Discorsi sui tempi Liturgici |
Gli Evangelisti sono i luminari, la Scrittura è il firmamento di Dio.
Sì, il Vangelo, testimoniato dalla Legge e dai Profeti, si trova prefigurato nei luminari posti nel firmamento del cielo.
Ecco uno che nella Chiesa è ancora bambino: non può nutrirsi di cibo ma si contenta del latte.
Questo è simboleggiato nel luminare minore e nelle stelle, per cui il luminare maggiore per regolare il giorno, il luminare minore per regolare la notte. ( Sal 136,8-9 )
Finché gli uomini sono a livello carnale e non riescono ad attingere col pensiero la Sapienza ad opera della quale furono create tutte le cose, sono nella notte.
Ma non abbandonò la notte, accordò la fede.
Ciò fece Dio, non abbandonando a se stessa la notte ma dandole i suoi luminari.
Il giorno richiede la presenza del sole, gli basta il sole; alla notte invece furono accordate la luna e le stelle perché la illuminino, e quando sulla terra non riluce la luna, quel chiarore che si diffonde nell'aria viene dalle stelle.
Ne segue che, se di notte usciamo all'aperto, scorgiamo gli alberi o, se non li distinguiamo perfettamente, vediamo in qualche modo il chiarore delle stelle.
Che se, viceversa, ci sono nuvole così dense che ci tolgono anche il chiarore delle stelle, l'uomo, sebbene all'aperto, è come se fosse rinchiuso nella sua stanza.
Voglio dire insomma che anche la notte ha una certa sua luce, e, al riguardo, proviamoci a vedere cosa dice l'Apostolo elencando i carismi, i doni spirituali.
A ciascuno - dice - viene concessa una manifestazione dello Spirito per utilità.
E come viene concessa?
A uno viene dato, ad opera dello Spirito, il parlare in sapienza, a un altro il parlare nella scienza. ( 1 Cor 12,7-8 )
Chi riesce a comprendere la differenza che intercorre tra il parlare nella sapienza e il parlare nella scienza comprende anche la differenza che c'è fra luminare maggiore e luminare minore.
Ascoltiamo un parlare nella sapienza: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio ( Gv 1,1-2 ) ecc …
Coloro che comprendono sono il giorno, a loro splende il sole; ma se prima non fossero stati nella notte, non sarebbero venuti alla luce.
Al disopra dell'abisso c'erano infatti le tenebre, e Dio disse: Ci sia la luce. ( Gen 1,2-3 )
Nessuno dica che ha cominciato partendo dalla luce, poiché tutti siamo stati dei peccatori che hanno conseguito la giustificazione.
Le parole del Vangelo da me ricordate le comprendono, dunque, coloro che possono.
Ma mi diranno: Non comprendiamo cosa significhi: In principio era il Verbo. ( Gv 1,1 )
Se pertanto sei ancora nella notte, rifletti sull'altra realtà, che cioè il Verbo assunse la carne e divenne per te una specie di luce notturna.
Difatti, il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )
Così quando Dio parlò a Mosè nel roveto tramite l'angelo.
Ascolta come ci sia anche lì un parlare nella sapienza, Come ti chiami?, chiede Mosè; come ho da palesarti al popolo?
Se mi domanderanno: Chi ti ha mandato, cosa dovrò rispondere?
Ascolta un parlare nella sapienza!
Dirai ai figli d'Israele: Colui che è mi ha mandato a voi. ( Es 3,14 )
Chi è in grado di comprendere quel Colui che è? Le altre cose, in effetti, non sono.
Chi veramente è? Colui che non cambia, colui che rimane sempre nella sua immutabilità.
Ma verità come questa sono cibo per adulti, sono sole per chi è giorno.
E qui ci par di vedere Mosè in atto di dirgli: Io sono ancora notte; illumina questa notte, fa' che io possa dire cose comprensibili da chi è notte, cose che possano mettere in mente anche i piccoli.
Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. ( Es 3,15 )
Pertanto, Io sono colui che sono è per chi appartiene al giorno, Io sono il Dio di Abramo per chi appartiene alla notte.
La fede, donata nel tempo, è una lucerna per la notte; la sapienza, che rimane per sempre, è la luce per il giorno.
Ci nutre nella notte perché avanziamo verso il giorno.
Quanto alle stelle, esse sono gli altri doni: Infatti prima dice: A uno viene dato il parlare in sapienza, come alludendo al sole che domina sul giorno; poi continua: A un altro il parlare nella scienza, come alludendo alla luna che domina sulla notte; alla fine inserisce anche le stelle, dicendo: A un altro il dono delle guarigioni, a un altro la profezia ( 1 Cor 12,8.10 ) ecc.
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