Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - Cristo nel giudizio verrà manifestamente e non tacerà. Anche ora Cristo parla in molti modi per la nostra salute
2 - L'anelito del pastore è la salvezza del suo gregge
3 - Non si trascurino i peccati di abitudine anche se Cristo ora tace
4 - Interpretazioni sbagliate sul silenzio di Dio
5 - Dio incolperà il peccatore e lo porrà di fronte alla sua faccia
6 - Molti si rifiutano di chieder perdono. Né vogliono ascoltare la correzione della Chiesa
7 - Anche se il giudizio di Dio fosse lontano, non lontana è la fine della tua vita
Abbiamo cantato: Dio verrà manifestamente, il nostro Dio, e non tacerà. ( Sal 50,3 )
Questo passo della Scrittura predice la venuta di Cristo Dio per il giudizio dei vivi e dei morti.
Quando infatti venne per la prima volta per essere giudicato lui, è venuto nascosto: ma quando verrà per giudicare, allora verrà manifesto.
Quanto fosse nascosto quella volta lo potete capire da quel che dice l'Apostolo: Se lo avessero riconosciuto, giammai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )
Allora infatti, benché interrogato, tacque, come narra il Vangelo, ( Mt 26,63 ) perché si adempisse in lui la profezia di Isaia che dice: È stato portato al macello come una pecora e, come un agnello davanti al tosatore, è rimasto senza voce e non ha aperto bocca. ( Is 53,7 )
Verrà, dunque, manifestamente e non tacerà. ( Sal 50,3 )
Per questo è detto: Non tacerà, quando egli giudicherà, perché, quando fu giudicato, tacque.
D'altra parte, per quel che riguarda le sue parole che sono necessarie per noi, quando mai egli tacque?
Non tacque con i patriarchi, non tacque con i profeti, non tacque con la bocca della sua [ stessa ] carne.
E ormai, anche se tacesse, non parlerebbe per mezzo della Scrittura?
Sull'ambone è salito il lettore, ma è lui che non tace. Parla l'esegeta.
Se dice cose esatte, è Cristo che parla.
Se Cristo tacesse, io stesso non vi potrei dire queste cose.
E non tace neanche per mezzo della vostra bocca.
Perché quando cantavate, era lui che parlava. Egli non tace.
E allora bisogna che noi ascoltiamo, però con gli orecchi del cuore; perché è facile ascoltare con gli orecchi della carne.
Dobbiamo ascoltare con quegli orecchi di cui andava in cerca lo stesso Maestro quando diceva: Chi ha orecchi da intendere, intenda. ( Mt 13, 9 )
Quando egli così diceva, forse che gli poteva star davanti qualcuno che non avesse gli orecchi della carne?
Gli orecchi tutti li avevano e pochi li avevano.
Non tutti avevano orecchi per intendere, ossia per obbedire.
E voi credo che abbiate usato gli orecchi [per sentire] quanto terribilmente abbia parlato per bocca del profeta Ezechiele.
Avete sentito, credo, come egli abbia detto: Alla casa di Israele io ti mando, non ti mando a un popolo di lingua straniera.
Ma il popolo non vuole ascoltare te perché non vuole ascoltare me. ( Ez 3,5-7 )
Che altro significa se non che era Dio stesso che parlava per mezzo del profeta?
Ora, siccome con quelle parole del profeta noi prima di tutto veniamo messi sull'avviso, noi ministri che egli ha preposto per parlare al suo popolo, proprio noi per primi confrontiamo con quelle parole il nostro volto.
A noi infatti, attraverso la voce del lettore, è stato messo davanti come uno specchio dove noi ci potessimo specchiare.
E noi ci siamo specchiati. Adesso specchiatevi voi.
Ecco, io quello che vi ho ascoltato lo faccio.
Se non distinguerai il giusto dall'ingiusto, dice, se non avrai detto al peccatore: Così morrai e se non gli avrai mostrato come debba recedere dalla sua empietà, egli certo morrà per i suoi peccati, però del suo sangue io chiederò conto a te.
Se invece tu glielo avrai detto, ma egli avrà trascurato e non obbedito, egli morrà per le sue scelleratezze, ma tu avrai messo in salvo la tua anima. ( Ez 3,18. 21; Ez 33,7-9 )
Ebbene, io vi dico: Io metto in salvo la mia anima.
Sarei infatti non in un gran pericolo, ma già in una grande rovina, se tacessi.
Ma poiché io parlo, poiché adempio il mio dovere, adesso badate voi al vostro pericolo.
Che cosa voglio? Cosa desidero? Cosa bramo? Perché parlo?
Perché seggo qui? Perché vivo, se non con questa aspirazione che insieme noi viviamo in Cristo?
Questa è la mia brama, questo il mio onore, questa la mia conquista, questa la mia gioia, questa la mia gloria.
Però se tu non mi ascolti, ma io non avrò taciuto, la mia anima l'ho messa in salvo. Solo che io non voglio essere salvo senza di voi.
Perciò, fratelli miei, non dovete sottovalutare quei peccati nei quali forse avete fatto già l'abitudine.
Perché ogni peccato, con l'abitudine, sembra niente e l'uomo non ci fa più caso.
L'indurimento non causa più dolore.
Ciò che è molto marcio non fa più male; ma ciò che non fa più male non si può considerare sano, ma si deve prendere per morto.
State attenti a quel che dice la Scrittura e da essa imparate come dovete vivere.
Al peccato del l'ubriachezza chi ci fa più caso? Esso è così diffuso e non ci si fa più caso.
Ormai il cuore degli ubriaconi ha perso la sensibilità, non sente più il dolore perché non ha più salute.
Quando si punge un membro e fa male, vuol dire o che è sano oppure che almeno c'è speranza di salvezza.
Ma quando si tocca, si punge o si lega e non fa male, allora lo si deve considerar morto o si deve asportarlo dal corpo.
Certo noi a volte siamo remissivi e non sappiamo far altro che parlare: a scomunicare, a cacciare dalla Chiesa siamo lenti.
A volte infatti abbiamo paura che, col castigo, chi ne è colpito diventi peggiore.
Ma perdonerà, ma tacerà lui, di cui [ veramente ] dobbiamo aver timore?
Avete sentito in questo stesso salmo, fratelli miei, che, nel numerare i peccati ai peccatori, dice: Hai fatto questo e io ho taciuto. ( Sal 50,21 )
Però al contrariò vi è detto anche: Verrà e non tacerà. ( Sal 50,3 )
Non tacerà quando si renderà presente.
Perché anche a prescindere dal senso che Cristo Signore tacque nel processo perché si adempisse in lui anche quella profezia che ho ricordato poco fa, anche a prescindere da questo, per adesso il Dio e Signore nostro Gesù Cristo per se stesso tace.
È infatti salito al cielo e siede alla destra del Padre e da lì verrà per giudicare i vivi e i morti.
Fintantoché starà lassù, finché non verrà, egli tace.
La sua voce la sentiamo nei libri, ma dalla sua bocca non la sentiamo.
E voi avete ascoltato la sua voce dalle sante Scritture in questo medesimo luogo; l'ascoltate mentre ve la richiamate alla mente, e [ anche ora ] è forse proprio di questo che state parlando tra di voi.
Lo senti forse mentre compi un adulterio e ti par di non esser visto perché [ nessun ] uomo ti vede?
Egli ti vede, ma tace. Quando vuoi fare un furto, tu scruti gli occhi di colui a cui rubi e, se non si accorge, lo fai.
Se vedi che se ne può accorgere, allora non lo fai.
Ma se non lo fai solo perché hai paura di esser visto, internamente l'hai già fatto, in cuor tuo l'hai già fatto.
Sei un ladro e non hai rubato niente.
Ma se ti capita il modo di mettere in atto il male già progettato, allora rubi e ne gongoli.
Perché? Perché egli tace? Ma ascolta bene il salmo.
Esso ti ha messo in guardia, chiunque tu sia, che forse ora sei qui e questa notte hai commesso qualcosa di male, ti ha messo in guardia, ti ha detto: Hai fatto questo e io ho taciuto.
Questa iniquità hai pensato: che io sia simile a te. ( Sal 50,21 )
O uomini che non avete né sulla bocca né sul cuore le parole che io sto per proferire, felici voi!
Non capita forse tutti i giorni che gente che compie il male o che si rammarica di aver compiuto il bene e con questo assurdo ripensamento spreca quanto aveva raggranellato, non capita tutti i giorni che va dicendo e ruminando dentro di sé lamentele di questo genere: "Se gli dispiacesse davvero, perché Dio permette queste cose?
O quelli che le fanno perché farli felici sulla terra?
Vediamo quelli che rapinano, vediamo quelli che opprimono i deboli, vediamo quelli che buttano fuori i vicini, vediamo quelli che invadono con prepotenza i confini, vediamo quelli che calunniano; tutta gente potente, ricca, felice su questa terra.
Se davvero Dio vedesse queste cose, se davvero ne prendesse cura, come le potrebbe sopportare?".
Ed aggiungono anche questo, che è ancor peggio: "A Dio non vanno a genio se non i cattivi".
Se poi gli capita di far qualcosa di buono e gli sopravvenga qualche prova, subito ha a portata di mano: "Non conviene fare il bene.
Chi fa il male gli va bene". Non ti basta voler fare il male, che vai a dir male anche di chi fa il bene?
Hai fatto questo, dice, e io ho taciuto. Questa iniquità hai pensato: che io sia simile a te. ( Sal 50,21 )
In che senso che io sia simile a te? Che cioè a me piaccia il male come piace a te; questo hai pensato.
Così hai detto dentro di te. Certo, non lo hai detto ad altri, ma io l'ho sentito quando tu l'hai detto dentro di te.
Peggio poi è che alcuni sono così impudenti con queste parole da non aver ritegno di essere sentiti.
Dunque questa iniquità hai pensato, che io sia simile a te. Te ne incolperò.
Nel modo che non pensi e quando non pensi te ne incolperò.
Taccio mentre perdono, ma non tacerò quando giudico. Te ne incolperò.
E che farò quando te ne incolperò? Porrò te stesso davanti al tuo volto. ( Sal 50,21 )
Ora infatti, quando tu compi il male, ti sembra di esser buono, perché non vuoi vedere te stesso.
Rimproveri gli altri, ma a te non guardi; accusi gli altri, ma a te stesso non pensi; gli altri li metti davanti ai tuoi occhi, ma te stesso poni dietro la tua schiena.
Io invece, quando ti incolperò, farò il contrario.
Ti prenderò via dalla tua schiena e ti porrò davanti ai tuoi occhi.
Allora ti vedrai e ti piangerai.
Ma non ci sarà più la possibilità di cambiarti.
Tu trascuri il tempo della misericordia: verrà il tempo del giudizio.
Tu stesso infatti mi hai cantato nella chiesa: Misericordia e giudizio voglio cantare a te, o Signore. ( Sal 101,1 )
È dalla nostra bocca che risuona, dappertutto le chiese rintronano a Cristo: Misericordia e giudizio voglio cantare a te, o Signore.
È [ questo ] il tempo della misericordia e ci possiamo correggere; non è ancora arrivato il tempo del giudizio.
C'è ancora modo; c'è ancora tempo. Abbiamo peccato, correggiamoci.
Non è ancora finita la strada; il giorno non è ancora spirato, non ancora concluso.
E non ci si disperi, il che sarebbe peggio; perché proprio per i peccati umani e scusabili, tanto più frequenti quanto più piccoli, Dio ha costituito nella sua Chiesa dei tempi di misericordia preventiva, cioè quella medicina quotidiana, quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Per queste parole infatti con faccia pulita ci accostiamo all'altare, per queste parole con faccia pulita comunichiamo al corpo e al sangue di Cristo.
Il peggio è che ci sono degli uomini che trascurano questa medicina a tal punto che non solo non accordano il perdono quando qualcuno pecca contro di loro, ma non vogliono neanche chieder perdono quando sono essi a peccare.
È venuta la tentazione, è scoppiata l'ira. L'iracondia si è gonfiata finché ha potuto e così non soltanto è andato in ebollizione il cuore, ma anche la lingua ha vomitato insolenze e recriminazioni.
Non vedi dove ti ha spinto? Non vedi dove ti precipita? Consideralo, correggila.
Di': "Ho fatto male". Di': "Ho peccato". Non muori, se lo dici; anzi morresti se non lo dici.
Credi non a me, ma a Dio. Chi sono io? Uomo sono, simile a voi sono, [ anche ] io sono di carne, [ anche ] io sono infermo; ma tutti dobbiamo credere a Dio.
State attenti. Lo stesso Cristo Signore dice, state bene attenti: Se il tuo fratello commette una colpa, ammoniscilo tra te e lui solo; se ti ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello.
Se non ti ascolterà, prendi con te due o tre persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa, e se non ascolterà neanche la Chiesa, sia per te come un etnico e un pubblicano. ( Mt 18,15-17; Dt 19,15 )
Etnico vuol dire gentile. Gentile è chi non crede in Cristo.
Se non ascolterà neanche la Chiesa, devi considerarlo come un morto.
Ma come? Egli vive, egli entra [ in chiesa ], egli si segna, egli si inginocchia, egli prega, egli si accosta all'altare.
Niente, sia per te come un etnico e un pubblicano.
Non far caso a questi suoi falsi segni di vita. Egli è morto.
Di che si può vivere, come si può vivere, se viene trascurata anche questa medicina?
Se a qualcuno alla vostra presenza io dicessi: "Tu hai fatto questo", egli poi recriminerebbe: "Be'? In fondo che cos'era?
In segreto mi avrebbe dovuto ammonire, in segreto mi avrebbe dovuto dire che ho fatto male, in segreto avrei riconosciuto il mio peccato.
Perché mi rimprovera di fronte alla gente?".
E se [ questo ] io l'avessi fatto e tu non ti sei corretto?
E se io l'avessi già fatto e tu continui ancora? Se io l'avessi già fatto e a te, in cuor tuo, ti pare ancora di aver fatto bene?
Perché lui tace, tu sei forse giusto? Perché lui adesso non punisce, tu non hai fatto niente di male?
Non hai paura di quel: Te ne incolperò? Non hai paura di quel: Porrò te stesso davanti al tuo volto? ( Sal 50,21 )
Non hai paura?
"Ma il giudizio, dirai tu, è ancora così lontano".
Prima di tutto chi te lo ha detto che il giorno del giudizio è lontano?
E se è lontano il giorno del giudizio, è lontano anche il tuo giorno?
Come puoi sapere quando sarà? Quanti si sono addormentati sani e sono rimasti stecchiti!
La nostra morte non la portiamo forse con noi, nella nostra carne?
Non siamo forse più fragili che se fossimo di vetro?
Il vetro infatti, per quanto fragile, se ci si sta attenti, può durare a lungo, e puoi trovar bicchieri di avi e di proavi nei quali bevono [ ancora ] nipoti e pronipoti.
Una fragilità così grande, se ben custodita, può diventare annosa.
Noi uomini invece, con tutto questo accavallarsi di morti quotidiane, andiamo avanti veramente fragili.
E quand'anche non capitino dei casi repentini, non possiamo tuttavia vivere a lungo.
Veramente breve è la vita umana.
Tutta, dall'infanzia fino alla vecchiaia più decrepita, è veramente breve.
Adamo, se fosse ancor vivo e dovesse morire oggi, a che gli avrebbe giovato una vita così lunga?
E ci si aggiunga che quello stesso giorno, che già fermenta quasi naturalmente per [ qualche ] malattia nascosta, è quanto mai incerto.
Tutti i giorni muoiono degli uomini.
E quelli che restano ne fanno il trasporto, ne celebrano le esequie e si lusingano di sopravvivere a lungo.
Ma nessuno dice: "Voglio correggermi, perché non voglio essere domani quello che è costui di cui ho fatto il trasporto".
Vi piacciono queste parole; io però voglio i fatti.
Non vogliate rattristarmi col vostro cattivo comportamento, perché la mia gioia in questa vita non è se non la vostra buona vita.
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