Sulle eresie

Appendice

I - I Timoteani

I seguaci di Timoteo dicono che il Figlio di Dio nacque dalla vergine Maria come vero uomo ma non in modo da risultare un'unica persona senza che si riducesse anche ad essere un'unica natura.

Essi suppongono che le viscere della Vergine siano state una specie di fornace per opera della quale le due nature, cioè divinità e umanità, si sono squagliate e poi rifuse insieme in un'unica massa, che presenta la forma di Dio e quella dell'uomo: insomma, restando immutata la proprietà delle [ due ] nature, queste si sarebbero congiunte formando una sola realtà.

Per sostenere una simile empietà, per cui si giunge ad affermare che Dio ha mutato natura, essi si appellano al Vangelo e, forzando la testimonianza dell'evangelista, dove si dice che il Verbo si è fatto carne, la interpretano nel senso che la natura divina si è cambiata in natura umana.

O abolizione, che osa avventarsi contro quella sostanza inviolabile!

Al presente, mentre è in esilio a Biza, città della Bitinia, Timoteo autore di questa empietà, attira molta gente offrendo l'immagine d'una vita continente e devota.

II - I Nestoriani

I Nestoriani derivano da Nestorio, un vescovo che, in contrasto con la fede cattolica, osò sentenziare che Cristo Signore, nostro Dio, era soltanto un uomo e, quanto a l'essere egli mediatore fra Dio e gli uomini, non fu così concepito nel grembo della vergine Maria ad opera dello Spirito Santo, ma Dio si unì all'uomo in un secondo momento.

Diceva ancora che a patire ed essere sepolto non fu l'Uomo-Dio.

Era questo un attacco teso a vanificare tutta l'opera della nostra salvezza, per la quale il Verbo di Dio si è degnato di prendere la natura umana nel grembo della Vergine in modo che unica fosse la persona di Dio e dell'uomo.

A questo scopo egli nacque in maniera unica e mirabile, e parimenti accettò la morte per i nostri peccati, scontando il debito di cose che egli non aveva rubate; risorgendo poi dai morti egli, Uomo-Dio, salì al cielo.

IIA - I Nestoriani

L'eresia nestoriana prende nome dal suo autore, cioè Nestorio, vescovo della Chiesa di Costantinopoli.

L'errore di costui consisteva nel predicare che dalla vergine Maria fu generato un semplice uomo, un uomo cioè che il Verbo di Dio non aveva assunto nell'unità della persona e con una relazione indissolubile.

Pertanto la vergine Madre doveva ritenersi non theotocos ma anthropotocos: un'affermazione, questa, che agli orecchi dei cattolici suonò inammissibile poiché un parto di questo genere negava l'unità di Cristo nella vera carne e nella divinità, e supponeva in lui una duplicità.

La qual cosa è una nefandezza.

III - Gli Eutichiani

Gli Eutichiani sono sorti ad opera di Eutiche, prete della Chiesa di Costantinopoli, il quale, nell'intento di confutare Nestorio, si lasciò coinvolgere dagli errori di Apollinare e dei manichei.

Egli negò, in Cristo, la verità della natura umana, e tutto ciò che della nostra realtà umana fu assunto dal Verbo, Eutiche, lo assegna all'unica essenza divina.

In tal modo, negando in Cristo la realtà della nostra natura, vanifica il mistero della salvezza umana, che non può esserci senza le due nature, e nella sua stolta empietà non si accorge che quanto viene a mancare nel Capo è sottratto all'intero corpo.

IIIA - Gli Eutichiani

Gli Eutichiani prendono il nome dal prete Eutiche, il quale, ricercando per ambizione i favori imperiali, osò proporre come dogma di fede che in Cristo prima dell'incarnazione c'erano due nature, ma dopo che il Verbo si fece carne la natura è una soltanto, cioè la natura divina, mentre l'umanità fu assorbita in Dio, per cui nel grembo della Vergine non fu concepito un vero uomo e dalla carne di Maria non fu presa [ da Cristo ] una [ vera ] carne.

Io però non riesco proprio a capire dove, secondo un tal modo di ragionare, avesse potuto prendere forma un corpo così sottile che poteva passare attraverso le viscere verginali della Madre senza violare l'integrità.

Eutiche inoltre sosteneva con fermezza che Cristo era una sola natura, totalmente [ ed esclusivamente ] Dio, tanto che a sottoporsi alla passione non fu l'Uomo-Dio ma la sola divinità.

Questa divinità egli sollevò nell'alto del cielo.

Al contrario noi crediamo che colui che nacque dalla vergine Maria e, secondo la carne, fu procreato dal seme di Davide, colui che fu crocifisso, morì e fu sepolto, fu lo stesso che risuscitò da morte e che sollevò in cielo quell'uomo perfetto che, secondo quanto aspettiamo, verrà a giudicare i vivi e i morti.

Questo afferma senza esitazioni la fede cattolica, questo gridano con l'autorità loro propria tutte le sacre Scritture.

Contro questa fede si ribellò orgogliosamente il sopra nominato Eutiche, dopo che il concilio di Efeso fu soppresso dal potere imperiale e soprattutto dopo che a seguire i suoi errori ci si mise il vescovo di Alessandria, Dioscoro.

Staccandosi da Flaviano, egli non solo rimosse dall'ufficio il vescovo della Chiesa costantinopolitana ma lo allontanò dalla patria e lo mandò in esilio, nonostante la presenza e l'opposizione del diacono Ilaro, delegato della santa Sede apostolica.

Egli e i colleghi suoi in una seconda sessione privarono dell'ufficio gli altri presbiteri allora assenti; ma ecco che intervenne provvidenzialmente l'Onnipotenza divina che s'incaricò lei stessa a spazzarlo via con [ un ] giusto e rapido giudizio.

Fu infatti tolto di mezzo e perse la vita presente l'Imperatore Teodosio, e così pure Crisafio, cioè i due che con la loro protezione avevano parecchie volte consentito ad Eutiche d'impugnare la fede cattolica e di diffondere il suo errore.

Dinanzi a Dio prima di loro era comparso il santo vescovo Flaviano, confessore della fede.

In tal modo, secondo quanto ci è stato riferito, doveva rimanere celato il verdetto di Dio, giusto giudice.

Pertanto, intervenuta d'autorità la predetta Sede apostolica, si è palesato con chiarezza il vigore della fede e si è spento l'errore d'una così esecrabile dottrina.

In effetti, le reliquie del santo confessore furono riportate con gloria [ nella sua città ] e collocate in un posto onorifico nella santa Chiesa; inoltre furono rimandati liberi i sacerdoti che, graditi a Dio e benvoluti dagli uomini per la loro verace confessione, meritarono d'essere riammessi nel sacerdozio.

Eutiche, l'autore dell'abominevole errore, è espulso dalla provincia; il concilio sopra nominato con la firma dei partecipanti riprova e detesta gli errori da lui malamente concepiti, ritenendoli contrari alla sana dottrina.

La pace della santa madre Chiesa richiama [ nelle proprie sedi ] i suoi sacerdoti.

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