Romani
Lettera ai ...Lettera apostolica del Nuovo Testamento scritta da s. Paolo. La Lettera di s. Paolo ai cristiani di Roma ha sempre occupato un posto centrale nella storia della riflessione teologica, soprattutto occidentale, e la sua importanza è grandissima anche all'interno del dialogo ecumenico. Si può ragionevolmente supporre che nel 57, quando Paolo scrisse la Lettera, fossero due le "anime" della comunità cristiana di Roma: una di origine ebraica, l'altra pagana, che doveva ormai essere maggioritaria. Le divisioni e le tensioni presenti nella comunità ( largamente attestate nel capitolo 14 della lettera ) avrebbero proprio come protagonisti i fautori dei due schieramenti: i "forti", da identificarsi con ogni probabilità con i pagani neoconvertiti, che erano tentati di disprezzare i "deboli", ovvero i cristiani provenienti dal giudaismo. Struttura e contenutiNei primi quattro capitoli Paolo affronta il tema della giustificazione dell'uomo peccatore. L'unica via per accedere a Dio è quella aperta dalla morte e risurrezione di Cristo: chi accoglie nella fede questa proposta è giustificato e si trova in pace con Dio. Nei capitoli 5-8 Paolo evidenzia come questo cammino della giustificazione - attuato nell'esperienza battesimale - si presenti come liberazione progressiva dal peccato, dagli aspetti formalistici della Legge e dalla morte e abbia il suo compimento nella salvezza escatologica, alla quale prenderà parte la stessa creazione, che ora attende e geme nelle doglie del parto: il dono dello Spirito è la garanzia di questo cammino verso la salvezza definitiva e universale. I capitoli 9-11 tentano di dare una risposta all'interrogativo sulla sorte di Israele. Questi capitoli, nei quali si ribadisce l'elezione mai revocata di questo popolo ( Rm 11,29 ), sono considerati negli studi recenti strettamente connessi con ciò che precede, sullo sfondo di quella dialettica "giudei - nazioni" che fa la sua comparsa a più riprese già all'inizio dello scritto ( Rm 1,16; Rm 2,9-10; Rm 3,1ss ). Il problema teologico d'Israele rientra dunque a buon diritto nella tematica generale della Lettera. Infatti, ed e questa l'idea di fondo che Paolo vuole illustrare, il rifiuto del Messia da parte d'Israele è momentaneo e non va certo contro l'universalità del piano salvifico di Dio analizzato nei capitoli precedenti. Anzi, dopo l'entrata dei pagani nella via della salvezza, anche tutto Israele, che rimane il popolo amato da Dio ( Rm 11,28 ), sarà salvo. Con il capitolo 12 ha inizio la parte esortativa della Lettera che si conclude in Rm 15,13. Quanto Paolo si accinge a esporre deve essere visto come una conclusione - conseguenza di quanto detto nella precedente ampia parte teologica. Questa esortazione si basa sul kérigma ( v. ) e mostra la conseguenza dell'adesione di fede al kérigma stesso: si può dire che essa è l'altra faccia del kérigma. Va comunque sempre ricordato che al primo posto nella vita cristiana non sta l'impegno etico, ma la grazia del Signore: tuttavia la morale rappresenta un momento necessario, che evidenzia come l'azione della grazia si traduca sul piano del vissuto, sia nei rapporti all'interno della comunità cristiana, sia nei confronti di quanti non si riconoscono in essa. L'influssoL'influsso della Lettera ai Romani nella storia del pensiero occidentale è stato enorme. È leggendola che Agostino di Ippona ebbe l'ultimo impulso alla conversione; Lutero e Calvino ne fecero il punto di partenza della Riforma protestante. In particolare, Martin Lutero nella Pasqua del 1515 iniziava il suo corso all'università di Wittenberg sulla Lettera ai Romani. In tali lezioni andava già delineando, all'interno di una sintesi tra l'insegnamento di Paolo e quello di Agostino, una risposta ai grandi problemi del peccato, della grazia e della giustificazione. Poco più di quattrocento anni più tardi, nel 1919, Karl Barth pubblicò a Berna un commento alla Lettera ai Romani che si presentava come una sfida aperta al razionalismo biblico e al positivismo ottocentesco, una nuova interpretazione della vocazione religiosa dell'uomo. |