Discorsi sui Santi |
1 - Con il peccato Adamo non disprezzò la morte, ma non credette a Dio che minacciava la morte. Cristo: l'Uomo incontro all'altro uomo
2 - Per il peccato la morte: per la morte la vita. Non c'è durata là dove è termine: i cristiani lo sanno meglio di Cicerone
3 - La morte è amara: per Pietro, per i Martiri, per Cristo
4 - I Martiri amano la vita. Il disprezzo della morte: conseguenza dell'amore al male e dell'amore alla vita
Esaltiamo al di sopra degli altri uomini i santi martiri, che lottarono fino al sangue contro il peccato, ma proclamiamoli felici in quanto subirono la morte per la verità e, morendo, trovarono la vita.
Certo, non sarebbero morti se l'uomo non avesse peccato; se l'uomo avesse infatti rispettato il comando, avrebbe conservato la vita.
Dio gli minacciò la morte se avesse peccato: di conseguenza, per il timore della morte, doveva guardarsi dalla colpa; ma credette più al serpente ingannatore, che non al Creatore che si dava pensiero di lui.
Non credette a Dio e trovò quanto non credette.
Pertanto alla natura inerisce una corrente per cui si inabissa nella morte e, per quanto può, resiste lottando per non morire; è contro la sua volontà che tuttavia muore, perché di sua volontà commise il peccato.
Non è infatti che il primo uomo non volle tener conto della morte quando peccò, ma non credette che sarebbe morto anche se avesse peccato.
Gli venne ordinato: "Non prendere: se tu prendessi, moriresti".
Egli disse forse: "prenderò e morirò"?
O che ebbe a dire tra sé: Dio mi ha minacciato la morte perché io non gusti di quell'albero: ci avrò più gusto e proverò che cosa si trovi in tal cibo; se poi ne seguirà la morte, che m'importa?
Non fece questo ragionamento: lo spingeva a peccare la superbia e la curiosità, ma, per natura, rifuggiva dal morire.
Infine, pure il serpente stesso, anzi, il diavolo nel serpente, istigatore del peccato, distruttore della fede, non gli tolse il timore della morte inducendolo a disprezzare la morte.
Nel persuaderlo al male, non gli disse: Hai timore della morte: e cos'è morire?
La morte non è un male, temi senza ragione ciò che male non è.
Non glielo disse: sapeva infatti quanto fosse contro natura volere la morte.
Ma che gli disse? Non morirete affatto. ( Gen 3,4 )
Non indusse a disprezzare la morte, ma tolse la certezza della morte.
Riuscì dunque a convincerlo non perché disprezzò la morte, ma perché credette che non sarebbe morto.
La morte tenne dietro a lui che peccava: Adamo non ci ha generati tali quale egli era stato creato, ma quale era diventato peccando.
Siamo nati dal trasgressore derivandone la colpa e la pena.
Un uomo venne incontro ad un altro uomo, in quanto a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dai morti.
Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. ( 1 Cor 15,21-22 )
Venne dunque un uomo incontro ad un altro uomo: ma non venne così com'era venuto l'altro che volle soccorrere; ma venne da una vergine, venne sottratto alla libidine, venne concepito dalla fede non dalla sensualità.
Un uomo venne incontro ad un altro uomo.
Per soccorrere l'uomo, assunse qualcosa dalla stirpe di lui; non assunse interamente ciò che aveva quello cui dette soccorso.
Venne, dunque, e ci trovò a giacere nella colpa e nella pena: Egli prese su di sé soltanto la pena e soddisfece alla colpa ed alla pena.
Perciò, non solo con la parola, ma anche con l'esempio, Cristo Signore fu la forza dei martiri, esortandoli a non temere la morte.
L'incoraggiamento di Cristo per nulla è simile alla seduzione del serpente.
Disse infatti il serpente: "Se avrete peccato, non vi toccherà di morire".
Cristo disse: "Se avrete peccato, morirete".
Che vuol dire: "se avrete peccato, morirete"?
Se mi avrete rinnegato, anzi, se avrete rifiutato di rinnegarmi, morirete.
Ma non temete coloro che uccidono il corpo. ( Lc 12,4 )
Uomo, non temere adesso coloro che uccidono il corpo.
Allora dovevi temere la morte proprio per non incorrere nella morte.
Se allora avessi avuto timore della morte, l'avresti evitata; al presente, se avrai timore della morte, verrai liberato dalla morte.
Lascia cadere il consiglio invitante del diavolo.
Lo stesso Signore Dio nostro allora fece all'uomo tutt'altro discorso da quello che ora gli tiene.
Gli disse allora: "Non peccare per non morire".
Ora gli dice: "Muori per non peccare".
Allora gli disse: "Peccando incorri nella morte", ora gli dice: "Morendo raggiungi la vita".
Ne segue che il castigo del peccatore è diventato occasione di virtù: quelli allora morirono per aver dato ascolto al diavolo; ora, morendo per la verità, noi riportiamo vittoria sul diavolo.
Di che ti vanti tu che vuoi fare di me una preda?
Ti vinco con le tue stesse armi.
Inducesti a peccare e facesti scomparire la certezza della morte.
Tu dicesti: "Non morirai"; credetti e mi toccò di morire.
Riuscisti a persuadermi, a procurarmi un abbaglio, a ingannarmi, ad avermi in tuo potere, mi facesti cadere nella morte con un perfido consigliare; ma, in virtù della morte di Cristo, perdesti quanti facesti tuoi.
Quando per non peccare si arriva ad esporsi alla morte, che era necessario temere per farci evitare il peccato, non c'è altro che possa servirti a incutere terrore.
Contro le tue micidiali insinuazioni il martire canta: Finché vivo, loderò il mio Dio. ( Sal 146,2 )
Quindi, dopo morte non lodi Dio?
Anzi, lodi ancor più di quanto non lodi per tutto il tempo che vivi.
Al presente, quel che ha un termine non ha affatto continuità di durata.
Non potrei dire che lo stesso Adamo sia vissuto a lungo se fosse morto oggi: che valore ha la durata di tempi trascorsi, dal momento che sono trascorsi?
È vissuto a lungo, tuttavia si tratta di vita trascorsa: ma se c'è che vive e se non avrà termine, dimmi, ed io ti dico che dura a lungo.
Noi cristiani, cui si promette la vita eterna, non dobbiamo condividere il modo di pensare di non so quale autore pagano, il quale affermò: Che senso ha questo stesso prolungarsi del tempo che comporta un termine?.1
Elimina il termine e riconosco la perennità, ma se aggiungi una fine, dimostro la brevità.
Perciò, finché vivo, loderò il mio Dio.
Dobbiamo intendere il durare nel tempo in modo da riconoscervi veramente il senso della durata.
Finché vivo - quindi sempre dal momento che vivo - riferiscilo all'affermazione: Beati coloro che abitano la tua casa, sempre cantano le tue lodi. ( Sal 84,5 )
Ecco la ricompensa che ai martiri è stata a cuore e, per amore della vita, vollero morire.
Ritenete allora che amassero la morte perché furono pazienti nel subirla?
Lungi da noi; i martiri predilessero la vita, ebbero il desiderio di vivere: preferirono morire per la vita quelli che vollero una vita senza morte; disprezzarono quel che non dura a lungo per giungere ad un perenne durare.
Ma qual è il persecutore che viene e dice: "Rinnega Cristo se non vuoi che ti uccida?".
Rinnegherò la vita a motivo della vita?
Per una vita breve rinuncerò alla vita eterna?
E non può capitare che tu oggi mi risparmi e domani mi uccida la febbre?
Perché, minacciandomi di morte, mi vuoi portar via la fede?
La febbre, caso mai mi uccida, non mi toglie la fede.
Non è in tuo potere questa vita che tu dici di donarmi: non certo per essa negherò la vita, Cristo, che ha in suo potere e la morte e la vita.
E che lo rinnegherò, io che vivo quaggiù fino a quando egli vuole e non finché tu vuoi?
Al cessare di vivere sulla terra è a lui che vado, presso di lui non è altro che vivere.
"Ecco, se non avrai rinnegato, ti uccido".
So bene chi è a parlare; chi mi dice ora per tuo mezzo: " Rinnega e non morirai".
Questo pressappoco mi disse anche allora: "Prendi e non morirai".
Se allora non volli farlo, ora mi guardo bene da te.
Perciò, quale che sia questa vita, essa è dolce e nessuno vuole che abbia termine, sebbene piena di travagli.
Se una vita qualsiasi è dolce, quale sarà quell'altra vita fratelli miei?
Considerate la gloria dei martiri: se la morte non fosse amara, i martiri non avrebbero affatto gloria.
Se della morte nessun conto è da farsi, che cosa di eccellente disprezzarono i martiri?
State a sentire il Signore in persona: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. ( Gv 15,13 )
Ed egli che aveva il potere di dare la vita e poi riprenderla di nuovo, tuttavia, al fine di far figurare noi in sé, disse: La mia anima è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 )
Disse anche al beato Pietro: Quando sarai vecchio, un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi, ( Gv 21,18 ) anche quando sarai vecchio.
Qual è allora la vita beata se è di necessità che la vita si ami, persino se infelice?
Che è in azione nel corso di questa vita amata a tal punto?
La spinta dell'ambizione, l'ansietà del timore, la speranza, l'esperienza di sbagliare, il peso della fatica, la perdita della salute: uno stato di vero squallore sotto la maschera della letizia: un effondersi in suppliche nel presentire trepidando le prove.
Quale vita questa? Chi mai può descriverne il travaglio con tutta l'efficacia del dire?
Nonostante tutto, viene amata.
Che è in atto in quell'altra vita?
Non vado più lontano, non la descriverò a lungo: Finché vivo loderò il mio Dio. ( Sal 146,2 )
I martiri furono amanti della vita, perciò fu loro possibile tollerare la morte.
Nondimeno, fratelli miei, è così dolce questa vita piena di brutture, di travagli, è così dolce che i martiri non sarebbero stati capaci di non farne conto per amore della verità e della vita eterna, senza il soccorso di colui che ne imponeva il disprezzo.
Di solito, anche la cupidigia disprezza la morte, ma in situazioni di cattiva salute: un vizio incalza l'altro, infatti la brama del soddisfacimento è propria di questo mondo: Non amate il mondo né le cose del mondo.
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita. ( 1 Gv 2,15-16 )
In genere, gli uomini disprezzano la morte per la concupiscenza della carne; disprezzano la morte per la concupiscenza degli occhi; disprezzano la morte per la superbia della vita: ma tutto questo è proprio del mondo.
Chi disprezza la morte per amore di Dio, non altrimenti che con l'aiuto di Dio consegue tale effetto.
Insomma, il martire stesso, avendo sulle labbra l'espressione: Finché vivo loderò il mio Dio, e considerando la vita eterna, mosso da raggiunta sicurezza, è a sé che parla e dice: Non confidate nei potenti. ( Sal 146,3 )
Per il fatto che ti risparmia, non abbia la tua fiducia il potente: Dio, il potente dei potenti, egli sia il tuo aiuto perché tu possa fidarti.
Sii fedele in forza della fede e non confidare nei potenti e nei figli degli uomini che non possono salvare. ( Sal 146,3 )
Di conseguenza, neppure in te, in quanto del Signore è la salvezza. ( Sal 3,9 )
Vuoi infatti conoscere chi tu sei per te stesso e quel che ti riguarda?
Esala il suo spirito e ritorna alla terra di cui è fatto: in quel giorno svaniranno tutti i suoi disegni. ( Sal 146,4 )
Ecco che sei, se in te non c'è altri che te.
Appunto perché non devi confidare nei figli degli uomini che non possono salvare - infatti la salvezza che è loro propria non l'hanno da se stessi, per cui è stato detto: Del Signore è la salvezza, sul tuo popolo la tua benedizione ( Sal 3,9 ) - se non confidi negli uomini che non possono salvare, neppure in te devi confidare, perché tu sei un uomo e non puoi salvare.
Adesso rispondi e dimmi: Se non confido in me, non disprezzo quindi la morte; non adempio il precetto di non negare Cristo.
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe. ( Sal 146,5 )
Tu disprezzi certo la morte; tu credi e adempi il precetto; tu calpesti le minacce dei persecutori: con il più grande ardore ami e desideri la vita eterna.
Quanto a te, è vero, però: Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe.
Escludi chi aiuta ed io non vedo altri che un disertore.
Adamo, il fuggitivo; Cristo, il soccorritore.
Quello perché fuggiasco se non in quanto gli fu detto: Sei terra e alla terra ritornerai? ( Gen 3,19 )
Esala il suo spirito e ritorna alla terra di cui è fatto.
Colui che soccorre, invece, subì la morte e insegnò a disprezzare quel che egli accettò.
E il soccorritore mi dice: Tu temi il peccato, ma vuoi peccare proprio perché non vuoi morire.
Io soffro quel che tu temi; tu devi temere quel che io mi astengo dal fare.
Che cosa temi tu? la morte.
Ecco, la subisco.
Temi quel che io non commetto, il peccato.
Egli non commise peccato né si trovò inganno nella sua bocca. ( 1 Pt 2,22 )
Di conseguenza, non fare ciò che egli non ha fatto, e non temere ciò che egli patì.
Non commetterai la morte, evidentemente, la subirai: temi quel che fai non quel che soffri.
Temi ciò che fai per il tuo volere, non quel che soffri contro il tuo volere: la morte non ti uccide, a meno che tu non sia morte a te stesso.
Essa neppure esisterebbe se non ci fosse stato il peccato.
Si disprezzi, è giusto, si calpesti: è transitoria: per quale ragione proprio solo essa?
Volesse il cielo la sola!
Che vuol dire "volesse il cielo la sola"?
Volesse il cielo ci sia unicamente la prima morte, quella che separa l'anima dal corpo.
La seconda morte è da temersi, quella che non separa l'anima dal corpo, ma che tormenta anima e corpo insieme.
Non temete la morte transitoria, temete la morte perpetua.
Niente c'è di peggio della morte che non muore.
Per il timore della morte eri deciso a peccare: il peccato uccide il tuo uomo interiore; il peccato uccide la vita stessa del tuo corpo.
Infine, non ci sarebbe, quale conseguenza, la morte del corpo, se non ci fosse già stata la morte dell'anima.
L'anima abbandonò Dio di sua volontà e abbandona il corpo contro la sua volontà.
Tuttavia, il Signore non abbandonò involontariamente la sua carne: morì quando volle perché nacque quando volle.
Ma, a che scopo questo? Ecco, tutto si è compiuto perché tu non avessi a temere.
Eppure, temiamo la morte: temiamo la morte quasi per scampare dalla morte.
Temi quel che puoi evitare, cioè il peccato.
Il peccato lo puoi evitare, la morte non puoi evitarla; e, intanto, si teme più quel che non si può evitare che quanto si può evitare.
Ci conosciamo, ci vediamo, ci scrutiamo: valga a farci gemere interiormente a spronarci alla preghiera per non incorrere nelle tentazioni.
Non facciamo assegnamento sulle nostre forze per riportare vittoria su tali cose, infatti: Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, la sua speranza è riposta in Dio suo Signore ( Sal 146,5 ) non in se stesso in quanto è uomo.
Però, maledetto l'uomo che confida nell'uomo. ( Ger 17,5 )
Indice |
1 | Cicerone, Pro M. Marcello, 9 |