Discorsi sul Vecchio Testamento |
2 - La prodigalità dei santi martiri
3 - Cristo è modello dei martiri
4 - Il pianto è retaggio dei mortali
5 - Non desidera la patria il pellegrino che non versa lacrime
6 - Le lacrime dei santi e quelle dei peccatori
1 - Il salmo che cantiamo al Signore, a quanto mi sembra, si adatta molto bene ai santi martiri.
Ma se, come dobbiamo essere, siamo membra di Cristo, ci renderemo conto che esso si riferisce a noi tutti.
Chi semina nelle lacrime miete nella gioia.
Nell'andare andavano e piangevano spargendo la loro semente, ma nel tornare venivano con allegrezza portando i loro covoni. ( Sal 126,5-6 )
Dove vanno e da dove vengono? Cosa seminano fra le lacrime?
Cosa sono i semi e cosa i covoni? Vanno alla morte e vengono dalla morte.
Vanno nel giorno della loro nascita [ al cielo ], vengono nel giorno della resurrezione.
Seminano le opere buone, mietono la ricompensa eterna.
Nostra semente, dunque, è ogni bene che facciamo; nostri covoni la ricompensa che riceveremo alla fine.
Se però semi buoni sono le nostre opere buone, perché fra le lacrime, mentre Dio ama chi dona con gioia? ( 2 Cor 9,7 )
Da questo notate fin dal principio, o carissimi, come queste parole in maniera eminente si riferiscono ai santi martiri.
Nessuno infatti fu mai tanto prodigo quanto coloro che donarono se stessi, come dice l'apostolo Paolo: Io stesso mi spenderò per le vostre anime. ( 2 Cor 12,15 )
Fecero dono di se stessi confessando a Cristo e adempiendo col suo aiuto quanto fu detto: Ti sei assiso a un grande banchetto; sappi che ti è necessario preparare di tali cose. ( Sir 31,12 )
Qual è il grande banchetto se non quello da cui riceviamo il corpo e il sangue di Cristo?
Cosa significa: Sappi che ti è necessario preparare di tali cose?
Non forse quello che precisa il beato Giovanni: Come Cristo ha dato la vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli? ( 1 Gv 3,16 )
Ecco quanto furono prodighi. Ma forse che perirono?
Dal Signore infatti erano stati rassicurati anche circa la sorte di un solo dei loro capelli. ( Mt 10,30 )
Può perire la mano, se non perisce un pelo?
Può perire la testa, se non perisce un capello?
Se non perisce un ciglio, può perire l'occhio?
Ricevuta dunque una così grande assicurazione, fecero l'offerta di se stessi.
Pertanto, finché abbiamo tempo seminiamo opere buone, dicendo l'Apostolo che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglie. ( 2 Cor 9 )
Dice: Senza stancarci, finché abbiamo tempo facciamo del bene a tutti, specialmente ai fratelli nella fede. ( Gal 6,10 )
E ancora: Nel fare il bene non stanchiamoci, poiché a suo tempo mieteremo. ( Gal 6,9 )
Chi manca di seminare non godrà nella mietitura.
Ma perché "fra le lacrime " se tutte le nostre opere buone debbono contenere allegrezza? ( 2 Cor 9,7 )
In effetti, dei martiri può dirsi che seminarono fra le lacrime.
Essi combatterono con fortezza e incontrarono grandi tribolazioni.
Tant'è vero che Cristo per consolarli nelle loro lacrime, si immedesimò con loro, si trasfigurò in loro e disse: La mia anima è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 )
Certamente, miei fratelli! Il nostro Capo, almeno a quanto mi sembra, si abbassò al livello delle sue membra più deboli, affinché queste membra deboli non disperassero della loro sorte.
Come comporta infatti la fragilità umana, all'avvicinarsi della morte esse si sarebbero turbate e avrebbero pensato di non appartenere a Dio, poiché se gli fossero appartenute, avrebbero gioito.
Per questo motivo Cristo, prima di loro, disse: L'anima mia è triste fino alla morte.
Padre, se è possibile, passi da me questo calice. ( Mt 26,38-39 )
Chi parla così? Dov'è la sua potenza? e come mai tale debolezza?
Ascoltate chi dice: Ho il potere di abbandonare la mia vita e ho il potere di riprenderla.
Nessuno me la toglie, ma sono io a deporla per poi riprenderla. ( Gv 10,18 )
Questa onnipotenza era triste, sebbene facesse ciò che non avrebbe fatto se non l'avesse voluto.
Lo fece per suo potere, non perché così comportava la sua condizione; lo fece perché volle, non perché prevalsero i giudei.
Trasfigurò quindi in se stesso le membra del suo corpo, che sono deboli; e forse proprio di tali membra, cioè delle più deboli era stato detto: Chi semina fra le lacrime miete nella gioia. ( Sal 126,5 )
Non seminava infatti fra le lacrime quel grande araldo di Cristo che diceva: Io infatti sto per essere immolato e il tempo della mia dipartita è prossimo.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fedeltà.
Per il resto, mi attende la corona della giustizia, la corona ricavata con i manipoli.
Dice: Mi attende la corona della giustizia, che mi attribuirà in quel giorno il Signore, giudice giusto. ( 2 Tm 4,6-8 )
Come se dicesse: Egli mi accorderà il provento, come io per lui mi spargo a guisa di semente.
Queste parole, miei fratelli, a quanto ci è dato comprendere, sono parole di uno che gioisce, non di uno che piange.
Forse che quando parlava così era fra le lacrime?
Non era forse simile a quel donatore dall'animo lieto che Dio ama? ( 2 Cor 9,7 )
Riferiamo dunque queste parole ai deboli, di modo che nemmeno essi, che seminano fra le lacrime, si disperino.
Sebbene infatti seminino fra le lacrime, passeranno il dolore e il gemito.
Passa la tristezza, che ha il suo limite, e verrà il godimento senza limiti.
Ed ecco, o carissimi, in che senso mi sembra che a tutti si riferiscano le parole: Chi semina nelle lacrime raccoglie con gioia; nell'andare andavano e piangevano spargendo la loro semente; ma nel tornare venivamo con allegrezza portando i loro covoni. ( Sal 126,5-6 )
Ascoltatemi, se con l'aiuto del Signore potrò spiegare come a tutti si riferisca l'espressione: Nell'andare andavano e piangevano. ( Sal 126,6 )
Dal giorno della nascita noi andiamo. Chi infatti sta fermo?
Chi non è costretto a camminare da quando è entrato in questa vita?
Nacque bambino, crescendo cammina.
La morte è la fine, alla quale si deve arrivare, ma con allegrezza.
Chi infatti non piange in questa vita tribolata, se lo stesso neonato incomincia a vivere nel pianto?
È vero infatti che il bambino, quando nasce, esce dalle strettezze del grembo materno alla spaziosità di questo mondo, passa dalle tenebre alla luce.
Eppure, in quel momento in cui dalle tenebre viene alla luce sa già piangere, non sa ridere.
La vita presente infatti è tale che, anche quando vi si gode, devi temere che essa ti inganni.
Quando ti tocca a piangere, prega perché possa uscire [ dal pianto ].
Passa infatti la tribolazione, ma un'altra è pronta a venire.
E gli uomini ridono e gli uomini piangono; ma è da compiangersi il fatto che gli uomini ridano [ poiché il pianto è la norma ]: uno piange per un danno subito, un altro piange la sua sventura perché è stato messo in carcere, un terzo piange per la perdita di qualcuno dei suoi cari.
Questi piange per un motivo, quegli per un altro.
Il giusto perché piange? Per questi motivi insieme.
Il giusto infatti compiange, animato dalla verità, tutta questa gente che piange sterilmente.
Piange su coloro che piangono e su coloro che ridono.
Difatti, chi piange per cose vane piange insulsamente, e chi ride per cose vane ride a suo danno.
Il giusto dunque piange in ogni caso, quindi piange più di tutti gli altri.
Ma torneranno nell'allegrezza portando i loro covoni. ( Sal 126,6 )
Ecco quindi l'uomo giusto, allegro per aver fatto un'opera buona. Certo egli è allegro.
Dio infatti ama chi dona con gioia. ( 2 Cor 9,7 )
Quando invece piange? Quando nell'orazione affida [ a Dio ] le sue opere buone.
Il salmo vuol sottolineare le preghiere dei santi, le preghiere dei pellegrini, le preghiere di coloro che soffrono mentre sono ancora in vita, le preghiere di chi ama e geme e sospira la patria eterna, finché nella sua visione non siano saziati coloro che adesso si trovano nell'afflizione.
Difatti, miei fratelli, finché siamo nel corpo, siamo pellegrini, lontani dal Signore. ( 2 Cor 5,6 )
Non desidera la patria il pellegrino che non versa lacrime.
Se brami ciò che ancora non possiedi, versa lacrime.
Come infatti potrai dire a Dio: Hai posto le mie lacrime dinanzi ai tuoi occhi? ( Sal 56,9 )
Come potrai dire a Dio: Le lacrime sono diventate il mio pane di giorno e di notte? ( Sal 42,4 )
Sono diventate mio pane: hanno consolato chi gemeva, hanno cibato chi aveva fame.
Le lacrime sono diventate il mio pane di giorno e di notte. ( Sal 42,4 )
Perché? Mentre mi si dice tutto il giorno: Dov'è il tuo Dio? ( Sal 42,4 )
Qual giusto non versa di queste lacrime? Chi non le versa non si dispiace d'essere pellegrino.
Con che faccia potrà raggiungere la patria colui che, assente, non l'ha sospirata?
Non è forse vero che tutti i giorni ci si dice: Dov'è il tuo Dio?
Imparate, fratelli miei, imparate ad essere del numero dei pochi.
Vivete bene, camminate per la via di Dio, ( Gen 18,19 ) e vedrete che vi toccherà ascoltare [ il motteggio ]: Dov'è il tuo Dio? ( Sal 42,4 )
Udendo questo, sarete felici, mentre sarete infelici se voi proferite tali parole.
Ecco, quando noi facciamo l'apologia della fede cristiana, ci si ribatte: Sì, da quando si predica ovunque il nome di Cristo non è forse vero che i mali si sono moltiplicati?
Cosa suonano queste parole se non: Dov'è il tuo Dio?
Chi le ascolta geme per il fatto che chi le pronunzia va in rovina.
Ci sono le lacrime dei fedeli, le lacrime dei santi, di cui sono indizio le loro preghiere.
Ecco uno che agisce bene ed è contento.
Eppure piange, piange perché possa operare il bene, piange perché ha agito bene.
Col pianto impetra l'opera buona, col pianto raccomanda [ a Dio ] l'opera buona compiuta.
Sono dunque frequenti le lacrime dei giusti, ma adesso durante la via.
Forse che ci saranno anche in patria? Perché non in patria?
Perché tornando vengono con allegrezza portando i loro covoni. ( Sal 126,6 )
Viene la felicità; forse che torneranno le lacrime?
Quanto invece a coloro che quaggiù piangono vanamente, vanamente anche ridono, dissipati dietro le loro cupidigie: quando sono frodati piangono, mentre esultano quando possono frodare.
Piangono anche loro durante la presente via, piangono anche loro, ma non nella gioia.
Tornando invece vengono con allegrezza portando i loro covoni.
Coloro che non hanno seminato nulla, cosa potranno raccogliere?
Certo, qualcosa raccolgono, ma quello che hanno seminato.
Quanti hanno seminato spine raccoglieranno il fuoco e non passeranno dal pianto al riso, come i santi, i quali nell'andare andavano e piangevano spargendo la loro semente ma nel tornare vengono nell'allegrezza. ( Sal 126,6 )
Quelli passeranno da un pianto a un altro pianto, dal pianto misto a riso al pianto senza riso.
Cosa infatti accadrà loro? dove andranno dopo la resurrezione?
Cosa capiterà loro se non quanto diceva il Signore: Legate loro le mani e i piedi e cacciateli fuori nelle tenebre? ( Mt 22,13 )
Suvvia! cosa seguirà a questo? Ci saranno forse le tenebre e non ci sarà il dolore?
Forse andranno a tastoni ma non proveranno dolore?
Non vedranno, ma forse che non saranno tormentati? Tutt'altro!
Non ci saranno solo le tenebre, non sarà loro tolta solamente la facoltà di vedere di cui prima godevano; sarà in più dato loro qualcosa per cui debbano gemere in eterno.
Non considerare cosa da poco le tenebre, chiunque tu sia, o peccatore solito non ad aborrire ma a ricercare le tenebre per compiere le tue azioni cattive e sfogare la lussuria dei tuoi adulteri, solito a godere tutte le volte che la lucerna ti si spegne.
Non avrai delle tenebre che ti consentiranno di godere, allietarti e immergerti nei piaceri carnali.
Non saranno così quelle tenebre. Ma come saranno? Lì ci sarà pianto e stridore di denti. ( Mt 22,13 )
Chi tormenta non verrà meno, come non verrà meno chi è tormentato.
Chi applica il supplizio non si stanca, e colui che lo riceve non morrà.
Saranno dunque eterne le lacrime di coloro che vissero così; e il gaudio dei santi sarà pure eterno, quando nel tornare verranno nell'allegrezza portando i loro covoni. ( Sal 126,6 )
Al tempo della messe diranno infatti al loro Signore: Signore, col tuo aiuto abbiamo fatto quel che ci avevi comandato; tu dacci quel che ci avevi promesso.
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