Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Mt

Di Mt 5: "Beati i poveri di spirito", ecc.

1.1 - Tutti vogliono essere felici
2.2 - Chi è mite
3.3 - Chi sono quelli che piangono
4.4 - Chi sono gli affamati
5.5 - Chi sono i misericordiosi
6.6 - Chi sono i puri di cuore
6.7 - Che cosa s'intende per " faccia, mani e piedi " di Dio
8.7 - Nelle " beatitudini " le ricompense corrispondono alle disposizioni spirituali esaltate
9.9 - In che senso la visione di Dio è promessa in modo Speciale ai puri di cuore
10.10 - Per vedere Dio il cuore è purificato dalla fede
10.11 - La fede dei cristiani dev'essere diversa da quella dei demoni
11.12 - Non si deve immaginare Dio come un corpo
12.13 - Un passo d'Isaia apparentemente contrario
13.14 - Si discute il passo suddetto
14.15 - La larghezza, lunghezza, altezza e profondità
15.16 - Le quattro dimensioni della croce

1.1 - Tutti vogliono essere felici

La solennità della santa vergine, che rese testimonianza al Cristo e meritò di riceverla dal Cristo, che fu uccisa in modo palese, ma premiata in modo invisibile, mi suggerisce di parlare alla Carità vostra sull'esortazione che poc'anzi il Signore ci rivolgeva nel Vangelo, ove indica molte ragioni per aver la felicità desiderata assolutamente da tutti.

Non si può infatti trovare nessuno che non vorrebbe essere felice.

Ma volesse il cielo che allo stesso modo che gli uomini desiderano il premio, non rifiutassero le opere che riceveranno il premio!

Chi non correrebbe subito qualora si sentisse dire: "Sarai felice"?

Cerchi di udire volentieri anche quando gli viene detto: "Se farai così".

Non si rifugga la lotta se si ama il premio: anzi la prospettiva del premio infiammi l'anima a fare con entusiasmo le opere buone.

Il premio che vogliamo, che desideriamo, che domandiamo, verrà in seguito, mentre ciò che ci viene comandato in vista del premio che verrà in seguito, deve compiersi adesso.

Ecco: comincia a ricordare le parole di Dio, gli stessi precetti evangelici e, quel che più conta, le ricompense di cui parla il Vangelo.

Beati i poveri nello spirito, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

Cerca d'essere povero nello spirito adesso e in seguito sarà tuo il regno dei cieli.

Vuoi che in seguito sia tuo il regno dei cieli? Vedi ora a chi appartieni tu stesso.

Sii povero nello spirito. Forse mi chiederai che cosa significa essere povero nello spirito.

Non può essere povero nello spirito chi è gonfio di superbia; è dunque povero nello spirito chi è umile.

Alto è il regno dei cieli, ma chi si umilia sarà esaltato. ( Lc 14,11 )

2.2 - Chi è mite

Ascolta quel che segue: Beati i miti - è detto - perché possederanno in eredità la terra. ( Mt 5,4 )

Tu dunque desideri possedere la terra; bada però di non essere posseduto dalla terra.

La possederai, se sarai mite, ma ne sarai posseduto, se sarai disumano.

Inoltre quando senti parlare del premio che ti viene presentato, che cioè possederai in eredità la terra, non allargare la borsa della tua avarizia, per cui vuoi possedere adesso la terra escludendo, anche con qualsiasi mezzo, il tuo vicino; non lasciarti ingannare da una tale idea.

Possederai davvero la terra quando starai unito a Colui che ha fatto il cielo e la terra.

Essere mite vuol dire non resistere al tuo Dio in modo che nel bene che tu compi sia lui a piacerti e non tu stesso, e nel male che soffri giustamente non sia lui a dispiacerti ma tu a te stesso.

Poiché non è cosa di poco conto se piacerai a lui dispiacendo a te stesso, mentre dispiacerai a lui se piacerai a te stesso.

3.3 - Chi sono quelli che piangono

Ascolta la terza massima: Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. ( Mt 5,5 )

Nel pianto è la sofferenza, nella consolazione il premio.

Mi spiego: chi piange per motivi carnali, quali consolazioni può avere? Terribili molestie!

Uno che piange, si consola da una parte, ma dall'altra teme di piangere di nuovo.

Così, per esempio, rattrista un padre un figlio portato al sepolcro, ma lo allieta la nascita d'un altro: ha portato al cimitero quello, ma ha ricevuto quest'altro; per il primo si prova tristezza, timore per il secondo; per nessuno dei due si prova dunque consolazione.

La vera consolazione sarà quindi solo quella con cui ci sarà dato ciò che non si potrà perdere: in tal modo godranno d'esser consolati in seguito coloro che adesso si rattristano d'essere ancora lontani dalla patria.

4.4 - Chi sono gli affamati

A questa si aggiunga la quarta occupazione e ricompensa: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. ( Mt 5,6 )

Tu desideri essere saziato. Di che cosa? Se questa sazietà è quella bramata dalla carne, una volta che avrai digerito il cibo, tornerai a soffrire la fame.

Chi berrà di quest'acqua - dice il Signore - avrà sete di nuovo. ( Gv 4,13 )

La medicina che si applica a una ferita, non fa più male se la guarisce, mentre il rimedio che si usa contro la fame, cioè il cibo, si usa perché dia ristoro solo per un po' di tempo.

Infatti, passata la sazietà, torna la fame.

Ogni giorno - è vero - si ricorre al rimedio del cibo per saziarci, ma non viene risanata la ferita della debolezza.

Cerchiamo dunque d'aver fame e sete della giustizia, affinché rimaniamo saziati della stessa giustizia, di cui ora siamo affamati e assetati.

Saremo infatti saziati di ciò di cui abbiamo fame e sete.

Abbia fame e sete il nostro uomo interiore, perché ha un cibo suo proprio e una sua propria bevanda.

Io sono - dice il Signore - il pane disceso dal cielo. ( Gv 6,41 )

Hai il pane per la tua fame; desidera anche la bevanda per la tua sete: Poiché in te è la sorgente della vita. ( Sal 36,10 )

5.5 - Chi sono i misericordiosi

Ascolta ora quel che segue: Beati i misericordiosi, perché con essi Dio userà misericordia. ( Mt 5,7 )

Fa' il bene e ti sarà fatto; fallo con gli altri affinché sia fatto a te.

Tu infatti sei nell'abbondanza e sei nel bisogno: sei ricco di beni temporali, ma hai bisogno di quelli eterni.

Tu senti la voce d'un mendicante, ma tu stesso sei mendicante di Dio.

Si chiede a te, ma chiedi anche tu.

Come ti comporterai con chi chiede a te, così anche Dio si comporterà con chi chiede a lui.

Tu sei pieno e vuoto nello stesso tempo; riempi con la tua pienezza chi è vuoto, affinché il tuo vuoto sia riempito della pienezza di Dio.

6.6 - Chi sono i puri di cuore

Senti quel che segue: Beati i puri di cuore, cioè coloro che sono mondi nel cuore, perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Questo è il fine del nostro amore, il fine con cui essere portati alla perfezione e non alla distruzione.

Finisce il cibo, si finisce il vestito: il cibo perché si consuma col mangiarlo, il vestito perché viene condotto al termine col tesserlo.

Arriva al termine sia l'uno che l'altro, ma la fine dell'uno è il suo giungere alla distruzione, la fine dell'altro è invece la perfezione.

Tutto ciò che facciamo, che facciamo bene! che ci sforziamo di raggiungere, tutto ciò per cui ci affanniamo lodevolmente, che desideriamo innocentemente, non lo ricercheremo più quando si arriverà alla visione di Dio.

Che cosa dovrebbe cercare uno che possiede Dio?

Oppure che cosa potrebbe bastare a uno al quale non basta Dio?

Noi desideriamo di vedere Dio, cerchiamo di vederlo, lo bramiamo ardentemente.

Chi non lo brama? Ma vedi che cosa è detto: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio.

Prepara questa condizione per essere in grado di vederlo.

Per portare un paragone materiale, perché vorresti vedere il sole con gli occhi cisposi?

Se gli occhi saranno sani, la luce ti darà gioia.

Se gli occhi non saranno sani, la luce ti sarà un tormento.

Non ti sarà permesso di vedere col cuore non puro ciò che si vede solo col cuore puro.

Ne verrai respinto, ne verrai allontanato, non lo vedrai.

Beati infatti i puri di cuore, perché essi vedranno Dio.

Quante volte ha elencato i beati, quante motivazioni della beatitudine, quali fatiche, quali ricompense, quali meriti, quali premi?

Ma in nessun'altra beatitudine è detto: essi vedranno Dio.

Ecco: Beati i poveri nello spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati i miti: essi erediteranno la terra.

Beati quelli che piangono: essi saranno consolati.

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: essi saranno saziati.

Beati i misericordiosi: essi otterranno misericordia. ( Mt 5,3-7 )

A proposito di nessuna di queste beatitudini è detto: essi vedranno Dio.

Quando si giunge a parlare dei puri di cuore, allora viene promessa la visione di Dio.

E per nessun altro motivo se non perché vi sono occhi con cui si vede Dio.

Parlando di questi occhi l'apostolo Paolo dice: [ Dio vi dia ] occhi del vostro cuore illuminati. ( Ef 1,18 )

Adesso dunque siffatti occhi, a causa della loro debolezza, sono illuminati dalla fede, in seguito però, quando saranno diventati più vigorosi, saranno illuminati dalla visione.

Fino a quando infatti siamo nel corpo, siamo come esuli lontano dal Signore, poiché camminiamo nella fede e non ancora nella visione. ( 2 Cor 5,6-7 )

Fino a quando poi siamo in questa fede, che cosa dice di noi la Scrittura?

Adesso vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, allora invece a faccia a faccia. ( 1 Cor 13,12 )

6.7 - Che cosa s'intende per " faccia, mani e piedi " di Dio

A proposito di questa affermazione non si deve pensare a una faccia corporea.

Poiché, se infiammato dal desiderio di vedere Dio, preparerai la faccia del tuo corpo, per vederlo, desidererai una faccia siffatta anche di Dio.

Suppongo però che tu abbia un'idea spirituale di Dio in modo da non immaginare che Dio sia corporeo - di ciò abbiamo trattato ieri a lungo se pur è vero che abbiamo trattato a fondo qualche concetto -; suppongo che nel vostro cuore, come nel tempio di Dio, abbiamo abbattuto l'immagine di lui corrispondente a quella della natura umana.

Supponiamo che vi sia già venuto bene in mente, e nei vostri sentimenti intimi domini ciò che dice l'Apostolo quando riprova coloro che, affermando di essere sapienti, divennero stolti e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile nella riproduzione dell'immagine dell'uomo corruttibile. ( Rm 1,22-23 )

7.7 - Se già detestate un siffatto dannoso errore, se lo aborrite, se purificate per il Creatore il suo tempio, se volete che venga presso di voi e dimori in voi, pensate rettamente riguardo al Signore e cercatelo con la semplicità del vostro cuore. ( Sap 1,1 )

Badate a chi dite, se pure lo dite, se veramente lo dite: A te ha detto il mio cuore: "Cercherò il tuo volto".

Lo dica anche il tuo cuore e aggiungi: Il tuo volto, o Signore, io cercherò. ( Sal 27,8 )

Tu lo cercherai bene, se lo cercherai col cuore.

Nella Sacra Scrittura si parla di volto di Dio, di braccio di Dio, di mano di Dio, di piedi di Dio, di sede di Dio, di sgabello dei suoi piedi, ma tu non devi immaginare delle membra umane.

Se vuoi essere tempio della verità, devi fare a pezzi l'idolo della falsità.

La mano di Dio è la sua potenza, il volto di Dio è la conoscenza che ha lui, il piede di Dio è la sua presenza; sede di Dio sei tu, se lo desideri.

Oserai forse dire che Cristo non è Dio? "No", tu rispondi.

Ammetti tu anche che Cristo è la potenza e la sapienza di Dio? ( 1 Cor 1,24 )

"Lo ammetto", rispondi. Ascolta: L'anima del giusto è sede della sapienza. ( Sap 1,1 )

Dove mai, infatti, ha Dio la propria sede, se non dove abita lui?

E dove abita, se non nel proprio tempio? Orbene, il tempio di Dio è santo e questo tempio siete voi. ( 1 Cor 3,17 )

Vedi dunque come devi accogliere Dio. Dio è spirito: bisogna adorare Dio in spirito e verità. ( Gv 4,24 )

Orbene, se ti aggrada, entri nel tuo cuore l'arca del Testamento e cada Dagone. ( 1 Sam 5,3 )

Ordunque, ascolta e impara a desiderare Dio, impara come tu possa vedere Dio.

Beati - è detto - i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

8.7 - Nelle " beatitudini " le ricompense corrispondono alle disposizioni spirituali esaltate

Perché prepari gli occhi del corpo? Se si vedesse così, ciò che si vedrà si troverebbe in un luogo.

Ma non si trova in un luogo Colui ch'è intero dappertutto. Purifica ciò con cui si potrà vedere.

8.8 - Ascolta e comprendi, caso mai potrò spiegare con l'aiuto di Dio: ci aiuti a comprendere come tutte le suddette fatiche e le ricompense sono appaiate, le une adeguate alle altre.

Dove mai infatti è detto di un premio che non fosse proporzionato a una fatica, che non le fosse consono?

Poiché gli umili sembrano, per così dire, estranei al regno, il Signore dice: Beati i poveri nello spirito, poiché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

Poiché le persone miti facilmente sono escluse dalla loro terra, il Signore dice: Beati i miti, perché erediteranno la terra. ( Mt 5,4 )

Ormai tutte le altre massime sono facili a capirsi, si fanno comprendere chiaramente da se stesse, non hanno bisogno di chi le commenti, ma solo di chi le rammenti.

Beati coloro che piangono. ( Mt 5,5 )

Chi, quando piange, non desidera la consolazione?

Essi - è detto - saranno consolati.

Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia. ( Mt 5,6 )

Chi mai è affamato e assetato e non ricerca la santità?

Essi - e detto ancora - saranno saziati.

Beati i misericordiosi. Chi è misericordioso se non chi desidera che per la stessa opera sia reso a lui da Dio, in modo che avvenga a lui la stessa cosa che egli fa al povero?

Beati - è detto - i misericordiosi, perché con essi avrà misericordia Dio. ( Mt 5,7 )

Vedete come a ciascuna massima è stata aggiunta una ricompensa appropriata e riguardo al premio non è stato indicato nulla che non corrispondesse al precetto!

Ti è stato infatti ordinato d'essere povero nello spirito; il premio è che tu avrai il regno dei cieli.

Ti è stato comandato di essere mite: il premio è che tu possederai la terra.

Ti è stato ordinato di piangere: il premio è che sarai consolato.

Hai avuto il comando d'avere fame e sete della giustizia: il premio consiste nell'essere saziato. 

i è stato comandato di essere misericordioso; il premio consiste nell'ottenere misericordia.

Se ti è stato ordinato di purificare il cuore, il premio è quello che tu potrai vedere Dio.

9.9 - In che senso la visione di Dio è promessa in modo Speciale ai puri di cuore

A proposito dunque di questi precetti e premi, quando senti dire: beati i puri di cuore, perché vedranno Dio, ( Mt 5,8 ) non devi credere che non lo vedranno i poveri nello spirito o i miti o quelli che piangono o quelli che hanno fame e sete della giustizia o i misericordiosi.

Pensando che vedranno Dio soltanto coloro che sono puri di cuore, non devi credere che quegli altri saranno esclusi dalla visione.

Essi in effetti hanno al medesimo tempo tutte le qualifiche racchiuse nelle altre beatitudini.

Essi vedranno Dio, ma lo vedranno non per la ragione specifica che sono poveri nello spirito, sono miti, piangono, sono affamati e assetati della giustizia o sono misericordiosi, ma perché sono puri di cuore.

Lo stesso accadrebbe se determinate azioni fisiche fossero adatte alle membra del corpo, e uno per esempio dicesse: "Beati coloro che hanno i piedi, perché cammineranno; beati coloro che hanno le mani perché lavoreranno; beati coloro che hanno la voce, perché grideranno; beati coloro che hanno la bocca e la lingua, perché parleranno; beati coloro che hanno gli occhi, perché vedranno".

Allo stesso modo il Signore, presentandoci per così dire delle membra spirituali, ci ha insegnato quale funzione è appropriata a ciascun membro.

L'umiltà è adatta ad avere il regno dei cieli, la mansuetudine a possedere la terra, il pianto alla consolazione, la fame e la sete della giustizia a essere saziate, la misericordia a ottenere misericordia, il cuore puro a vedere Dio.

10.10 - Per vedere Dio il cuore è purificato dalla fede

Se dunque desideriamo vedere Dio, in qual modo viene purificato l'occhio?

Chi infatti non si preoccuperebbe, chi non cercherebbe come purificarlo, al fine di poter vedere con esso colui che desidera vedere con tutto il cuore?

Ce lo ha manifestato la dichiarazione di Dio: Purificando - è detto - i loro cuori con la fede. ( At 15,9 )

La fede di Dio purifica il cuore, il cuore purificato vede Dio.

Ci sono però individui che ingannano se stessi e hanno della fede un concetto angusto, per cui talora pensano che basti la sola fede; alcuni in realtà si ripromettono perfino la visione di Dio e il regno dei cieli professando la fede ma vivendo nella colpa.

Ecco perché l'apostolo Giacomo, sdegnato contro questi tali e in certo modo mosso a stizza dalla carità spirituale, nella sua lettera dice: Tu dici che c'è un solo Dio. ( Gc 2,19 )

Tu ti compiaci di te stesso perché hai la fede; tu infatti osservi che molti empi credono nell'esistenza di molti dèi mentre tu ti rallegri per te stesso poiché credi nell'esistenza di un solo Dio.

Tu fai bene, ma anche i demoni lo credono eppure tremano. ( Gc 2,19 )

Vedranno forse Dio anch'essi? Lo vedranno quelli che hanno il cuore puro.

Ma chi potrebbe chiamare puri di cuore gli spiriti immondi? Eppure credono, ma tremano!

10.11 - La fede dei cristiani dev'essere diversa da quella dei demoni

La nostra fede dev'essere distinta da quella dei demoni, poiché la nostra fede purifica il cuore, mentre la loro li rende colpevoli.

Essi infatti agiscono male e perciò dicono al Signore: Che cosa abbiamo a fare con te? ( Lc 4,34 )

Quando senti dire ciò dai demoni, credi forse che non lo riconoscono?

Sappiamo - dicono - chi sei. Tu sei il Figlio di Dio. ( Lc 4,34 )

Fa quest'affermazione Pietro e viene lodato, ( Mt 16,16-17 ) la fa il demonio ma viene condannato!

Da che deriva ciò? Solo dal fatto che le parole sono identiche, ma ben diverso è il cuore.

La nostra fede sia dunque diversa e non ci basti il credere.

Non è di siffatta natura la fede che purifica il cuore.

Mediante la fede - è detto Dio ha purificato il loro cuore. ( At 15,9 )

Ma con quale fede, con quale specie di fede, se non quella definita dall'apostolo Paolo quando dice: la fede che agisce mediante la carità? ( Gal 5,6 )

Questa fede si distingue dalla fede dei demoni, si distingue dalla condotta vergognosa e scellerata degli uomini.

La fede, dice Paolo. Quale fede? Quella che opera per mezzo della carità, spera ciò che Dio promette.

Nulla di più ponderato e di più completo di questa definizione.

Sono dunque tre virtù. È necessario che chi ha la fede, la quale opera per mezzo della carità, speri ciò che Dio promette.

Compagna della fede è dunque la speranza.

La speranza infatti è necessaria fino a quando non vediamo ciò che crediamo, perché, non vedendo e disperando, ci perdiamo di coraggio.

Ci rattristiamo per il fatto di non vedere, ma ci consola il fatto che speriamo di vedere.

C'è dunque la speranza ed è compagna della fede.

C'è poi la carità, grazie alla quale desideriamo, ci sforziamo di giungere alla visione, siamo infiammati, siamo affamati e assetati.

Se dunque si unisce anche questa, si avrà la fede, la speranza e la carità.

Come mai infatti potrebbe mancare la carità, dal momento che la carità non è altro che l'amore?

Orbene la fede, come è stata definita, opera per mezzo dell'amore.

Se sopprimi la fede, sopprimerai anche l'oggetto della fede; se togli di mezzo la carità, eliminerai anche ogni azione; poiché la fede ha come scopo farti credere, la carità invece quello di spingerti ad agire.

Se infatti credi ma non ami, non ti muovi a compiere un'opera buona; anche se ti muovi, ti muovi come uno schiavo, non come un figlio, temendo il castigo, non già amando la giustizia.

È dunque - lo ripeto - la fede che opera mossa dall'amore quella che purifica il cuore.

11.12 - Non si deve immaginare Dio come un corpo

Ma adesso quale azione compie la fede?

Basandoci su tante testimonianze delle Scritture, su tanto molteplici passi della stessa Scrittura letti [ nella liturgia della parola ], su tante varie e numerose esortazioni, quale funzione compie, se non quella per cui ora vediamo come in uno specchio, in modo confuso, in seguito faccia a faccia? ( 1 Cor 13,12 )

Ma non devi tornare a immaginarti una faccia come la tua.

Rivolgi invece il tuo pensiero alla faccia del tuo cuore.

Spingi, costringi, sprona il tuo cuore a pensare la natura di Dio.

Rigetta tutto ciò che al tuo pensiero si presenta simile a un corpo.

Non puoi dire: "È così". Di' almeno: "Non è così".

Quando mai infatti potrai dire: "Dio è così"? Neppure quando lo vedrai, poiché quello che vedrai è inesprimibile.

L'Apostolo afferma d'essere stato rapito al terzo cielo e d'aver udito parole inesprimibili. ( 2 Cor 12,2-4 )

Se sono inesprimibili le parole, che cosa sarà ciò a cui si riferiscono le parole?

Allorché dunque pensi a Dio, ti si presenta forse alla mente una grandezza straordinaria e immensa sotto l'aspetto umano, la metti davanti al tuo pensiero come qualcosa di grande, d'immenso, di grandioso, diffuso in una massa smisurata.

Una tale grandezza l'hai delimitata in qualche luogo.

Se l'hai circoscritta, non è Dio.

Se non l'hai delimitata, dove si trova la faccia? Tu pensi a una massa e, per distinguere le membra, delimiti la massa.

Diversamente infatti non potrai distinguere le membra se non fisserai un limite alla massa.

Che cosa fai, o pensiero stolto e carnale? Tu ti sei rappresentato una gran massa e tanto più grande, quanto più hai creduto d'onorare Dio.

Un altro vi aggiunge un cubito e la rende maggiore!

12.13 - Un passo d'Isaia apparentemente contrario

"Ma io ho letto…", dirai tu. Che cosa hai letto tu, che non hai capito nulla?

Ma tuttavia dimmi: "Che cosa hai letto?". Non respingiamo un bambino che scherza con le sue stupide idee.

Dimmi: "Che cosa hai letto?". Il cielo è il mio trono, la terra invece lo sgabello dei miei piedi. ( Is 66,6 )

Ho sentito. L'ho letto anch'io, ma tu forse ti credi migliore perché hai letto e hai creduto.

Credo anch'io ciò che tu hai detto. Cerchiamo di crederlo insieme.

Ma che dico? Cerchiamo insieme. Ecco, tu ritieni vero ciò che hai letto e hai creduto: Il cielo è il mio trono, cioè la mia sede, poiché in greco la parola trono significa quello che in latino è "sede"; la terra invece è lo sgabello dei miei piedi.

Tu però non hai letto anche l'altra affermazione: Chi ha misurato col palmo l'estensione del cielo? ( Is 40,12 )

Credo che tu l'abbia letta, la conosca e ammetta di crederla.

In quei passi infatti noi leggiamo tutt'e due le affermazioni e le crediamo entrambe.

Adesso dunque pensa e fammi da maestro: ti prendo come insegnante e io mi faccio bambino.

Fammi da maestro, te ne scongiuro. Chi è che siede sul proprio palmo?

13.14 - Si discute il passo suddetto

Ecco, tu hai tracciato forme e contorni delle membra di Dio prendendoli dal corpo umano ma forse ti si è insinuata inavvertitamente nell'animo l'idea di credere che noi siamo fatti a immagine di Dio secondo il corpo.

Per ora prendo ciò per considerarlo, discuterlo, indagarlo, vagliarlo, esaminarlo.

Se ti va, ascoltami, dato ch'io ti ho ascoltato su ciò che hai desiderato.

Dio ha la sua sede nel cielo e col palmo misura l'estensione del cielo.

Forse che lo stesso cielo si allarga quando Dio vi sta seduto e si restringe quando lo misura?

Oppure Dio è tanto grande nella parte con cui siede quanto nel palmo?

Se la cosa sta così, Dio non ci ha creati a sua somiglianza, poiché noi abbiamo il palmo più stretto della parte del corpo con cui stiamo seduti.

Se invece egli è tanto esteso nel suo palmo quanto nella parte con cui sta seduto, ci ha fatte le membra disuguali.

Questa non è somiglianza. Si vergogni dunque il cristiano d'avere una tale falsa immagine di Dio nel suo cuore!

Devi quindi intendere per cielo tutti i santi, poiché si dice anche "terra", invece di tutti coloro che sono sulla terra.

Tutta la terra ti adori. ( Sal 66,4 ) Se giustamente diciamo: Tutta la terra ti adori relativamente a coloro che abitano sulla terra, diciamo anche giustamente rispetto a coloro che abitano nel cielo: "Tutto il cielo ti porti".

Poiché anche gli stessi santi che abitano sulla terra, col corpo calcano la terra, ma col cuore abitano nel cielo.

Infatti non senza motivo i fedeli vengono esortati ad avere il cuore in alto e quando vengono esortati rispondono che è così; altrimenti sarebbero inutili le parole: Se siete risorti con Cristo, cercate le realtà di lassù dov'è il Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle realtà di lassù, non a quelle della terra. ( Col 3,1-2 )

In quanto dunque vivono lassù, anch'essi portano Dio e sono il cielo, poiché sono la sede di Dio, e quando annunciano le parole di Dio, i cieli narrano la gloria di Dio. ( Sal 19,2 )

14.15 - La larghezza, lunghezza, altezza e profondità

Torna dunque con me alla faccia del cuore: essa tu devi preparare.

Dentro al cuore c'è colui al quale parla Dio.

Le orecchie, gli occhi, tutte le altre membra visibili sono la dimora e lo strumento di uno che vive nell'intimo.

Interiore è l'uomo in cui Cristo abita per ora mediante la fede; vi abiterà con la presenza della sua divinità quando conosceremo il senso della larghezza, lunghezza, altezza e profondità e conosceremo anche la carità del Cristo che supera ogni conoscenza, affinché ci riempiamo di tutta la pienezza di Dio. ( Ef 3,17-19 )

Ordunque, se questa interpretazione non ti dispiace, applicati a comprendere la larghezza, la lunghezza, l'altitudine e la profondità.

Non correre qua e là per gli spazi del mondo con l'immaginazione e attraverso l'estensione sensibile di questa massa tanto grande.

Considera attentamente, dentro di te, ciò che dico.

La larghezza consiste nelle opere buone, la lunghezza nella longanimità e perseveranza nelle opere buone, l'altezza nell'aspettare i premi superiori a ogni altro premio; per questa altezza vieni esortato ad avere il cuore in alto.

Agisci bene e persevera nelle opere buone per ottenere le grazie di Dio.

Cerca di non stimare punto le cose terrene per evitare che, quando questa terra ti venisse sconvolta per un castigo della sapienza di Dio, tu abbia a dire d'aver prestato il culto a Dio senza motivo, d'aver compiuto le opere buone senza un giusto motivo e d'avere perseverato nelle opere buone senza motivo.

Infatti facendo le opere buone tu avevi, per così dire, la larghezza, perseverando in esse tu avevi - diciamo così - la lunghezza, ma andando alla ricerca dei beni terreni non avevi l'altezza.

Osserva la profondità: la grazia di Dio è nascosta nel segreto della sua volontà.

Chi mai infatti ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? ( Rm 11,34 )

Inoltre: I tuoi giudizi sono come il grande abisso. ( Sal 36,7 )

15.16 - Le quattro dimensioni della croce

Questa vita di opere buone, questa perseveranza nel farle, quest'attesa dei beni superiori a tutti gli altri, questa condotta di Dio nel dare la grazia per vie occulte, con sapienza e non a capriccio, per cui non si deve biasimare se uno la riceve in una misura e un altro in misura diversa, poiché in Dio non è alcuna ingiustizia; ( 2 Cr 19,7; Rm 9,14 ) questa vita, se tu lo vuoi, puoi paragonarla alla croce del tuo Signore.

Poiché non inutilmente egli scelse un tal genere di morte, mentre era in suo potere morire o non morire.

Orbene, se era in suo potere morire o non morire, perché non sarebbe stato padrone di morire in un modo o in un altro?

Non fu dunque senza un motivo che scelse la croce, per crocifiggerti con essa a questo mondo.

Nella croce infatti la larghezza è il braccio trasversale ove sono confitte le mani, per simboleggiare le opere buone.

La lunghezza è nella parte del legno che dal braccio trasversale arriva sino a terra.

Su di esso infatti viene crocifisso il corpo e in certo modo sta ritto; la posizione eretta è simbolo della perseveranza.

In quel legno poi l'altezza è la parte che sporge in alto dalla medesima traversa fino alla testa e rappresenta l'attesa dei beni celesti.

Dov'è la profondità se non nella parte conficcata nella terra?

La grazia infatti è occulta e rimane nascosta nel segreto di Dio.

Non si vede, ma da essa si eleva ciò che si vede.

Quando, dopo queste riflessioni, avrai compreso tutte queste verità non solo con l'intelligenza ma anche mettendole in pratica - poiché l'intelligenza è buona per tutti quelli che operano ( Sal 111,10 ) allora cerca d'arrivare, se ci riesci, alla conoscenza della carità del Cristo che sorpassa ogni conoscenza.

Quando ci sarai arrivato, sarai ripieno in tutta la pienezza di Dio.

Allora ci sarà la visione a faccia a faccia.

Ma sarai ripieno in tutta la sapienza di Dio non perché Dio sia pieno di te ma tu sia pieno di Dio.

Cerca in lui se ci riesci un volto fisico.

Si tolgano dunque le frottole dalla visione dello spirito.

Il bambino getti via gli sciocchi passatempi, impari a maneggiare cose più importanti.

Anche noi, riguardo a molte cose, siamo dei bambini e quando lo eravamo più di quanto lo siamo adesso, siamo stati tollerati dai più grandi.

Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. ( Eb 12,14 )

Per mezzo di essa infatti viene purificato anche il cuore, poiché in essa è la fede che opera mediante la carità.

Beati quindi i puri di cuore, perché vedranno Dio.

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