Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Compito dei vescovi
2.2 - L'avaro che nasconde i suoi beni è condannato
3.3 - Il ricco è punito perché non ha misericordia
4.4 - Le elemosine del ladro non sono gradite a Dio
5.5 - Non è lecito rubare i beni dei pagani
5.6 - Redarguisce i ladri
6.7 - Restituisce le cose trovate
7.8 - Un esempio notevole riguardo alla restituzione dei beni altrui
8.9 - Ancora il medesimo argomento
9.10 - Il timore servile non impedisce la perversità del cuore
10.11 - Che cosa dà prova dell'amore casto per la giustizia
La lettura della Lettera del beato Apostolo sulla designazione dei vescovi, quanto a noi, ha indubbiamente richiamato alla memoria che dobbiamo esaminare noi stessi ed a voi ha ricordato di non emettere giudizi sul nostro conto, soprattutto perché tutti abbiamo ascoltato l'ultima frase della recente lettura del capitolo del Vangelo: Non giudicate con giudizio personale, ma giudicate col giusto giudizio. ( Gv 7,24 )
Pertanto nel giudicare nessuno accetta la persona altrui se non accetta la propria.
In un certo passo il beato Apostolo afferma: Non lotto così, come battendo l'aria, ma tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che io stesso che predico agli altri sia squalificato. ( 1 Cor 9,26-27 )
Con il suo timore egli ci ha spaventato.
Che farà l'agnello quando l'ariete è timoroso?
Dunque, tra le molte cose che l'Apostolo ha scritto circa l'identità della figura del vescovo, abbiamo ascoltato anche quello di cui ora si potrebbe efficacemente parlare e discutere.
Se infatti proviamo a discutere delle singole qualità e a trattarle una ad una, a parlarne ci mancano le forze, come mancano a voi per l'ascolto.
Che cosa è allora ciò che voglio dire con l'aiuto di colui che in me ha destato gran timore?
Egli, fra l'altro, ha sostenuto che il vescovo deve essere in possesso della sana dottrina per poter confondere gli oppositori.
È un'opera assai importante, un incarico gravoso, un declivio di forte pendenza.
Ma dice: La mia speranza sarà in Dio, perché egli mi libererà dal laccio del cacciatore e dalla parola dura. ( Sal 91,2-3 )
Non c'è infatti motivo alcuno che più del timore della parola dura possa rendere l'uomo ministro di Dio assai restio a confutare gli oppositori.
Pertanto, come il Signore concederà, vi spiegherò anzitutto in che consiste il confondere gli oppositori.
Quanto ad essi, si deve intendere che non sono di un solo genere.
Pochissimi infatti ci contestano a parole; molti, però, conducendo una vita cattiva.
Quando un Cristiano oserà dirmi che è cosa ben fatta portare via i beni altrui, dal momento che non osa dire che sia cosa buona conservare tenacemente i propri beni?
In effetti, forse che quel ricco, al quale il podere aveva reso molto e non trovava dove riporne i frutti e si rallegrava di aver colto l'idea di demolire i vecchi magazzini e di costruirne di nuovi più capaci per riempirli e dire alla propria anima: Anima tu possiedi molti beni per molto tempo, rallègrati, ricrèati, mangia e bevi. ( Lc 12,19 )
Che allora un tal ricco cercava forse i beni altrui?
Si disponeva a raccogliere i propri frutti, si domandava dove riporli, pensava solo al modo di ammassare i suoi beni, non ai campi di un qualche vicino, non pensava a sconfinare, a derubare un povero, a raggirare un ignorante.
Ascoltate che cosa si è sentito dire quello che tenacemente metteva in serbo i suoi averi; e di qui deducete che cosa debbono attendersi quanti rubano gli altrui averi.
Così, mentre riteneva di aver trovato la decisione più avveduta, cioè di demolire i vecchi magazzini di scarsa capacità e di costruirne di nuovi più spaziosi per ammassarvi e custodirvi tutti i suoi raccolti, senza desiderare e portar via quelli altrui, Dio gli disse: Stolto, dove ti credi saggio là sei insensato.
Stolto - disse - proprio questa notte ti richiedono la tua vita e queste cose che tu hai preparato di chi saranno? ( Lc 12,20 )
Se le accumulerai non saranno tue, se le distribuirai, saranno tue.
A che scopo metti in serbo ciò che devi lasciare?
Ecco biasimato lo stolto che conserva a suo danno.
Se è stolto chi conserva i propri averi, trovate come chiamare chi ruba gli averi altrui.
Se è un sordido chi ripone il suo, chi ruba gli altrui beni è un ulceroso.
Non certo però tale come quell'uomo piagato che giaceva alla porta del ricco, i cui cani ne lambivano le ulcere.
Quello infatti aveva ulcere sul corpo, il rapinatore nel cuore.
Qualcuno può forse obiettare e dire: Non fu data una pena assai grave all'uomo cui Dio disse. Stolto.
Dio non dice: Stolto così come lo dice l'uomo.
Tale parola di Dio contro qualcuno equivale ad una sentenza.
Forse che Dio agli stolti darà davvero il regno dei cieli?
D'altra parte a quanti non sarà dato il regno dei cieli che cosa resta, se non la pena dell'inferno?
Con questo si dà l'impressione che sia una nostra congettura: consideriamolo chiaramente e apertamente.
Anche quel ricco, infatti, alla cui porta giaceva l'uomo poverissimo e coperto di piaghe, non fu detto rapinatore dei beni degli altri.
C'era un uomo ricco - dice - che vestiva di porpora e di bisso, ed ogni giorno banchettava lautamente. ( Lc 16,19 )
Disse: Era un uomo ricco, non lo disse " calunniatore ", non lo disse " oppressore dei poveri ", non lo disse " rapinatore dei beni altrui ", non lo disse " spia " o " ricettatore ", non lo disse " depredatore dei pupilli ", non lo disse " persecutore delle vedove "; niente di questo, ma: Era un uomo ricco.
Che c'è di strano? Era ricco, era ricco del suo.
A chi aveva tolto qualcosa?
O egli avrebbe forse rubato, ma il Signore lo avrebbe taciuto e, nascondendone la colpa avrebbe fatto eccezione alla persona di lui, egli che a noi dice: Non giudicate con giudizio personale? ( Gv 7,24 )
Pertanto, se vuoi conoscere la colpa di quel ricco, non cercare più di quanto vieni a sapere dalla Verità: C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso, ed ogni giorno banchettava lautamente.
Quale allora la colpa di lui? È il fatto che giaceva alla porta un uomo coperto di piaghe senza essere aiutato.
Questo infatti fu detto apertamente del ricco: era inumano.
In realtà, carissimi, se quel povero che giaceva alla porta avesse ricevuto dall'uomo ricco pane a sufficienza, si sarebbe forse detto di lui che desiderava saziarsi delle briciole che cadevano dalla mensa del ricco? ( Lc 16,21 )
Soltanto a causa della durezza di cuore, per la quale disprezzava il povero, che giaceva davanti alla porta, senza alimentarlo in modo adeguato e sufficiente, morì e fu sepolto.
Trovandosi nell'inferno fra i tormenti, alzò gli occhi e vide il povero nel seno di Abramo.
A che indugiare in particolari da parte mia?
Desiderò una goccia chi non diede una briciola; e non la ricevette per la giusta sentenza quell'uomo che non dette per crudele avarizia. ( Lc 16,19-26 )
Se è tale allora il castigo degli avari, quale sarà la pena dei rapinatori?
Ma un rapinatore dei beni altrui mi dice: Io non somiglio a quel ricco.
Io celebro le agapi, io mando il vitto ai reclusi nel carcere, vesto gli ignudi, accolgo i pellegrini.
Tu pensi che dài? Non portare via l'altrui e hai dato.
Colui al quale hai dato, si rallegra; colui al quale hai tolto, si lamenta; quale di questi due esaudirà il Signore?
Tu dici alla persona cui hai dato: Ringrazia, perché hai ricevuto.
D'altro canto, l'altra ti dice: A me che hai derubato, tocca far lamenti.
Quanto a prendere, hai portato via quasi tutto; e ben poco è quello che hai dato.
Se avessi dato ai bisognosi, neppure tali opere Dio apprezza.
Dio ti dice: Stolto, ti ho imposto di dare, ma non dell'altrui.
Se possiedi, da' del tuo; se non hai che dare del tuo, sarà meglio non dare ad alcuno piuttosto che spogliare gli altri.
Quando Cristo Signore sederà a giudicare e separerà gli uni alla destra e gli altri alla sinistra, dirà a coloro che hanno bene operato: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno; agli infruttuosi, invece, i quali nulla di bene hanno compiuto verso i poveri: Andate nel fuoco eterno.
E che dirà ai buoni? Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare.
E gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo veduto affamato?
Ed egli a loro: Quando lo avete fatto ad uno solo di questi miei più piccoli lo avete fatto a me.
Vedi di intendere, o stolto, che puoi fare elemosina dal frutto di una rapina, perché appunto quando sazi un Cristiano nutri Cristo; quando derubi un Cristiano, derubi Cristo.
Badate a che cosa dirà a quanti sono alla sinistra: Andate nel fuoco eterno.
Perché? Avevo fame e non mi avete dato da mangiare, ero nudo e non mi avete vestito. ( Mt 25,34ss )
Andate. Dove? Nel fuoco eterno. Andate, insomma.
Perché? Ero nudo e non mi avete vestito.
Se, dunque, andrà nel fuoco eterno colui al quale Cristo dirà: Ero nudo e non mi hai vestito, quale posto avrà nel fuoco eterno colui al quale si dirà: Ero vestito e mi hai spogliato?
A questo punto, per sottrarti forse ad un tale comando, perché Cristo non ti dica: Ero vestito e mi hai spogliato, mutando il consueto modo di agire, tu pensi di vestire il Cristiano a condizione di spogliare il Pagano.
Ma in tal caso ti risponderà Cristo, anzi, ora nel darti risposta si servirà di un suo ministro qualsiasi; Cristo ti risponderà dicendo: Anche in questo caso astieniti dal recarmi danno.
Infatti, quando tu, cristiano, spogli un Pagano, impedisci che diventi cristiano.
Anche in questo caso può darsi che replichi ancora: Io non procuro sofferenze per odio; piuttosto, invece, per amore di una retta condotta di vita, spoglio un Pagano allo scopo di fare di lui un cristiano attraverso questo disagio amaro e duro.
Ti darei ascolto e ti crederei se tu rendessi, a lui diventato cristiano, ciò che hai portato via a lui Pagano.
Ci siamo limitati a parlare contro il vizio del rubare per il quale in ogni tempo sono dilapidati i beni umani; ne abbiamo parlato senza essere contestati da parte di alcuno.
Chi avrà infatti l'ardire di opporsi ad una verità evidentissima?
Non è quindi il caso di fare ciò che consiglia l'Apostolo, non ci preoccupiamo di replicare con forza a chi contraddice; ci rivolgiamo a persone obbedienti, ne diamo ragione a coloro che approvano compiacenti, convinciamo di errore quanti sono contrari e lo sono in maniera che non contraddicono a parole, ma con la vita.
Lo ammonisco, ma ruba; lo istruisco, ma ruba; gli comando, ma ruba; lo accuso, ma ruba; non è questo un porsi in contraddizione?
Dico perciò quello che al riguardo ritengo sia sufficiente.
Lontana da voi, fratelli, lontana da voi, figli, lontana da voi l'abitudine al furto, tenetevene lontano; e voi che vi lamentate sotto le grinfie dei rapinatori, astenetevi dal desiderare gli averi altrui.
Un altro è potente e ruba; da parte tua ti lamenti nella mano di un rapinatore; per questo tu non rubi, perché non puoi farlo.
Avrai l'occasione ed allora loderò il superamento della cupidigia.
La Sacra Scrittura chiama beato chi non corre dietro all'oro; chi potendo trasgredire, non ha trasgredito e, potendo compiere il male, non lo ha fatto ( Sir 31,8.10 ); ma tu dici: Non ho mai negato la roba altrui.
Forse nessuno ti ha affidato qualcosa o probabilmente lo ha fatto alla presenza di testimoni.
Dimmi, hai restituito, se hai ricevuto da solo a solo, dove Dio era in mezzo a voi?
Se in quel caso hai restituito, se hai reso attraverso il figlio che lo ignorava ciò che suo padre morto ti aveva consegnato, allora ti loderò, perché non sei andato dietro all'oro; perché, potendo trasgredire, non hai trasgredito; perché, potendo fare il male, non lo hai fatto.
Se lungo la strada, dove nessuno ti ha visto, hai trovato per caso una borsa di monete, e senza alcun indugio l'hai restituita al proprietario.
Ebbene, fratelli, tornate in voi stessi, esaminatevi, interpellatevi, rispondetevi sinceramente, e giudicatevi non in considerazione della vostra persona, ma esprimete un giusto giudizio.
Ecco, sei cristiano, frequenti la chiesa, ascolti la parola di Dio, dalla lettura della parola di Dio provi un'emozione d'immensa gioia.
Tu lodi chi la spiega, io cerco chi la metta in pratica; tu, ripeto, lodi chi parla, io cerco chi opera in conseguenza.
Sei cristiano, frequenti la chiesa, ti è cara la parola di Dio e l'ascolti volentieri.
Ecco ciò che ti propongo: esàminati in essa, pesati in essa, sali il tribunale della tua mente, poniti davanti a te stesso, e giùdicati.
Se ti scopri perverso, correggiti. Ecco la mia proposta.
Nella sua legge Dio ordina che si deve restituire il ritrovato; ( Dt 22,3 ) Dio ordina nella sua legge, che aveva dato al suo popolo, per il quale Cristo non era ancora morto, che si deve restituire il ritrovato, come di proprietà altrui; se qualcuno, ad esempio, trova per via una borsa di monete di proprietà altrui, deve restituire, e se non sa a chi?
Non si scusa a motivo dell'ignoranza, a meno che non sia dominato dall'avarizia.
Ne parlerò alla Carità vostra, trattandosi di doni di Dio.
In mezzo al popolo di Dio ci sono di quelli che non ascoltano senza frutto la parola di Dio.
Dirò del comportamento di un uomo estremamente povero al tempo in cui eravamo residenti a Milano; era tanto povero da essere il bidello di un grammatico; era un perfetto cristiano però, sebbene quel grammatico fosse pagano; chi stava alla porta era migliore di chi sedeva in cattedra.
Trovò una borsa contenente circa duecento monete d'oro, se non sbaglio nel numero; avendo presente la legge, fece un avviso pubblico.
Sapeva infatti che si doveva restituire, ma ignorava a chi.
Fissò pubblicamente l'avviso: Chi ha smarrito le monete si rechi nel tal luogo e cerchi della tale persona.
L'interessato che vagava tutt'intorno lacrimando, scoperto e letto l'annunzio, si recò da quest'uomo.
Costui, nel timore che richiedesse l'altrui, gliene chiese delle prove; lo interrogò sulla qualità della borsa, sul sigillo, anche sul numero delle monete.
Avendo quello data una risposta esatta su tutto, restituì ciò che aveva trovato.
L'interessato, al colmo della gioia, e volendo ricompensarlo con la decima parte, gli offrì venti monete che l'uomo non volle accettare.
Ne offrì anche solo dieci: non volle accettare [ neppure quelle ].
Lo pregò di accettarne almeno cinque; quello non volle.
Furioso, l'uomo gettò la borsa: Non ho perduto nulla, affermò; se da me non vuoi accettare qualcosa, neppure io ho perduto qualcosa.
Che gara, fratelli miei, che gara! Quale lotta, quale confronto!
Teatro il mondo, spettatore Dio.
Quello si arrese e infine accettò quanto gli si offriva; subito dopo distribuì tutto ai poveri, senza lasciare nella sua casa una sola moneta.
Cos'è questo? Se qualcosa ho posto in azione nei vostri cuori, se la parola di Dio ha sede nei vostri cuori, se da voi ho trovato quiete, questo fate, fratelli miei; se lo farete, non pensate di subire un danno; se farete ciò che dico, il guadagno sarà grande.
Ho perduto venti monete d'oro, ne ho perdute duecento, cinquecento; che cosa hai perduto?
Erano andate via dalla tua casa, un altro le aveva perdute, non tu.
La terra è di tutti, unica la casa dove vi trovate, entrambi siete pellegrini in questo mondo, siete entrati nell'unica locanda di questa vita, egli depositò questa moneta e se ne dimenticò; gli cadde, tu la trovasti altrove.
Chi eri tu che trovasti? Un cristiano. Chi trovasti?
Tu che ascoltasti la legge, tu, un cristiano che ascoltasti la legge.
Tu lo trovasti, tu che all'ascolto ne facesti molte lodi.
Perciò, se le tue lodi sono state sincere, restituisci ciò che hai trovato.
Se poi non hai restituito ciò che hai trovato, quando lodasti, hai pronunciato una testimonianza contro di te.
Siate fedeli nel rinvenire qualcosa e allora biasimate gli ingiusti rapinatori.
Infatti hai rubato ciò che hai trovato e non hai restituito.
Hai fatto quanto hai potuto: non hai fatto di più perché non hai potuto fare di più.
Chi nega all'altro il suo, se potesse, giungerebbe a rubarlo.
Il timore preserva ciò che non porti via; non fai il bene, ma temi il male.
Che c'è di grande nel temere il male?
È una gran cosa non fare il male; gran cosa fare il bene.
Giacché anche il ladro teme il male; e, dove non può non lo fa: eppure è ladro.
Dio infatti chiede conto al cuore, non alla mano.
Il lupo giunge all'ovile delle pecore, ha intenzione di penetrarvi, di scannare, di divorare; i pastori vigilano, i cani abbaiano; non può far nulla, non porta via, non uccide; ma tuttavia lupo viene e lupo si allontana.
O forse per il fatto che non portò via alcuna pecora, venne lupo e si allontanò pecora?
Bramoso giunge il lupo, bramoso torna indietro; ma è lupo se lo agita la brama, è lupo se ne va ululando.
Interpella dunque te stesso, chiunque sei che vuoi giudicare, e considera se non fai il male nel caso in cui puoi farlo senza essere punito dagli uomini; temi Dio allora.
Nessuno è presente se non tu, colui al quale fai del male e Dio che vede entrambi; attenzione in tal caso: temi.
È poco ciò che dico: In tal caso temi il male; in tal caso ama il bene.
Giacché non sei ancora perfetto, anche se non fai il male per timore dell'inferno.
Oso dire: Se è il timore dell'inferno dal trattenerti a fare il male, in te è certamente presente la fede, perché credi che ci sarà il giudizio di Dio.
Mi rallegro della tua fede, però ancora ho timore della tua malizia.
Che significa ciò che ho detto? Che se non fai il male per timore dell'inferno, non fai il bene per amore della giustizia.
Una cosa è temere il castigo, altra è amare la giustizia.
Deve trovarsi in te un amore casto, un amore per il quale devi desiderare di vedere non il cielo e la terra, non le superfici delle acque del mare, non gli spettacoli frivoli, non i folgorii e gli splendori delle gemme; ma desidera di vedere il Dio tuo, di amare il Dio tuo, perché è stato detto: Carissimi, noi siamo figli di Dio, ma non è stato ancora rivelato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è. ( 1 Gv 3,2 )
Ecco per quale visione devi fare il bene, ecco per quale visione non devi fare il male.
Se davvero ti è caro vedere il Dio tuo, se in questo pellegrinare hai un desiderio ardente di quell'amore, ecco il Signore Dio tuo ti mette alla prova, quasi a dirti: Ecco, fa' ciò che vuoi, sazia le tue brame, spingi oltre la tua depravazione, dà spazio alla lussuria, considera lecito tutto ciò che ti procurerà piacere; non te ne faccio una colpa da punire, non ti mando all'inferno, soltanto mi rifiuterò di mostrarti il mio volto.
Se ne hai provato terrore, hai amato.
Se a queste parole; il Dio tuo si rifiuterà di mostrarti il suo volto, il tuo cuore è stato acceso da tremiti, nel non vedere il tuo Dio hai veduto un duro castigo, hai avuto un amore disinteressato.
Pertanto, se il mio discorso ha trovato nei vostri cuori una qualche scintilla di puro amore per Dio, alimentatela.
Per farla crescere, ricorrete alla preghiera, all'umiltà, al dolore della penitenza, all'amore della giustizia, alle opere buone, alle implorazioni sincere, ad una condotta di vita irreprensibile, all'amicizia fedele.
Sollevate in voi questa scintilla di autentico amore, aumentatela in voi; quando questa si sarà sviluppata ed avrà suscitato una fiamma adeguatissima e vivacissima, consuma il fieno di tutte le passioni carnali.
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