Discorsi sui Santi |
1 - Il chicco di grano moltiplicato con la morte
2 - Non amare la vita temporale. Cristo si turba per la morte imminente impersonando noi
3 - Cristo ebbe il potere di morire e il potere di risorgere
4 - Cristo si turba per la morte imminente per evitarci la disperazione
La vostra fede sa di quel chicco di grano, che cadde nel terreno e, morto, si è moltiplicato.
Sa - io dico - la vostra fede di questo chicco, perché dimora proprio nella vostra anima.
Nessun cristiano mette in dubbio che Cristo l'abbia detto, infatti, di se stesso.
Ma proprio in grazia di quel chicco morto e moltiplicato, molti chicchi si sparsero sulla terra: uno di essi è anche il beato Lorenzo, che oggi celebriamo quale chicco seminato.
Ma da quei chicchi sparsi per il mondo intero, che abbondanza di messe sia cresciuta noi vediamo, ci rallegriamo, lo siamo; se, però, per grazia di Dio, andiamo a finire nel granaio.
Infatti non è che giunga nel granaio tutto ciò che è nel seminato.
Evidentemente, la stessa pioggia, utile e nutriente, alimenta il frumento e la pula.
Si è ben lontani dal raccoglierli entrambi insieme nel granaio, sebbene l'uno e l'altra ricevano insieme alimento nel campo e l'uno e l'altra insieme siano trebbiati sull'aia.
Questo è il tempo di fare la cernita.
Prima che si proceda alla vagliatura, si faccia la separazione in base ai costumi: come sull'aia, prima della vagliatura ultima si distingue già il grano perché mondato.
Ascoltatemi, grani santi, poiché non metto in dubbio che qui ci siano, se infatti ne dubito, neppure io sarò un grano: ascoltatemi, vi dico, anzi ascoltate per mio mezzo il primo chicco di grano.
Non dovete amare in questo mondo la vostra vita: se veramente amate, non amatela; così che non amando potete salvarla: proprio non amando avete un più grande amore.
Chi in questo mondo ama la sua vita la perde. ( Gv 12,25 )
È il grano a parlare, egli parla, il grano caduto sul terreno e fatto morire perché si moltiplicasse: si ascolti, non sta a mentire.
Egli stesso ha messo in pratica quello di cui rende avvertiti: istruì con l'insegnamento, precedette con l'esempio.
Cristo non amò in questo mondo la sua vita, egli venne quaggiù proprio a perderla, a darla per noi, e riprenderla di sua volontà.
Ma in quanto egli era tale uomo da essere anche Dio: Cristo infatti è il Verbo e anima e corpo, vero Dio e vero uomo; uomo senza peccato, però, per togliere il peccato del mondo: era certamente di superiore potenza, da poter dire con tutta la verità: Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo: nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso e di nuovo la riprendo. ( Gv 10,17-18 )
Avendo allora così grande potere, come giunse a dire: Ora la mia anima è turbata? ( Gv 12,27 )
Come si turba il Dio uomo di somma potenza se non perché in lui si ripete la nostra debolezza?
Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.
Quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli è nella sua Persona divina, ripeto, quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli si riferisce a sé; quando, per la morte imminente, si turba, egli è in te.
In realtà, la Chiesa non sarebbe suo corpo se egli stesso non fosse in noi.
Fa' dunque attenzione a Cristo: Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie. ( Gv 10,17-18 )
Io mi sono coricato. ( Sal 3,6 )
Questo dice infatti nel Salmo: Io mi sono coricato.
Quasi a dire: Perché si agitano? perché gongolano? perché i Giudei si lasciano portare da aria di letizia, come se essi stessi abbiano avuto il potere di far qualcosa?
Io mi sono coricato.
"Io" disse, io che ho il potere di offrire la mia vita, offrendola mi sono coricato e ho preso sonno. ( Sal 3,6 )
E poiché aveva il potere di riprenderla di nuovo, aggiunse: E mi sono svegliato.
Ma dandone la gloria al Padre, disse: Poiché il Signore mi ha sostenuto. ( Sal 3,6 )
Questa espressione che suona: Poiché il Signore mi ha sostenuto, non faccia sorgere in voi il pensiero che non sia stato Cristo stesso a rendere la vita al proprio corpo.
Lo ha ridestato il Padre ed egli ha ridestato se stesso.
Su che si fonda il nostro insegnamento, per il quale anche a se stesso ha reso la vita?
Richiama alla memoria quanto disse ai Giudei: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. ( Gv 2,19 )
Perciò, intendi pure che Cristo nacque da una Vergine per suo potere; non per esigenza di natura, ma in virtù della sua potenza: in suo potere morire, in suo potere morire così.
A loro insaputa, si valeva di uomini iniqui per il suo fine di bene e, per la nostra felicità, volgeva a servizio della sua potenza un popolo agitato, in preda al furore; tra coloro che lo mettevano a morte vedeva dei suoi vincitori con lui: scorgendoli ancora insensati, in mezzo a un popolo di forsennati, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )
Io, dice, io, il Medico, controllo il polso, dalla croce esamino i malati; pendo, ma controllo; muoio, ma faccio vivere; verso il sangue e ne traggo un rimedio salutare per i miei nemici.
Infieriscono e spargono sangue: crederanno e berranno.
Dunque, proprio Cristo Signore e Salvatore nostro, Capo della Chiesa, nato dal Padre senza madre, egli stesso, io dico, il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per quel che è opera sua, ha avuto il potere di offrire la sua vita, ha avuto il potere di restituirsela.
L'espressione: L'anima mia è turbata non va riferita propriamente alla sua potenza.
Egli ha trasferito noi in sé; ci ha veduti, ci ha scrutati, ci ha ricevuti affaticati e ci ha ristorati.
Volle evitare che, sopraggiungendo per alcuna delle sue membra l'ultimo giorno a segnare il termine di questa vita, caso mai si turbasse per infermità e dubitasse della salvezza, dicesse di non appartenere a Cristo perché impreparata alla morte; così da impedire l'insorgere in essa di alcuna ansietà, in modo che nessuna tristezza ne offuscasse lo spirito docilissimo.
Perciò, poiché le sue membra avrebbero potuto trovarsi in pericolo per disperazione - quando alcuno si turbasse per l'imminenza della morte, non accettando un termine alla vita infelice, riottoso a iniziare quella che non ha fine - a impedire lo scoraggiamento, causa di disperazione, si dedicò a questi suoi deboli, queste sue membra infime non bene in forze accolse tutte in sé, proprio queste non bene in forze, quasi gallina, ricoprì i suoi piccoli; e come rivolgendosi a loro: Ora la mia anima è turbata. ( Gv 12,27 )
Riconoscetevi in me, perché nel caso voi proviate turbamento, non vi succeda di disperare, ma intenti al vostro Capo diciate a voi stessi: Quando il Signore diceva: La mia anima è turbata eravamo noi in lui, noi venivamo manifestati.
Siamo turbati, ma non andiamo perduti.
Perché ti rattristi, anima mia? e perché su di me gemi? ( Sal 43,5 )
Non vuoi che abbia fine la vita infelice?
Tanto è più infelice quanto, pur infelice, viene amata, e non vuoi che abbia fine: sarebbe meno infelice se non si amasse.
Qual è la vita felice, dal momento che quella infelice è così amata solamente perché è chiamata vita?
Perché, dunque, ti rattristi anima mia? e perché su di me gemi?
È in tuo potere che fare.
Hai perduto fiducia in te stesso? Spera nel Signore. ( Sal 43,5 )
Sei turbato per te? Spera nel Signore, che ti ha scelto prima della creazione del mondo, ti ha predestinato, ti ha chiamato, ti ha reso giusto da empio, ti ha promesso una gloria eterna, ha subito per te una morte ingiusta, ha versato per te il suo sangue, ti ha trasferito in se stesso, dicendo: La mia anima è turbata.
Appartieni a lui e temi? E ti potrà nuocere in qualche modo il mondo, per la cui salvezza egli morì, quel mondo che da lui fu creato?
Appartieni a lui e temi? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? ( Rm 8,31-32 )
Supera i turbamenti, non assecondare l'amore del mondo.
Provoca, lusinga, insidia: non a quello fiducia, a Cristo fedeltà.
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