Discorsi sul Vecchio Testamento |
2 - Cristo è cibo spirituale
3 - La luce cibo degli occhi
4 - Il suono della voce e il Verbo di Dio
5 - Impossibile all'uomo un concetto del Verbo di Dio
1 - Fra tutti i passi della divina Scrittura intratteniamoci, con l'aiuto del Signore, di preferenza su quello che abbiamo ascoltato per ultimo: Si allieti il cuore di quanti cercano il Signore. ( Sal 105,3 )
Ci quadra bene anche il fatto che siamo digiuni di stomaco.
Il nostro cuore si allieterà se con la mente abbiamo fame.
Quando nei nostri pranzi ci si serve una qualche pietanza squisita, gode il palato di chi cercava il cibo.
Quando al nostro sguardo si presentano oggetti variamente colorati o artisticamente dipinti, godono gli occhi di chi cercava vedere qualcosa di luminoso.
Godono gli orecchi di chi cercava il canto; gode l'olfatto di chi cercava profumi.
Si allieti il cuore di quanti cercano il Signore.
Senza dubbio, i vari oggetti che si offrono ai vari nostri sensi dilettano rispettivamente i sensi stessi.
Non è il suono che diletta gli occhi, né il colore l'udito.
Quanto al nostro cuore; esso ha nel Signore e la luce e la voce e l'odore e il cibo.
È tutte queste cose perché non è alcuna di esse; e non è alcuna di esse perché di tutte è il creatore.
Egli è luce per il nostro cuore, per cui gli diciamo: Nella tua luce vedremo la luce. ( Sal 36,10 )
È melodia per il nostro cuore, e per questo gli diciamo: Al mio udito tu darai esultanza e letizia. ( Sal 51,10 )
È profumo per il nostro cuore, e pertanto nei suoi riguardi diciamo: Noi siamo il buon odore di Cristo. ( 2 Cor 2,15 )
Se poi cercate il cibo - dato che siete digiuni - beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, ( Mt 5,6 ) e proprio del Signore Gesù Cristo è stato detto che è diventato per noi giustizia e sapienza. ( 1 Cor 1,30 )
Ecco, il banchetto è preparato.
Cristo è la giustizia: non c'è posto in cui non si trovi.
Non ci viene preparato dai cuochi né viene importato dai mercanti che l'acquistino nelle regioni trasmarine, come si usa con le frutta esotiche.
È un cibo che gustano tutti coloro che hanno sano il palato dell'uomo interiore.
È un cibo che, inculcando se stesso, diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. ( Gv 6,51 )
È un cibo che ristora e non viene meno; è un cibo che, quando lo si prende, non si consuma; è un cibo che sazia gli affamati e rimane intero.
Quando da qui tornerete al vostro desco, non troverete nulla di simile da mangiare.
Or dunque, dal momento che siete accorsi a questo banchetto, mangiate bene!
E quando ve ne andrete da qui, digerite bene.
Mangia bene ma digerisce male colui che ascolta la parola di Dio e non la mette in pratica. ( Mt 7,26 )
Non ne ricava un bolo alimentare nutriente ma a causa dell'indigestione vomita crudo ciò che gli appesantiva lo stomaco.
Non meravigliatevi sentendo che ai nostri cuori sono dati dei cibi che ristorino e non diminuiscano.
Un cibo simile Dio l'ha dato ai nostri occhi corporali.
Cibo degli occhi è questa luce [ fisica ]: di essa si cibano i nostri occhi tanto che, se uno rimane a lungo nelle tenebre, vede gli occhi indebolirsi come per un digiuno.
C'è della gente che perse gli occhi a forza di restare nelle tenebre.
Nulla si cacciò in quegli occhi, nessuno li offese, non vi si posò sopra del liquido estraneo, non la polvere, non il fumo.
Si porta alla luce un uomo che è stato rinchiuso nelle tenebre e non vede ciò che prima vedeva.
I suoi occhi sono morti di fame, cioè non avendo quel loro cibo che è la luce hanno perso vigore.
Riflettete quindi sul tema che vi ho proposto, quale sia cioè il cibo dei nostri occhi.
Questa luce tutti la vedono, nutre gli occhi di tutti.
La vista di chi la guarda si ricrea e la luce rimane intatta.
Se la guardano in due, resta com'è; se la si guarda in parecchi, resta la stessa.
La guardi il ricco, la guardi il povero, è uguale per tutti.
Nessuno le impone dei limiti.
Si colma l'indigenza del povero, non ha senso la cupidigia del ricco.
Difatti, forse che chi ha di più vede di più? o chi è più ricco, sborsando dell'oro, può precedere il povero e comprarsi la facoltà di vedere, sicché non ne resti per l'altro?
Se dunque tale è il cibo dei nostri occhi, cosa non sarà lo stesso Dio per le nostre menti?
Cibo, in certo qual modo, degli orecchi è il suono.
E com'è questo suono? Da queste cose sensibili e corporali facciamoci un'idea delle cose intelligibili che concernono la mente.
Ecco io sto parlando alla vostra Carità.
[ Ad ascoltarmi ] ci sono degli orecchi, ci sono delle menti.
Ho nominato due cose: gli orecchi e le menti.
E nel mio parlare ci sono parimenti due cose: il suono e il concetto.
Procedono insieme, arrivano simultaneamente all'orecchio.
Il suono rimane nell'orecchio, il concetto scende nel cuore.
Dal suono però già possiamo congetturare con quanto maggiore stima dobbiamo amare il concetto.
Il suono è, potremmo dire, una specie di corpo; il concetto ne è come l'anima.
Il suono, non appena ha percosso l'aria ed è giunto all'orecchio, passa né può richiamarsi o farlo suonare ancora.
Difatti le sillabe si precedono e si susseguono e così si succedono l'una l'altra in modo che la seconda non risuoni se la prima non è cessata.
Vedete come una realtà, sebbene transeunte, contenga un fatto veramente straordinario.
Ecco, supponiamo che voi siate affamati e io voglia distribuirvi del pane: il tutto non raggiungerebbe i singoli.
Vi dividereste quanto da me distribuito, e quanti più sareste tanto meno ne ricevereste.
Adesso invece io sto parlando. Non dividete tra voi le parole e le sillabe, né stagliuzzate il mio discorso, sicché uno ne prenda una parte e un altro un'altra, per cui il mio dire giunga a ciascuno di voi a pezzi e bocconi.
Viceversa, uno ascolta tutt'intero [ il discorso ] e tutt'intero lo ascoltano due e tutt'intero lo ascoltano parecchi; quanti sono intervenuti lo ascoltano tutt'intero.
Basta per tutti e giunge intero a ciascuno.
Il tuo orecchio si dispone all'ascolto; non lo danneggia l'orecchio altrui che è lì vicino.
Ora, se questo succede del verbo-suono, cosa non sarà del Verbo onnipotente?
La nostra voce giunge intera agli orecchi di ciascuno degli uditori ed è intera per ciascuno: difatti le mie voci non sono tante quanti sono i vostri orecchi ma un'unica voce riempie molti orecchi, non divisa ma tutt'intera in ciascuno.
Così pensate il Verbo di Dio.
Egli è tutto nei cieli, tutto sulla terra, tutto negli angeli, tutto presso il Padre, tutto presso la Vergine, tutto nell'eternità, tutto nella carne, tutto negli inferi, quando scese a visitarli, tutto nel paradiso dove condusse il malfattore. ( Lc 23,43 )
Questo sia detto del suono.
Cosa potrò dire se volessi parlare un po' del concetto mentale?
Eppure, quanto è inferiore al Verbo di Dio!
Ecco io proferisco un suono; e quando l'ho proferito, non posso richiamarlo a me.
Se voglio essere ancora ascoltato proferisco un altro suono, e quando anche questo è passato ne proferisco un terzo; se no, si fa silenzio.
Quanto al concetto invece, io lo comunico a te e lo trattengo presso di me.
Tu apprendi quello che hai udito, io non credo ciò che ho detto.
Notate, come sono vere queste cose, e si allieti il cuore di quanti cercano il Signore. ( Sal 105,3 )
Il Signore infatti è la stessa verità fontale.
Ebbene, il concetto, pur restando nel mio cuore, passa al cuore tuo e non abbandona il mio.
Essendo però questo concetto nel mio cuore, se voglio che penetri anche nel tuo, cerco un mezzo per farlo passare da te e trovo, quasi veicolo, il suono.
Prendo il suono e lo carico d'un concetto: e lo proferisco e lo emetto; e insegno e non perdo nulla.
Se questo poté fare un mio concetto nei riguardi della mia voce, non poté farlo il Verbo di Dio nei riguardi della sua carne?
Ecco infatti che il Verbo di Dio, Dio presso Dio, Sapienza di Dio ( Gv 1,1 ) esistente in maniera incommutabile presso il Padre, per venire a noi cercò la carne come un suo suono: si inserì in essa, e venne a noi e non abbandonò il Padre.
Comprendete, gustate le cose che state ascoltando.
Pensate quanto siano grandi e meravigliose, e abbiate di Dio un concetto più alto.
Egli supera ogni luce, supera ogni suono, supera ogni concetto della nostra mente.
Dev'essere quindi desiderato e a lui si deve aspirare con l'amore, e così avverrà che si allieti il cuore di quanti cercano il Signore. ( Sal 105,3 )
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