Idolatria
Il termine ( dal greco éidolon: immagine e latréia: servizio ) designa genericamente l'adorazione di qualcuno o di qualcosa che non è il vero Dio. Le religioni monoteiste, come l'ebraica, la cristiana e l'islamica, hanno sempre combattuto le pratiche religiose rivolte agli idoli, esercitando rigidamente il controllo anche sulla produzione di immagini o vietandole. Per le prime due religioni la proibizione è contenuta già nel testo del secondo comandamento ( Es 20,4-5 ): "Non ti farai idolo ne immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, ne di ciò che è quaggiù sulla terra, ne di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai". Per l'islamismo il Corano proibisce ripetutamente ( 3,43; 7,133-134, 20,96 ) qualsiasi culto idolatrico vedendo in esso uno dei peccati più gravi in quanto contraddizione del tawhid, l'affermazione dell'unicità di Dio. La proibizione dell'idolatria mirava a impedire ai figli di Israele, sempre attratti dai culti cananei, di orientare la propria religiosità secondo quei modelli, costruendosi delle immagini di JHWH, quasi delle incarnazioni della divinità per averlo a disposizione. Emblematico a questo riguardo l'episodio del vitello d'oro ( Es 32 ), tentativo di raffigurazione di JHWH. La polemica antidolatrica, sviluppata ancora dalla predicazione profetica ( Is 40,18-19; Is 44,9-20; Dn 14 ), fu ripresa dal Nuovo Testamento che esorta i cristiani a rifuggire i pericoli dell'idolatria ( 1 Cor 10,14; 1 Gv 5,21 ) e i comportamenti a essa legati: per esempio, le carni immolate agli idoli non potevano figurare sulle loro tavole ( At 15,19; 1 Cor 8,1-13 ). Nella storia cristiana, il problema delle immagini diede origine nei secc. VIII-IX alla tendenza iconoclastica ( v. iconoclastia ) ( condannata dal concilio ecumenico, Nicea 787 d.C. ), quando gli imperatori proibirono ogni uso di immagini all'interno del culto. Anche la Riforma protestante si dimostrò severa riguardo all'uso delle immagini. Un culto autenticamente cristiano non è mai diretto all'immagine, ma a ciò che indica o rappresenta in relazione a Dio. È invalso nella teologia recente l'uso di indicare come "idoli" le finalità inautentiche della vita personale e sociale, in quanto esse si oppongono al vero Dio, al suo piano su di noi. In questo senso l'idolatria può essere considerata come il peccato per definizione, la sostituzione cioè di Dio con altre realtà, alle quali si conferisce concretamente il primato nelle scelte quotidiane. v. Adorazione |
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Magistero |
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L'idolatria è sottile; noi abbiamo i nostri idoli nascosti, e la strada della vita per arrivare, per non essere lontani dal Regno di Dio, è una strada che comporta scoprire gli idoli nascosti |
Meditazione Francesco 6-6-2013 |
Ma tutti noi « abbiamo bisogno di adorare, perché abbiamo l'impronta di Dio dentro di noi » e « quando non adoriamo Dio adoriamo le creature » e questo è « il passaggio dalla fede all'idolatria ». |
Meditazione Francesco 15-10-2013 |
Un idolo è una "visione" che tende a diventare una fissazione, un'ossessione. L'idolo è in realtà una proiezione di sé stessi negli oggetti o nei progetti. |
Catechesi Francesco 1-8-2018 |
E qui è facile scivolare senza accorgersi nel peccato contro il primo comandamento: cioè l'idolatria, sostituire Dio con un idolo. |
Angelus Francesco 17-2-2019 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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… / Idolo Comp. 445; 446 | |
Summa Teologica |
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II-II, q. 94 |