Camaldolesi

Congregazione monastica che, diramatasi dall'ordine dei benedettini ( v. ) nel 1612, prese il nome della sede primitiva di Camaldoli, località dell'Appennino tosco-emiliano.

Il fondatore, s. Romualdo, intendeva accentuare in senso rigorista alcuni aspetti della Regola di s. Benedetto ( v. ), facendo coesistere forme di vita eremitica accanto a quelle comunitarie.

La struttura edilizia della residenza dei religiosi rivelava nitidamente simile connubio: era costituita da singole celle, separate l'una dall'altra mediante un piccolo orto, quasi a garantire autonome aree di silenziosa solitudine.

Un secondo polo di aggregazione venne costituito a Fonte Avellana, sotto il monte Catria, nelle Marche.

Nella seconda metà del '400, Camaldoli assunse uno spiccato rilievo in campo intellettuale, ospitando le prime accademie neoplatoniche con i grandi umanisti fiorentini, quali L. B. Alberti e M. Ficino.

Ricorrenti antagonismi all'interno della congregazione nei secc. XVI-XVIII, ne attenuarono la primitiva spinta mistica e il prestigio culturale.

Tuttavia varie riforme ( che avevano dato vita anche ad autonome fondazioni, come quella di Monte Corona promossa nel 1521 dal veneziano Paolo Giustiniani ) ne ravvivarono via via lo spirito più autentico.

Una riunificazione di vari rami prolificati sull'antico ceppo dei camaldolesi, decisa da Pio XI nel 1935, coordinò quattro eremi e cinque monasteri nella Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi dell'Ordine di s. Benedetto.