Congregazionalismo
Forma organizzativa di alcune Chiese protestanti in cui vige la completa autonomia di ogni singola comunità religiosa. Sull'onda del movimento puritano, che aspirava a una struttura ecclesiale indipendente dal potere civile, nel 1580 Robert Browne fondò in Inghilterra la prima Chiesa congregazionalista. In essa le comunità locali, pienamente autonome, non si costituivano tanto sulla base dell'appartenenza a un territorio, quanto dell'accordo dei credenti nel loro "congiungersi al Signore in un'alleanza comune". I gruppi particolari, presto sviluppatisi in varie regioni, eleggevano il proprio pastore e, senza pretendere di primeggiare l'uno sull'altro, curavano l'intensificarsi dei rapporti con i singoli fratelli. Per sottrarsi a ricorrenti persecuzioni da parte dell'autorità civile che li osteggiava come pregiudizievoli all'unità della nazione, e inoltre per sottrarsi a condizioni economiche sfavorevoli, molti aderenti a tali Chiese congregazionaliste emigrarono verso l'America. Tale esilio, iniziato nel 1620 con il viaggio dei "padri pellegrini" della Mayflower, avrebbe costituito il remoto prodromo della nazione e della democrazia degli Stati Uniti. Qui i congregazionalisti conobbero grande diffusione; ma anche in Inghilterra, specie durante l'800, aumentarono il loro peso sociale, con una presenza significativa nelle istituzioni scolastiche. Nel 1970 il Consiglio Congregazionalista Internazionale creato nel 1891 con l'adesione di 17 Chiese e confluito nell'Alleanza Riformata Mondiale con sede a Ginevra. In anni recenti molte Chiese congregazionaliste sono entrate a far parte di più vaste comunioni ecclesiali. Perciò è diventato difficile indicare, con ragionevole approssimazione, il numero dei congregazionalisti, oggi, nel mondo. |