Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Parabola del servo crudele
2.2 - Ogni uomo è debitore di Dio e ha come debitore il proprio fratello
3.3 - Quante volte si deve perdonare a un fratello
4.4 - Bisogna rimettere tutti i debiti
4.5 - Un singolare simbolo di questa verità
5.6 - Il decalogo, altro simbolo della stessa realtà
6.7 - Nel numero settantasette sono prefigurati tutti i peccati
7.8 - Si deve perdonare senza trascurare il castigo
Ieri il santo Vangelo ci raccomandava di non trascurare i peccati dei nostri fratelli: Ma se un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo a tu per tu.
Se ti ascolterà, avrai convertito quel tuo fratello.
Se invece non terrà conto della tua riprensione, prendi con te due o tre persone, perché ogni questione sia risolta in base alla parola di due o tre testimoni.
Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa.
Se poi non ascolterà neppure la Chiesa, consideralo come un pagano e un pubblicano. ( Mt 18,15-17 )
Anche oggi si riferisce allo stesso argomento il brano che viene subito dopo e che abbiamo sentito leggere poco fa.
Il Signore Gesù aveva parlato in quel modo a Pietro; questi soggiunse e domandò al Maestro quante volte doveva perdonare a un fratello che avesse commesso una colpa contro di lui, e chiese se bastava perdonare sette volte. ( Mt 18,21 )
Gli rispose il Signore: Non solo sette volte, ma fino a settantasette volte. ( Mt 18,22 )
Narrò poi una parabola assai terribile: che cioè il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che volle fare i conti con i suoi servi: tra essi ne scopri uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Il padre di famiglia ordinò che fosse venduto tutto quello che il servo possedeva e tutta la sua famiglia e lui stesso, perché fosse pagato il debito.
Allora quel servo prostratosi alle ginocchia del suo padrone gli chiese una dilazione e ottenne addirittura la remissione.
Il suo padrone infatti ebbe pietà di lui - come abbiamo udito - e gli condonò tutto il debito.
Quel servo però, liberatosi dal debito, ma schiavo dell'iniquità, allontanatosi dal suo padrone incontrò anch'egli un suo debitore, che gli doveva non diecimila talenti, quant'era il proprio debito, ma solo cento denari; lo afferrò per il collo e lo trascinò quasi strangolandolo, dicendogli: Paga quel che mi devi. ( Mt 18,28 )
Quello però pregava il proprio compagno, come questi aveva pregato il padrone; ma non trovò in lui un compagno simile al padrone che l'altro aveva trovato.
Non solo questi non volle condonargli il debito, ma non gli concesse neanche una dilazione.
Presolo per il collo lo trascinava con sé perché pagasse, pur essendo già libero dal debito verso il padrone.
Gli altri servitori rimasero disgustati e riferirono al loro padrone quello ch'era accaduto.
Il padrone fece chiamare alla sua presenza quel servo e gli disse: Servo malvagio, pur avendo tu con me un debito enorme, ho avuto pietà di te, te l'ho condonato per intero.
Non dovevi dunque avere pietà anche tu del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? ( Mt 18,32-33 )
Ordinò allora che fosse richiesto il pagamento di tutto il debito che prima gli aveva condonato.
Il Signore dunque ha narrato questa parabola per la nostra istruzione e con questo avvertimento ha voluto che noi ci salvassimo.
Così - dice - farà con voi il Padre vostro ch'è in cielo, se ciascuno di voi non perdonerà di cuore al proprio fratello. ( Mt 18,35 )
Ecco, fratelli, la cosa risulta chiara, l'ammonimento è utile e gli si deve ubbidienza molto vantaggiosa per la salvezza, affinché sia messo in pratica quanto ci è comandato.
Poiché ogni uomo non solo è debitore verso Dio, ma anche ha come debitore il proprio fratello.
Effettivamente chi non è debitore verso Dio se non Colui nel quale non può riscontrarsi alcun peccato?
Chi inoltre non ha come debitore il proprio fratello, se non colui verso il quale non ha commesso alcuna colpa?
Si può forse trovare tra il genere umano qualcuno che non si sia reso colpevole di qualche azione cattiva nei riguardi d'un suo fratello?
Ogni uomo dunque è debitore, ma tuttavia anch'egli ha un debitore.
Ecco perché il Dio giusto ti ha stabilito una norma rispetto al tuo debitore, nel modo anch'egli si comporterà col proprio.
Poiché due sono le opere di misericordia che ci liberano e che sono enunciate brevemente dal Signore stesso nel Vangelo: Rimettete [ i debiti ] agli altri e saranno rimessi anche a voi; date e sarà dato anche a voi. ( Lc 6,37 )
Rimettete [ i debiti ] e saranno rimessi anche a voi, si riferisce al perdonare.
Date e sarà dato anche a voi, si riferisce a fare la beneficenza.
Per quanto riguarda il precetto di perdonare, anche tu vuoi ti si perdonino le colpe che commetti ed hai un altro al quale tu possa perdonare.
Per contro, per quanto riguarda il fare la beneficenza, ti chiede l'elemosina un mendicante, ma sei anche tu un mendicante di Dio.
In effetti, quando preghiamo, siamo tutti mendicanti di Dio; stiamo davanti alla porta di casa del gran padre di famiglia, anzi ci prostriamo con la faccia a terra, gemiamo supplichevoli, desiderosi di ricevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio stesso!
Che ti chiede un mendicante? Del pane.
E tu che cosa chiedi a Dio se non Cristo che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo? ( Gv 6,51 )
Volete essere perdonati? Perdonate. Perdonate e sarete perdonati.
Volete ricevere? Date e vi sarà dato.
Ascoltate però che cosa può imbarazzarci riguardo a questo precetto così chiaro.
A proposito della concessione del perdono quand'esso viene chiesto e dev'essere accordato da chi perdona, si può rimanere perplessi come capitò anche a Pietro.
Quante volte - chiese - debbo perdonare? È sufficiente fino a sette volte? Non è sufficiente, rispose il Signore.
No; non ti dico fino a sette volte ma a settantasette volte. ( Mt 18,21-23 )
Ora conta quante colpe ha commesso contro di te tuo fratello.
Se potrai arrivare alla settantottesima, in modo da superarne settantasette, allora preparati a vendicarti!
È forse in questo senso ch'è vera l'affermazione del Signore e la cosa sta davvero così, che cioè dovrai perdonare solo se tuo fratello ti avrà fatto del male settantasette volte; se invece te lo avrà fatto settantotto volte, ti sarà ormai lecito non perdonare?
Oso dire, sì, oso dirlo francamente, se tuo fratello ti ha fatto del male anche settantotto volte, devi perdonare.
Se dunque avrà peccato - come ho detto - settantotto volte, devi perdonare.
Anche se peccherà cento volte, devi perdonare.
E perché dire tante e tante volte? Tu devi perdonare assolutamente tutte le volte che peccherà.
Ho io dunque osato oltrepassare la misura del mio Signore?
Egli ha fissato il limite del perdono al numero di settantasette volte; presumerò io di oltrepassare questo limite?
No davvero, non ho osato aggiungere qualcosa di più.
Ho udito parlare il mio Signore per bocca del suo Apostolo, in un passo dove non è prefissata né la misura né il numero delle volte, poiché dice: Se qualcuno di voi ha motivo di lamentarsi d'un altro, perdonatevi a vicenda, come il Signore ha perdonato voi mediante Cristo. ( Col 3,13 )
Avete sentito la norma. Se il Cristo ti ha perdonato i peccati settantasette volte, se ti ha concesso il perdono fino a questo punto, e più in là di questo te lo ha negato, poni anche tu un limite e non perdonare più di tante volte.
Se invece Cristo ha trovato migliaia di peccati e nondimeno li ha perdonati tutti, non sottrarre la misericordia ma chiedi la spiegazione di quel numero.
Il Signore infatti non senza motivo disse: settantasette volte, poiché non c'è assolutamente alcuna colpa che non debba essere perdonata.
Ecco, quello stesso servo che fu trovato debitore d'un compagno anch'esso debitore, era debitore di diecimila talenti.
Io infatti penso che diecimila talenti, per quanto sia poco, sono diecimila peccati.
Poiché non voglio dire che un solo talento comprenda ogni sorta di peccati.
L'altro servo invece di quanto era debitore? Di cento denari.
Non è dunque più di settantasette? E tuttavia il padrone s'adirò perché non glie li aveva condonati.
Non solo infatti cento sono più di settantasette, ma cento denari sono forse mille assi.
Ma che cosa sono a paragone di diecimila talenti?
Se perciò desideriamo d'essere perdonati, dobbiamo essere pronti a perdonare tutte le colpe commesse contro di noi.
Se in realtà considerassimo i nostri peccati e contassimo le colpe commesse con azioni, con la vista, con l'udito, col pensiero, con innumerevoli moti colpevoli, non so se potremmo dormire senza sentire il peso d'un talento.
Ogni giorno dunque noi chiediamo, ogni giorno bussiamo con la preghiera alle orecchie di Dio, ogni giorno ci prosterniamo e diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Quali debiti tuoi? Tutti o soltanto una parte? Tu risponderai: "Tutti".
Così dunque dovrai rimetterli tutti al tuo debitore.
Ebbene, con quelle parole tu enunci questa regola, pronunci questa condizione; sei tu che ricordi questo patto e questo accordo, quando preghi dicendo: Rimetti a noi, come anche noi rimettiamo ai nostri debitori.
Che significa dunque settantasette volte? Sentite, fratelli, un gran simbolismo, una mirabile allegoria.
Quando il Signore fu battezzato, l'evangelista san Luca ricorda le generazioni di lui, cioè con qual ordine, per quale serie d'antenati, attraverso quale albero genealogico si arrivò alla generazione dalla quale nacque Cristo. ( Lc 3,21-38 )
Matteo comincia da Abramo e in ordine discendente arriva fino a Giuseppe ( Mt 1,1-16 )
Luca invece comincia a contare gli antenati in ordine ascendente.
Perché il primo enumera gli antenati in ordine discendente, e il secondo in ordine ascendente?
Perché Matteo voleva far risaltare la generazione di Cristo mediante la quale discese fino a noi; perciò da quando nacque Cristo comincia a contare in ordine discendente.
Luca invece perché comincia a contare da quando Cristo fu battezzato; lì è l'inizio della serie ascendente; comincia a contare in ordine ascendente e contando arriva a un totale di settantasette generazioni.
Da chi comincia a contare? State attenti: da chi? Comincia a contare da Cristo fino allo stesso Adamo, che fu il primo a peccare e ci ha generati con il vincolo del peccato.
Arriva fino ad Adamo, e si contano settantasette generazioni, cioè da Cristo ad Adamo le settantasette che abbiamo detto e da Adamo fino a Cristo settantasette.
Se dunque non è stata tralasciata nessuna generazione, non è tralasciata alcuna colpa che non si debba perdonare.
Luca dunque enumera settantasette generazioni di Cristo, lo stesso numero indicato dal Signore riguardo al perdono dei peccati, poiché Luca incomincia a contare dal battesimo col quale sono cancellati tutti i peccati.
Inoltre, a proposito di ciò, state a sentire, fratelli, un simbolo più importante.
Nel numero settantasette c'è il simbolo della remissione dei peccati.
Altrettante generazioni si trovano da Cristo ad Adamo.
Esamina poi un po' più diligentemente il significato mistico e indaga i suoi segreti; bussa con più premura perché ti sia aperto.
La giustizia si fonda sulla legge di Dio: è vero, poiché la legge è indicata dai dieci comandamenti.
Ecco perché quel servo era debitore di diecimila talenti.
È lo stesso famoso Decalogo scritto dal dito di Dio e consegnato al popolo da Mosè, servo di Dio. ( Dt 9,10; Es 31,18 )
Quel servo era dunque debitore di diecimila talenti: ciò simbolicamente significa tutti i peccati a causa del numero dei comandamenti della Legge.
Quell'altro servo era debitore di cento denari, somma non inferiore alla prima; perché non solo cento per cento fa diecimila, ma anche dieci per dieci fa cento.
Non solo il primo doveva diecimila talenti, ma anche il secondo doveva cento denari.
Da una parte e dall'altra è il numero consacrato dal Decalogo della legge; da una parte e dall'altra è il simbolo dei peccati commessi da tutti e due.
L'uno e l'altro era debitore, l'uno e l'altro implorò e ottenne; ma il servo cattivo, ingrato, iniquo non volle restituire quanto aveva ricevuto, non volle concedere il condono ch'era stato concesso a lui che non lo meritava.
Vedete dunque, fratelli: ogni uomo che ha ricevuto il battesimo ne esce esente dal peccato; gli sono stati rimessi diecimila talenti, e quando ne esce incontrerà il compagno suo debitore; consideri allora lo stesso peccato poiché il numero undici significa la trasgressione della legge.
Il numero dieci infatti rappresenta la legge, mentre il numero undici il peccato; poiché la legge è costituita da dieci comandamenti, il peccato invece si commette a causa dell'undici.
Perché si commette a causa dell'undici? Perché è la trasgressione del dieci per arrivare all'undici.
Nella legge invece la misura è fissa, mentre la trasgressione è il peccato.
Allorché dunque tu oltrepassi il numero dieci, arrivi al numero undici.
Un altro grande significato mistico era inoltre prefigurato quando fu dato l'ordine di costruire la tenda del convegno.
Molte cose dice a questo proposito la Sacra Scrittura in vista d'un grande significato mistico.
Tra le altre cose fu dato ordine di fare veli di pelle di capra, non dieci ma undici; ( Es 26,7 ) poiché la pelle di capra indica la confessione dei peccati.
Che cerchi ancora di più? Vuoi sapere come nel numero settantasette sono compresi tutti i peccati?
Il sette suole esprimere il tutto, poiché il tempo si svolge nello spazio di sette giorni, e al termine dei sette giorni di nuovo si torna daccapo allo stesso punto di partenza, per scorrere secondo la medesima regola.
Attraverso cicli regolati da tale norma passano i secoli, ma senza uscire dal numero sette.
Cristo dunque, parlando del numero settantasette volle indicare tutti i peccati, poiché se si moltiplica undici per sette si ottiene settantasette.
Volle dunque che si perdonassero tutti i peccati Colui che li prefigurò nel numero settantasette.
Nessuno li ritenga a suo danno non perdonando, per evitare che quando prega non gli venga ritenuto per suo danno il proprio debito.
Poiché il Signore dice: "Rimetti e sarà rimesso a te.
Io infatti per primo ho rimesso a te i tuoi debiti; tu rimettili almeno dopo aver ottenuto il perdono.
Poiché se non li rimetterai, ti citerò di nuovo in giudizio e ti obbligherò a restituirmi tutto ciò che ti avevo rimesso".
La Verità non mentisce; poiché Cristo non inganna né s'inganna; egli poi soggiunge: Così farà anche con voi il Padre vostro ch'è in cielo. ( Mt 18,35 )
Tu trovi in lui il Padre, imita il Padre. Ora, se non lo vuoi imitare, ti esponi ad essere diseredato.
Farà dunque così con voi - dice la Scrittura - il Padre vostro celeste se ciascuno di voi non perdonerà di tutto cuore al proprio fratello. ( Mt 18,35 )
Non dire solo con la lingua: "Io perdono", mentre col cuore rinvii il perdono.
Dio infatti ti mostra la punizione col minacciarti la vendetta.
Dio sa come lo dici. L'uomo sente la tua voce ma Dio vede la tua coscienza.
Se dici: "Io perdono", perdona.
È meglio che tu lo dichiari con le labbra e perdoni col cuore anziché essere mite a parole e crudele nell'anima.
Orbene, i ragazzi indisciplinati si mettono a scongiurarci e non vogliono essere picchiati e, quando vogliamo dar loro un castigo, così cercano d'impedircelo dicendo: "Ho mancato, perdonami".
Ecco, io perdono, ma quello fa un'altra mancanza. "Perdonami", e io perdono.
Ne fa un'altra per la terza volta. E lui: "Perdonami", e io perdono per la terza volta.
Ma la quarta volta ormai dev'essere picchiato! Ma lui: "Ti ho forse dato fastidio settantasette volte?".
Se con questa scappatoia rimanesse inerte la severità del castigo, una volta impedito che sia il castigo, infurierà impunita la cattiveria.
Che si deve fare, allora? Dobbiamo rimproverare a parole e, se è necessario, anche con le busse; ma dobbiamo perdonare le mancanze e allontanare dal nostro cuore la colpa.
Ecco perché il Signore soggiunse: di tutto cuore, in modo che, se s'infligge un castigo in virtù della carità, non se ne vada dal cuore la mitezza.
Chi è più umano d'un medico che porta i ferri da chirurgo?
Uno che deve subire un'amputazione piange, ma viene operato; uno che deve subire una bruciatura piange, ma quell'intervento si compie.
Questa non è crudeltà, non si deve chiamare affatto crudeltà del medico.
Egli incrudelisce contro una piaga affinché sia guarito l'uomo; poiché se la piaga viene accarezzata, l'uomo è rovinato.
Vorrei dunque, fratelli miei, farvi queste ammonizioni in modo che amiamo in ogni maniera i nostri fratelli che hanno commesso qualche colpa senza abbandonare dal nostro cuore la carità verso di essi e, qualora sia necessario, diamo il castigo, per evitare che a causa della eliminazione del castigo aumenti la cattiveria e veniamo accusati presso Dio, poiché ci è stato letto questo passo: Quelli che hanno commesso delle colpe rimproverali pubblicamente in modo che anche gli altri ne abbiano timore. ( 1 Tm 5,20 )
Certamente se si distinguono le occasioni - e questo è l'unico criterio di verità - e così si risolve la questione, ciò è conforme alla verità.
Se il peccato è occulto, rimprovera in segreto.
Se invece la colpa è pubblica ed evidente, rimprovera in pubblico in modo che il colpevole si corregga e gli altri abbiano paura.
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