Discorsi sui Santi

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Nel natale del martire Stefano

1 - Si deve imitare Stefano nell'amare i nemici
2 - Si tratta il medesimo argomento

1 - Si deve imitare Stefano nell'amare i nemici

Ieri abbiamo celebrato il Natale del Signore; oggi celebriamo il Natale del suo Servo: ma, quale Natale del Signore, abbiamo celebrato il giorno in cui si degnò nascere; quale Natale del Servo, celebriamo il giorno nel quale ricevette la corona.

Abbiamo celebrato il Natale del Signore, in cui egli ricevette la veste della nostra carne; celebriamo il Natale del Servo, nel quale questi lasciò la sua veste di carne.

Abbiamo celebrato il Natale del Signore, nel quale egli si fece simile a noi; celebriamo il Natale del Servo, nel quale questi passò accanto a Cristo.

Quindi, come Cristo, per la nascita, si unì a Stefano, così Stefano, con la morte, si unì a Cristo.

Se la Chiesa celebra con uguale manifestazione di riverente pietà il giorno della Nascita e il giorno della Passione del Signore nostro Gesù Cristo è perché l'una come l'altra è medicina.

Infatti egli nacque perché noi avessimo una nuova nascita; morì, perché la nostra vita fosse eterna.

I martiri, invece, portando con sé il peccato originale, con la nascita, entrarono nella lotta contro il male; con la morte però, ponendo fine ad ogni peccato, passarono ai beni assolutamente certi.

D'altra parte, così posti nel pieno di una persecuzione, se la ricompensa della beatitudine futura non fosse la loro consolazione, come potrebbero tollerare quei supplizi causati dai diversi generi di martirio?

Se il beato Stefano, posto sotto una pioggia di sassi, non avesse avuto il pensiero alla ricompensa che lo attendeva, come avrebbe potuto sopportare quella gragnuola di colpi?

Ma portava nell'animo il precetto di colui che contemplava presente in cielo; e, sollevato verso di lui da ardentissimo amore, bramava lasciare al più presto la carne e prendere il volo verso di lui: né temeva più la morte, scorgendo vivente Cristo, ucciso per lui; quindi aveva fretta di morire a sua volta per lui e di vivere con lui.

Riguardo poi a che cosa dovesse contemplare il beatissimo martire, posto in quel combattimento, voi rammentate senza dubbio le sue parole che siete soliti ascoltare dalla lettura del libro sugli Atti degli Apostoli: Ecco contemplo i cieli aperti e Cristo che sta alla destra di Dio, ( At 7,55 ) egli disse.

Contemplava Gesù che stava in piedi, per questo si teneva fermo, senza cadere; poiché stava in alto e dall'alto osservava quello che, in basso, era nella lotta, infondeva invincibile resistenza al suo soldato perché non cadesse.

Ecco - disse - contemplo i cieli aperti.

Beato quell'uomo cui si aprivano i cieli.

Ma chi aprì i cieli? Colui del quale si dice nell'Apocalisse: Egli è che apre, e nessuno chiude; chiude, e nessuno apre. ( Ap 3,7 )

Quando Adamo fu espulso dal paradiso dopo quel primo ed empio peccato, il cielo venne chiuso contro il genere umano: dopo la passione di Cristo, per primo entrò il ladro, dopo di lui Stefano contemplò il cielo aperto.

Di che ci meravigliamo? Che contemplò realmente e realmente volle indicare e conquistò con violenza?

2 - Si tratta il medesimo argomento

Coraggio, fratelli, andiamogli dietro; saremo infatti coronati seguendo Stefano.

Ma soprattutto lo dobbiamo seguire ed imitare nell'amore verso i nemici.

Certo, sapete che, circondato da una folta calca di nemici, percosso da ogni lato da fitti colpi di sassi, sereno e intrepido, mite e indulgente tra i sassi che gli procuravano la morte, rivolto a colui per il quale veniva ucciso, non disse: Signore, sii giudice della mia morte, ma: Ricevi il mio spirito. ( At 7,58 )

Non disse: Signore Gesù, vendica il tuo servo, che vedi sottoposto a un tale supplizio di morte, ma: Non imputare loro questo peccato. ( At 7,59 )

Quindi, costante nella testimonianza della verità, acceso di carità nello spirito, come sapete, il beatissimo Martire pervenne alla più alta gloria e il chiamato, che avrà perseverato sino alla fine, conseguì il premio per cui era stato chiamato: Stefano, a gloria del suo nome, fu condotto alla corona.

Perciò, quando il beato Stefano per primo versò il sangue per Cristo, fu come venisse dal cielo una corona, perché l'avessero in premio quanti lo avrebbero seguito, quelli che avrebbero imitato nella lotta la virtù di chi aveva preceduto.

In seguito, il frequente ripetersi del martirio riempì la terra.

Quanti poi versarono il sangue per testimoniare Cristo, posero sul proprio capo quella corona, serbandola intatta per quelli che sarebbero venuti dopo.

Ed ora, fratelli, pende giù dal cielo: chiunque l'avrà desiderata, volerà rapidamente ad essa.

E, per un'esortazione breve ed incisiva, alla vostra Santità non c'è bisogno di molte parole: Chiunque desidera la corona veda di imitare Stefano.

Rivolti al Signore.

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