Valdesi

Pietro Valdo ( Pierre de Vaux, v. 1140 - v. 1217 ), un ricco mercante di Lione, si convertì alla povertà e all'annuncio del Vangelo, raggruppando nel sec. XIII numerosi discepoli, i « Poveri di Lione ».

Questo gruppo è all'origine del successivo movimento dei Valdesi, stabilitesi quando nel sec. XVI i discepoli di Pietro Valdo aderirono alla Riforma Protestante.

In Italia, la Chiesa Valdese è presente soprattutto in Piemonte, e possiede a Roma una Facoltà di Teologia.

Sono la più antica dissidenza cristiana d'ispirazione evangelica della Chiesa d'Occidente sopravvissuta fino ai nostri giorni.

Un monaco della Curia Romana, all'inizio del Duecento, la descrisse così: "Seguono nudi un Cristo nudo".

Nata in Francia nel tardo Medioevo e diffusasi in tutta Europa, è presente oggi come Chiesa organizzata solo in Italia, Uruguay e Argentina, costituendovi un'unica, piccola Chiesa, articolata in due rami: uno europeo e l'altro latino-americano.

Vi sono valdesi anche in Francia, Germania, Svizzera e USA, ma in questi Paesi sono integrati nelle locali Chiese riformate.

In tutto i valdesi nel mondo sono oggi circa 50.000, di cui poco più di 20.000 in Italia e 12.000 circa in America Latina.

Il movimento sorse a Lione intorno al 1170-75 per iniziativa di un ricco mercante di nome Valdo che, convertitosi da una vita solo mondana, decise di seguire alla lettera l'indicazione di Gesù al giovane ricco ( Mt 19,21 ).

Sentendosi, come laico, chiamato da Dio a un ministero di predicazione itinerante e di evangelizzazione popolare nella povertà, continuò a predicare anche dopo il divieto dell'autorità ecclesiastica.

Per "disubbidienza" quindi, non per eterodossia, Valdo e i suoi furono condannati ( Verona, 1184 ) e scomunicati ( IV concilio del Laterano, 1215 ).

Duramente perseguitati dall'Inquisizione con la confisca dei beni, la prigione e il rogo ( all'inizio con i catari, con i quali sovente vengono - a torto - confusi ), i valdesi sopravvissero malgrado tutto per oltre tre secoli, vivendo un'esistenza semi-clandestina, e mantennero integra la loro fisionomia spirituale: autorità suprema riconosciuta alla Sacra Scrittura e, al suo interno, posto privilegiato assegnato al Sermone sul monte e all'osservanza letterale delle sue norme: rifiuto del giuramento, della guerra, della pena di morte e di ogni forma di violenza.

Nel XV sec. stabilirono un rapporto abbastanza stretto - non privo di conseguenze teologiche - con l'hussitismo boemo.

Nel 1532, con una decisione sinodale ( il sinodo di Chanforan era costituito dai predicatori itineranti e da rappresentanti del popolo ), i valdesi aderirono alla Riforma protestante e, in particolare, alla confessione riformata.

Da allora i valdesi divennero, e sono oggi ancora, la Chiesa riformata in Italia; la loro confessione di fede, di stampo calvinista, è del 1655.

Nuove persecuzioni ( tristemente celebri sono le "pasque piemontesi" del 1655 ) decimarono la comunità valdese, senza tuttavia riuscire a cancellarne la presenza.

Nel 1686 tutti i valdesi furono costretti alla conversione oppure all'esilio.

Per tre anni non vi furono valdesi in Italia ( se non in prigione ), ma nel 1689 poche centinaia di esuli ritornarono nelle loro valli del Piemonte ( poi dette "valdesi" ) e, benché ghettizzati e oggetto di molte vessazioni, ricostruirono col tempo una piccola repubblica calvinista nel quadro del regno sabaudo, ai cui abitanti nel 1848 il re Carlo Alberto concesse - sia pure controvoglia - gli stessi diritti civili dei sudditi cattolici, mentre la fede protestante era semplicemente "tollerata".

Solo con la Costituzione repubblicana del 1948 venne accolto il principio della libertà religiosa come diritto dei cittadini garantito e tutelato dallo Stato.

Questo principio divenne realmente operante con le "Intese" tra la Chiesa valdese e il Governo italiano nel 1984.

La Chiesa valdese, che, dal 1973 in virtù di un "patto d'integrazione" comprende anche le Chiese metodiste in Italia, partecipa sin dall'inizio al movimento ecumenico, come membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese d'Europa.

Dopo il concilio Vaticano II sono iniziati in Italia rapporti tra cattolici e valdesi, che in anni recenti hanno fatto notevoli progressi.

Un frutto di questa collaborazione è la traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente.

Un secondo frutto del dialogo è un testo comune sui matrimoni misti, approvato sia dalla Conferenza episcopale italiana sia dal Sinodo valdese.

Dal 1855 i valdesi hanno una loro casa editrice ( Claudiana, di Torino ) e una propria Facoltà di teologia - l'unica protestante in Italia - con sede a Roma.