Esposizione dei Salmi |
1 - [v 1.] Salmo dello stesso David.
Nessuna questione pone questo titolo.
Signore, chi sarà ospitato [ durante il suo pellegrinaggio ] nel tuo tabernacolo?
Sebbene talvolta si dica tabernacolo per significare la dimora eterna, tuttavia, se intendiamo la parola nel suo senso proprio, la tenda è una dimora di guerra.
Infatti sono detti compagni di tenda i soldati, in quanto hanno in comune la tenda.
Questa interpretazione è rafforzata dalle parole: chi sarà ospitato.
Poiché in questa vita temporale combattiamo con il diavolo, c'è bisogno allora della tenda, nella quale riposarci.
Tale tenda significa soprattutto la fede nella temporale economia di salvezza, che si è compiuta per noi nel tempo attraverso l'incarnazione del Signore.
E chi riposerà nel tuo santo monte?
Qui si tratta già forse della stessa eterna dimora, in modo che per monte intendiamo la superiore eccellenza dell'amore di Cristo nella vita eterna.
2 - [v 2.] Colui che entra senza macchia ed opera la giustizia. Qui ha enunciato ciò che poi svolgerà.
Colui che dice la verità nel suo cuore.
Alcuni infatti hanno sulle labbra la verità, ma non l'hanno nel cuore.
Se qualcuno mostrasse, con intenzione ingannatrice, una strada, sapendo che in essa vi sono i briganti, e dicesse: se vai di qui sarai al sicuro dai ladroni; e accadesse poi che veramente non si incontrassero per quella strada i ladroni, quello avrebbe detto la verità, ma non nel suo cuore.
Credeva infatti un'altra cosa, e ha detto il vero senza saperlo.
È dunque poco dire la verità, se essa non è anche nel cuore.
Che non ha operato inganno con la sua lingua: la lingua opera inganno quando si dice una cosa con la bocca ed un'altra si nasconde nel cuore.
Né ha fatto del male al suo prossimo: sappiamo che per prossimo dobbiamo intendere ogni uomo.
E non ha accettato infamia contro il suo prossimo, cioè non ha creduto volentieri né temerariamente a chi accusava il suo prossimo.
4 - [v 4.] Al suo cospetto il maligno è stato ridotto a niente.
Questa è la perfezione, che il maligno non abbia alcun potere contro l'uomo, e che ciò avvenga al suo cospetto: nel sapere cioè con assoluta certezza che il maligno non è nulla, se non quando l'anima si allontana dalla immagine eterna e immutabile del suo Creatore per volgersi all'immagine della creatura, che è stata fatta dal nulla.
Ma glorifica invece coloro che temono il Signore: cioè il Signore stesso.
L'inizio della Sapienza è il timore di Dio. ( Sal 111,10; Sir 1,16 )
Quindi, come le cose che precedono riguardano i perfetti, così quelle che dirà ora si riferiscono a quelli che sono agli inizi.
Colui che giura al suo prossimo e non l'inganna; che non ha dato ad usura il suo denaro, e non ha accettato doni a danno degli innocenti.
Queste non sono grandi opere; ma chi non è capace di fare neppure queste, molto meno è capace di dire la verità in cuor suo, di non operare inganno con la sua lingua, ma di dire il vero come è nel cuore e di avere nella bocca: sì, sì; no, no; ( Mt 5,37 ) di non fare il male al suo prossimo, cioè a nessun uomo, né di accettare insulti contro il suo prossimo: cose che competono ai perfetti, al cui cospetto il maligno è stato ridotto a nulla.
Tuttavia, anche riferendosi a queste opere minori, conclude così: chi fa queste cose, non sarà smosso in eterno, cioè perverrà a quelle più grandi opere nelle quali consiste la grande e irremovibile stabilità.
Infatti, forse non senza motivo, gli stessi tempi dei verbi sono così variati, in modo da porre al tempo passato la conclusione sopra citata, e quest'ultima al tempo futuro: là infatti è detto: al suo cospetto il maligno è stato considerato nulla, mentre qui si legge: non sarà smosso in eterno.
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