo e sacerdote cattolico Raymond Brown evidenzia che "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla « Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli », ha avuto un ruolo speciale.
È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi.
Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione"; aggiunge tale teologo come la stessa frase fu poi usata dai primi cristiani e dai Padri e Dottori della Chiesa: "Origene andò drasticamente aldilà del giudizio di Matteo quando nel 240 dopo Cristo egli scrisse: « per questa ragione il sangue di Gesù ricade non solo su quelli che vissero al momento ma anche su tutte le generazioni di Giudei che seguirono, fino alla fine dei tempi ».
Sfortunatamente egli fu seguito nella sua valutazione da alcuni dei più grandi nomi della Cristianità" e ad esempio "Sant'Agostino, Giovanni Crisostomo, Tommaso d'Aquino, Lutero, etc, sono citati come sostenitori, con preoccupante ferocia, del diritto e anche del dovere dei Cristiani di disprezzare, odiare e punire gli Ebrei".
Anche in altri passi dei vangeli si trovano simili tendenze antiebraiche e gli studiosi del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" osservano - in merito al verso Mc 14,55"Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano" - come "Marco sta presentando l'udienza come un vero e proprio processo davanti a tutto il Sinedrio.
Questa tendenza faceva probabilmente parte dello sforzo generale dei Cristiani di diminuire il coinvolgimento dei Romani nella morte di Gesù e di accrescere quello dei Giudei".
Anche nel Vangelo secondo Luca - in merito al verso Lc 23,25: "Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà" - gli studiosi dell'interconfessionale "Parola del Signore Commentata" rilevano che "in modo ancora più forte di Matteo, Luca giudica i Romani liberi dalla « colpa » della morte di Gesù.
Luca tace addirittura il fatto che sia stato Pilato a pronunziare la sentenza di morte.
L'unico fatto che egli ci riferisce è che il governatore lasciò che fossero gli abitanti di Gerusalemme a decidere sulla sorte di Gesù".
In merito ad un altro scritto attribuito a Luca, "non ci possono essere dubbi che una serie di passaggi degli Atti degli Apostoli inaspriscono la visione del coinvolgimento giudaico nella morte di Gesù [ e ] andando oltre all'idea della condanna di Gesù, alcuni di questi brani presentano gli stessi Ebrei come coloro che lo uccisero".
Anche nelle lettere di Paolo si sottolinea come "Cristo crocifisso fu considerato essere un ostacolo per gli Ebrei ( 1 Cor 1,23 ), il rifiuto di Cristo un più grande ostacolo per Israele ( Rm 9-11 )"; inoltre, nella Prima lettera ai Tessalonicesi - che, scritta attorno al 50 d.C., è il più antico documento neotestamentario esistente - con "forte tono antisemitico [ … ] Paolo enumera una serie di accuse contro i Giudei:
l'uccisione di Gesù e dei profeti,
la persecuzione contro Paolo e i suoi collaboratori,
la disubbidienza verso Dio,
l'inimicizia nei confronti degli uomini,
il porre impedimenti al vangelo perché non raggiunga i pagani laddove possa servire alla loro salvezza".
Secondo lo storico Jeremy Cohen la tradizione cristiana ha imposto « l'affermazione del cristianesimo attraverso la negazione dell'ebraismo », perché fin dalle origini del cristianesimo i suoi dirigenti avevano considerato « la polemica contro gli ebrei come loro dovere religioso ».
Anche laddove essi non costituivano alcuna minaccia immediata per la Chiesa, e perfino dove erano del tutto assenti, la tradizione Adversus Iudaeos aveva continuato a fiorire.
Durante il Concilio Vaticano II, con la dichiarazione Nostra Aetate del 1965 la Chiesa cattolica ha drasticamente ridotto o eliminato ogni accenno all'antigiudaismo, proprio allo scopo di evitare l'equivoco tra antigiudaismo teologico e antisemitismo.
Già dal 1959, infatti, la liturgia cattolica del Venerdì Santo, nella quale era presente il termine latino Oremus et pro perfidis Judaeis ( dove perfidi indica la mancanza di fede: la radice è per + fides ) era stata modificata da papa Giovanni XXIII ( fu papa Pio XII nei primi anni cinquanta a cancellare questa parola ); tre anni dopo il termine fu eliminato dall'intero messale.
Analoghe modifiche teologiche furono effettuate nel mondo protestante negli anni sessanta.
Resta invece fortemente antigiudaica la liturgia cristiana ortodossa.
Alcuni accusano la Chiesa di avere appoggiato Ante Pavelić, il dittatore croato, che in cinque anni massacrò circa un milione di persone tra cui molti ebrei.
Il dibattito tuttavia è ben lungi dall'essere chiuso e la questione è ancora molto controversa.
Per la Chiesa cattolica, che ritiene sé stessa legittimo successore spirituale dell'ebraismo antico e più autentico interprete delle Scritture, il ruolo dell'ebraismo moderno in rapporto al cristianesimo si evince, anzitutto, da due celebri documenti del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium ( 1964 ) e la già citata Nostra Aetate.
Il primo documento definisce il "Popolo di Dio", ricordando che esso è composto anzitutto dai battezzati, ma che anche quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio.
In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne ( cfr. Rm 9,4-5 ), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili ( cfr. Rm 11,28-29 ).
Il secondo documento, Nostra Aetate, condanna la superstizione secondo la quale tutti gli ebrei sarebbero responsabili della condanna a morte di Gesù.
Questo atteggiamento è stato successivamente approfondito da papa Giovanni Paolo II.
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Condannato per motivi religiosi | NA 4 |
NA 5 | |
Magistero |
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Messaggio Francesco | 16-10-2013 |
non abbassare la guardia contro l'antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la loro provenienza |