Clunaicensi
Monaci benedettini che trassero il nome dell'abbazia ( Cluny, in Francia ), dove venne intrapresa la prima grande riforma dell'antico ordine. Del cenobio, fondato nel 910 da Guglielmo duca di Aquitania, fu primo abate Bernone, che vi adottò una disciplina severa e un modello di vita comune imperniato sui basilari principi della Regola benedettina. Il successore Oddone introdusse nell'iter formativo dei monaci l'insegnamento del "trivio" ( grammatica, dialettica, retorica ) e del "quadrivio" ( aritmetica, geometria, musica e astronomia ), fondamento della cultura medievale. Su questi presupposti la "scuola cluniacense" si irradiò per l'Europa, disseminandovi numerosissimi monasteri, la cui importanza religiosa e politica crebbe in tempi assai brevi. L'abate Odilone ( 994-1049 ) poteva scrivere all'imperatore Enrico III, per fornirgli autorevoli suggerimenti circa la risoluzione di uno scisma nella cristianità, e proclamare, con successo, la "tregua di Dio", una pausa nell'impiego delle armi durante i principali tempi sacri. Nel sec. XIII, gli abati furono affiancati dai magistri, cioè gli esperti nelle arti, come Guglielmo il Grammatico, che non era un monaco, ma un "chierico". Con l'abate Pietro il Venerabile ( 1122-1156 ), il monastero assurse a centro di cultura tra i più importanti in Europa. Vi fu ospitato, e vi morì il filosofo Abelardo. In seguito Cluny intensificò il suo ruolo di nucleo propulsore della riforma della Chiesa, con una particolare inflessione verso la devotio Sancii Petri ( devozione di s. Pietro ), che traduceva in chiave mistica l'attaccamento al papa. Tuttavia con l'andar del tempo Cluny conobbe una lenta inesorabile decadenza. Scoppiata la rivoluzione francese, l'abbazia subì drastiche distruzioni, culminate nell'abbattimento di gran parte della chiesa nel 1811. v. Monachesimo |