Discorsi sul Nuovo Testamento |
Mt 10,16: "Ecco, vi mando come pecore" ecc. Nella festa dei martiri
1 - Pensiamo all'ultimo giorno perché non si nuoccia
2 - Che cos'è l'astuzia dei serpente
3 - Come le martiri imitano l'astuzia del serpente
La solennità dei martiri, carissimi, in cui celebriamo il ricordo della loro passione, ci viene proposta perché l'imitiamo, in modo che se ci capiterà per caso qualche penosa prova, potremo essere perseveranti sino alla fine, per essere salvi, come abbiamo sentito insieme quel che è stato letto dal Vangelo: Chi avrà perseverato sino alla fine si salverà. ( Mt 10,22 )
La fine di questo mondo forse è lontana, forse è vicina; ma il Signore ha voluto che non si sapesse quando avverrà, affinché gli uomini aspettino ognora pronti ciò che ignorano quando avverrà.
Ma, sia vicina o lontana - come ho detto - la fine del mondo, a causa della brevità della nostra natura mortale non può essere lontana la fine di ciascuno di noi, per la quale giustamente si è costretti a passare da questa all'altra vita.
Naturalmente ciascuno di noi deve prepararsi alla propria fine, perché l'ultimo giorno non arrecherà alcun danno a chi, immaginando ogni giorno come l'ultimo, vive in modo da morire sicuro; dal momento che muore in modo da non morire in eterno.
I santi martiri pensando a queste cose ( poiché avevano sentito la parola del Signore che dice: Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ( Mt 10,16 ) ), di quanta fermezza erano corroborati, in modo da non temere questa evenienza!
In realtà da ciò appare quanto numerosi fossero i lupi e quanto poche le pecore, poiché non furono mandati i lupi in mezzo alle pecore, ma le pecore in mezzo ai lupi.
Il Signore non disse: "Ecco, vi mando come leoni in mezzo alle bestie da soma"; ma dicendo: Come pecore in mezzo ai lupi, dimostrò che il numero delle pecore era abbastanza piccolo, branchi invece erano i lupi.
Ma sebbene un sol lupo sia solito scompigliare un gregge grande quanto si vuole, le pecore ch'erano state mandate in mezzo a innumerevoli lupi ci andavano senza aver paura, poiché Colui che le mandava non le abbandonava.
Ebbene, perché avrebbero dovuto temere d'andare tra i lupi coloro con cui c'era l'Agnello che ha vinto il lupo?
Nel passo ch'è stato letto abbiamo sentito anche: Quando vi arresteranno non dovete preoccuparvi di quel che dovrete dire, poiché non sarete voi a parlare, ma sarà lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi. ( Mt 10,19-20 )
Perciò in un altro passo dice: Ecco, io sarò con voi sino alla fine del mondo. ( Mt 28,20 )
Quelli che allora ascoltavano queste parole del Signore erano forse destinati a rimanere sulla terra sino alla fine del mondo?
Il Signore in realtà pensava non solo a coloro che sarebbero morti allora, ma anche a tutti gli altri che sarebbero venuti dopo in questa vita, a noi stessi e a quelli dopo di noi, e vedeva tutti nell'unico suo corpo.
Questa voce dunque, con la quale disse: Io sarò con voi sino alla fine del mondo, non l'udirono quelli soltanto, ma l'abbiamo udita anche noi; anche se allora non l'ascoltavamo per nostra diretta conoscenza, l'ascoltavamo però nella sua prescienza.
Facciamo dunque in modo di osservare, come pecore in mezzo ai lupi, i precetti di Colui che ci ammonisce di essere semplici come colombe e astuti come serpenti: ( Mt 10,16 ) semplici come colombe per non nuocere a nessuno, astuti come serpenti per stare in guardia e non ricevere danno.
Ma non potrai stare in guardia dal ricevere danno, se non comprenderai in che cosa puoi essere danneggiato.
Ci sono infatti di quelli che combattono opponendosi [ ad altri ] per i beni temporali; e se vengono ripresi perché si oppongono con accanimento, rispondono di fare come è stato detto, cioè da astuti come serpenti, mentre dovrebbero piuttosto non resistere al male, come comanda lo stesso Signore. ( Mt 10,16 )
Riflettano dunque su ciò che fa il serpente, come ai colpi di chi lo percuote espone le spire del suo corpo per difendere il capo, per conservare quella parte del corpo nella quale si accorge di avere la vita; come trascura tutto il resto della sua lunghezza perché il suo capo non sia fatto a pezzi da chi gli dà la caccia!
Se dunque vuoi imitare l'astuzia del serpente, conserva il tuo capo.
Infatti sta scritto: Capo dell'uomo è Cristo. ( 1 Cor 11,3 )
Vedi pertanto dove hai Cristo poiché, grazie alla fede, in te abita Cristo.
Chiedo - dice l'Apostolo - che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori. ( Ef 3,17 )
Affinché dunque la tua fede perduri integra, colloca davanti al persecutore tutto il resto affinché la parte per cui vivi resti illesa.
Ora Cristo nostro Signore, ch'è anche il capo di tutta la Chiesa, e siede alla destra del Padre, non può più essere colpito dai persecutori; egli tuttavia soffrendo con noi e mostrando di essere in noi, a quel Saulo, che in seguito divenne l'apostolo Paolo, gridò dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Eppure per verità nessuno lo toccava; ma gridò dall'alto per le sue membra oppresse sulla terra, come loro capo.
Se Cristo per mezzo della fede abita nei cuori cristiani, si deve trascurare tutto ciò che il persecutore può colpire o portare via, perché la fede sia salva, cioè Cristo rimanga nel credente, in modo che perdiamo tutto il resto per conservare la fede, piuttosto che perder la fede per conservare il resto.
I martiri che imitarono questa astuzia del serpente, poiché capo dell'uomo è Cristo, ( 1 Cor 11,3 ) per difendere Cristo come loro capo misero davanti ai persecutori tutto ciò che possedevano secondo la condizione di mortali, per non morire riguardo a Colui in virtù del quale vivevano.
Osservarono questo precetto del Signore che li aveva ammoniti d'essere astuti come serpenti, perché non credessero di perdere il capo quando si dava ordine di tagliar loro il capo ma sebbene venisse loro tagliato il capo di carne, conservassero integro il loro capo, cioè Cristo.
In effetti con qualunque ferocia il carnefice si avventi contro le membra del corpo e, dopo aver squarciato il corpo e dilaniate le viscere con qualsivoglia crudeltà, arrivi a tutte le parti interne del corpo, non potrà arrivare al nostro capo, poiché non gli è permesso nemmeno di vederlo.
Ci arriva certamente, se lo vuole, non infuriando contro di noi, ma credendo ciò che crediamo noi.
Ma in che modo le donne, per meritare la corona del martirio, poterono imitare questa astuzia del serpente?
Capo infatti dell'uomo è detto Cristo, ma capo della donna l'uomo. ( 1 Cor 11,3 )
Esse in effetti non soffrirono per i mariti, dal momento che, per affrontare le sofferenze [ del martirio ], riuscirono a vincere anche le lusinghe dei mariti che cercavano di distoglierle.
Poiché anch'esse per mezzo della medesima fede sono membra della Chiesa; e perciò il Cristo, ch'è il capo di tutta la Chiesa, è il capo di tutte le sue membra.
Tutta la Chiesa dunque è chiamata sia donna che uomo, poiché è detta anche una sola vergine.
L'Apostolo afferma: Vi ho preparati per un solo sposo per darvi, come una vergine casta, a Cristo. ( 2 Cor 11,2 )
Inoltre per "uomo" s'intende quello di cui il medesimo Apostolo dice: Finché non arriviamo tutti all'unità della fede, alla conoscenza del Figlio di Dio all'uomo perfetto, nella misura dell'età della pienezza di Cristo. ( Ef 4,13 )
Se dunque è una donna, il suo sposo è Cristo; se è un uomo, il suo capo è ancora Cristo.
Poiché quindi capo della donna è l'uomo e sposo della Chiesa è Cristo, e poiché anche le donne soffrirono per Cristo, combatterono con l'astuzia del serpente per il loro capo.
Conserviamo dunque contro i persecutori il nostro capo; imitiamo l'astuzia del serpente e gemiamo presso Dio per gli stessi nostri persecutori, affinché conserviamo l'innocenza delle colombe.
[ Finisce il discorso sulle parole: Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ].
Indice |