Il consenso degli Evangelisti |
Matteo continua dicendo: Compiuta la traversata, approdarono a Genésaret.
E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano. ( Mt 14,34-36 )
In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: " Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono il cibo " ( Mt 15,1-2 ) ecc., fino alle parole: Il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo. ( Mt 15,20 )
Le stesse cose riporta Marco senza che ci siano problemi di contrapposizione, in quanto là dove ci sono differenze si tratta di differenze formali, non di contenuto. ( Mc 6,53-56; Mc 7,1-23 )
Giovanni invece narra dei discepoli che dalla barca dove il Signore s'era recato camminando sulle acque scendono in terra e, interessato, secondo il suo solito, dei discorsi di Gesù, riferisce che egli, prendendo lo spunto da quei pani, espose molte cose: cose divine quant'altre mai.
Terminato poi il discorso, il suo racconto si volge ancora, volando in alto, ad altri ed altri temi. ( Gv 6,22-72 )
Tuttavia, per quanto si discosti dagli altri evangelisti, il suo passare ad avvenimenti differenti non si oppone affatto all'ordine seguito dagli altri scrittori.
Cosa infatti ci impedisce d'intendere che quei tali che, secondo il racconto di Matteo e di Marco, furono guariti dal Signore sono gli stessi che lo seguirono di là dal mare e che ad essi tenne il discorso riportato da Giovanni?
In effetti Cafarnao, cioè la città a cui secondo Giovanni approdarono, è situata presso il lago di Genésaret, la terra appunto verso la quale, secondo Matteo, essi erano diretti.
Dopo il discorso che il Signore tenne ai farisei parlando del lavarsi o no le mani, Matteo prosegue con un racconto connesso e osservando anche l'ordine in cui le cose si susseguirono.
Lo indica il modo com'è descritto il passaggio.
Egli dice: Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.
Ed ecco una donna cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: " Pietà di me, Signore, figlio di Davide.
Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio ". Ma egli non le rivolse neppure una parola ( Mt 15,21-25 ) ecc., fino alle parole: "Donna, davvero grande è la tua fede!
Ti sia fatto come desideri ". E da quell'istante sua figlia fu guarita. ( Mt 15,28 )
L'episodio della Cananea è riportato anche da Marco, il quale si attiene allo stesso ordine né presenta alcun problema in fatto di contrapposizione, se si esclude il particolare della casa, all'interno della quale si sarebbe trovato il Signore quando venne da lui la Cananea a pregarlo per la figlia. ( Mc 7,24-30 )
Matteo poté facilmente omettere il riferimento alla casa, pur narrando lo stesso avvenimento.
Tuttavia, siccome nota che i discepoli suggerirono al Signore di allontanarla poiché gridava dietro a loro, ( Mt 15,23 ) con tale precisazione altro non vuol dire se non che il Signore era in cammino quando la donna cominciò a gridare le sue implorazioni.
Come poté dunque il fatto accadere all'interno della casa?
La soluzione viene se si ammette che la donna entrò nella casa dopo che il Signore - come attesta Marco - era entrato anch'egli in casa.
Siccome poi Matteo dice che Gesù non le rivolse neppure una parola, ( Mt 15,23 ) ci si lascia sottintendere che durante quel silenzio Gesù uscì di casa: particolare che nessuno dei due evangelisti racconta.
Dopo questo avvennero le altre cose narrate dal Vangelo: nelle quali non c'è nessuna divergenza.
Quanto alle parole, riferite da Marco, che il Signore disse alla donna e cioè " non doversi gettare ai cani il pane dei figli ", furono dette dopo le inserzioni che anche Matteo riporta.
In questo modo: i discepoli intervennero supplicando il Signore per lei; ma ad essi il Signore rispose di essere stato mandato soltanto alle pecore perdute della casa d'Israele.
In quel frattempo intervenne lei, arrivando però dopo i discepoli, e lo adorò dicendo: Signore, aiutami, ( Mt 15,25 ) e allora le fu data la risposta che tutt'e due gli evangelisti hanno tramandato.
Continuando il racconto Matteo scrive: Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.
Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé muti, ciechi, zoppi, storpi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano.
E glorificavano il Dio d'Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: " Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare " ( Mt 15,29-32 ) ecc., fino alle parole: Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. ( Mt 15,38 )
Questo miracolo dei sette pani e pochi pesci è ricordato anche da Marco e, su per giù, nello stesso ordine.
Solo che Marco inserisce qui l'episodio, non raccontato da nessuno degli altri evangelisti, di quel sordo ( Mc 7,31-37; Mc 8,1 ) al quale il Signore aprì gli orecchi usando dello sputo sulle dita e dicendo: Effeta, che significa: " Apriti ". ( Mc 7,34 )
50.105 A proposito del miracolo dei sette pani non mi sembra essere fuori posto segnalare che esso è raccontato da due evangelisti, Matteo e Marco. ( Mt 14,15; Mc 6,35; Lc 9,12; Gv 6,5 )
Se infatti lo avesse raccontato uno di loro che non aveva detto nulla dell'altro miracolo, cioè dei cinque pani, si sarebbe potuto pensare che l'autore d'un tale racconto era in contrasto con gli altri.
Trattandosi d'un unico e identico fatto, chi non avrebbe concluso che o l'uno o l'altro o tutti i narratori ci abbiano lasciato un racconto non solo incompleto ma anche falsato?
Ingannati, essi ci avrebbero parlato di sette pani invece che di cinque o di cinque invece che di sette; e tutti ci avrebbero riferito menzogne o, avendo dimenticato le cose, loro stessi sarebbero rimasti ingannati.
Lo stesso vale per le dodici ceste: cosa che si potrà ritenere, più o meno, in contrasto con le sette sporte; e vale anche per il numero di quelli che furono sfamati: in un caso cinquemila, nell'altro quattromila.
Siccome però gli stessi evangelisti che ci hanno riportato il miracolo dei sette pani ci hanno parlato anche di quello dei cinque pani, nessuno ha da sorprendersi delle differenze, essendo chiaro che entrambi i fatti sono realmente accaduti.
Diciamo questo per risolvere altri casi simili, dove si trova compiuto dal Signore qualcosa in cui un evangelista sembra essere in contrasto con gli altri, e in maniera tale che la difficoltà sembra davvero insolubile.
In questi casi non resta che supporre essere accaduto l'uno e l'altro episodio e che gli evangelisti, dei due, ne hanno raccontato chi l'uno e chi l'altro.
Una tale soluzione abbiamo proposto riguardo ai gruppi di cento, o di cinquanta, della gente che sedeva in terra per mangiare i pani.
Se infatti anche a questo riguardo non avessimo riscontrato che i due raggruppamenti sono riferiti in questi termini dal medesimo narratore, avremmo potuto concludere che i singoli scrittori sono fra loro in contrapposizione.
Prosegue Matteo: Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadan ( Mt 15,39 ) ecc., fino alle parole: Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona. ( Mt 16,4 )
Di questo ha già parlato Matteo in altro luogo. ( Mt 12,39 )
Per cui bisognerà ritenere - e la cosa va ribadita senza mai stancarsi - che il Signore dové ripetere spesso le stesse parole, e quindi là dove esistono espressioni contrastanti si deve supporre che la cosa sia stata detta due volte.
Quanto al nostro testo in concreto, Marco segue lo stesso ordine di Matteo, e dopo il miracolo dei sette pani riporta gli stessi avvenimenti, differenziandosi solo perché li colloca a Dalmanuta mentre Matteo non parla di questa località, anche se la si legge in alcuni codici, ma di Magadan.
Non si deve però dubitare che con i due nomi venga indicata la stessa regione: tant'è vero che la maggioranza dei codici anche di Marco altro non leggono se non Magadan. ( Mc 8,10-12 )
Né deve sorprendere il fatto che secondo Marco la risposta non fu data a gente che chiedeva un segno dal cielo e nemmeno, come ha Matteo, che questo segno era Giona, ma semplicemente che Gesù rispose: Non le sarà dato alcun segno.
È facile comprendere quale fosse il segno che chiedevano e com'esso doveva provenire dal cielo.
Quanto a Giona, ricordato da Matteo, Marco non ne parla.
Prosegue Matteo: E lasciatili se ne andò. Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.
Gesù disse loro: " Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei " ( Mt 16,6 ) ecc., fino alle parole: Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei. ( Mt 16,12 )
Identiche cose riferisce Marco e con lo stesso ordine.
Prosegue Matteo: Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: " La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? ".
Risposero: " Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei Profeti " ( Mt 16,13-14 ) ecc., fino alle parole: E tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. ( Mt 16,19 )
Questo avvenimento è narrato anche da Marco e quasi con lo stesso ordine. ( Mc 8,22-29 )
Egli vi premette soltanto un miracolo che lui solo racconta, e cioè di quel cieco a cui il Signore restituì la vista.
Prima di guarire egli aveva confessato: Vedo degli uomini simili ad alberi che si muovono. ( Mc 8,24 )
Luca ricorda questo episodio dopo il miracolo dei cinque pani e in quel contesto lo inserisce. ( Lc 9,18-20 )
Ora quest'ordine, che è quello secondo cui un autore ricorda le cose, non contrasta assolutamente - come sopra abbiamo rilevato - con l'ordine seguito dagli altri autori sacri.
Potrebbe invece sorprendere il fatto che l'interrogazione rivolta dal Signore ai discepoli sulle opinioni della gente nei suoi riguardi, secondo Luca sarebbe stata da lui proferita mentre stava pregando in solitudine e c'erano solo i discepoli, mentre secondo Marco li avrebbe interrogati mentre erano in cammino. ( Mc 8,27 )
Chi si stupisce d'una divergenza come questa dimostra che non ha mai pregato camminando per strada.
53.109 Voglio qui ribadire una cosa già detta sopra e cioè: non si deve pensare che a Pietro fu dato questo nome quando gli fu detto: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. ( Mt 16,18 )
Viceversa, questo nome lo ricevette quando - come riferisce Giovanni - gli fu detto: Tu ti chiamerai Cefa, che significa Pietro. ( Gv 1,42 )
E non è da pensarsi nemmeno che a Pietro sia stato imposto questo nome quando Marco, elencati i dodici discepoli e precisato il nome di ciascuno, dice che allora a Giacomo e Giovanni fu imposto l'appellativo di " figli del tuono ".
Che se l'evangelista colloca in quel contesto l'imposizione del nome con il quale in seguito Pietro ( Mc 3,16-19 ) sarà sempre chiamato, il suo racconto è quello di uno che ricorda cose passate e non di chi descrive cose che accadevano allora.
Prosegue Matteo: Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani e degli scribi ( Mt 16,20-21 ) ecc., fino alle parole: Non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini. ( Mt 16,23 )
Nello stesso ordine conducono la narrazione Marco e Luca; solo che Luca non parla di Pietro che si ribella all'ipotesi della passione di Cristo. ( Mc 8,30-33; Lc 21-22 )
Prosegue Matteo: Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua " ( Mt 16,24 ) ecc., fino alle parole: E renderà a ciascuno secondo le sue azioni. ( Mc 8,34-38 )
Identico è il racconto di Marco, che procede nel medesimo ordine, ( Mc 3,16-19 ) nulla però dicendo del Figlio dell'uomo che verrà con i suoi angeli a dare a ciascuno la ricompensa meritata con le proprie opere.
In compenso egli riporta queste altre parole del Signore: Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi. ( Mc 8,38 )
Sono parole che si possono ben interpretare come identiche nel contenuto a quelle riferite da Matteo, secondo il quale Cristo ricompenserà ciascuno secondo le sue opere.
Quanto a Luca, il suo racconto procede riportando qui le stesse cose e nel medesimo ordine, ( Lc 9,23-26 ) né molto si discosta nella scelta delle parole, mentre è somigliantissimo nel contenuto, cioè nella verità.
Continua Matteo: In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno. ( Mt 16,28 )
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte ( Mt 17,1 ) ecc., fino alle parole: Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti. ( Mt 17,9 )
Si tratta di quella teofania di Gesù avvenuta sul monte alla presenza dei tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, quando fu resa a lui testimonianza dal cielo tramite la voce del Padre.
L'evento è riferito dai tre evangelisti secondo un identico ordine, e la sostanza del racconto è perfettamente uguale. ( Mt 17,1-8; Mc 9,1-9; Lc 9,27-36 )
Se ci sono delle diversità esse non toccano la sostanza dell'avvenimento: le si dovrà quindi interpretare come divergenze limitate all'ambito dell'espressione letteraria, le quali divergenze, come sopra abbiamo dimostrato, si incontrano in molti passi scritturali.
Ogni lettore può quindi scorgere di che si tratta.
56.113 Non si devono biasimare quei tali che restano sorpresi perché Marco e Matteo dicono che il fatto accadde dopo sei giorni, mentre Luca dopo otto; li si deve piuttosto istruire con una motivata spiegazione. ( Mc 9,2; Mt 17,1; Lc 9,28 )
La cosa accade anche a noi quando contiamo i giorni e diciamo: " Dopo tot giorni ".
Ci succede a volte, dico, di non contare il giorno in cui stiamo parlando e nemmeno quello in cui accadrà la cosa che prediciamo o assicuriamo ma soltanto i giorni intermedi, passati i quali si avvererà il fatto: in realtà essi soli sono giorni del tutto completi e perfetti.
Così computarono Matteo e Marco. Escludendo il giorno in cui Gesù parlava e quello in cui si mostrò sul monte, nella visione sopra ricordata, e considerando solo i giorni intermedi dissero: dopo sei giorni.
Luca al contrario incluse nel suo computo anche i giorni terminali, cioè il primo e l'ultimo, e così poté parlare di otto giorni, usando quel traslato che consente di dare alla parte il nome del tutto.
56.114 Lo stesso vale per quanto riferito da Luca a proposito di Mosè ed Elia: Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: " Maestro, è bello per noi stare qui " ( Lc 9,33 ) ecc.
Questo racconto non è da ritenersi contrario a quello di Matteo e di Marco, che unirono le cose in modo da farci quasi apparire che Pietro rivolse la parola al Signore mentre egli stava ancora parlando con Mosè ed Elia. ( Mt 17,10-13 )
Questi evangelisti tuttavia non precisano il momento ma piuttosto omettono il particolare aggiunto da Luca, e cioè che Pietro, mentre stavano scendendo dal monte, suggerì al Signore l'idea di costruire le tre tende.
Luca aggiunge inoltre la notizia che la voce risuonò dalla nube mentre essi entravano nella nube stessa: particolare di cui gli altri evangelisti non dicono nulla ma non per questo li si deve ritenere in opposizione con lui.
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