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[1] Se sia il caso di cambiare o di conservare l'abito che portano attualmente i fratelli della Comunità delle Scuole Cristiane.
Di quale comunità si tratta e chi sono quelli che la compongono.
[2] Questa comunità è abitualmente denominata Comunità della Scuole Cristiane ed è, allo stato attuale, istituita e fondata solo sulla Provvidenza;
I suoi componenti vivono secondo una Regola e sono dipendenti in tutto; non hanno alcuna proprietà e vivono nella più completa uniformità.
[3] I membri di questa Comunità gestiscono le scuole gratuite - ma solo nelle città - e insegnano il Catechismo tutti i giorni, comprese le domeniche e le feste.
[4] Vi si attende anche alla formazione dei maestri di scuola per la campagna, in una casa separata dalla Comunità, chiamata seminario.
Essi ricevono una formazione e vi restano solo per qualche anno, fino a quando, cioè, la loro formazione alla pietà e al loro impiego, può considerarsi completa.
[5] L'abito che indossano è quello della gente comune; cambia solo il colore, che varia tra il nero e il bruno molto scuro; gli unici elementi che li distinguono dagli altri laici sono le facciole e il taglio corto dei capelli.
[6] Imparano a cantare, a leggere e a scrivere alla perfezione; ricevono vitto e alloggio gratuito, come pure il lavaggio della biancheria.
Vengono quindi inviati in qualche paesino o villaggio per compiervi le funzioni di chierico; una volta sistemati, cessano i loro legami con la Comunità; mantengono, però, buoni rapporti con essa.
Possono, comunque, tornarvi per fare il ritiro.
[7] In questa Comunità vengono anche educati i ragazzi che mostrano di avere un certo livello di intelligenza e una particolare disposizione alla pietà, purché - naturalmente - siano considerati atti a questo genere di vita e siano essi stessi a esprimere il desiderio di entrare nella Comunità.
Vengono accettati all'età di quattordici anni e oltre.
Sono formati all'orazione e agli altri esercizi di pietà.
Vengono loro impartite lezioni sui vari aspetti della catechetica e imparano a leggere e a scrivere alla perfezione.
[8] Le persone che vengono formate e educate in questa Comunità hanno casa, oratorio, esercizi, tavola e ricreazione separati; gli esercizi che praticano sono diversi e proporzionati al livello intellettuale del momento e ai compiti che dovranno svolgere in seguito.
[9] I componenti di questa Comunità sono tutti laici, incolti e di modesta levatura mentale.
La Provvidenza ha permesso che alcuni di essi che si erano presentati, e che avevano ricevuto la tonsura o avevano un certo livello di studi, non siano rimasti.
[10] Questo non vuoi dire che chi ha studiato non possa esservi accolto; gli viene posta, però, la condizione di interrompere definitivamente gli studi:
1° perché, per essi, lo studio non è necessario;
2° perché esso li metterebbe, in seguito, nella condizione di abbandonare questo stato;
3° perché gli esercizi comunitari e l'impegno scolastico li assorbono completamente.
[11] Qual è la foggia dell'abito in uso in questa Comunità?
L'abito in uso in questa Comunità consiste in una sottanella che arriva a mezza gamba.
Non ha bottoni, ma è agganciata nella parte interna da piccoli ganci neri, a partire dal colletto fino a mezzavita; da qui fino in fondo è cucito.
L'estremità delle maniche è ripiegata a livello del polso e chiusa da ganci che non si vedono.
[12] Questo abito è chiamato veste per distinguerlo dall'abito ecclesiastico, al quale non rassomiglia affatto.
[13] Il mantello, poi, è una casacca o cappotto senza colletto e senza bottoni sul davanti, è agganciato in alto, e dalla parte interna, da un grosso gancio.
Questa casacca è abbastanza lunga perché copre completamente la sottanella che supera di circa un pollice.
[14] I Fratelli delle Scuole Cristiane usano queste casacche o cappotti per proteggersi dal freddo, dato che non avevano ancora la sottanella particolare che indossano ora; prima indossavano solo un giustacuore senza tasche e molto comodo.
[15] I cappotti erano allora di uso comune; si pensò, quindi, che fossero molto adatti, utili e comodi ai maestri di scuola, soprattutto a quelli che, per comodità degli alunni, andavano a insegnare fuori casa e nei quartieri periferici.
Questo cappotto può servire loro di mantello quando escono di casa; quando poi sono in casa o in classe, può essere usato come veste da camera.
[16] All'inizio si restò a lungo indecisi se dare loro un mantello, piuttosto che quella specie di cappotto, perché si prevedeva che, in seguito, molti l'avrebbero considerato un abito troppo singolare.
[17] Alla scelta del mantello si opposero, però, quattro considerazioni:
1° che, a scuola, questo mantello non li avrebbe preservati dal freddo e sarebbe stato ingombrante;
2° che, indossando il mantello corto, avrebbero dato l'impressione di abatini di corte e che ne avrebbero assunto l'atteggiamento;
3° che, pur non essendo ecclesiastici, sarebbero stati scambiati per tali che amavano vestire alla moda, contravvenendo alle disposizioni della Chiesa in materia.
4° che, alla prima tentazione che veniva loro in animo, avrebbero portato via mantello e giustacuore e se ne sarebbero andati vestiti da signori.
Proprio essi che erano arrivati con semplici abiti da contadino o da povero artigiano.
[18] Questi sono gli inconvenienti che hanno portato alla decisione di dare loro un abito che non fosse né ecclesiastico né secolare.
[19] Inconvenienti che il cambiamento di abito potrebbe provocare.
Criteri generici sui cambiamenti.
[20] Pochi sono i cambiamenti che non siano pregiudizievoli a una Comunità, specialmente in cose che hanno una certa importanza.
[21] I cambiamenti sono sempre segni di incostanza e di instabilità.
Invece, la stabilità nelle pratiche, negli usi e nei punti di Regola è considerata uno dei principali sostegni di una Comunità.
[22] In Comunità, qualsiasi cambiamento da occasione e stimolo ad altri cambiamenti e, ordinariamente, lascia impressioni negative nell'animo di tutti o almeno di una parte.
[23] La maggior parte dei disordini e delle sregolatezze che si verificano nelle Comunità, deriva dalla troppo grande facilità con cui si permettono i cambiamenti.
È, perciò, opinione comune, almeno di quelli che hanno esperienza di vita comunitaria, che:
[24] prima di introdurre novità in una Comunità, bisogna pensarci molto e riflettere accuratamente sulle conseguenze buone o cattive che potrebbero ingenerarsi; però, una volta accettate, bisogna assolutamente mantenerle, tranne il caso di forza maggiore.
[25] È per questi motivi che, con ogni probabilità, i RR.PP. Gesuiti, avendo - dopo la morte di sant'Ignazio - trovato qualche difficoltà ad attuare le Costituzioni, e avendo discusso - durante il primo Capitolo generale - se era il caso di fare qualche modifica, decisero unanimemente di non modificare neanche un punto e di aggiungere alcune postille chiarificatrici, per spiegare i punti controversi.
[26] Inconvenienti legati all'abito in particolare.
[27] Cambiare l'abito è un fatto che, in una Comunità, riveste una certa gravita; perciò la maggior parte delle Comunità religiose ha preso molte precauzioni per eliminare qualsiasi pretesto di cambiamento.
In molte di esse l'abito è specificato non solo nella forma, ma anche nella qualità e nel colore della stoffa; vengono pure stabilite, con precisione, la larghezza, la lunghezza e tutte le altre misure, in modo che possa essere conservato lo stesso abito della fondazione.
Le Comunità regolari che, alla fondazione, presero l'abito ordinario degli altri ecclesiastici, hanno poi deciso di conservarlo, per non dare adito a cambiamenti; così facendo, hanno reso singolare il loro abito.
[28] Sono ormai cinque anni che i Fratelli indossano questo abito in cinque città differenti, sia nella diocesi di Reims che in quella di Laon.
[29] In queste città lo considerano un abito dignitoso e adatto ad aiutare i maestri a vivere nella regolarità e nella modestia che convengono al loro stato e al loro ufficio e ad attirare il rispetto degli alunni e la considerazione delle altre persone, molto più di quanto potrebbe farlo il giustacuore che indossavano prima.
[30] La gente si è ormai abituata a questo abito; qualsiasi cambiamento darebbe adito alle chiacchiere e, magari a una condanna di novità o di leggerezza; ai Superiori, poi, quella di volerlo ridurre a un abito laico.
[31] Sono ormai quasi due anni che i Fratelli delle Scuole Cristiane lavorano a Parigi indossando questo abito e, da allora, nessuno si è lamentato; l'unica eccezione è, da qualche tempo, costituita dal parroco di Saint-Sulpice che ne parla con un tono, in verità, un po' troppo deciso.
[32] Se c'era qualcosa da dire su questo abito, bisognava farlo quando i Fratelli delle Scuole Cristiane giunsero a Parigi e prima che iniziassero a insegnare nelle scuole.
Allora bisognava far loro sapere che, indossando quell'abito singolare, non avrebbero avuto il permesso di fare scuola e che conveniva loro sceglierne uno più comune.
Era quello il momento di intervenire.
[33] Motivi che hanno portato alla scelta di un abito singolare e che possono consigliare a conservarlo.
[34] Nelle Comunità, i cui membri non hanno nulla in proprio e che conducono una vita uniforme in tutto - come avviene in quella delle Scuole Cristiane - l'abito è singolare al momento dell'inizio o può diventarlo in seguito.
[35] Se si vuole il bene della Comunità, sembra molto opportuno che l'abito sia singolare all'inizio, anziché in seguito; perché cambiarlo in seguito non è poi tanto facile e anche perché questo abito, singolare fin dall'inizio, elimina ogni motivo di seguire la moda e di vestirsi secondo il gusto della gente di mondo.
[36] I soggetti di questa Comunità sono, nella maggioranza, senza eleganza, senza pretese e senza un'elevata formazione intellettuale; di solito, inoltre, si lasciano guidare solo da ciò che fa impressione.
Bisogna che qualcosa li impressioni per convincerli che fanno parte di una Comunità: sia per entrarvi che per rimanervi e far loro osservare le Regole.
[37] Nulla aiuta più efficacemente a conseguire questo risultato, quanto un abito singolare che è tipico di una Comunità e che è in uso sia ora che in futuro.
[38] M. Vincent pensava che un abito singolare è, in qualche modo, necessario a trattenere i soggetti nella loro congregazione.
È evidente che questo principio ha maggiore importanza in una Comunità di persone i cui soggetti non hanno fatto gli studi classici.
[39] Questo abito singolare consente a quelli che entrano in Comunità di non angustiarsi più per sapere se la Comunità è stabile è fondata [ finanziariamente ] o no.
[40] Questo abito singolare consente anche ai secolari di considerare i soggetti di questa Comunità come persone che si sono allontanate e ritirate dal mondo.
E molto opportuno che abbiamo questa opinione di loro; così i Fratelli saranno più attenti a non frequentare la gente di mondo, a non ricercarne troppo frequentemente la compagnia e, comunque, a sapersi controllare meglio.
[41] Prima che questo abito singolare esistesse, quando si parlava di osservanza regolare, molti affermavano di non sentirsi obbligati a osservare le Regole, più di quanto non lo fossero le persone del mondo, perché nulla, finora, li distingueva da essi.
[42] Ricevuto questo abito singolare, ogni difficoltà in proposito svaniva, perché ognuno si considerava ora una persona di Comunità.
[43] Prima che venisse adottato questo abito singolare, si entrava in Comunità come si andava da un qualsiasi direttore di scuola che trattava i maestri alla stregua dei suoi domestici.
Allora non esisteva neanche l'idea di Comunità.
Diversi vi entravano per ricevere una certa formazione e lavorare poi indipendentemente.
Altri chiedevano un salario, altri ancora pensavano che la Comunità doveva essere molto riconoscente se si accontentavano di accettare il genere di vita e l'abito.
[44] Una volta assunto questo abito, nessuno ha più messo in dubbio che, chiedendo di far parte della Comunità, potessero avere altre idee oltre a quella di restarvi per il resto della vita.
Non si pensava neanche lontanamente a chiedere un salario; tutti si consideravano fortunati di esservi stati accolti.
È stato senz'altro l'abito a produrre questi risultati.
[45] Prima che esistesse l'abito, molti abbandonavano la Comunità, portandosi via quello che era stato dato loro.
Attualmente l'abito aiuta i Fratelli a non cedere a questa tentazione.
Alcuni, infatti, hanno poi confessato di essere stati, più di una volta, sul punto di andarsene, e l'avrebbero sicuramente fatto se non fosse stato questo abito a trattenerli.
[46] Inconvenienti che potrebbe causare l'abito ecclesiastico.
[47] Non è proprio il caso di dare un abito esclusivamente ecclesiastico ai laici che non hanno fatto studi [ teologici ] e che non li faranno mai; che non possono portare la cotta, né compiere alcuna funzione in chiesa, come avviene a quelli della Comunità delle Scuole Cristiane.
[48] Non è credibile che i Signori Vescovi, che hanno o avranno questi Fratelli nelle loro diocesi, accetteranno o permetteranno che persone di tal genere indossino l'abito ecclesiastico.
[49] Ne si può immaginare cosa potrà ragionevolmente replicare chi è a capo di questa Comunità, quando gli verrà chiesto perché si è creduto autorizzato a dare e a permettere di portare l'abito ecclesiastico a persone che ecclesiastici non sono.
Quali ragioni potrebbero addurre per giustificarsi?
[50] Si era anche pensato di far loro ricevere la tonsura, ma diverse persone - tra le quali M. Baudrand - non furono d'accordo.
Risulta anche difficile credere che i Signori Vescovi siano propensi ad ammettere alla tonsura persone che non possono né potranno mai iniziare regolarmente i loro studi, né esercitare alcuna funzione in chiesa.
Eppure è proprio questo che si richiede ai membri di questa Comunità.
[51] E dunque molto importante che sia l'abito a distinguerli dagli ecclesiastici.
[52] Vanno ogni giorno nella parrocchia, perché - di solito - le loro scuole sono nelle vicinanze di esse; vi conducono i ragazzi per farli assistere alla Santa Messa e al servizio divino.
[53] I signori parroci non li accetteranno mai con i loro lunghi mantelli, li obbligheranno anzi a indossare la cotta, se ne serviranno nelle funzioni ecclesiastiche, almeno quando la necessità ve li costringerà.
[54] Questa necessità potrà presentarsi con una certa frequenza, perché molte parrocchie cittadine hanno pochi ecclesiastici: spesso c'è solo il parroco che, al massimo, ha con sé un viceparroco.
[55] I maestri si considererebbero onorati di indossare la cotta in chiesa, di stare con il clero e di esercitare le funzioni proprie degli ecclesiastici.
[56] E così trascurerebbero facilmente l'assistenza ai ragazzi in chiesa che, in fin dei conti, deve essere l'unico motivo che li spinge, anche se - come è risaputo - è molto penoso per la natura.
[57] Quanto ho fin qui detto è confermato dall'esperienza di Saint-Jacques, di Laon e di Chàteau-Porcien.
[58] Se i Fratelli di questa Comunità indossassero l'abito ecclesiastico, potrebbero facilmente cedere alla tentazione di studiare, di ricevere la tonsura e gli ordini minori e trovare, così, una sistemazione in parrocchia.
[59] Si legherebbero facilmente e stringerebbero rapporti con i signori parroci e con altri ecclesiastici, trovandosi quotidianamente in mezzo ad essi; questa frequenza troppo libera potrebbe provocare molte tentazioni contro la vocazione e cedimenti nell'adempimento dei doveri professionali.
[60] Il mantello lungo sarebbe dunque d'impaccio nell'adempimento di questi doveri.
[61] Indossando questo abito non potrebbero muoversi in mezzo ai ragazzi: a metterli bene in fila e a farli procedere bene ordinati quando li accompagnano in chiesa o mentre vi sono.
[62] Ci si è resi conto, inoltre, che con questi abiti addosso, potrebbe capitare di far cadere - da una parte o dall'altra - molti di quei bambini, proprio mentre cercano di metterli in fila.
[63] In molte città le scuole si trovano in quartieri diversi e i maestri sono obbligati a trascorrervi l'intera giornata: tre ore e mezza di mattina e altrettante di pomeriggio.
[64] In queste scuole, per proteggersi dal freddo invernale, i maestri avranno bisogno di abiti diversi da quelli che indossano ordinariamente.
Un mantello lungo non darebbe loro alcun giovamento; il cappotto, invece, può servire come veste da camera, quando sono in classe.
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