Discorsi sul Nuovo Testamento |
1 - La fede in Cristo è necessaria alla giustificazione
2 - Perché viene incolpato solo il peccato d'incredulità verso Cristo
3 - Il grande dono dello Spirito Santo dopo l'Ascensione di Cristo
4 - Dopo l'Ascensione di Cristo, la giustizia della fede dallo Spirito Santo
5 - Inescusabile l'incredulità del mondo
La fede in Cristo è la medicina di tutte le ferite dell'anima, e l'unica propiziazione per i peccati degli uomini; nessuno può essere del tutto purificato sia dal peccato originale, che contrasse da Adamo, nel quale tutti hanno peccato, e sono diventati di natura figli d'ira, sia dei peccati che hanno aggiunto personalmente, non opponendo resistenza alla concupiscenza carnale, ma assecondandola ed asservendosi ad essa, nelle azioni cattive e nelle turpitudini.
Questo, a meno che, per mezzo della fede, non siano portati a connettersi e non siano compaginati al corpo di lui, il quale fu concepito senza alcun allettamento carnale e mortifero godimento, né la madre lo fece crescere in grembo nelle colpe ed egli non commise peccato né si trovò inganno nella sua bocca. ( 1 Pt 2,22 )
Diventano davvero figli di Dio coloro che credono in lui, in quanto nascono da Dio per la grazia dell'adozione, che è nella fede del Signore nostro Gesù Cristo.
Pertanto, carissimi, il medesimo Signore e Salvatore nostro giustamente dice che questo è il solo peccato del quale lo Spirito Santo convince il mondo: non credere in lui.
Io - dice - vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada.
Se infatti io non me ne sarò andato, non verrà a voi il consolatore; ma se me ne sarò andato, ve lo manderò.
E quando sarà venuto egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, al giudizio.
E proprio quanto al peccato, perché non hanno creduto in me, quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato già giudicato. ( Gv 16,7-11 )
In conseguenza, ha voluto che il mondo fosse convinto di questo solo peccato, per il quale non credono in lui; evidentemente perché, credendo in lui, tutti i peccati sono rimessi, ha voluto che si imputasse questo solo al quale possono collegarsi tutti gli altri.
E, poiché per la fede nascono da Dio, diventano anche figli di Dio.
Dice infatti: A coloro che credono in lui ha dato il potere di diventare figli di Dio. ( Gv 1,12 )
Perciò, chi crede nel Figlio di Dio in tanto non pecca in quanto è unito a lui, ed anch'egli diventa, per adozione, figlio ed erede di Dio, quindi coerede di Cristo.
Al riguardo dice Giovanni: Chi è nato da Dio non commette peccato. ( 1 Gv 3,9 )
E pertanto il peccato che viene imputato al mondo è questo: non credono in lui.
Questo è il peccato del quale dice parimenti: Se non fossi venuto non avrebbero alcun peccato. ( Gv 15,22 )
E che, non avevano gli altri innumerevoli peccati?
Ma con la venuta di lui si appose ai non credenti solo questo peccato a causa del quale sono ritenuti tutti gli altri.
Nell'ambito della fede, invece, perché è venuto meno solo questo peccato, si è realizzato che ai credenti venissero rimessi tutti gli altri.
Non per altro l'apostolo Paolo dice: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio; ( Rm 3,23 ) perché non resti confuso chi avrà creduto in lui; ( Rm 9,33 ) come si esprime il Salmo: Guardate a lui e sarete illuminati, e non saranno confusi i vostri volti. ( Sal 34,6 )
Chi si gloria in se stesso sarà confuso: non si troverà infatti senza peccato.
Pertanto non sarà confuso unicamente chi si gloria nel Signore.
Tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria del Signore.
Perciò, parlando dell'incredulità dei Giudei, non ha affermato: Poiché, se alcuni di loro hanno peccato, forse che il loro peccato annullerà la fedeltà di Dio?
Come poteva dire infatti: Se alcuni di loro hanno peccato, quando egli stesso aveva detto: Tutti, infatti, hanno peccato?
Ma afferma: Se alcuni di loro non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? ( Rm 3,3 )
Per far conoscere più chiaramente questo peccato, l'unico per il quale si preclude, verso tutti gli altri, la possibilità che siano rimessi per la grazia di Dio.
Con la venuta dello Spirito Santo, cioè per il dono della grazia di lui che è dato ai fedeli, il mondo è convinto di questo solo peccato, secondo la parola del Signore: Proprio riguardo al peccato, perché non hanno creduto in me. ( Gv 16,10 )
Ma non sarebbe grande il merito dei credenti né tanto gloriosa la beatitudine, se il Signore, nel corpo risuscitato, si rendesse sempre visibile agli occhi dell'uomo.
Perciò lo Spirito Santo ha recato questo gran dono a quanti crederanno affinché, conservando la mente estranea agli appetiti carnali e penetrata dall'ardore dei desideri spirituali, si protendessero ansiosamente verso colui che non possono vedere con gli occhi della carne.
Così pure, poiché quel discepolo - il quale aveva detto che non avrebbe creduto se non avesse toccato con mano le cicatrici di lui -, tastato il corpo del Signore, quasi ridestandosi, aveva esclamato: Signore mio e Dio mio!
Gli asserì il Signore: Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno veduto ed hanno creduto. ( Gv 20,25 )
Lo Spirito Santo Paraclito apportò tale beatitudine così che, allontanata dagli occhi della carne la natura di servo - natura che assunse nel grembo della Vergine - l'acume purificato della mente cercasse di raggiungere la stessa natura di Dio, nella quale restò immutabilmente uguale al Padre, anche quando si degnò farsi vedere nella carne; tanto che l'Apostolo, ripieno del medesimo Spirito, poteva dire: E se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne non lo conosciamo più così. ( 2 Cor 5,16 )
Perché conosce anche la carne di Cristo, non secondo la carne, ma secondo lo Spirito, chi riconosce fermamente la virtù della sua risurrezione, non tastando da curioso, ma credendo; senza dire in cuor suo: Chi salirà al cielo?
Questo significa farne discendere Cristo; oppure: Chi discenderà nell'abisso?
Questo significa far risalire Cristo dai morti.
Ma vicino a te - dice - è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, perché è il Signore Gesù: e se avrai creduto nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. ( Rm 10,6-10 )
Queste, fratelli, sono parole dell'Apostolo che egli fa traboccare all'esterno nella santa ebbrezza dello Spirito Santo stesso.
Dunque, poiché non avremmo in alcun modo tale beatitudine, per la quale non vediamo e crediamo, se non la ricevessimo dallo Spirito Santo, a ragione è stato detto: È bene per voi che io me ne vada.
Se infatti non me ne sarò andato, non verrà a voi il consolatore; ma se me ne sarò andato, ve lo manderò.
Veramente è sempre con noi con la divinità; ma se non si fosse allontanato da noi corporalmente, vedremmo sempre il suo corpo in modo carnale, e non crederemmo mai in senso spirituale; giustificati e resi felici da tale fede, attraverso la purificazione del cuore possiamo meritare di contemplare quello stesso Verbo, Dio presso Dio, per il quale furono create tutte le cose, e che si fece carne per abitare in mezzo a noi.
E se per ottenere la giustizia si crede con il cuore, non con il tocco della mano, a ragione quanto alla nostra giustizia deve essere convinto il mondo che non vuole credere se non ciò che vede.
Ma perché noi avessimo la giustizia della fede - quanto ad essa deve essere convinto il mondo non credente - per questo il Signore disse: Quanto alla giustizia, perché vado al Padre, e non mi vedrete più. ( Gv 16,11 )
Quasi a dire: Questa sarà la vostra giustizia, che crediate in me Mediatore e riterrete niente di più certo che egli, risuscitato, è salito al Padre - quantunque non lo vedete in modo carnale -, così da poter vedere Dio spiritualmente, una volta riconciliati per mezzo di lui.
Per questo alla donna - figura della Chiesa - mentre gli si prostra ai piedi: Non mi toccare - dice - perché non sono ancora salito al Padre. ( Gv 20,27 )
Ciò s'intende come detto in senso mistico.
Non credere in senso carnale, attraverso un contatto fisico, che sono io; credi invece in senso spirituale, cioè toccandomi con fede spirituale, quando sarò salito al Padre.
Beati infatti coloro che non vedono e credono.
E questa è la giustizia della fede, il mondo che ne è privo sarà convinto da noi cui non manca, perché il giusto vive di fede. ( Ab 2,4; Rm 1,17 )
In conseguenza di ciò, noi che risorgiamo in lui e in lui andiamo al Padre, in modo invisibile siamo resi perfetti nella giustizia; e così pure, noi, che non vediamo e crediamo, viviamo di fede, poiché il giusto vive di fede; proprio per questo ha detto: Quanto alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più.
Non se ne faccia una scusa il mondo del fatto che è imbrogliato dal diavolo perché non creda in Cristo.
Infatti dai credenti il principe di questo mondo viene gettato fuori, ( Gv 12,31 ) perché non dispieghi più la sua azione nei cuori degli uomini che Cristo ha già in possesso per mezzo della fede, così come opera nei figli ribelli, ( Ef 2,2 ) che abitualmente eccita a tentare e ad opprimere i giusti.
Appunto perché chi spadroneggiava all'interno dell'uomo è stato cacciato fuori, dà battaglia esteriormente.
Quantunque a motivo delle sue persecuzioni il Signore guida gli umili alla giustizia, ( Sal 25,9 ) tuttavia, per il fatto stesso che è stato cacciato fuori è già giudicato.
E di questo giudizio è convinto il mondo: perché chi non vuol credere in Cristo senza ragione si lamenta del diavolo che, una volta giudicato, cioè cacciato fuori - e per nostra esperienza lasciato libero di dar battaglia fuori - lo vinsero non solo degli uomini, ma anche donne, fanciulli e fanciulle martiri.
Ma in chi furono vittoriosi se non in colui nel quale credettero e che amarono pur senza vederlo e, regnando egli nei loro cuori, si tennero lontani dal pessimo tiranno?
E tutto questo per grazia, cioè per dono dello Spirito Santo.
A ragione, pertanto, il medesimo Spirito convince il mondo e quanto al peccato, perché non crede in Cristo; e quanto alla giustizia perché quelli che vollero credettero, sebbene non vedessero colui nel quale credettero; e in forza della risurrezione di lui sperarono anche in sé il compimento nella risurrezione; e quanto al giudizio, perché quegli stessi, se vollero credere, non sarebbero trattenuti da alcuno, poiché il principe di questo mondo è stato già giudicato. ( Gv 16,11 )
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