Discorsi sul Nuovo Testamento

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Dalle parole dell'Apostolo

1 Cor 6,9-10.15.19: " Non illudetevi: né immorali né idolatri né adulteri né effeminati né sodomiti … erediteranno il Regno di Dio. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? "

1.1 - Si deve fuggire l'immoralità. L'uomo immorale offende Cristo
2.2 - L'uomo immorale oltraggia lo Spirito Santo
3.3 - L'immoralità esclude dal regno di Dio
4.4 - Due le dimore: nel fuoco e nel regno. Quanto grande il timore per il corpo
5.5 - La morte dell'anima è da temersi più della morte del corpo
7.7 - Timore non fondato, timore utile
9.9 - La carità caccia via un timore e ne introduce un altro. Il timore servile, il timore casto
10.10 - Il potere dell'amore disonesto
11.11 - Le vergini consacrate dall'amore. Gli ornamenti femminili
12.12 - L'amore delle sacre vergini

1.1 - Si deve fuggire l'immoralità. L'uomo immorale offende Cristo

Durante la lettura abbiamo ascoltato l'Apostolo riprendere con forza e reprimere le dissolutezze umane, dicendo precisamente: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?

Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una meretrice? Non sia mai! ( 1 Cor 6,15 )

Ha detto quindi che i nostri corpi sono membra di Cristo, poiché Cristo è nostro capo in quanto si è fatto uomo per noi, e capo di cui si trova detto: Egli è il salvatore del nostro corpo. ( Ef 5,25 )

Ora il corpo di lui è la Chiesa. ( Col 1,18 )

In conseguenza, se il Signore nostro Gesù Cristo avesse assunto soltanto l'anima umana, sue membra sarebbero solo le nostre anime; appunto perché ha assunto anche il corpo, per il quale è anche capo per noi, che siamo costituiti di anima e corpo, sono davvero membra di lui anche i nostri corpi.

Consegue che se ciascuno, avido di comportamento immorale, perdeva valore ai propri occhi e in se stesso disprezzava se stesso, non disprezzi in sé Cristo, non dica: Voglio farlo, tanto sono un nulla: Ogni uomo è come l'erba. ( Is 40,6 )

Ma il tuo corpo è un membro di Cristo. Dove andavi? Torna indietro.

Dove desideravi quasi precipitarti? Rispetta Cristo in te, riconosci Cristo in te.

Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una meretrice?

È meretrice la donna che consente di commettere adulterio con te; e, nel caso essa sia cristiana, prende le membra di Cristo e ne fa membra di un adultero.

L'una e l'altra disprezzate Cristo in voi, né riconoscete il vostro Signore, né riflettete al vostro prezzo.

Ma qual è quel Signore che ha fatto dei suoi servi i suoi fratelli?

Ma era poco farli suoi fratelli se non li faceva sue membra.

Davvero fu avvilita una così grande dignità? Perché si è dimostrata di tanta benevolenza, non gli si rende onore?

Se non venisse dimostrata, ne verrebbe il desiderio; perché viene offerta, si disprezza?

2.2 - L'uomo immorale oltraggia lo Spirito Santo

Ora questi nostri corpi che l'Apostolo dice membra di Cristo a motivo del corpo che Cristo assunse dalla natura del nostro corpo … dunque il medesimo Apostolo chiama questi nostri corpi tempio dello Spirito Santo in noi, Spirito che riceviamo da Dio.

A motivo del corpo di Cristo i nostri corpi sono membra di Cristo; in grazia dello Spirito di Cristo che dimora in noi, i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo.

Quale dei due disprezzi in te? Cristo, di cui sei membro, o lo Spirito Santo, di cui sei tempio?

Probabilmente tu non hai l'ardire di introdurre addirittura una meretrice che ti asseconda per il male, nella camera nuziale, dove tieni il letto coniugale, ma in disparte, nella tua casa, ricerchi un luogo disonesto, nel quale voltolarti turpemente.

Rispetti allora la dignità della camera della tua consorte e non rispetti il tempio del tuo Dio?

Non introduci una spudorata dove dormi con la tua consorte e tu stesso, mentre sei tempio di Dio, ti rechi dalla spudorata?

Mi pare che il tempio di Dio sia più degno di riguardo della camera di tua moglie.

Dovunque sarai andato, ti vede Gesù che ti ha creato, e ti ha redento perché eri perduto, ed è morto per te, perché eri morto.

Tu non ti riconosci, ma egli non distoglie gli occhi da te, non per venirti in aiuto, ma nella volontà di punirti.

Infatti: Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi alle loro preghiere. ( Sal 34,16 )

Continuò subito a dire e destò terrore in coloro che si accordavano una falsa sicurezza e si promettevano: Lo farò; Dio non si degna certo di badare a me che compio di tali disonestà.

Ascolta quel che segue, rifletti di chi fai parte, poiché Gesù vede dovunque sarai andato.

Ma il volto del Signore sui malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo. ( Sal 34,17 )

Di quale terra però? Quella di cui si dice: Sei tu la mia speranza, la mia sorte nella terra dei viventi. ( Sal 142,6 )

3.3 - L'immoralità esclude dal regno di Dio

È probabile che un uomo traviato, ingiusto, adultero, disonesto, immorale, goda di ciò che commette e invecchi, mentre in lui non invecchia la libidine, e dica tra sé: Certamente è vero: Ma il volto del Signore sui malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo. ( 1 Cor 6,9 )

Ecco, ormai sono vecchio io che da fanciullo fino ad oggi ho commesso tante disonestà, ho visto condurre al sepolcro prima di me, molte persone caste, molti giovani casti, io stesso ho portato al sepolcro i resti di molti giovani casti e, disonesto qual sono, sono sopravvissuto ai casti.

Com'è che si dice che: Il volto del Signore sopra i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo?

C'è un'altra terra, dove non ha posto l'uomo immorale; c'è un'altra terra nel regno di Dio: Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti entreranno in possesso del regno di Dio. ( 1 Cor 6,9-10 )

Questo è: Ne cancellerà dalla terra il ricordo.

Infatti molti che commettono di tali peccati ripongono la speranza in se stessi.

Ne cancellerà dalla terra il ricordo, è stato detto per coloro che, vivendo nella depravazione, ripongono in sé la speranza nel regno di Dio, dove non avranno accesso.

Ci sarà infatti un cielo nuovo ed una terra nuova, che abiteranno i giusti.

Ivi, gli empi, ivi i malfattori, ivi gli uomini tristissimi non saranno ammessi.

Chi è tale faccia ora la scelta del luogo dove desidera avere dimora mentre è per lui il momento di poter essere diverso.

4.4 - Due le dimore: nel fuoco e nel regno. Quanto grande il timore per il corpo

Sono due in realtà le dimore: una nel fuoco eterno, una nel regno eterno.

Pensa che nel fuoco eterno sono tormentati quello in un modo, quello in un altro; tuttavia è lì che si troveranno, è lì che tutti saranno nei tormenti; quello meno, quello più.

Perché nel giorno del giudizio, per Sodoma il tormento sarà più sopportabile che per un'altra città0; ( Mt 10,15 ) e certuni percorrono il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendono figlio della Geenna il doppio di loro. ( Mt 23,15 )

Considera che la pena, semplice per altri, per alcuni è doppia; pensa che alcuni di più, altri di meno; non c'è luogo dove ti possa scegliere un posto.

Qualsiasi dei tormenti più moderati che si trovano là, sono peggiori di quelli che fanno paura in questo mondo.

Rifletti come tremi se alcuno ti accusa falsamente, per non essere gettato in carcere.

Da parte tua, però, non vivi male contro te stesso da essere gettato nel fuoco?

Cominci a tremare, sei sconvolto, impallidisci, corri in chiesa, desideri vedere il vescovo, ti prostri ai suoi piedi.

Domanda: perché? Liberami, tu dici. Che si fa? Ecco, quel tale mi accusa falsamente …, ma a te, che intende fare?

Signore, mi si fa violenza …, Signore, mi si getta in carcere; abbi pietà di me, liberami.

Ecco, come si teme il carcere, come si teme la fine; e non si teme l'abbruciamento della Geenna!

Da ultimo, quando la disgrazia si aggrava, e la tribolazione si fa più atrocemente crudele, e infierisce fino alla morte; quando sembra che il bene dell'uomo è non morire, non essere ucciso, tutti gridano che deve essere soccorso, si invoca ogni genere di aiuto; soccorrete, affrettatevi a motivo dell'anima.

Il fatto di tirare in campo l'anima è tutto un esagerare la disgrazia.

Certamente il soccorso va prestato, né si deve negare l'aiuto a questa situazione di angoscia; si deve fare quel che si può, da parte di chi può.

5.5 - La morte dell'anima è da temersi più della morte del corpo

Nondimeno io voglio interrogare l'uomo in pericolo e che, in quanto tale, mi commuove profondamente, poiché dice: Affrettatevi a motivo dell'anima.

Non ho difficoltà a rispondere a costui: In realtà io ho sollecitudine per il tuo corpo, ma volesse il cielo che tu avessi tanta premura per la tua anima!

Tu sai però che mi affretto per il tuo corpo non per la tua anima.

Da parte mia preferisco ascoltare Cristo che dice la verità piuttosto che te che vai brontolando per un falso timore.

È lo stesso Signore infatti a dire: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono far perire l'anima. ( Mt 10,28 )

Senza dubbio vuoi che io mi affretti per la tua anima; ecco, l'uomo che temi, e sotto le cui minacce impallidisci, non può uccidere l'anima tua; la sua crudeltà non può andare oltre il corpo, non essere tu crudele con l'anima tua.

Essa non può essere uccisa da lui, tu lo puoi; non con una lancia, ma con la lingua.

Il nemico che ti percuote, pone un termine a questa vita: ma una bocca che mentisce uccide l'anima. ( Sap 1,11 )

In conseguenza, gli uomini, in base alle cose che temono nella vita del tempo, presumano quelle che sono tenuti a temere.

Ha paura del carcere, infatti, e non teme la Geenna?

Ha paura dei carnefici addetti alla tortura e non teme i dèmoni?

Ha paura di una pena limitata nel tempo e non teme le pene del fuoco eterno?

Infine, ha paura di morire per qualche tempo e non teme di morire per l'eternità?

A che si deve la vita dell'anima e la vita del corpo. Dio, vita dell'anima.

5.6 - Colui che ha intenzione di ucciderti, del quale hai paura, che ti fa orrore, che fuggi, il cui timore non ti lascia dormire e ti spaventi se lo vedi nei sogni, mentre dormi, che ti farà mai?

Farà uscire dal tuo corpo l'anima tua: fa' attenzione dove può andare l'anima tua, una volta fuori del corpo.

Quell'uomo infatti può uccidere il tuo corpo non altrimenti che facendone uscire l'anima per la quale esso è vivente.

In verità il tuo corpo vive per la presenza della tua anima e, finché la tua anima è presente nel tuo corpo, di necessità il tuo corpo è vivente.

Ma colui che desidera la tua morte vuole espellere dal tuo corpo la tua vita, per la quale vive il tuo corpo.

6.6 - Pensi tu che non esista altra vita per la quale vive la tua stessa anima?

Esiste infatti per l'anima una certa vita, grazie alla quale vive la tua stessa anima.

Pensi tu che non esista altra vita per la quale vive la tua stessa anima; o come il tuo corpo ha la vita - l'anima di cui vive il tuo corpo - non è che abbia una certa sua vita anche la tua stessa anima?

E come il corpo, quando muore, fa uscire l'anima, sua vita, così anche l'anima, quando muore, non fa uscire una certa sua vita?

Se avremo trovato quale sia questa vita - non del tuo corpo, in quanto è l'anima tua - ma la vita della vita del tuo corpo, cioè la vita dell'anima tua; se l'avremo trovata, penso che più di questa morte, che temi debba scacciare dal corpo la tua anima, devi temere quella morte perché non scacci dalla tua anima la vita dell'anima tua.

Dunque posso dirlo in breve: ma perché mi lascio trattenere da molte cose?

La vita del corpo è l'anima, la vita dell'anima è Dio.

Lo Spirito di Dio dimora nell'anima e, tramite l'anima, nel corpo, così che anche i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo che abbiamo da Dio.

Lo Spirito infatti viene nella nostra anima; perché l'amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato, ( Rm 5,5 ) e chi possiede ciò che è principale, possiede tutto.

Domina davvero in te quello che è migliore.

Dio, possedendo ciò che è migliore, cioè il tuo cuore, la tua mente, la tua anima, attraverso la parte migliore, possiede certamente anche l'inferiore che è il tuo corpo.

Ebbene, infierisca il nemico, minacci la morte, faccia pure, se gli è permesso, separi dal corpo l'anima tua; l'anima tua non allontani da sé la sua vita.

Se il tuo pianto è sincero e pensi di dire al tuo potente nemico: Non ferire, risparmia il mio sangue, non ti dice Dio: Abbi pietà della tua anima rendendoti gradito a Dio? ( Sir 30,24 )

È possibile che l'anima tua dica: Pregalo di non ferire, poiché ti lascio.

Se infatti darà il colpo, io non posso restare con te.

Prega perché non colpisca, se vuoi che io non ti lasci.

Chi è che ti dice: Se vuoi che io non ti lasci? Tu stesso: evidentemente tu che parli sei l'anima.

Ne segue che se colpirà il corpo, tu fuggi, tu esci, tu vai altrove, la terra giace a terra.

Dove sarà ciò che ha reso vitale la terra? Dove sarà ciò che ti è stato dato dal soffio di Dio?

Dove sarà? Se non ha fatto uscire da sé la sua vita, cioè il suo Dio, si troverà in lui che non ha perduto, sarà in colui che non ha espulso da sé.

Se invece condiscendi alla debolezza della tua anima, che ti va dicendo: [ Il nemico ] ferisce ed io ti abbandono, non temi Dio che ti sta dicendo: Tu pecchi ed io ti abbandono?

7.7 - Timore non fondato, timore utile

Vediamo di capire il timore utile in base al timore non fondato.

Il timore non fondato è proprio di tutti gli uomini che temono di perdere i beni temporali e che presto o tardi devono partirsi di qui, e di coloro che trepidano di andare via, volendo sempre rinviare ciò che non possono impedire.

È insensato tale timore degli uomini: eppure esiste ed è violento e non si può resistere ad esso.

Di qui il dovere di riprendere, di distogliere rimproverando, di commiserare, di deplorare gli uomini che hanno paura di morire e nient'altro fanno che procurare di morire più tardi.

Perché non s'impegnano a non morire? Poiché, per quanto si diano da fare, non conseguono di non morire.

Ma possono fare qualcosa per cui procurare di non morire mai? In nessun modo.

Insomma, tutto quello che farai, per quanto sarai vigilante, dovunque fuggirai, qualunque difesa cercherai, siano quelle che siano le ricchezze con le quali riscattarti, e le astuzie con le quali ingannerai il nemico, non inganni la febbre.

Niente altro puoi fare infatti che non morire subito per mano del nemico, non altro che morire più tardi a causa della febbre.

È in tuo potere che fare per non morire mai. Se temi la morte, ama la vita.

La tua vita è Dio, la tua vita è Cristo, la tua vita è lo Spirito Santo.

A lui non sei gradito vivendo male. Egli non dimora in un tempio in rovina, non entra in un tempio insozzato.

Ma, da parte tua, rivolgiti a lui con gemiti perché mondi per sé la dimora, accòstati a lui gemendo perché si edifichi il tempio; egli stesso costruisca ciò che tu hai distrutto; riformi ciò che tu hai rovinato; ciò che tu hai abbattuto, egli rimetta in piedi.

Grida a Dio, grida dal profondo, grida dove ascolta, perché anche là tu pecchi, dove egli vede; grida là dove egli ode.

Non è ancora degno di lode chi evita il male per timore della pena.

A che cosa vale il timore dell'inferno.

7.8 - E quando cambierai l'oggetto del timore e comincerai a temere con vantaggio non le pene transitorie, ma i supplizi del fuoco eterno e non sarai, perciò, adultero - ne parlavamo infatti in riferimento all'Apostolo che dice: I vostri corpi sono membra di Cristo; ( 1 Cor 6,15 ) poiché proprio per questo cominci a non essere adultero, in quanto temi di ardere nel fuoco eterno -, non sei ancora degno di lode; non sei certo da compiangere come prima, tuttavia non ancora degno di lode.

8.8 - Che ha di grande infatti il temere la pena? Esiste qualcosa di grande ma è l'amore alla giustizia.

Nel rivolgerti una domanda, ecco che ti trovo.

Considera bene la mia domanda espressa a voce e fa' a te stesso una domanda in silenzio.

Ti dico dunque: Quando sei vinto dalla passione ed hai chi ti corrisponde, per qual motivo non commetti adulterio?

E tu risponderai: Perché temo la Geenna, temo il supplizio del fuoco eterno, temo il giudizio di Cristo, temo la compagnia del diavolo, per non subire da lui la pena e bruciare con lui.

Che cosa starò a dire? Temi a sproposito? Come ti dicevo in riferimento al tuo avversario perché voleva far perire il tuo corpo.

A riguardo ti dicevo giustamente: temi a sproposito; il tuo Signore, dicendoti: Non temere coloro che uccidono il corpo, ti ha rassicurato.

Ora, poiché mi dici: Temo la Geenna, temo di bruciare, temo di essere punito per l'eternità, che cosa dirò?

È fuori luogo il tuo timore, non ha senso il tuo timore.

Dal momento che proprio il Signore ispirò timore dopo aver dissipato quel timore, ed asserì dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla; ma temete colui che ha il potere di far perire e il corpo e l'anima nella Geenna infuocata; sì, ve lo dico, temete costui. ( Lc 12,4-5 )

Allora, dopo che il Signore ha suscitato timore e lo ha inculcato con forza e ha duplicato la minaccia ripetendo la parola, che starò a dire da parte mia?

Temi a sproposito? Non dirò di tali cose.

Devi proprio temere, niente si teme con più vantaggio; non c'è nulla che tu debba temere di più.

Ma ti domando: Se Dio non ti vedesse, quando compi il male, né alcuno potesse accusarti al giudizio di lui, lo faresti?

Esaminati. Evidentemente non puoi rispondere a tutte le mie parole; considera bene te stesso.

Lo faresti? Se lo facessi, vuol dire che temi la pena, non ami ancora la castità, non hai ancora la carità; hai paura del male, è un timore servile il tuo, non è ancora attaccamento al bene.

Ma infine abbi timore, perché questa paura ti custodisca e ti guidi all'amore.

Infatti questo timore, per il quale ti fa orrore la Geenna, e perciò non commetti disonestà, ti trattiene e così non permette che pecchi l'animo che interiormente vuole peccare.

Il timore infatti è per così dire un custode, quasi un pedagogo della legge; è la lettera che minaccia, non è ancora la grazia che viene in aiuto.

Ebbene tale inquietudine ti custodisca finché eviti il male per timore, ma verrà la carità; entra nel tuo cuore e per quanto essa si afferma tanto di timore va via.

Che tu non commettessi il male, questo operava il timore; la carità procura che tu eviti il peccato, anche nell'eventualità che tu possa commetterlo impunemente.

9.9 - La carità caccia via un timore e ne introduce un altro. Il timore servile, il timore casto

Ho detto cosa dovete temere, ho detto cosa dovete desiderare.

Ricercate con ardore la carità; la carità diventi la padrona, accoglietela temendo di peccare, lasciate entrare l'amore che non pecca, lasciate entrare chi vive rettamente.

All'entrare della carità, come dicevo all'inizio, va allontanandosi il timore.

Quanto più si affermerà quella, tanto diminuirà il timore.

Quando quella raggiungerà la sua pienezza, non ci sarà timore alcuno, perché la perfetta carità caccia via il timore. ( 1 Gv 4,18 )

Entra, quindi, la carità e caccia via il timore.

Anch'essa, però, non entra da sola, ha con sé il proprio timore, che essa appunto introduce, ma quello casto che dura per sempre. ( Sal 19,10 )

È servile il timore per il quale temi di bruciare assieme al diavolo; è casto il timore per il quale temi di dispiacere a Dio.

Riflettete, carissimi, ed esaminate gli stessi affetti umani.

Lo schiavo teme il suo padrone, potendo questi dare ordine di sferzarlo, ordine di metterlo in ceppi, ordine di chiuderlo nel carcere, ordine di metterlo sotto la macina.

Nel timore di tali cose, lo schiavo non agisce male; ma appena si sarà accorto che l'attenzione del suo padrone è rivolta altrove, e non vi è un testimone dal quale poter venire accusato, compie il male.

Perché lo fa? Perché temeva il castigo, non amava la giustizia.

Al contrario, l'uomo buono, l'uomo giusto, l'uomo libero ( solo il giusto è infatti libero; chiunque compie il peccato è schiavo del peccato ( Gv 8,34 ) ), si compiace della giustizia in sé; e, potendo peccare senza testimoni, teme Dio come testimone; e se gli fosse possibile sentirsi dire da Dio: Quando commetti il peccato, ti vedo, non ti condannerò, ma mi fai dispiacere …

Quello, non volendo dispiacere agli occhi del Padre, non del giudice terribile, è preoccupato non di essere condannato, non di essere punito, non di essere torturato, ma di turbare la gioia del Padre, di rendersi spiacente agli occhi di chi lo ama.

Infatti, se ama a sua volta e si accorge che il Signore lo ama, non commette ciò che dispiace a chi lo ama.

10.10 - Il potere dell'amore disonesto

Considerate gli amori lascivi e disonesti; se un tale dissoluto e da poco non si veste diversamente da come gli piace, per amore di una femmina, se si veste contrariamente a come piace alla sua amata, se si adorna diversamente da come le piace.

Se gli avrà detto: Non voglio che tu indossi un tale mantello, non lo indossa; se durante l'inverno gli dice: Mi piaci con la sopravveste, preferisce rabbrividire, piuttosto che far dispiacere.

Forse che quella a cui dispiace lo condannerà? Forse lo metterà in carcere?

Forse si servirà di torturatori? Allora questo solo si teme: Non ti vedrò; allora questo solo fa tremare: Non vedrai la mia faccia.

Se questo dice una donna spudorata, e incute paura, Dio parla e non atterrisce?

Veramente moltissimo, ma se amiamo.

Se invece non amiamo, non ce ne verrà terrore; ma veniamo terrorizzati, come degli schiavi, dalla prospettiva del fuoco, della Geenna, delle atrocissime minacce dell'inferno, degli innumerevoli angeli del diavolo, e dei supplizi di lui.

Abbiamone almeno spavento. Se non amiamo quello, almeno temiamo quelle.

11.11 - Le vergini consacrate dall'amore. Gli ornamenti femminili

Cessino dunque le immoralità. Siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi.

Se uno avrà distrutto il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. ( 1 Cor 3,16-17 )

I matrimoni sono leciti, non cercate niente di più.

Non vi è stato imposto infatti un grande peso.

Alle vergini un più grande amore ha imposto un più grande peso; poiché non hanno voluto ciò che era lecito per piacere di più a colui al quale si sono consacrate.

Sono state sollecite a ricercare una più grande bellezza del loro cuore.

Cosa comandi? Come se dicesse: cosa comandi? Che non siamo adultere: questo comandi?

Amando te, facciamo più di quel che comandi.

Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore afferma l'Apostolo.

Allora, perché lo fanno? Ma dò un consiglio. ( 1 Cor 7,25 )

Quelle amanti invece, non soddisfatte del valore delle nozze terrene, non desiderose di amplessi terreni, hanno avuto in tale stima il precetto, da non rifiutare il consiglio; per piacere di più, si adornano di più.

Quanto più infatti si ambiscono gli ornamenti di questo corpo, cioè dell'uomo esteriore, tanto più gravi sono le perdite dell'uomo interiore; invece, quanto meno si ricercano gli ornamenti dell'uomo esteriore, tanto più l'uomo interiore si adorna di una condotta illibata, edificante.

In merito dice anche Pietro: Ornandosi non di capelli intrecciati. ( 1 Pt 3,3 )

Avendo detto infatti: Ornandosi, da parte di uomini carnali si poteva pensare altro che tali ornamenti esteriori?

Immediatamente presentò al pensiero ciò che il desiderio ricercava.

Disse: Ornandosi non di capelli intrecciati, non di oro, non di gemme, non di veste preziosa, ma ornando l'uomo interiore e non visibile, il quale è prezioso davanti a Dio. ( 1 Pt 3,3-4; 1 Tm 2,9-10 )

Dio non darebbe infatti ricchezze all'uomo esteriore, lasciando misero l'uomo interiore; all'invisibile Dio ha dato ricchezze invisibili ed ha ornato invisibilmente l'invisibile.

12.12 - L'amore delle sacre vergini

Aspirando a tali ornamenti, le figlie di Dio, le sante vergini, non hanno desiderato né ciò che era lecito, né hanno aderito a ciò che veniva loro imposto.

Molte infatti, accese da un altissimo amore, vinsero anche le forti opposizioni dei loro genitori.

Il padre si adirò, la madre pianse; non vi badò quella che aveva davanti agli occhi il più bello dei figli degli uomini. ( Sal 45,3 )

Proprio per lui ha desiderato adornarsi, per dedicarsi interamente agli interessi di lui.

Perché la donna sposata si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito; ma la donna non sposata si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere a Dio. ( 1 Cor 7,34 )

Considerate che sia amare. Non ha detto: Si preoccupa di non essere condannata da Dio.

Un tale timore infatti è ancora quel timore servile, il custode, per così dire dei mali, perché si astengano dai mali e, tenendosene lontani, siano degni di ricevere la carità.

Ma quelle non hanno la preoccupazione di non essere punite da Dio, ma del modo di piacere a Dio, con la bellezza interiore, con la dignità dell'uomo interiore, con la grazia del cuore, dove agli occhi di lui sono nude; interiormente, non all'esterno; integre interiormente ed esteriormente.

Siano magari le vergini ad insegnare agli uomini sposati e alle donne sposate a non incorrere nell'adulterio.

Quelle fanno più del lecito; quelli non facciano ciò che non è lecito.

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