Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole dell'Apostolo

Rm 8,1-11: " Non c'è dunque nessuana condanna ora per quelli che sono in Cristo Gesù "

Contro i Pelagiani

Tenuto nella Basilica dei SS. Martiri Scillitani

1.1 - Perché la concupiscenza debba chiamarsi peccato. Com'è che il peccato perde il regno
2.2 - In che modo non c'è, ora, condanna alcuna per i santi
3.3 - Dalla legge del peccato nessuno è libero se non per grazia
4.4 - Quale la legge del peccato e della morte? Perché a Mosè fu data la Legge?
5.5 - L'antica e la nuova Legge sono concordi
6.6 - La differenza delle medesime Leggi
7.7 - L'impotenza della Legge a causa del peccato. Cristo a somiglianza della carne del peccatore
8.8 - Cristo fatto peccato
9.9 - Camminare secondo la carne e secondo lo Spirito. Come si adempie ora la giustizia della legge
10.10 - La prudenza della carne e dello Spirito
10.11 - L'errore dei Manichei
11.12 - Non vivere nella carne
12.13 - Vivere non nella carne ma nello Spirito
13.14 - Che si deve sperare del corpo
14.15 - Ai fedeli è promessa la reintegrazione e l'immortalità della carne

1.1 - Perché la concupiscenza debba chiamarsi peccato. Com'è che il peccato perde il regno

La lettura di ieri del santo Apostolo ha avuto termine là dove è stato scritto: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio; con la carne, invece, la legge del peccato.

Così concludendo, l'Apostolo ha fatto conoscere a che scopo aveva detto quelle parole pronunziate in precedenza: Ora non faccio quello che voglio, ma quello che abita in me, il peccato; ( Rm 7,25.20 ) perché non agiva con l'assenso della mente, ma con la concupiscenza della carne.

Con la denominazione di peccato indica infatti questa, da cui hanno origine tutti i peccati, cioè dalla concupiscenza della carne.

Quali che siano infatti i peccati in parole, in opere, in pensieri, hanno origine soltanto da perverso desiderio, non hanno altra origine che il piacere illecito.

Quindi, se opponiamo resistenza a questo piacere illecito, se non l'assecondiamo, se non offriamo, come armi, le membra, nel nostro corpo mortale non regna il peccato.

Il peccato, infatti, perde prima il potere, quindi scompare.

Per quanto riguarda i giusti, ne segue che in questa vita perde il dominio e nell'altra vita scompare.

Quando non andiamo dietro ai nostri desideri perversi, quaggiù perde effettivamente il potere; ma è là che scompare, quando si dirà: Dov'è, o morte, la tua vittoria? ( 1 Cor 15,54 )

2.2 - In che modo non c'è, ora, condanna alcuna per i santi

Pertanto, avendo detto l'Apostolo: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato, non cedendo le membra a commettere il male, ma soltanto avvertendo la presenza delle passioni, e senza tuttavia favorire un illecito desiderare … così, dopo aver detto: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato, ha aggiunto con l'affermare: Non c'è dunque nessuna condanna, ora, per quelli che sono in Cristo Gesù. ( Rm 8,1 )

C'è condanna per quelli che sono nella carne, per quelli che sono in Cristo Gesù non c'è condanna alcuna.

Perché tu non ritenessi che questo riguarda il futuro ha detto pertanto: Ora.

Attendilo poi quello, cioè che non si trovi in te concupiscenza, contro la quale debba lottare, con la quale essere in urto, che non debba assecondare, che debba tenere a freno e domare; attendilo più tardi, quando di per sé non esisterà più.

Poiché, se a causa del corpo mortale, ciò che lotta con noi esisterà anche dopo, sarà falsa [ l'affermazione ]: Dov'è, o morte, la tua vittoria?

Noi infatti sappiamo che cosa ci sarà dopo.

Allora, infatti, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata assorbita nella vittoria.

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

Il pungiglione della morte è, infatti, il peccato; ma la forza del peccato è la legge. ( 1 Cor 15,54-56 )

Perché a causa del divieto, il desiderio si è acuito, non si è spento.

La legge ha dato forza al peccato solo attraverso il comando mediante la lettera, non provvedendo ad aiutare per mezzo dello spirito.

Questo, dunque, non sarà allora, ma che dire del presente? Vuoi sapere di che tratta ora?

Di ciò che poco prima ha detto: Ma ora non sono più io a farlo; ( Rm 7,17 ) anche qui ora.

Che vuol dire: Non sono io a farlo? Non consento, non approvo, non accordo, ne sono sempre assai contrariato; tengo a freno le mie membra.

È una gran cosa questa - poiché la concupiscenza deriva dalla carne, ed alla carne appartengono le membra del corpo -, quando non predomina il peccato, cioè la concupiscenza della carne, ha maggior potere la mente, al fine di tener soggette le membra carnali, perché non si diano come strumenti al peccato, che non la stessa concupiscenza della carne a stimolare le membra carnali.

Pertanto, la concupiscenza è propria della carne, e le membra della carne; tuttavia, poiché la mente ha il potere, almeno, se è aiutata dall'alto, non concediamole molto in contrapposizione alla grazia di Dio, così da fare di essa non un re, ma un tiranno.

Quindi, è tale il suo potere e, come è governata, così governa, che quanto alle membra della sua carne, in opposizione ai desideri perversi della sua carne, possa fare come afferma l'Apostolo: Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per sottomissione ai suoi desideri; né offrite le vostre membra come strumenti d'ingiustizia al peccato. ( Rm 6,12-13 )

3.3 - Dalla legge del peccato nessuno è libero se non per grazia

Non c'è condanna alcuna, ora, per quelli che sono in Cristo Gesù. ( Rm 8,1 )

Non si allarmino se vengono eccitati da desideri illeciti; non siano inquieti per il fatto che sembra ancora presente nelle membra la legge che si oppone alla legge della mente.

Non c'è condanna alcuna, infatti. Ma per chi? Per chi anche ora? Per quelli che sono in Cristo Gesù.

E dov'è quell'affermazione di cui parlava poco prima: Vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente e rende schiavo me della legge del peccato che è nelle mie membra? ( Rm 7,23 )

Ma diceva me in riferimento alla carne, non allo spirito; dov'è allora quella legge se non c'è condanna alcuna per quelli che sono in Cristo Gesù?

La legge infatti è Spirito che dà vita in Cristo Gesù.

La legge infatti, non quella sul monte Sinai secondo la lettera. ( Rm 8,2 )

La legge infatti, non quella della vetustà della lettera, ma la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

Da che ti verrebbe che tu possa compiacerti della legge di Dio secondo l'uomo interiore, se la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù non ti liberasse dalla legge del peccato e della morte?

Non attribuirlo a te, però, o mente umana, ad evitare una grande superbia; anzi, affinché tu, o mente umana, assolutamente non insuperbisca per il fatto che non consenti ai desideri della carne, per il fatto che la legge del peccato non ti lascia cadere dalla roccaforte: La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

Non ti ha liberato quella legge, di cui è stato detto innanzi, per servire nella novità dello Spirito, e non nella vetustà della lettera. ( Rm 7,6 )

Per quale ragione non è stata quella a liberare? Non è stata forse scritta anch'essa dal dito di Dio?

Non s'intende forse " dito di Dio " lo Spirito Santo?

Leggi il Vangelo e osserva come, del Signore che stava parlando, un evangelista riferisce: Se io scaccio i dèmoni nello Spirito di Dio; ( Mt 12,28 ) un altro riporta: Se io scaccio i dèmoni con il dito di Dio. ( Lc 11,20 )

Consegue che se anche quella legge è stata scritta con il dito di Dio, cioè con lo Spirito di Dio - per lo Spirito di Dio i maghi del Faraone, vinti, dissero: Qui c'è il dito di Dio ( Es 8,19 ) - allora, se anch'essa, o meglio, poiché anch'essa è stata scritta con lo Spirito di Dio, cioè con il dito di Dio, perché di essa non è detto: La legge infatti dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù?

4.4 - Quale la legge del peccato e della morte? Perché a Mosè fu data la Legge?

Legge della morte infatti non è detta quella stessa; non è detta legge del peccato e della morte quella che fu data sul monte Sinai.

Legge del peccato e della morte è detta [ invece ] quella di cui si parla tra i gemiti: Vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente. ( Rm 7,23 )

Ma quella legge è appunto la stessa che viene definita: Così la legge è veramente santa, e santo e giusto e buono il comandamento.

E soggiunge: Ciò che è bene, è diventato morte per me? No davvero.

Ma il peccato, per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene perché appaia oltre misura peccatore, oppure: peccato servendosi del comandamento. ( Rm 7,23 )

Che vuol dire: oltre misura? In modo che si aggiunga la trasgressione.

Quella legge è stata data infatti perché si scoprisse la condizione di debolezza.

Questo è poco: non solo perché si scoprisse, ma perché venisse aggravata, e così almeno si cercasse il medico.

Infatti se la malattia fosse senza gravità, non se ne terrebbe conto; se la malattia si ritenesse trascurabile, non si cercherebbe il medico; se non si cercasse il medico, la malattia non scomparirebbe.

Perciò, dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. ( Rm 5,20 )

La grazia ha cancellato tutti i peccati che ha trovato, inoltre ha sostenuto con il suo aiuto la nostra volontà impegnata nello sforzo di evitare il peccato, così che la nostra volontà non si vantasse appunto in se stessa, ma in Dio.

Poiché in Dio ci glorieremo tutto il giorno, ( Sal 44,9 ) e: l'anima mia si glorierà nel Signore; ascoltino gli umili e si rallegrino. ( Sal 34,3 )

Ascoltino gli umili: giacché i superbi e i contestatori non ascoltano.

Per quale ragione allora non è la stessa legge scritta con il dito di Dio a dare questo aiuto della grazia di cui parliamo?

Perché? Perché è stata scritta su tavole di pietra, non sulle tavole di carne del cuore. ( 2 Cor 3,3 )

5.5 - L'antica e la nuova Legge sono concordi

Infine, fratelli miei, in un gran mistero notate la concordanza, notate la diversità; la concordanza della legge, la diversità del popolo.

Come sapete, nell'antico popolo la Pasqua è celebrata con l'immolazione di un agnello e con gli azzimi, dove l'immolazione dell'agnello sta a significare Cristo, gli azzimi, invece, la novità della vita, cioè, senza il vecchio lievito.

A questo proposito ci dice l'Apostolo: Eliminate il vecchio lievito per essere pasta nuova così come siete azzimi; infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato. ( 1 Cor 5,7 )

Così, presso quell'antico popolo, è stata celebrata la Pasqua non ancora in luce sfolgorante, ma è stata celebrata in un'ombra carica di significato; e dopo cinquanta giorni dalla celebrazione della Pasqua - così come troverà chi avrà voluto, facendo il calcolo - fu data la legge sul monte Sinai, scritta dal dito di Dio.

Viene la vera Pasqua, il Cristo viene immolato; compie il passaggio dalla morte alla vita.

Infatti, in ebraico, Pasqua traduce " passaggio ", che l'Evangelista ha reso, dicendo: Ma poiché era giunta l'ora che Gesù passasse da questo mondo al Padre. ( Gv 13,1 )

Infatti la Pasqua è celebrata, il Signore risorge, compie il passaggio dalla morte alla vita, in cui consiste la Pasqua; e si contano cinquanta giorni e viene lo Spirito Santo, il dito di Dio.

6.6 - La differenza delle medesime Leggi

Ma notate la differenza nell'una e nell'altra circostanza.

Là il popolo si teneva a distanza: era timore, non era amore.

Ebbero infatti timore a tal punto che dissero a Mosè: Parla tu a noi, non ci parli il Signore, così che non moriamo. ( Es 31,18 )

Dio discese, quindi, così come è stato scritto, sul Sinai, in mezzo al fuoco, ma terrorizzando il popolo che si teneva a distanza, e scrivendo con il suo dito sulla pietra, ( Es 19; Es 20 ) non nel cuore.

Qua, invece, quando venne lo Spirito Santo, i fedeli si trovavano raccolti nell'unità; né suscitò terrore sul monte, ma entrò nella casa.

Venne tuttavia all'improvviso, dal cielo, un rombo, quasi vi fosse sospinto un vento impetuoso, ebbe grande risonanza, ma nessuno si spaventò.

Hai sentito dire del rombo, tieni presente anche il fuoco, perché anche l'uno e l'altro erano sul monte e il fuoco e il fragore; mentre là c'era anche fumo, qua veramente era puro.

Riporta infatti la Scrittura: Apparvero loro, distinte, lingue come di fuoco.

Forse che stava destando terrore in lontananza? No certamente!

Infatti [ il fuoco ] si posò su ciascuno di loro e cominciarono a parlare lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. ( At 2,1-4 )

Ascolta la lingua che parla, e intendi lo Spirito che scrive non sulla pietra, ma nel cuore.

Dunque la legge dello Spirito che dà vita, scritta nel cuore, non sulla pietra, in Cristo Gesù, nel quale fu celebrata la Pasqua assolutamente vera, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. ( Rm 8,2 )

E appunto perché tu sappia che proprio questa è la differenza che emerge con la massima chiarezza tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento, ecco che ne dice l'Apostolo: Non nelle tavole di pietra, ma nelle tavole di carne del cuore. ( 2 Cor 3,3 )

Il Signore fa dire al Profeta: Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e riguardo alla casa di Giacobbe concluderò una nuova alleanza, non come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, nel giorno in cui li ho presi per mano e li ho fatti uscire dalla terra di Egitto.

Quindi, mostrando chiaramente proprio la differenza: Ponendo - dice - le mie leggi nel loro animo; le scriverò - insiste - sopra i loro cuori. ( Ger 31,31-33 )

Perciò, se scriveva la legge di Dio nel tuo cuore, non era per atterrire all'esterno, ma per apportare dolcezza nell'intimo; allora la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. ( Rm 8,2 )

7.7 - L'impotenza della Legge a causa del peccato. Cristo a somiglianza della carne del peccatore

Infatti ciò che era impossibile alla legge. ( Rm 8,3 )

Nella lettura dell'Apostolo, dopo, viene infatti questo: Ciò che era impossibile alla legge.

E perché questa non venisse incolpata, che cosa ha soggiunto?

In cui era resa impotente dalla carne.

Effettivamente la legge comandava, ma non portava a compimento, perché la carne, dove non era presente la grazia, si opponeva irriducibilmente.

E la legge era resa impotente a causa della carne; perché la legge è spirituale, io invece sono carnale. ( Rm 8,2 )

Come mi potrebbe aiutare allora la legge che comanda attraverso la lettera e non concede la grazia?

Era resa impotente a causa della carne.

Poiché questo era impossibile alla legge che era resa impotente dalla carne, Dio che fece? Dio mandò il proprio Figlio.

Che cosa poneva nell'impotenza della legge? E perché alla legge era impossibile questo?

Era resa impotente dalla carne.

Dio che fece allora? Mandò la carne contro la carne?

Al contrario, mandò la carne a favore della carne.

Fece morire infatti il peccato della carne, liberò l'essenza della carne.

Dio mandò il proprio Figlio nella somiglianza della carne del peccato. ( Rm 8,3 )

In una carne propriamente vera, ma non nella carne del peccato.

Ma perché: a somiglianza della carne del peccato? Perché, cioè, fosse carne, vera carne.

E da che la somiglianza della carne del peccato?

Perché dal peccato la morte: la morte è certamente in ogni carne del peccato; di essa dice l'Apostolo: Perché fosse distrutto il corpo del peccato. ( Rm 6,6 )

Perché appunto la morte è presente in ogni carne del peccato; ma è là, presente in ogni carne, l'una e l'altro, la morte e il peccato.

Nella carne del peccato è presente e la morte e il peccato; nella somiglianza della carne del peccato era presente la morte, non era presente il peccato.

Infatti se fosse stata la carne del peccato e avesse scontato la pena della morte per la colpa del peccato, il Signore stesso non avrebbe detto: Ecco, viene il principe di questo mondo, ma in me non troverà nulla. ( Gv 14,30 )

Perché allora mi ha ucciso? Perché allora restituivo quanto non ho rubato. ( Sal 69,5 )

Proprio ciò che fece rispetto al tributo, lo fece riguardo alla morte.

Si riscuoteva la tassa di una doppia dramma.

Per quale ragione - gli si domandò - tu e i tuoi discepoli non pagate il tributo?

Chiamò a sé Pietro e gli disse: I re della terra da chi riscuotono la tassa? Dai figli propri oppure dagli altri?

Gli fu risposto: Dagli estranei. Dunque - riprese - i figli sono esenti.

Tuttavia, per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo, e al primo pesce che verrà su - il primo dei morti - aprigli la bocca e vi troverai uno statere, cioè due doppie dramme, quattro dramme; infatti si esigeva una doppia dramma, cioè due dramme a testa.

Vi troverai uno statere - cioè quattro dramme - consegnalo per me e per te. ( Mt 17,23-25 )

Che vuol dire: per me e per te? Cristo stesso, Pietro, la Chiesa di Cristo, i quattro Vangeli della Chiesa.

Vi era celato un mistero: Cristo tuttavia pagava un tributo non dovuto.

Allo stesso modo pagò il tributo della morte: non doveva e pagava.

Se egli non avesse pagato un tributo cui non era soggetto, non ci avrebbe mai liberati dal nostro debito.

8.8 - Cristo fatto peccato

Il che, dunque, era impossibile alla legge, che faceva trasgressore l'uomo, perché la mente, pur convinta di peccato, non cercava ancora il Salvatore; in ciò era resa impotente dalla carne; Dio mandò il proprio Figlio nella somiglianza della carne del peccato, e con il peccato condannò il peccato nella carne. ( Rm 8,3 )

Come, allora, non aveva peccato se con il peccato condannò il peccato?

Già una volta ve l'ho spiegato.1

Ora quelli che lo ricordano, vi tornino con il pensiero, quelli che non hanno ascoltato, ascoltino; quelli che l'hanno dimenticato lo richiamino alla memoria.

Nella legge veniva chiamato peccato il sacrificio per il peccato.

La legge lo cita ripetutamente: non una volta, non due, ma spessissimo venivano chiamati peccati i sacrifici per i peccati.

Tale peccato era Cristo. Che dobbiamo dire allora? Che aveva peccato? Certamente no!

Non aveva peccato, ma era peccato.

Era peccato, ho detto, secondo quel modo d'intendere, perché sacrificio per il peccato.

Ascolta perché era peccato in tal senso, ascolta lo stesso Apostolo.

Parlando di lui afferma: Colui che non conosceva peccato.

Vi spiegavo questa affermazione nel parlarvi di tali cose: Colui - dice - che non conosceva peccato, cioè il Signore nostro Gesù Cristo; Dio Padre fece peccato in nostro favore colui che non conosceva peccato.

Colui, Cristo stesso, che non conosceva peccato, Dio Padre fece peccato in nostro favore per fare di noi, in lui, giustizia di Dio. ( 2 Cor 5,21 )

Considerate due cose: la giustizia di Dio, non la nostra; in lui, non in noi.

Da ciò quei grandi santi, dei quali dice il Salmo: La tua giustizia quasi come i monti di Dio.

E come se nello stesso Salmo, in cui è stato detto: La tua giustizia, si dicesse: non la loro giustizia infatti ma: La tua giustizia quasi come i monti di Dio.

Ho sollevato, infatti, i miei occhi verso i monti, da dove mi verrà l'aiuto, ma non dai monti; infatti: Il mio aiuto dal Signore che ha fatto il cielo e la terra; ( Sal 121,1-2 ) perciò, dopo aver detto: La tua giustizia come i monti di Dio, quasi chiedendo: Com'è allora che nascono alcuni che non appartengono alla giustizia di Dio?

Soggiunse: I tuoi giudizi come i grandi abissi. ( Sal 36,7 )

Che vuol dire: come i grandi abissi? [ Il giudizio di Dio ] è profondo, è impenetrabile, è inaccessibile all'intelletto dell'uomo.

Le ricchezze di Dio sono imperscrutabili; inafferrabili i suoi giudizi, inattingibili le sue vie. ( Rm 11,33 )

Perciò anche qui: Dio mandò il proprio Figlio a motivo dei preveduti e dei predestinati, di coloro che dovevano essere chiamati, giustificati, glorificati, affinché i monti di Dio dicano: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? ( Rm 8,29-31 )

Dio mandò il proprio Figlio nella somiglianza della carne del peccato e, con il peccato, condannò il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi. ( Rm 8,3 )

Non si adempiva di per sé, ha avuto compimento da parte di Cristo.

[ Egli ] non è venuto infatti ad abolire la legge, ma a darle compimento. ( Mt 5,17 )

9.9 - Camminare secondo la carne e secondo lo Spirito. Come si adempie ora la giustizia della legge

Ma come poteva adempiersi in noi la giustizia della legge, o come si adempie con noi, o con quali di noi?

Vuoi sapere in quali di noi? Quelli che non camminano secondo la carne, ma secondo lo spirito. ( Rm 8,4 )

Che vuol dire: " camminare secondo la carne "? Assecondare i desideri carnali.

Che vuol dire: " camminare secondo lo spirito "?

Essere sostenuti dallo spirito nella mente e non lasciarsi dominare dai desideri della carne.

In modo che così in noi si adempia la legge, in noi si adempia la giustizia di Dio.

Ora frattanto si adempie: Non andare dietro ai tuoi desideri. ( Sir 18,30 )

Quando senti dire: dietro ai tuoi desideri, intendi quelli illeciti.

Il: Non andare dietro ai tuoi desideri illeciti, dev'essere adempiuto dalla nostra volontà, aiutata dalla grazia di Dio; dev'essere adempiuto il: Non andare dietro ai tuoi desideri illeciti.

Infatti tutto ciò che quella concupiscenza della carne ha operato in noi dei peccati passati, sia in azioni, sia in parole, sia in pensieri, tutto è stato distrutto nel sacro Battesimo; un solo perdono ha cancellato tutti i debiti.

Resta pertanto la lotta con la carne, poiché la colpevolezza è stata annullata e resta la debolezza.

Dentro l'uomo è presente, è provocante il diletto della passione illecita; combatti, resisti, non assecondare ed allora si compie il: Non andare dietro ai tuoi desideri illeciti.

Poiché anche nel caso che alcuna volta si introducano ed occupino la vista, l'udito, la lingua, la fantasia, non disperiamo tuttavia della salvezza.

Perciò diciamo ogni giorno: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 )

Perché la giustizia della legge - dice - si adempisse in noi.

10.10 - La prudenza della carne e dello Spirito

Ma in quali di noi? Quelli che non camminano secondo la carne, ma secondo lo spirito.

Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano le cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo spirito, le cose dello spirito.

La prudenza della carne è infatti morte; invece la prudenza dello spirito è vita e pace.

La prudenza della carne va contro Dio.

Non si sottomette infatti alla legge di Dio: né può farlo evidentemente. ( Rm 8,6 )

Che vuol dire: né può farlo evidentemente? Non è l'uomo che non può, non è l'anima che non può farlo, non è perfino la stessa carne che non può farlo, perché è creatura di Dio; ma non può farlo la prudenza della carne, non può farlo il vizio, non la natura.

Come se tu dicessi: Lo zoppicare non è soggetto ad un passo regolare, né infatti lo può.

Il piede può farlo, ma l'andare viziato non può.

Elimina lo zoppicare, e noterai un passo normale.

Ma non è possibile finché resta lo zoppicare.

Così fin quando è presente la prudenza della carne, non è possibile.

Non ci sia la prudenza della carne, e l'uomo può farlo.

La prudenza dello spirito è vita e pace.

Pertanto, ciò che afferma: La prudenza della carne è contro Dio, non prenderlo nel senso che questa nemica quasi possa far danno a Dio.

Si comporta da nemica opponendo resistenza, non con l'uccidere.

La prudenza della carne nuoce a colui nel quale si trova; perché il vizio nuoce alla natura nella quale è presente.

La medicina, invece, è stata trovata appunto perché sia espulso il vizio e risanata la natura.

Venne perciò il Salvatore al genere umano, non trovò sano alcuno, per questo venne quale medico onnipotente.

10.11 - L'errore dei Manichei

Perciò ho detto questo, per la ragione che i Manichei, volendo addurre contro Dio l'altra natura del male, ritengono che il loro errore sia abbastanza sostenuto da questa testimonianza dell'Apostolo, e credono come detto della natura ciò che è stato affermato: Non può, prende posizione contro Dio; infatti non si sottomette alla legge di Dio, né può farlo evidentemente. ( Rm 8,7 )

Ma hanno mancato di attenzione perché non della carne è stato detto: non può; non dell'uomo è stato detto: non può; non dell'anima è stato detto: non può, ma della prudenza della carne.

Tale prudenza costituisce il vizio.

11.11 - Vuoi sapere che vuol dire: Pensare secondo la carne? È la morte. ( Rm 8,6 )

Ma quello stesso unico uomo, la medesima natura creata dal Signore Dio vero e buono ieri pensava secondo la carne, oggi pensa secondo lo spirito; il vizio è stato espulso, la natura è stata risanata.

Poiché, per tutto il tempo che esisteva la prudenza della carne, assolutamente non poteva essere sottoposta alla legge di Dio.

Infatti per tutto il tempo che persiste lo zoppicare a causa del vizio, l'andatura non può essere regolare in alcun modo.

Curato invece il vizio, la natura è stata risanata.

Se un tempo siete stati tenebre, ora siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

11.12 - Non vivere nella carne

Notate pertanto quello che segue: Ma quelli che vivono nella carne, cioè coloro che confidano nella carne, coloro che vanno dietro le loro passioni, coloro che vivono in esse, coloro che si dilettano dei piaceri di esse, coloro che fanno consistere la vita beata e felice nelle delizie che comportano, questi appunto vivono nella carne: Non possono piacere a Dio.

Infatti: Ma quelli che vivono nella carne non possono piacere a Dio, ( Rm 8,8 ) non è stato affermato in modo come per dire: In questa vita mentre sono uomini, non possono piacere a Dio.

Non piacquero allora i santi Patriarchi? Allora non piacquero i santi Profeti?

Allora non piacquero i santi Apostoli?

Non piacquero i santi Martiri, i quali, prima di lasciare il corpo in mezzo ai tormenti, nel confessare Cristo, non solo disprezzavano il piacere, ma tolleravano anche i dolori con invitta pazienza?

Piacquero, ma non vissero nella carne.

La portavano, la carne, ma non si lasciavano condurre dalla carne.

Al paralitico già era stato detto: Prendi il tuo lettuccio. ( Mc 2,11 )

Perciò quelli che vivono nella carne, secondo come ho detto, nel modo come l'ho già spiegato, non in quanto vivono in questo mondo, ma in quanto assecondano i desideri perversi della carne, non possono piacere a Dio.

12.13 - Vivere non nella carne ma nello Spirito

Infine ascoltate lui stesso [ san Paolo ], il quale risolve senza alcun dubbio la questione.

Parlava certamente da vivo in questo corpo, eppure aggiunse: Voi però non siete nella carne.

Tu pensi: C'è alcuno qui tra noi, al quale è stato detto?

Ecco: ha parlato al popolo di Dio, ha parlato alla Chiesa; è vero che scriveva ai Romani, ma ha parlato alla Chiesa cattolica di Cristo; ha parlato però al frumento, non alla paglia; ha parlato alla massa non visibile, non alla stoppia in evidenza.

Ciascuno lo constati nel proprio cuore.

Noi giungiamo agli orecchi con la parola, non vediamo le coscienze; tuttavia, anche in base a quelle cose di cui abbiamo parlato più sopra, ritengo nel nome di Cristo che nel popolo di Cristo vi siano di quelli ai quali è stato detto: Voi però non siete nella carne, ma nello spirito, se è pur vero che lo Spirito di Dio abita in voi. ( Rm 8,9 )

Non siete nella carne, perché non fate le opere della carne, assecondando i desideri perversi della carne; ma siete nello spirito, perché vi dilettate della legge di Dio secondo l'uomo interiore, cioè: Se è pur vero che lo Spirito di Dio abita in voi.

Infatti, se presumete del vostro spirito, siete ancora nella carne.

Ne segue che se non siete nella carne per essere nello Spirito di Dio, allora appunto non siete nella carne.

Giacché, se lo Spirito di Dio si sottrae, lo spirito dell'uomo con il suo peso ripiomba nella carne, torna ad agire secondo la carne, torna alle passioni mondane e le condizioni ultime di quell'uomo saranno peggiori delle precedenti. ( Lc 11,26 )

Quindi, in tali circostanze, fate servire il libero arbitrio a rivolgere implorazioni di aiuto.

Non siete nella carne, ma questo dipende dalle vostre forze?

Certamente no! Da chi allora?

13.13 - Se è pur vero che lo Spirito di Dio abita in voi, se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli appartiene. ( Rm 8,9 )

Pertanto non si faccia grande, non si vanti; la natura bisognosa e viziata non si attribuisca una sua propria forza.

O natura umana! O Adamo, quando eri sano, non sei rimasto in piedi, e poi ti sei rialzato con le tue forze?

Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo.

Lo Spirito di Cristo è infatti lo stesso Spirito di Dio; è infatti lo Spirito del Padre e del Figlio: Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo.

Non s'inganni, costui non gli appartiene.

13.14 - Che si deve sperare del corpo

Ecco, abbiamo lo Spirito di Cristo, aiutandoci la misericordia di lui; sappiamo che lo Spirito di Dio abita in noi in base all'amore della giustizia nella fede immutabile, nella pace cattolica.

Ma che dire di quella carne mortale? Che cosa della legge nelle nostre membra che si oppone alla legge della mente?

Che cosa di quel gemere: Sono uno sventurato? ( Rm 7,24 )

Sta' a sentire: Ma se Cristo è in voi, il corpo è, sì, morto a causa del peccato, lo spirito però è vita a causa della giustizia. ( Rm 8,10 )

Si deve disperare allora del corpo che è morto a causa del peccato?

Non rimane alcuna speranza? È così abbattuto che non ha risorse per rialzarsi? ( Sal 41,9 )

Lungi da noi! Il corpo è, sì, morto a causa del peccato, lo spirito però è vita a causa della giustizia.

Rimase la tristezza per il nostro corpo.

Nessuno ebbe mai in odio il proprio corpo. ( Ef 5,29 )

Vediamo con quanta cura si provveda alla sepoltura dei morti.

Il corpo è, sì, morto a causa del peccato, lo spirito però è vita a causa della giustizia.

A modo di consolazione, già dicevi: Vorrei veramente che anche il mio corpo fosse in vita; ma dal momento che non può essere, sia almeno in vita il mio spirito, sia almeno in vita l'anima mia.

Aspetta, non preoccuparti.

14.15 - Ai fedeli è promessa la reintegrazione e l'immortalità della carne

Se infatti lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali. ( Rm 8,11 )

Di che avete timore? Perché siete ancora preoccupati per il vostro corpo?

Non un capello del vostro capo andrà perduto. ( Lc 21,18 )

Adamo, peccando, ha condannato a morte i vostri corpi; ma Gesù, se il suo Spirito abita in voi, darà la vita anche ai vostri corpi mortali, perché ha dato il suo sangue per la vostra salvezza.

Metti in dubbio che si compia la promessa, tu che hai un tale pegno?

In tal modo pertanto, o uomo, non si verificherà quella lotta della morte; in tal modo si compirà quel che è detto: Sono uno sventurato, chi mi libererà dal corpo di questa morte? ( Rm 7,24 )

Perché Cristo Gesù, se il suo Spirito abita in voi, darà la vita anche ai vostri corpi mortali.

Così sarai liberato dal corpo di questa morte non con il restare privo del corpo, o avendone un altro, ma non morendo più.

Infatti, se non dicesse: di questa morte, ma dicesse: Chi mi libererà dal corpo? si darebbe forse occasione di errore alla mente dell'uomo che potrebbe dire: Vedi che Dio non vuole che noi abbiamo un corpo? dal corpo - dice - di questa morte.

Elimina la morte e il corpo è un bene.

Si sottragga la morte, ultima nemica, e per l'eternità mi sarà amica la mia carne.

Nessuno ha mai avuto in odio la propria carne.

Sebbene lo spirito abbia desideri contrari alla carne, e la carne abbia desideri contrari allo spirito, ( Gal 5,17 ) sebbene ora sia in atto un litigio in questa casa; litigando, il marito non cerca la rovina, ma l'accordo della moglie.

Lungi da noi, fratelli miei, lungi da noi l'idea che lo spirito, avendo desideri contrari ai desideri della carne, abbia in odio la carne.

Odia i vizi della carne, odia la prudenza della carne, odia l'opposizione della morte.

Questo corpo corruttibile rivesta l'incorruttibilità, e questo corpo mortale rivesta l'immortalità; si semini un corpo animale, risorga un corpo spirituale; ( 1 Cor 15,53-54 ) e vedrai la piena e perfetta concordia, vedrai la creatura lodare il Creatore.

Pertanto, se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali, per mezzo del suo Spirito che abita in voi; ( Rm 8,11 ) non a motivo dei vostri meriti, ma a motivo dei suoi doni. Rivolti al Signore …

Indice

1 Aug., Serm 134,4-6; 152,10-12