Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - La vita presente è desiderata almeno lunga, dato che non può essere eterna
2 - È da desiderare più una vita buona che una vita lunga
3 - Non è della vita presente che si parla nel salmo
4 - Anche i giorni buoni non appartengono al tempo presente
5 - Guardarsi dal trascurare opere il cui premio è la vita eterna
Nel chiamare il genere umano, lo Spirito di Dio, che comanda quel che dobbiamo fare e promette quel che dobbiamo sperare, per prima cosa infiamma la nostra mente con [ la promessa del ] premio, affinché quel che viene comandato lo facciamo più per amore del bene che per timore del male.
Qual è l'uomo che desidera la vita, dice, ed ama di vedere giorni buoni? ( Sal 34,13 )
E si chiede chi sia quest'uomo, quasi fosse possibile trovarne qualcuno che non sia così.
Perché chi è che non desidera la vita? Chi non ama di vedere giorni buoni?
E allora ascolta quel che segue, o uomo che questo desideri e questo ami; ascoltate quel che segue, o uomini tutti.
Preserva la tua lingua dal male, continua, e le tue labbra dal dire il falso; sta lontano dal male e compi il bene; ricerca la pace e conseguila. ( Sal 34,14-15 )
Di tutte queste cose le prime sono un comando, l'ultima il premio.
Cioè il preservare la lingua dal male e le labbra dal dire il falso, lo star lontano dal male e compiere il bene e il ricercare la pace, tutto questo ci viene comandato.
Il poterla raggiungere, questo ci viene promesso.
Qual è questa pace, se non quella che il mondo non ha? ( Gv 14,27 )
Qual è questa pace se non quella che non ha la vita presente, la quale, paragonata con l'altra, non è neanche vita?
Se si trattasse della vita presente, non avrebbe detto: Qual è l'uomo che desidera la vita? ( Sal 34,13 ) e non avrebbe dato esortazioni per conservarla o per allungarla con consigli adatti, come se ci potesse essere qualcuno che non la desideri.
Questa infatti ognuno la desidera almeno lunga, dato che eterna non può essere; e per mezzo di questa l'uomo può arrivare a quella [ eterna ] se, come la vuole lunga, così la vuole anche buona.
E che cosa c'è in questa vita di così lungo è un niente, perché quando c'era non si fermava, quando si prolungava non aumentava e non cresceva sommandosi, perché veniva e passava.
Tu dunque che sei amante di una vita lunga siilo piuttosto di una vita buona.
Perché se tu vorrai vivere malamente, alla lunga la vita non sarà un vero bene, ma un lungo male.
Rifletti quanto sei assurdo e perverso: tu dichiari di amare più la vita che una villa, ma ti interessa di aver buona più la villa che la vita.
Infatti mentre, gonfio di desiderio e di ambizione, cerchi di procurarti una villa buona, rendi cattiva la tua vita con le frodi che usi.
Però qualora ti si dicesse, qualora ti si chiedesse di che cosa preferiresti esser privato, se della villa buona perdendola o della vita cattiva morendo, risponderesti che, se proprio non è possibile averle tutte e due, sei più disposto che ti venga tolta la villa.
E allora perché non ami la vita in modo che sia anche buona, quando, pur cattiva, la preferisci a tutti gli altri beni?
Tu la vorresti lunga, anche se cattiva.
Fa' piuttosto che sia buona, e non aver paura se sarà breve.
Perché se sarai premuroso che si svolga bene, sarai anche sicuro se dovesse finire presto.
Le terrà dietro infatti la vita eterna, beata senza timori, lunga senza fine.
Ed è proprio di questa che fa domanda colui che dice: Qual è l'uomo che desidera la vita ed ama di vedere giorni buoni? ( Sal 34,13 )
Riguardo alla vita presente l'Apostolo ci comanda di riscattare il tempo perché i giorni sono cattivi. ( Ef 5,16 )
E riscattare il tempo che cosa significa se non servirsi del fluire del tempo per ricercare e conquistare le cose eterne, eventualmente anche con detrimento delle comodità temporali?
Per questo anche il Signore comanda: Se uno ti vuol citare in giudizio per prenderti la tunica, tu lasciagli anche il mantello, ( Mt 5,40 ) cioè comanda che, anche a costo di rimetterci nei valori temporali, tu utilizzi per la pace il tempo che avresti utilizzato per la lite.
Che lo Spirito di Dio, nel dire: Qual è l'uomo che desidera la vita ed ama di vedere giorni buoni, ( Sal 34,13 ) non voglia intendere la vita e i giorni del tempo presente, lo dimostra quanto segue.
Egli vi unisce dei comandi tali che, solo obbedendo ad essi, noi potremo avere e vita e giorni buoni; ma succede che per obbedire a tali comandi spesso si dovrà perdere la vita che viviamo e i giorni presenti.
Per esempio se con l'espressione: Qual è l'uomo che desidera la vita? vogliamo intendere questa vita in cui siamo ora, e se per conseguirla noi osserviamo quei comandi che vi sono uniti, che potremmo fare di fronte a uno cattivo e potente, che ci minacciasse di morte se ci rifiutassimo di dire una falsa testimonianza?
Se facciamo quel che qui viene comandato: Preserva la tua lingua dal male, ( Sal 34,14 ) e per questo comando rifiutiamo la falsa testimonianza, ci sembrerà di essere ingannati: per il desiderio di avere la vita avevamo preso a osservare il comando, e proprio per avere osservato il comando l'abbiamo perduta.
Invece se intendiamo quella vita eternamente beata che dopo di questa Dio darà a coloro che gli obbediscono e di cui il Signore disse a quel tale: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti, ( Mt 19,17 ) allora se ci si chiedesse: Qual è l'uomo che desidera la vita? ( Sal 34,13 ) risponderemo che noi desideriamo la vita, noi che testimonieremo la verità anche sotto i colpi di chi ci uccide, noi che disprezziamo la morte nel mondo e conseguiamo la vita nel cielo.
Lo stesso dobbiamo intendere per i giorni buoni.
Se ai giorni del tempo presente, che sono detti buoni ma non lo sono, per il seppellimento del cuore con le abbuffate nei banchetti, per i gorghi della dissolutezza e della vinolenza, per i piaceri vergognosi della voracità, se, dico, a questi giorni, come se fossero buoni, noi riferissimo il comando che le nostre labbra non dicano il falso, ( Sal 34,14 ) assai spesso proprio questi giorni costringono i loro amatori a dire il falso e giorni siffatti sono negati proprio a coloro che non dicono il falso.
Difatti che altro significa "dire il falso" se non tirar fuori dalle labbra una cosa mentre altra cosa è nascosta in cuore?
Ed è soprattutto in questo che verte l'attività degli adulatori, perché quasi sempre, per non essere tenuti fuori dalle ricche mense e dai banchetti imbanditi, lusingano con il falso mentre, se dicessero la verità per l'amore di Dio, non vi sarebbero ammessi.
Ecco allora che essi, per i giorni presenti che considerano buoni, dicono il falso onde averli, e non potrebbero averli senza dire il falso.
Ben altri sono dunque quei giorni buoni per i quali siamo ammoniti di preservare la lingua dal male e le labbra dal dire il falso, se li vogliamo vedere. ( Sal 34,14 )
Non sono di questo secolo quei giorni; non li ha il cielo che passa, ma quello che rimane; non li conosce la terra dei mortali, ma la terra dei viventi. ( Sal 27,13 )
Chiunque li abbia compresi e amati preservi la sua lingua dal male; e anche se il timore della morte lo volesse forzare al male, le sue labbra non dicano il falso; e anche se da giorni falsamente buoni venisse invitato al male, stia lontano dal male anche in mezzo ai beni e faccia il bene anche in mezzo ai mali; ricerchi la pace ( Sal 34,15 ) che non è su questa terra e la consegua in colui che ha fatto il cielo e la terra.
Perciò, fratelli, desiderate la vita ed amate di vedere giorni buoni, giorni su cui non scenderà più notte, vita in cui non sarà timore di giorni cattivi, giorni buoni in cui mai più la vita finirà.
Ma se desiderate questo premio, state attenti a non trascurare le opere cui questo premio spetta.
Cercate quella pace e conseguitela.
Cercatela però con le mani tese nella notte dinanzi a Dio e non vi stancate. ( Sal 77,3 )
Che vuol dire con le mani tese, se non con le opere buone?
Che vuol dire nella notte, se non nella tribolazione?
Che vuol dire dinanzi a Dio, se non nella purezza della coscienza?
Così vivendo e questo amando raggiungerete Dio nella contemplazione, e in lui la vita senza defezione, e i giorni buoni senza ottenebrazione, e la pace senza contestazione.
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