Discorsi sul Nuovo Testamento |
1 - I giudei invitati, non condotti o costretti al banchetto
2 - Le tre scuse degli invitati che rifiutarono di partecipare al banchetto
3 - Le cinque paia di buoi: simbolo della curiosità dei sensi
4 - Qual è l'ostacolo della fede
5 - Disposizioni interiori per partecipare al banchetto eucaristico
6 - La moglie, simbolo dei piaceri carnali
7 - I vari sensi in relazione agli occhi
8 - Tutti partecipino al banchetto
Ci sono stati proposti dei passi della Sacra Scrittura non solo perché li ascoltassimo, ma anche perché su di essi pronunciassimo, con l'aiuto del Signore, un breve discorso.
In un passo dell'Apostolo viene ringraziato Dio per la fede dei pagani e naturalmente per il motivo ch'era stato lui a compiere quell'opera. ( Rm 15; Gal 3 )
Nel salmo abbiamo detto: Convertici, Dio degli eserciti, mostraci il tuo volto e noi saremo salvi. ( Sal 80,4.8.20 )
Nel Vangelo siamo stati invitati al banchetto; anzi, mentre altri vi sono stati solo invitati, noi non siamo stati invitati ma condotti; non solo condotti, ma anche spinti con la forza.
Ecco infatti che cosa abbiamo ascoltato: Un tale fece un grande banchetto. ( Lc 14,16 )
Chi è questo tale? Non è altri che il Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )
Aveva mandato a sollecitare gl'invitati perché andassero essendo già arrivata l'ora di andare.
Chi sono gli invitati se non coloro ch'erano stati chiamati per mezzo dei Profeti inviati in precedenza?
Da quanto tempo è che sono inviati i Profeti e invitano al banchetto di Cristo!
Essi però erano inviati al popolo d'Israele.
Molte volte essi furono inviati, molte volte avevano invitato a venire all'ora del banchetto.
Gl'invitati però accolsero, sì, gl'invitanti, ma rifiutarono il banchetto.
Che vuol dire:"accolsero gl'invitanti, ma rifiutarono il banchetto"? Vuol dire: lessero i Profeti, ma uccisero il Cristo. ( Mt 23,37; Lc 13,34 )
Quando però uccisero il Cristo, prepararono, pur senza saperlo, il banchetto per noi.
Quando ormai il banchetto era stato preparato, dopo che il Cristo fu immolato, quando, dopo la risurrezione del Cristo, fu insegnato ai fedeli il banchetto del Signore ch'essi conoscono, che Cristo ha istituito con le sue mani e con la sua parola, gli Apostoli furono inviati a coloro ai quali prima erano stati inviati i Profeti.
"Venite al banchetto" - così era stato stabilito perché fosse immolato il Cristo - dissero gli Apostoli: "Venite al banchetto".
Coloro che rifiutarono di andare addussero delle scuse.
In che modo si scusarono, fratelli miei? Tre furono le specie di scuse.
Uno disse: Ho comprato un podere con una casa di campagna e devo andare a vederla. Tienimi per scusato. ( Lc 14,18 )
Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e voglio andare a provarli. Abbimi per scusato. ( Lc 14,19 )
Un terzo gli disse: Mi sono sposato, abbimi per scusato, non posso venire. ( Lc 14,20 )
Non sono forse queste le scuse che impediscono tutti coloro che rifiutano di venire a questo banchetto?
Esaminiamo, discutiamo, cerchiamo di scoprire i motivi di siffatte scuse, al fine però di evitarli.
A proposito della casa di campagna viene bollato lo spirito di dominio; viene dunque biasimata la superbia.
Fa piacere infatti avere una fattoria, mantenerla, possederla, avere alla propria dipendenza altre persone all'interno di essa, avere il dominio.
È un vizio funesto, è il vizio originale, poiché il primo uomo volle esercitare il proprio dominio dal momento che rifiutò d'avere un padrone.
Che vuol dire: "esercitare il dominio" se non godere del proprio potere?
Ma esiste un potere superiore: a questo dobbiamo sottometterci per riuscire a essere sicuri.
Ho comprato una fattoria, abbimi per scusato. ( Lc 14,18 )
La superbia fu invitata ma rifiutò di recarsi al banchetto.
Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi. ( Lc 14,19 )
Non sarebbe stato sufficiente dire: "Ho comprato dei buoi"?
Senza dubbio c'è qualche significato misterioso che, a causa della sua oscurità, ci stimola a cercare e a capire e, poiché è chiuso, ci esorta a bussare.
"Cinque paia di buoi": sono i sensi del nostro corpo.
Dei sensi del nostro corpo se ne contano cinque, come sanno tutti, e anche quelli che forse non sono abituati a riflettere, li riconoscono senz'altro se vengono richiamati alla loro memoria.
Orbene, cinque sono i sensi del nostro corpo: la vista negli occhi, l'udito nelle orecchie, l'odorato nelle narici, il gusto nella bocca, il tatto in tutte le membra.
Gli oggetti bianchi e neri o colorati in qualsiasi modo, quelli luminosi e oscuri li percepiamo con la vista; i suoni striduli e quelli armoniosi li percepiamo con l'udito, gli odori disgustosi e i profumi li percepiamo con l'odorato; le cose dolci o amare le percepiamo col gusto; gli oggetti duri o molli, quelli lisci e quelli ruvidi, quelli caldi e quelli freddi, quelli pesanti e quelli leggeri li percepiamo col tatto.
I sensi sono cinque ma ognuno forma una coppia.
Che però formino delle coppie appare facilmente solo nei primi tre sensi: due sono gli occhi, due le orecchie, due le narici: ecco tre coppie.
Anche nella bocca, cioè nel senso del gusto si trova, per così dire, un doppio senso, poiché mediante il gusto non si assapora nulla se non si tocca con la lingua e col palato.
È più difficile scorgere come il piacere sensibile prodotto dal tatto ha un organo doppio: esso infatti è esterno e interno; anch'esso dunque è doppio.
Ma perché si parla di paia di buoi? Perché mediante questi sensi del corpo si ricercano le cose terrene e i buoi rivoltano la terra.
Vi sono poi persone lontane dalla fede, dedite solo alle cose terrene, occupate solo nelle cose carnali; non vogliono credere se non a ciò che percepiscono con la sensazione suaccennata distinta in cinque parti.
Essi infatti ammettono solo questi medesimi sensi come unica regola di tutta la verità.
"Io - dicono - credo solo a ciò che vedo: ecco ciò che so, ecco ciò che conosco.
Un oggetto è bianco o nero, è rotondo o quadrato, è colorato così o così; lo so, lo conosco, ritengo che è proprio così; me lo insegna la stessa natura.
Non sono costretto a credere a ciò ch'essa non può mostrarmi.
C'è un canto: lo sento perché risuona; uno canta bene o male, è gradevole, è stridulo: lo so, lo conosco, l'ho percepito.
C'è un profumo, c'è un cattivo odore; me ne rendo conto, lo riconosco.
Questo è dolce, questo è amaro, questo è salato, questo è insipido; non so che cosa uno possa dirmi di più.
Toccando conosco che cosa è duro o molle, che cosa è liscio o ruvido, che cosa è caldo o freddo.
Che cosa potrai mostrarmi di più?".
Da un impedimento di tal genere era trattenuto il nostro apostolo Tommaso, il quale a proposito di Cristo, cioè della risurrezione di Cristo, non volle credere neppure ai soli occhi.
Se non metterò - disse - le dita nel posto dei chiodi e delle ferite, nel suo costato, non crederò. ( Gv 20,25 )
D'altra parte il Signore, che sarebbe potuto risorgere senza alcuna traccia di ferite, conservò le cicatrici, perché fossero toccate da colui che dubitava e guarissero le ferite del suo cuore.
Tuttavia egli, che avrebbe invitato al banchetto, contro le scuse delle cinque paia di buoi: Beati - disse - coloro che non vedono ma credono. ( Gv 20,29 )
Noi invece, o miei fratelli, invitati al banchetto, non siamo stati impediti da queste cinque paia di buoi.
Noi infatti non abbiamo desiderato vedere il volto fisico del Signore in questo tempo, né abbiamo desiderato sentire con le orecchie la sua parola proferita dalla bocca del suo corpo; non abbiamo ricercato in lui alcun profumo temporale; una donna versò su di lui un unguento profumato di grandissimo valore, la casa si riempì di quel profumo; ma noi non c'eravamo.
Ecco, noi non abbiamo sentito quel profumo, eppure abbiamo creduto.
Diede ai suoi discepoli la cena consacrata con le proprie mani; noi però non eravamo a tavola in quel banchetto, e tuttavia ogni giorno mangiamo con fede quella stessa cena.
Ma non dovete credere che fosse un gran bene essere presenti senza fede a quella cena distribuita con le sue mani.
È risultata preferibile la fede manifestatasi in seguito che non la mancanza di fede di allora.
Non c'era Paolo che poi professò la fede, mentre c'era Giuda che perpetrò il tradimento.
Quanti ancora adesso nella stessa cena, sebbene non abbiano visto quella mensa e non abbiano visto con i propri occhi o mangiato con la bocca ciò che il Signore aveva nelle sue mani, tuttavia, poiché è la stessa che si appresta adesso, quanti - ripeto - ancora adesso nella stessa cena mangiano e bevono la propria condanna! ( 1 Cor 11,29 )
Ma da che cosa nacque - diciamo così - l'occasione che spinse il Signore a parlare di questa cena?
Egli si trovava al banchetto al quale era stato invitato; ora uno dei commensali aveva esclamato: Beato chi potrà mangiare il pane nel regno di Dio. ( Lc 14,15 )
Costui sospirava bramoso di raggiungere, per così dire, realtà lontane, mentre il pane in persona era a tavola davanti a lui.
Chi è il pane disceso dal regno di Dio se non colui che dice: Sono io il pane vivo disceso dal cielo? ( Gv 6,41 )
Non si deve preparare la bocca ma il cuore.
È questo sentimento che ci fa apprezzare l'eccellenza di questa cena: ecco che noi crediamo in Cristo, quando la riceviamo con fede.
Nel riceverla noi sappiamo che cosa è presente nel nostro spirito.
Ne riceviamo un poco, ma ci satolliamo nel cuore.
Nutre dunque non ciò che appare ma ciò che si crede.
Non abbiamo dunque cercato neppure l'ultimo dei sensi, non abbiamo detto: "Ammettiamo pure che credessero coloro i quali con i propri occhi videro e con le mani palparono il Signore risorto - se è vero quanto si narra -; noi non l'abbiamo toccato; perché dovremmo credere?".
Se pensassimo a cose di tal genere, saremmo impediti di partecipare alla cena da quelle cinque paia di buoi.
E perché vi convinciate, fratelli, che a proposito dei cinque sensi è censurato non tanto il diletto che blandisce e genera il piacere sensuale, quanto piuttosto una certa curiosità, quel tale non disse: "Ho comprato cinque paia di buoi, devo condurli al pascolo", ma: "Debbo andare a provarli".
Chi vuol provarli, vuole eliminare il dubbio mediante le paia di buoi, allo stesso modo che san Tommaso volle assicurarsi per mezzo delle stesse paia di buoi.
"Debbo vedere, toccare, metterci il dito".
"Ecco, gli disse il Signore, metti le tue dita nel mio costato e non essere incredulo. ( Gv 20,27 )
Io sono stato ucciso per te; attraverso la ferita, che tu vuoi toccare, ho sparso il mio sangue per redimerti; e ancora dubiti di me se non mi tocchi?
Ecco, ti do anche questo; ecco, ti offro anche questo: tocca e credi.
Trova il posto della ferita; guarisci la ferita del tuo dubbio".
Un terzo disse: Mi sono sposato. Questo significa il piacere carnale: quanti ne sono schiavi!
Volesse il cielo che lo fossero solo all'esterno e non all'interno!
Ci sono persone che dicono: "L'uomo non è contento se non quando può godere le delizie della carne".
Proprio questi sono quelli biasimati dall'Apostolo quando dice: Mangiamo e beviamo, perché domani morremo. ( 1 Cor 15,32 )
Frasi di tal genere proferiva il ricco e superbo epulone nei suoi banchetti: Mangiamo e beviamo perché domani morremo. ( 1 Cor 15,32 )
"Chi mai di là è tornato vivo quassù? Chi mai ci ha detto ciò che si fa laggiù?
Noi prendiamo per noi il bene che abbiamo in questo tempo".
Chi parla così, è come uno che ha preso moglie; è attaccato alla carne, gode dei piaceri carnali, si scusa di non partecipare al banchetto; stia attento però a non morire per la fame spirituale.
Badate a quanto dice l'apostolo ed evangelista san Giovanni: Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. ( 1 Gv 2,15 )
O voi che venite alla cena del Signore, non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.
Non dice: "Non dovete avere", ma: Non dovete amare.
Le hai avute, le hai possedute, le hai amate: vi ti sei attaccato.
L'amore delle cose terrene è il vischio delle ali spirituali.
Ecco, le hai desiderate: ti ci sei attaccato.
Chi ti darà le ali come quelle d'una colomba? ( Sal 55,7 )
Quando potrai spiccare il volo verso il cielo ove potrai riposare davvero, dato che hai voluto riposarti falsamente qui dove ti sei attaccato malamente?
Non amate il mondo: così risuona la parola di Dio.
L'assemblea in cui risuona questa parola è tutto il mondo.
A tutto il mondo viene detto: Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.
Se uno amerà il mondo, in lui non c'è l'amore del Padre; poiché tutto quanto è nel mondo, è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita. ( 1 Gv 2,15-16 )
[ Giovanni ] comincia dall'ultima [ concupiscenza ricordata nel Vangelo ]; comincia da dove finisce il Vangelo e termina dove questo inizia.
La concupiscenza della carne è [ indicata dalle parole ]: Ho preso moglie; la concupiscenza degli occhi [ dalle parole ]: Ho comprato cinque paia di buoi; il tronfio orgoglio dei mondani è [ denotato dalla frase ]: Ho comprato una villa di campagna. ( 1 Gv 2,15-16; Lc 14,18-20 )
Questi sensi poi sono indicati mediante i soli occhi, prendendo la parte per il tutto, poiché tra i cinque sensi ha la preminenza quello degli occhi.
Per questa ragione, sebbene la vista sia una proprietà specifica degli occhi, siamo soliti applicare il predicato "vedere " a tutti e cinque i sensi.
In che modo? Innanzitutto - in relazione alla facoltà propria degli occhi - si dice: "Vedi quanto è bianco questo oggetto; osserva bene e vedi quanto è bianco"; ciò è riferito alla funzione degli occhi.
Si dice anche: "Ascolta e vedi quanto è melodioso questo canto"; puoi forse dire viceversa: "Ascolta e vedi quanto è bianco quest'oggetto"?
La voce verbale "vedi" sì adatta a tutti i sensi; ma i termini specifici, denotanti gli altri sensi, per sé non si adattano a sensi diversi.
"Osserva e vedi quanto ciò è bianco; ascolta e vedi quanto ciò è melodioso; annusa e vedi quanto ciò è gradevole; assaggia e vedi quanto ciò è dolce; tocca e vedi quanto ciò è piacevole a toccarsi".
Naturalmente, poiché cinque sono i sensi, dovremmo dire piuttosto: "Ascolta e senti quanto è melodioso", oppure: "annusa e senti quanto è gradevole; assaggia e senti quanto è dolce; tocca e senti quanto è caldo; palpa e senti quanto è liscio; palpa e senti quanto è molle", ma nessuna di queste espressioni è entrata nell'uso.
Infatti lo stesso Signore, poiché era apparso ai suoi discepoli dopo la risurrezione e quelli, vedendolo, ancora esitavano a credere, pensando di vedere un fantasma: Perché esitate - disse - e i dubbi invadono il vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi. ( Lc 24,38-39 )
E non basta: Guardate, ma: Toccate - disse - e palpate e vedete. ( Lc 24,39 )
"Osservate e vedete: palpate e vedete. Vedete con i soli occhi, vedete cioè con tutti i sensi".
Poiché cercava l'intimo senso della fede, egli era presente anche ai sensi esterni.
Noi con questi sensi esterni non abbiamo preso nulla direttamente dal Signore: abbiamo udito con l'ascolto della parola di Dio, abbiamo creduto con il cuore, ( Rm 10,8ss ) e inoltre la stessa parola di Dio l'abbiamo udita non dalla sua bocca, ma dalla bocca dei sui predicatori, dalla bocca di coloro che già avevano partecipato alla cena e c'invitavano con la loro predicazione.
Togliamo dunque di mezzo le scuse menzognere e cattive, rechiamoci al banchetto per impinguarci interiormente.
Non c'impedisca l'orgoglio della superbia, non ci distolga o non ci trattenga l'illecita smania di sapere e ci faccia voltare le spalle a Dio; la voluttà della carne non ci distolga dalla volontà del cuore.
Andiamo e satolliamoci. Ma quali furono le persone che vi andarono se non i mendicanti, gli storpi, gli zoppi e i ciechi?
Non v'andarono invece i ricchi sani, che si credevano di camminare bene, e d'avere una vista acuta, cioè quelli che presumevano molto di se stessi, e perciò tanto più disperati quanto più erano superbi.
Vengano i mendicanti, poiché l'invita Colui che da ricco che era si fece povero per amor nostro, perché noi che siamo poveri diventassimo ricchi mediante la sua povertà. ( 2 Cor 8,9 )
Vengano gl'infermi, poiché hanno bisogno del medico non i sani ma gli ammalati. ( Mt 9,12 )
Ci vengano gli zoppi che gli dicono: Guida i miei passi secondo la tua parola. ( Sal 119,133 )
Ci vengano i ciechi che gli dicono: Illumina i miei occhi, perché non mi addormenti mai nella morte. ( Sal 13,4 )
Persone di tal genere andarono subito dopo che, a causa delle loro scuse, erano stati rimproverati gl'invitati.
Andarono subito: entrarono dalle piazze e dalle vie della città.
Il servo, ch'era stato mandato, riferì al padrone: Signore, è stato eseguito il tuo ordine, ma a tavola c'è ancora posto.
Esci - gli rispose - e va' per i sentieri e lungo le siepi, e spingi a entrare quanti ne troverai. ( Lc 14,22-23 )
Non aspettare che si degnino di venire quelli che troverai, non aspettarli; ma spingili a entrare.
Ho preparato un gran banchetto, una grande casa; non permetterò che ci sia un posto vuoto.
Dalle piazze e dalle vie andarono i popoli: vengano dai sentieri e dalle siepi gli eretici e gli scismatici.
Spingili a entrare. Qui troveranno la pace poiché quelli che costruiscono siepi cercano le divisioni.
Vengano trascinati via dalle siepi, vengano separati a forza dalle spine.
Sono attaccati alle siepi e non vogliono esserne spinti via.
"Entreremo - si dice - di nostra propria volontà".
Non è questo che ha ordinato il Signore: Costringeteli ad entrare, disse.
Di fuori ci sta la costrizione, dentro nascerà la volontà.
[ Fine del discorso sugl'invitati alla cena ].
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