Discorsi sul Nuovo Testamento |
1 - Chi erano gli scribi per i giudei
2 - Gli scribi non istruiti sul regno di Dio
3 - Come parlano i cattivi superiori e come devono essere ascoltati dai sudditi
4 - Talora si trovano grappoli d'uva fra le spine
5 - Le antiche figure sono state abolite dal Cristo
Il brano del Vangelo ci avverte che abbiamo il dovere di cercare e spiegare alla Carità vostra, nella misura che Dio ci concederà, chi è lo scriba istruito sul regno di Dio ch'è simile a un capofamiglia che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie. ( Mt 13,52 )
Il brano stesso infatti termina con questa frase: le cose che sono nuove e vecchie di uno scriba istruito [ nel regno di Dio ].
Ora è risaputo chi erano coloro che gli antichi chiamavano "scribi" secondo l'uso di esprimersi delle nostre Scritture; erano cioè quelli che facevano la professione di spiegare e d'insegnare la Legge di Mosè.
Tali in effetti erano quelli chiamati così tra il popolo d'Israele, ma erano diversi dagli ufficiali giudiziari e municipali che sono chiamati scribae nei tribunali o nei municipi.
Poiché non dobbiamo frequentare inutilmente la scuola, ma sapere in quale senso dobbiamo intendere le espressioni delle Scritture; bisogna cioè evitare che, quando si sente qualche espressione della Bibbia che si suole intendere in un'altra accezione nel linguaggio profano, l'uditore, tratto in errore, pensando al senso ordinario, non comprenda ciò che ha sentito.
Gli scribi dunque erano i maestri della Legge, ai quali spettava di custodire o spiegare o anche trascrivere e interpretare i libri della Legge.
Nostro Signore Gesù Cristo rimprovera questi tali perché hanno le chiavi del regno dei cieli ma essi non ci entrano e non lasciano entrarvi gli altri; ( Lc 11,52 ) rimproverando naturalmente i farisei e gli scribi, maestri della Legge dei giudei.
A proposito di essi il Signore dice in un altro passo: Fate quello che dicono, ma non imitate il loro modo d'agire; poiché essi insegnano ma non mettono in pratica quel che insegnano. ( Mt 23,3 )
Perché mai vi è stato detto: Insegnano, ma non mettono in pratica ciò che insegnano?
Solo perché ci sono alcuni a proposito dei quali risulta chiaro ciò che dice l'Apostolo: Tu predichi di non rubare mentre rubi tu stesso.
Tu dici di non commettere adulterio e sei adultero tu stesso.
Tu che hai in orrore gli idoli fai affari nei loro templi.
Tu ti vanti della Legge ma con il trasgredirla offendi Dio.
Per causa vostra infatti il nome di Dio viene bestemmiato in mezzo ai pagani. ( Rm 11,21-24 )
È senza dubbio chiaro che il Signore parla di questi tali quando dice: Insegnano infatti ma non mettono in pratica ciò che insegnano.
Quelli dunque sono scribi ma non istruiti sul regno di Dio.
Qualcuno di voi forse dirà: "Ma come può allora insegnare il bene un individuo cattivo? dal momento che sta scritto, ed è parola di Dio: L'uomo buono trae fuori dal suo cuore il bene come da un tesoro prezioso; l'uomo cattivo invece dal suo cuore trae fuori il male come da un tesoro cattivo. ( Mt 12,35; Lc 6,45 ) Ipocriti!
Come potete dire cose buone dal momento che siete cattivi?. ( Mt 12,34 )
Da una parte dice: Come potete dire cose buone, dato che siete cattivi?
Dall'altra parte dice: Fate quel che insegnano ma non imitate il loro modo d'agire.
Poiché insegnano ma non mettono in pratica ciò che insegnano. ( Mt 23,3 )
Se insegnano e non mettono in pratica ciò che insegnano, sono cattivi; se sono cattivi, non possono insegnare cose buone; in qual modo potremo mettere in pratica gl'insegnamenti che ascoltiamo da essi, dal momento che non possiamo udire da essi cose buone?".
La Santità vostra ascolti con attenzione come si risolve questa obiezione.
Tutto ciò che un individuo cattivo trae fuori dal proprio intimo è male; è male tutto ciò che un individuo cattivo trae fuori dal proprio cuore poiché è lì il tesoro del male.
Al contrario, tutto ciò che un individuo buono trae fuori dal proprio cuore è bene, poiché è lì il tesoro del bene.
Perché allora quelli, che erano cattivi, traevano fuori cose buone?
Perché erano maestri della Legge di Mosè.
Se prima non avesse detto: Siedono sulla cattedra di Mosè, ( Mt 23,2 ) non avrebbe mai comandato di ascoltarli.
Una cosa infatti era quella che dal tesoro di male del loro cuore tiravano fuori, una cosa diversa ciò che proclamavano dalla cattedra di Mosè come banditori del giudice.
Ciò che dice il banditore non sarà mai attribuito al banditore, se lo dirà davanti al giudice.
Una cosa è ciò che il banditore dice a casa sua, un'altra cosa è ciò che dice udendolo dal giudice.
Poiché, lo voglia o no, il banditore annuncia il verdetto di condanna anche d'un suo amico.
Ugualmente, lo voglia o no, annuncia il verdetto d'assoluzione anche d'un suo nemico.
Se invece il verdetto uscisse dal suo cuore, assolverebbe l'amico e condannerebbe il nemico.
Supponiamo al contrario che il verdetto sia emanato dal giudice assiso nella sella curule; esso condannerà l'amico e assolverà il nemico.
Supponi le parole che possono uscire dal cuore degli scribi; potrai sentire: Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo. ( Is 22,13 )
Supponi invece delle parole provenienti dalla cattedra di Mosè; sentirai: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non deporrai falsa testimonianza; ( Es 20,13-16 ) onora tuo padre e tua madre; ( Es 20,12 ) amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Lv 19,18 )
Tu devi mettere in pratica questi precetti che la cattedra di Mosè proclama per bocca degli scribi, non ciò che proviene dal cuore degli scribi.
Così, mettendo insieme tutte e due le massime del Signore, non sarai obbediente rispetto a una e colpevole riguardo all'altra, ma capirai che entrambe vanno d'accordo; non solo considererai vero che l'uomo buono trae fuori cose buone dal tesoro dei beni del suo cuore e questo cattivo trae fuori cose cattive dal tesoro del male del suo cuore, ma che gli scribi non dicevano cose buone dal tesoro del male del loro cuore, bensì potevano dire cose buone traendole fuori dal tesoro dell'insegnamento di Mosè.
Non ti dovranno dunque turbare le parole del Signore che dice: La qualità di ciascun albero si conosce dai suoi frutti; si raccolgono forse uve dalle spine o fichi dai rovi? ( Lc 6,44 )
Gli scribi e i farisei sono pertanto le spine e i rovi dei giudei, e tuttavia dice anche: Mettete in pratica ciò che insegnano, ma non imitate la loro condotta.
Si raccoglie dunque uva dalle spine e dai rovi si colgono fichi, come ti ha fatto capire secondo la spiegazione precedente.
Talora infatti anche in una siepe di pruni s'impigliano tralci di vite e dai rovi pendono dei grappoli d'uva.
Nel sentir parlare di spine uno potrebbe disprezzare l'uva, ma si deve esaminare la radice e vedere dove si trova.
Va' alla ricerca della radice del grappolo che vi è appeso e vedrai dove la trovi.
In tal modo puoi capire che una cosa è propria del cuore del fariseo e un'altra è propria della cattedra di Mosè.
Ma perché quelli erano così riprovevoli?
Perché - è detto - un velo era posto sopra il loro cuore, ( 2 Cor 3,15 ) e non vedevano che le cose vecchie sono passate e tutto è diventato nuovo. ( 2 Cor 5,17 )
Ecco perché quei tali erano biasimevoli e così lo sono anche adesso quanti sono come loro.
Perché quelle cose erano vecchie? Perché erano state predette già da un pezzo.
Perché le altre sono nuove? Perché appartengono al regno di Dio.
In qual modo viene tolto dunque quel velo?
Lo dice lo stesso Apostolo: Sarà tolto solo quando ci sarà la conversione al Signore. ( 2 Cor 3,16 )
Perciò se il giudeo non si converte al Signore, non tende l'acume della mente verso il fine della Legge.
Così in quel tempo secondo questa prefigurazione simbolica non tendevano l'acume della loro vista verso il fine, cioè verso la faccia di Mosè.
Ora, il volto splendente di Mosè era la prefigurazione della verità, ma era nascosto da un velo, poiché gl'israeliti non potevano ancora fissare lo sguardo sullo splendore del suo volto.
Questa figura simbolica però scompare.
Così infatti dice l'Apostolo: che scompare. ( 2 Cor 3,13 )
Perché scompare? Perché all'arrivo dell'imperatore le sue immagini vengono tolte di mezzo.
L'immagine rimane esposta dove l'imperatore non è presente; allorché invece vi è colui ch'è rappresentato nell'immagine, questa viene rimossa.
Le immagini dunque vennero presentate prima che venisse il Signore Gesù Cristo, nostro imperatore.
Messe da parte le immagini, rifulge la presenza dell'imperatore.
Quando dunque uno si convertirà al Signore, sarà tolto il velo.
Si sentiva infatti la voce di Mosè attraverso il velo ma non si vedeva il suo volto. ( 2 Cor 3,16 )
Così anche adesso arriva ai giudei la voce di Cristo attraverso la parola delle Antiche Scritture; sentono la loro voce ma non vedono il volto di colui che parla.
Orbene, desiderano che sia tolto il velo? Si convertano al Signore.
Allora infatti non vengono tolte di mezzo le cose vecchie, ma vengono riposte nel tesoro, affinché lo scriba sia ormai istruito sul regno di Dio, traendo fuori dal proprio tesoro non le sole cose nuove, ma neppure le sole cose vecchie.
Se tirerà fuori soltanto le cose nuove o soltanto le cose vecchie, egli non è di certo uno scriba istruito nel regno di Dio che estrae dal proprio scrigno cose nuove e vecchie.
Se le insegna soltanto ma non le mette in pratica, le trae fuori solo dalla cattedra, non dal tesoro del proprio cuore.
Diciamo inoltre alla Santità vostra la verità: le cose che si tirano fuori dall'Antico Testamento vengono chiarite dal Nuovo.
Per questo ci si rivolge al Signore affinché sia tolto il velo.
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