Esposizione dei Salmi |
Abbiamo udito ora nel Vangelo, fratelli, quanto ci ami il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, Dio presso il Padre, uomo tra noi e nato di fra mezzo a noi.
Avete udito quanto ci ami colui che ormai è alla destra del Padre.
Lui stesso ci ha precisato quale sia la misura del suo amore e ce ne ha imposto anche l'obbligo, dicendoci che il suo comandamento è quello d'amarci gli uni gli altri. ( Gv 13,34 )
E per evitare che, indecisi e inquieti, andassimo a cercare sino a che punto ci si dovesse amare a vicenda, e quale fosse la perfetta misura dell'amore ( quella che è gradita a Dio; quella che, per essere perfetta, non può averne altra superiore ) egli stesso ce l'indicò in termini chiari e inequivocabili, quando disse: Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici. ( Gv 15,13 )
Egli ha fatto ciò che ha insegnato; gli Apostoli hanno fatto ciò che avevano appreso da lui, e lo hanno predicato a noi, perché a nostra volta lo mettessimo in pratica.
Facciamo lo stesso anche noi! poiché, anche se noi non siamo ciò che egli è in quanto ci ha creati, siamo tuttavia ciò che egli si è fatto per amore nostro.
E se fosse stato lui solo a dare la vita per gli altri, forse nessuno di noi avrebbe osato imitarlo: poiché egli era, si, un uomo, ma era anche Dio.
Ecco però che dei servi hanno imitato il Signore nelle opere della sua umanità: i discepoli hanno imitato il Maestro, e le stesse sue opere riuscirono a compiere tanti che ci hanno preceduti nella famiglia di Dio: i nostri padri, che erano servi di Dio come noi.
Del resto, Dio non ci darebbe certi ordini, se li giudicasse impossibili all'uomo.
Ma tu, forse, guardi alla tua debolezza, e non hai la forza di eseguire il comandamento dell'amore?
Ti diano forza gli esempi. Non ti basta neanche l'esempio?
Eccoti al fianco colui che ti offre l'esempio: egli è pronto a darti l'aiuto.
Ascoltiamo, dunque, questo salmo!
Molto opportunamente è capitato, infatti, anzi è stato il Signore a predisporre così, che al salmo corrispondesse molto bellamente il brano evangelico ove ci si inculca l'amore di Cristo ( il quale offri la sua vita per noi ) e ci si esorta ad offrire, anche noi, la vita per i fratelli. ( 1 Gv 3,16 )
Il Vangelo concorda e fa eco a questo salmo, consentendoci di vedere in qual modo il Signore ha dato la sua vita per noi.
Anche il salmo, infatti, canta la sua passione. Capitemi.
Il Cristo totale è capo e corpo: voi lo sapete bene.
Il capo è il nostro Salvatore, colui che patì sotto Ponzio Pilato, e ora, dopo essere risorto dai morti, siede alla destra del Padre.
Il suo corpo è la Chiesa: non questa o quella in particolare, ma quella che è diffusa in tutto il mondo.
E neppure soltanto quella risultante dagli uomini che vivono attualmente sulla terra, ma quella che riunisce, insieme con loro, anche gli uomini che furono prima di noi e quelli che vivranno fino alla consumazione dei secoli.
Tutta la Chiesa universale, composta della totalità dei fedeli - in quanto tutti i fedeli sono membra di Cristo - ha il suo capo nei cieli, ed è lui che governa il suo corpo.
Egli si sottrae, ora, alla nostra vista, ma noi gli siamo uniti mediante la carità.
Poiché dunque, il Cristo totale è capo e corpo, in tutti i salmi cerchiamo d'ascoltare la voce del capo, ma insieme anche la voce del corpo.
Non ha voluto parlare separatamente, come non ha voluto essere separato da noi, secondo ciò che diceva: Ecco, io sono con voi fino alla consumazione dei secoli. ( Mt 28,20 )
Se è con noi, egli parla in noi, parla di noi, parla per mezzo nostro, come anche noi parliamo in lui.
Ed è per questo che diciamo la verità: perché parliamo in lui.
Se, infatti, volessimo parlare in noi o da noi, resteremmo nella menzogna.
Orbene poiché questo salmo canta la passione del Signore, osserva il suo titolo: Sino alla fine.
La fine è Cristo. ( Rm 10,4 )
Perché è detto "fine"? Non fine nel senso che egli consuma, ma fine nel senso che egli completa.
Perché "consumare" significa usare una cosa fino a che non scompaia; "completare" significa portare a termine in maniera perfetta.
Tutto ciò che chiamiamo " finito " deriva dalla parola " fine ".
Ma una cosa è dire: È finito il pane; e un'altra: È finita la tunica.
È finito il pane che si mangiava; è finita la tunica che si tesseva.
Il pane è finito in quanto è stato consumato; la tunica è finita in quanto è pronta per essere indossata.
Il fine del nostro ideale è Cristo: infatti, per quanto ci sforziamo di perfezionarci, solo per lui e in lui otterremo la perfezione; e la nostra perfezione sarà questa: giungere a lui.
Quando poi sarai giunto a lui, non cercare oltre: egli è il tuo fine.
Come il termine del tuo cammino è il luogo verso il quale sei diretto, sicché, quando vi sei giunto, ti fermi, così il fine del tuo anelito, del tuo ideale, del tuo sforzo, del tuo tendere, è colui al quale tende la tua vita.
Quando vi sarai giunto, non desidererai niente altro, poiché non vi potrà essere nulla di meglio.
Dunque, egli ci ha dato l'esempio di come vivere in questa vita, e di questa vita ci darà il premio nella vita futura.
Sino alla fine, perché tu non guasti a David stesso l'iscrizione del cartello, quando fuggiva di fronte a Saul nella grotta.
Da quel che ci informano le sante Scritture, troviamo che David ( quel santo re d'Israele, da cui ha preso il nome anche il salterio davidico ) era perseguitato da Saul, re di quello stesso popolo. ( 1 Sam 24,1-4 )
Molti di voi conoscono questi fatti per aver letto o ascoltato le Scritture.
Il re David fu, dunque, perseguitato da Saul, pur essendo David mitissimo, mentre Saul era ferocissimo.
David, infatti, era mansueto, l'altro invece invidioso; l'uno paziente, l'altro crudele; l'uno generoso, l'altro ingrato.
E questo David sopportò Saul con tanta dolcezza che, pur avendolo in sua mano, non lo toccò e non lo ferì.
In effetti, egli aveva ricevuto dal Signore Iddio il potere di uccidere Saul, se lo avesse voluto; ma preferì risparmiarlo anziché ucciderlo.
Saul però non si arrese di fronte a un così grande beneficio né smise di perseguitarlo.
Quando, dunque, Saul perseguitava David, cioè il re già condannato perseguitava il re predestinato succedergli, David stesso - così la Scrittura - fuggì di fronte a Saul entrando nella grotta.
Che rapporto ha tutto questo con Cristo?
Se ogni cosa che allora accadeva era immagine del futuro, dovremmo trovare anche nel nostro passo raffigurato il Cristo, anzi in un modo tutto particolare.
Infatti, non vedo in qual modo le parole: Perché tu non guasti l'iscrizione del cartello si riferiscano a David.
Non c'era, infatti, alcun cartello scritto per David, che Saul si proponesse di guastare.
Vediamo invece che, nella passione del Signore, fu scritto il cartello Re dei giudei: cartello che costituiva un rimprovero nei confronti di coloro che non avevano trattenuto le mani dal colpire il loro re.
Saul rappresentava i giudei, David Cristo.
Cristo infatti - lo dice il messaggio degli Apostoli - è, come sappiamo e confessiamo, della discendenza di David secondo la carne. ( Rm 1,3; Mt 1,1 )
Secondo la divinità egli è, senza dubbio, al di sopra di David, al di sopra di tutti gli uomini, al di sopra dei cielo e della terra al di sopra degli angeli, di tutte le cose visibili ed invisibili; perché ogni cosa per suo mezzo è stata fatta, e senza di lui non è stato fatto nulla. ( Gv 1,3 )
Ma quando si degnò di farsi uomo, venne a noi come discendente di David, e nacque dalla tribù di David, da cui traeva origine la Vergine Maria che partorì Cristo. ( Lc 1,27; Lc 2,4 )
Stava scritto, dunque, su quel cartello: Re dei giudei.
Saul, come abbiamo detto, era il popolo dei giudei; David era Cristo; e c'era anche il cartello con la scritta: Re dei giudei.
Si irritarono i giudei perché, sul cartello c'era scritto: Re dei giudei.
Si vergognavano di avere per re quell'uomo che avevano potuto crocifiggere.
Né sapevano che proprio quella croce sulla quale lo avevano inchiodato sarebbe stata sulla fronte dei re.
Irritati per quel cartello, andarono dal giudice Pilato, cui avevano consegnato Cristo perché lo uccidesse, e gli dissero: Non scrivere così: Re dei giudei; ma scrivi che egli ha detto di essere il re dei giudei.
E, poiché ormai già era stato cantato dallo Spirito Santo: Sino alla fine, perché tu non guasti l'iscrizione nel cartello, Pilato rispose loro: Ciò che ho scritto, ho scritto. ( Gv 19,19-22 )
Perché mi suggerite il falso? Io non altero la verità.
Abbiamo ascoltato che cosa significhino le parole: Perché tu non guasti l'iscrizione del cartello.
Che significano le altre: Quando fuggiva di fronte a Saul nella grotta?
Questo senza dubbio David lo fece; ma, poiché in lui non abbiamo trovato alcuna iscrizione o cartello, occorrerà che troviamo nell'altro, cioè in Cristo, una qualche fuga nella grotta.
Raffigurava, infatti, qualcosa quella grotta nella quale David andò a rifugiarsi.
Perché vi si rifugiò? Per nascondersi e non essere scoperto.
E cosa vorrà dire, allora, star nascosto nella grotta? Farsi coprire dalla terra.
Difatti, chi fugge in una grotta, viene, in un certo qual modo, a farsi coprire dalla terra sicché non può essere visto.
Anche Gesù portava la terra: cioè la carne che aveva ricevuto dalla terra; e in essa si nascondeva, perché i giudei non lo riconoscessero come Dio.
Infatti, se lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )
Perché non riconobbero il Signore della gloria? Perché era nascosto nella grotta.
Egli, cioè, offriva allo sguardo di chi l'osservava la debolezza della sua carne, mentre nascondeva la gloria della divinità nell'involucro del corpo come in un ricettacolo di terra.
Quelli, dunque, non riconoscendo in lui Dio, lo crocifissero come uomo.
Difatti poté morire solo come uomo, poté essere crocifisso solo come uomo, perché solo dell'uomo essi potevano impadronirsi.
Offerse la terra a chi lo cercava con malizia, serbò la vita a chi lo cercava con rettitudine.
Fuggì dunque, secondo la carne, nella grotta di fronte a Saul.
Se vuoi, il fatto che il Signore fuggì nella grotta di fronte a Saul, lo si può proprio riferire all'avere egli subìto la passione; si nascose, cioè, ai giudei sino al punto di farsi uccidere.
I giudei, infatti, per quanto incrudelissero contro di lui fino alla morte, tuttavia ancora ritenevano possibile che egli si liberasse e mostrasse con qualche miracolo che era Figlio di Dio.
Così era stato preannunziato nel libro della Sapienza: Condanniamolo ad una morte obbrobriosa; troverà infatti rispetto secondo le sue parole.
Se, infatti, è figlio di Dio, lo accoglierà e lo libererà dalle mani dei suoi nemici. ( Sap 2,20 )
Poiché, dunque, fu crocifisso e non venne liberato, credettero che non fosse Figlio di Dio.
Per questo, insultandolo mentre era appeso alla croce, scuotevano il capo e dicevano: Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso. ( Mt 27,40.42 )
Dicendo tali parole, come si legge nel libro stesso della Sapienza, queste cose pensarono e sbagliarono; perché la loro malizia li aveva accecati. ( Sap 2,2 )
Che cosa c'era di grande nello scendere dalla croce, per colui che senza difficoltà risuscitò dal sepolcro?
Ma perché volle essere paziente fino alla morte? Per fuggire dalla presenza di Saul nella grotta.
Dove per " grotta " si può intendere una parte di terra posta in basso.
È attestato infatti, e noto a tutti, che il suo corpo fu collocato nel sepolcro che era stato tagliato nella pietra.
Era, dunque, questo sepolcro la grotta, e lì dentro fuggì il Cristo di fronte a Saul.
I giudei, infatti, lo perseguitarono finché non venne collocato nella grotta.
Come possiamo dimostrare che lo perseguitarono sino a quando non lo ebbero deposto nella grotta?
Lo ferirono con la lancia quando era già morto sulla croce. ( Gv 19,34 )
Ma quando, al termine delle pratiche funebri, la salma fu avvolta nel lenzuolo e deposta nella grotta, ormai non avevano più niente da fare alla sua carne.
Fu allora che da quella grotta dove si era rifugiato per sfuggire alla presenza di Saul il Signore risorse illeso e incorrotto.
Si era nascosto agli empi che Saul prefigurava; si mostrò ai suoi membri.
Appena risorto, le sue membra furono toccate dai suoi membri: gli Apostoli.
Toccarono il risorto e credettero. ( Lc 24,39 )
Ecco che a niente era servita la persecuzione di Saul.
Ma ascoltiamo il salmo, ora, che, per quanto il Signore si è degnato concederci, abbiamo già parlato abbastanza del suo titolo.
Pietà di me, o Dio, pietà, di me! In te confida la mia anima.
Cristo nella passione dice: Pietà di me, o Dio! Dio dice a Dio: Pietà di me.
Colui che insieme con il Padre ha pietà di te, in te grida: Pietà di me.
Infatti ciò che in lui grida: Pietà di me è tuo; da te lo ha preso.
Per liberare te s'è rivestito di carne.
E la carne grida: Pietà di me, o Dio, pietà di me! Lo grida l'uomo, anima e carne.
Difatti il Verbo ha assunto l'uomo tutto intero, il Verbo si è fatto pienamente uomo.
Non si creda perciò che a lui mancasse l'anima, per il fatto che l'Evangelista dice: Il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra noi. ( Gv 1,14 )
L'uomo intero è chiamato carne, come dice la Scrittura in un altro passo: E ogni carne vedrà la salvezza di Dio. ( Is 40,5; Lc 3,6 )
Forse che la vedrà solo la carne, e non vi sarà, a vederla, anche l'anima?
E ancora, il Signore stesso dice a proposito degli uomini: Come desti a lui potere su ogni carne. ( Gv 17,2 )
Forse aveva ricevuto il potere solo sulla carne, e non soprattutto sulle anime, che in primo luogo liberava?
Dunque, in Cristo vi era l'anima, vi era la carne, vi era l'uomo tutto intero.
L'uomo tutto intero era con il Verbo, e il Verbo era con l'uomo; e l'uomo e il Verbo erano un solo individuo ( il quale era un uomo ), come anche il Verbo e l'uomo erano un solo individuo ( che era Dio ).
Può dunque dire: Pietà di me, o Dio, pietà di me!
Non ci spaventino le parole di colui che chiede misericordia e misericordia dona.
La chiede proprio perché la dona.
Per questo, infatti, volle farsi uomo, perché è misericordioso.
Non perché vi fosse costretto da necessità, ma per liberare noi dallo stato di necessità.
Pietà di me, o Dio, pietà di me! In te confida la mia anima.
Ascoltando il maestro che prega, impara a pregare.
Egli ha pregato per insegnarci a pregare: come anche ha sofferto perché noi imparassimo a soffrire ed è risorto perché sapessimo sperare nella resurrezione.
E all'ombra delle tue ali spererò sino a che sia passata l'iniquità.
È certamente il Cristo totale che dice queste parole: è in esse la nostra voce.
L'iniquità infatti non è ancora totalmente passata: essa ancora ribolle; anzi, a quanto il Signore stesso predice, alla fine ve ne sarà in abbondanza.
E poiché abbonderà l'iniquità, si raggelerà la carità di molti; ma chi avrà perseverato sino alla fine, quello sarà salvo. ( Mt 24,12 )
E chi sarà che riuscirà a perseverare sino alla fine, finché, cioè, sia passata l'iniquità?
Colui che resterà nel corpo di Cristo, che sarà ancora tra le membra di Cristo ed avrà appreso dal suo capo la pazienza e la perseveranza.
Tu passi, e passano anche le tue tentazioni.
Se sarai santo, andrai nell'altra vita, là dove sono andati i santi, dove sono andati i martiri.
Se sarai martire, anche tu vi andrai.
Ma, forse, perché tu sarai passato da questo mondo, ne passerà anche la malizia?
Nasceranno altri iniqui, mentre altri ne morranno.
Iniqui che nascono, dunque, e iniqui che muoiono; giusti che scompaiono e giusti che sopravvengono.
Sino alla fine del mondo non verrà meno né l'ingiustizia che opprime né la giustizia che sopporta.
E all'ombra delle tue ali spererò, sino a che sarà passata l'iniquità.
Cioè: tu mi proteggerai e mi offrirai la tua ombra affinché io non inaridisca al fuoco dell'iniquità.
Griderò all'altissimo Dio.
Se è altissimo, come ode le tue grida? La sua fiducia nasceva dai fatti.
A Dio, dice, che mi ha colmato di benefici.
Se mi ha beneficato prima che io lo cercassi, non mi esaudirà quando grido a lui?
Ci ha colmati di benefici, il Signore Dio, quando ci mandò il Salvatore nostro Gesù Cristo, venuto a morire per i nostri peccati e a risorgere per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )
Per chi ha voluto che morisse il suo Figlio? Per degli empi.
Gli empi non cercavano Dio, e Dio è venuto a cercarli.
Per quanto, dunque, egli sia altissimo, la nostra miseria e il nostro gemito non sono lontani da lui; perché il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito. ( Sal 34,19 )
Griderò all'altissimo Dio, a Dio che mi ha colmato di benefici.
Ha mandato dal cielo e mi ha salvato.
È ormai manifesto che l'uomo, la carne, il Figlio di Dio, in quanto partecipe della nostra natura, è stato anche lui salvato: il Padre ha mandato dal cielo e lo ha salvato; ha mandato dal cielo e lo ha risuscitato.
Ma voi dovete sapere che è stato anche il Signore Gesù a risuscitare se stesso; e nella Scrittura noi troviamo ambedue le cose: cioè, che il Padre lo ha risuscitato e che egli si è risuscitato da se medesimo.
Ascoltate il Padre che lo risuscita.
Dice l'Apostolo: Si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte sulla croce; per questo Dio lo ha esaltato e gli ha donato un nome che è sopra ogni nome. ( Fil 2,8.9 )
Avete udito il Padre che risuscita ed esalta il Figlio.
Ascoltate ora in qual modo egli abbia risuscitato la sua propria carne.
Sotto il simbolo del tempio, dice ai giudei: Distruggete questo tempio, e io in tre giorni lo riedificherò.
L'Evangelista ci spiega il significato delle sue parole, aggiungendo: Diceva questo a proposito di quel tempio che era il suo corpo. ( Gv 2,19.21 )
Ora, dunque, nella persona di colui che prega, nella persona dell'uomo, nella persona della carne, dice: Ha mandato dal cielo e mi ha salvato.
Ha gettato nella vergogna coloro che mi calpestavano.
Coloro che lo calpestarono, che lo insultarono dopo la morte, che lo crocifissero come se fosse stato solamente un uomo e non compresero che era anche Dio, li ha gettati nella vergogna.
Osservate se non sia accaduto proprio così.
Non si tratta di cose che attendiamo abbiano a verificarsi in futuro; sono fatti accaduti, che possiamo controllare.
I giudei infierirono contro Cristo, si mostrarono superbi nei confronti di Cristo.
Dove? Nella città di Gerusalemme.
Dove regnavano, ivi si inorgoglirono, ivi rizzarono la cresta.
Dopo la passione del Signore, furono da lì sradicati, e perdettero quel regno, del quale non avevano voluto riconoscere Cristo come re.
Vedete come siano stati gettati nella vergogna!
Dispersi fra tutte le genti, in nessun luogo trovano requie, in nessun luogo hanno una dimora fissa.
Ma proprio per questo ci sono ancora i giudei, perché rechino ovunque i nostri libri, a loro confusione.
Quando infatti vogliamo mostrare ai pagani che la venuta di Cristo era stata profetizzata, porgiamo loro queste pagine.
E perché gli ostinati contro la fede non dicano che le abbiamo scritte noi cristiani, inventando le profezie insieme con il Vangelo che predichiamo, per far sembrare profetizzato ciò che annunziamo, noi rigettiamo le loro obiezioni mostrando che tutti gli scritti nei quali si profetizza Cristo sono presso i giudei, che tutti questi libri sono in possesso dei giudei.
Presentiamo i codici dei nemici, per confondere altri nemici.
Di quale obbrobrio si sono dunque ricoperti i giudei! Il giudeo custodisce il codice per il quale il cristiano crede.
Sono divenuti i nostri portalibri, come quei servi che portano i codici dietro ai loro padroni.
I servi si affaticano portandoli, i padroni progrediscono leggendoli.
Di tale vergogna sono ricoperti i giudei, e così si è adempiuto ciò che un tempo fu preannunziato: Ha gettato nella vergogna coloro che mi calpestavano.
Quale vergogna, fratelli, che i ciechi leggano questo versetto e guardino nel loro specchio?
Così appaiono i giudei dalla Scrittura portata da loro, come appare il volto di un cieco da uno specchio: è visto dagli altri, non da lui.
Ha gettato nella vergogna coloro che mi calpestavano.
Quando diceva: Ha mandato dal cielo e mi ha salvato, forse ti chiedevi: " Che cosa ha mandato dal cielo? chi ha mandato dal cielo?
Ha mandato un angelo, per salvare Cristo, in modo che il padrone fosse salvo per mezzo del servo?
Tutti gli angeli sono infatti creature al servizio di Cristo ".
Tuttavia, gli angeli li si sarebbe potuti mandare a rendergli omaggio, a servirlo, non ad aiutarlo.
Se sta scritto che gli angeli lo servivano, ( Mt 4,11 ) il loro servizio non era motivato da compassione né reso a uno che ne avesse bisogno, ma, come sudditi, prestavano servizio all'Onnipotente.
Che cosa, dunque, ha mandato dal cielo e mi ha salvato?
Ascoltiamo ora, da un altro versetto, che cosa abbia mandato dal cielo.
Ha mandato dal cielo la sua misericordia e la sua verità.
Per quale scopo? E ha liberato la mia anima che era in mezzo a giovani leoni.
Dice che dal cielo ha mandato la sua misericordia e la sua verità; e Cristo stesso dice: Io sono la verità. ( Gv 14,6 )
Fu mandata, dunque, la verità perché liberasse la mia anima dai giovani leoni che la circondavano; e fu mandata, anche, la misericordia.
Cristo stesso è misericordia e verità: è misericordia in quanto ha di noi compassione, è verità perché ci ricompensa.
Questo è quanto ho detto poc'anzi, allorché ho precisato che egli si è risuscitato da se medesimo.
Se, infatti, fu la verità a risuscitare Cristo e a liberare la sua anima di fra mezzo ai giovani leoni, come fu, egli, misericordioso nel morire per noi, così fu verace nel risorgere per giustificarci.
Aveva detto che sarebbe risorto; e la verità non poté mentire.
E poiché egli è verità ed è verace, per questo mostrò vere cicatrici, come erano state vere le ferite che aveva ricevute.
I discepoli toccarono, palparono, si mostrarono a vicenda queste cicatrici; e colui che aveva messo le dita sul fianco trafitto esclamò: Signore mio e Dio mio! ( Gv 20,28 )
Per misericordia era morto per lui; la verità l'aveva portato a risorgere per lui.
Dal cielo ha mandato la sua misericordia e la sua verità; e ha liberato la mia anima dai giovani leoni che l'attorniavano.
Chi sono i giovani leoni? Sono la gente ordinaria, il popolo minuto dei giudei, malamente ingannato e sedotto dai suoi capi.
Questi sono i leoni, gli altri i cuccioli dei leoni.
Tutti hanno ruggito, tutti hanno ucciso.
Ascolteremo fra poco la storia del loro delitto come è riportata nei versetti seguenti di questo salmo.
Dice: E ha liberato la mia anima dai giovani leoni che l'attorniavano.
Perché dici: E ha liberato la mia anima? Che cosa avevi sofferto, tanto che la tua anima dovesse essere liberata?
Ho dormito turbato. Qui Cristo vuol significare la sua morte.
Veramente, anche di quel personaggio storico che fu David leggiamo che fuggi nella spelonca; non leggiamo però che abbia dormito nella spelonca.
È un altro il David che sta nella spelonca, è un altro il David che dice: Ho dormito turbato.
Ci è noto il suo turbamento: non nel senso che lui stesso fosse realmente turbato, ma perché essi volevano turbarlo.
Ha detto di essere turbato perché così credeva la gentaglia che gli fremeva attorno, non perché lui stesse interiormente per cedere alle loro minacce.
Credevano di averlo turbato, credevano di averlo vinto: egli invece, sebbene turbato, dormiva.
Era tanto tranquillo, questo " turbato ", che, quando volle, si mise a dormire.
Nessuno dorme quando è turbato: chi è turbato, o si sveglia dal sonno oppure non riesce ad addormentarsi.
Egli invece è turbato e dorme. Grande umiltà manifesta nel turbarsi; grande potere manifesta nel dormire.
Da quale potere procedeva l'essere in grado di dormire?
Ne parlava lui stesso: Ho potere di dare la mia vita e ho potere di riprenderla.
Nessuno me la toglie, ma io la do, e di nuovo la prendo. ( Gv 10,18 )
Quelli lo turbavano, ed egli si addormentava.
Adamo era figura di lui, quando Dio gli infuse il sonno per trarre dal fianco di lui la sua sposa. ( Gen 2,21 )
Non poteva, Dio, formare la sposa al primo uomo traendogliela dal fianco mentre egli era desto?
Ovvero lo fece addormentare affinché non sentisse quando gli era strappata la costola?
E, infine, chi dorme così profondamente da non accorgersi che gli viene tolto un osso?
Chi poté strappare senza dolore una costola a uno che dormiva avrebbe potuto strapparla ugualmente a chi era sveglio.
Ma perché volle togliergli la costola proprio mentre dormiva?
Perché, mentre Cristo dormiva sulla croce, fu formata la sua sposa, parimenti dal suo fianco.
Il fianco del Crocifisso fu trafitto dalla lancia ( Gv 19,34 ), e ne uscirono i sacramenti della Chiesa.
Dice: Ho dormito turbato.
E in un altro salmo specifica meglio la stessa cosa: Io ho dormito e preso sonno.
Ecco come manifesta il suo potere.
Poteva anche lì dire semplicemente: Ho dormito, come dice nel nostro testo.
Perché specificare: Io ho dormito? L'aggiunta " io " indica che egli ha dormito perché lo ha voluto.
Non mi hanno costretto a dormire mio malgrado, ma io mi sono addormentato di mia volontà, per quel potere di cui prima aveva detto: Ho il potere di dare la mia vita, e ho il potere di riprenderla.
Per questo prosegue e dice: Io ho dormito e preso sonno; ma mi sono levato perché il Signore mi custodirà. ( Sal 3,6 )
Ho dormito turbato. Perché turbato? E chi sono coloro che lo turbano?
Osserviamo come bruci la cattiva coscienza ai giudei e come vogliano liberarsi della colpa di aver ucciso il Signore.
Infatti, se - come narra il Vangelo - essi lo consegnarono al giudice, fu per non apparire essi stessi come suoi assassini.
E quando il giudice Pilato disse loro: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge, essi risposero: A noi non è concesso di uccidere nessuno. ( Gv 18,31 )
Non è permesso uccidere, ed è permesso far uccidere da altri? … Ma chi fu ad uccidere?
Colui che si arrese alle grida, oppure colui che gridando estorse la condanna a morte?
Il Signore stesso attesti da chi è stato ucciso: se lo sia stato proprio da quel Pilato che lo condannò a morte contro voglia.
Anzi, egli lo fece flagellare, rivestire con un abito ignominioso e lo mostrò coperto di ferite ai loro occhi, sperando che essi, soddisfatti della pena del flagello, non pretendessero che fosse ucciso.
E fu ancora per questo motivo che, quando li vide insistere ( come leggiamo ), si lavò le mani dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto. ( Mt 27,24 )
Se non ti appare innocente colui che cedette alle loro grida, molto di più saranno colpevoli coloro che, a forza di gridare, lo fecero uccidere.
Quanto a noi, interroghiamo ed ascoltiamo il Signore, notando a chi attribuisca la sua morte, della quale ha detto: Ho dormito turbato.
Interroghiamolo e diciamo: Perché hai dormito turbato? Chi ti ha perseguitato? Chi ti ha ucciso?
Ti ha ucciso forse Pilato, che ti consegnò ai soldati perché ti appendessero al legno e ti trafiggessero con i chiodi?
Ascoltate chi sono coloro che l'hanno ucciso. I figli degli uomini.
Si riferisce senz'altro ai suoi persecutori.
Ma, in qual modo essi lo hanno ucciso se non portavano la spada?
Non portavano la spada né mossero all'assalto contro di lui; come, dunque, lo uccisero?
I loro denti sono armi e frecce, e la loro lingua è spada tagliente.
Non guardare alle mani inermi; guarda com'è armata la bocca.
Dalla bocca è uscita la spada con cui Cristo è stato ucciso.
Allo stesso modo come dalla bocca di Cristo uscirà la spada per la quale periranno i giudei.
Anche lui ha, infatti, una spada a due tagli affilati ( Ap 1,16 ) e risorgendo li ha colpiti, separando da loro quelli che sarebbero divenuti suoi fedeli.
I giudei avevano una spada cattiva, egli una spada buona; quelli frecce cattive, lui frecce buone.
Sì, anche lui ha delle frecce, frecce buone, cioè parole buone, con cui colpisce il cuore fedele perché si muova ad amarlo.
Ben diverse sono le frecce di costoro, ben diversa la spada di costoro.
I figli degli uomini: i loro denti sono armi e frecce, e la loro lingua è spada tagliente.
La lingua dei figli degli uomini è spada tagliente, e i loro denti sono armi e frecce.
E quando lo hanno colpito, se non quando gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo? ( Mt 27,4; Gv 19,6 )
E che cosa ti hanno fatto, o Signore? Esulti, qui, il profeta.
Difatti nei versi precedenti era sempre il Signore a parlare, o meglio, le parole erano dette, sì, dal profeta, ma nella persona del Signore, poiché nel profeta c'è il Signore.
Anche quando il profeta parla in persona propria è sempre il Signore che parla per suo mezzo, in quanto gli ispira la verità che poi il profeta enunzia.
Ora, fratelli miei, ascoltate ciò che in persona propria dice il profeta.
Mosso dallo Spirito, egli ha visto il Signore umiliato, ferito, flagellato, battuto, schiaffeggiato, coperto di sputi, coronato di spine, inchiodato al legno.
Ha visto i nemici che incrudelivano e lui che sopportava.
In spirito ha visto loro esultanti e lui sopraffatto.
E dopo tutta questa umiliazione, dopo tutto il loro furore, lo ha visto risorgere, e si è reso conto che tutte le persecuzioni dei crudeli giudei erano risultate inutili.
Preso dalla gioia, come se avesse visto personalmente accadere tutto ciò, dice: Innalzati sopra i cieli, o Dio!
Come uomo, sei sulla croce; come Dio, sei sopra i cieli.
Restino in terra quanti si accanivano contro di te; tu sii in cielo a giudicare.
Dove sono coloro che ti perseguitavano con tanta ferocia? Dove sono i loro denti, armi e frecce?
Non sono, forse, le ferite fatte da loro, come quelle fatte da frecce di bambini? ( Sal 64,8 )
In un altro passo, infatti, il salmo dice così, volendo dimostrare che essi inutilmente hanno infierito, inutilmente sono andati sulle furie.
Nessun danno, infatti, poterono arrecare a Cristo: il quale, se fu crocifisso, lo fu per un momento, e poi risorse e ora siede in cielo.
Le loro ferite sono come quelle fatte da frecce di bambini.
Con che cosa i fanciulli si fanno le frecce? Con delle canne.
Ma quali frecce? E con quale forza le scagliano? Con quale arco? Come le gettano?
E quali ferite procurano? Innalzati sopra i cieli, o Dio, e sopra tutta la terra sia la tua gloria.
Perché, o Dio, ti innalzi sopra i cieli? Fratelli, noi non vediamo Cristo-Dio innalzato al di sopra dei cieli, ma lo crediamo; che però la sua gloria si espanda sopra tutta la terra, non solo lo crediamo ma anche lo vediamo.
Vi scongiuro di riflettere sull'insensatezza colossale che commettono gli eretici.
Si separano dall'unità della Chiesa di Cristo; e, parteggiando per una fazione, perdono il tutto, in quanto si rifiutano di comunicare con il resto del mondo, su cui è diffusa la gloria di Cristo.
Noi cattolici, invece, siamo in ogni parte del mondo perché siamo in comunione con ogni plaga ove è diffusa la gloria di Cristo.
Vediamo, insomma, realizzato adesso ciò che allora era cantato: il nostro Dio è innalzato al di sopra dei cieli e la sua gloria è sopra tutta la terra.
O follia degli eretici! Credi con me ciò che non vedi, e neghi ciò che vedi?
Credi con me che Cristo è stato innalzato al di sopra dei cieli ( cosa che noi non vediamo ), e neghi che la sua gloria sia sopra tutta la terra ( la qual cosa noi ben vediamo )?
Innalzati sopra i cieli, o Dio, e sopra tutta la terra sia la tua gloria.
Il salmista torna alle parole del Signore; e il Signore stesso comincia a narrare a noi, come parlando con noi, mentre il profeta esultando dice: Innalzati sopra i cieli, o Dio, e sopra tutta la terra sia la tua gloria.
Anche lui ci conforta, come se ci dicesse: " Che cosa mi hanno potuto fare coloro che mi hanno perseguitato?"
Ma perché si rivolge a noi? Perché anche contro di noi vengono mosse delle persecuzioni.
Ma niente ci fanno coloro che ci perseguitano.
Stia attenta, la vostra Carità, al Signore che si rivolge a noi incoraggiandoci con il suo esempio.
Hanno teso una rete ai miei piedi, hanno curvato la mia anima.
Volevano quasi farla cadere dal cielo e precipitarla in basso.
Hanno curvato la mia anima; hanno scavato dinanzi a me una fossa, ed essi stessi vi sono caduti.
Hanno fatto del male a me, oppure a se stessi?
Ecco, Cristo-Dio è innalzato al di sopra dei cieli; ecco, sopra tutta la terra è la sua gloria.
Vediamo il regno di Cristo; ma dov'è il regno dei giudei?
Poiché hanno fatto ciò che non dovevano fare, si è riversata su di loro la pena che dovevano subire: Hanno scavato una fossa, ed essi stessi vi sono caduti.
Perseguitando Cristo, non hanno danneggiato Cristo ma se stessi.
E non crediate, fratelli, che questo sia accaduto soltanto a loro.
Chiunque prepara una fossa per il fratello inevitabilmente vi cade.
State attenti, fratelli miei! Abbiate occhi cristiani e non fatevi ingannare dalle cose visibili.
Udendo le mie parole, qualcuno di voi, forse, si sarà ricordato di quel tale o tal altro che voleva ingannare suo fratello e lavorava per tendergli insidie.
Gliel'ha tese, difatti; è riuscito nello scopo: il fratello è caduto nell'insidia, è stato spogliato, oppresso, chiuso in carcere, imbrogliato da una falsa testimonianza o sotto il peso d'una qualche accusa nefanda.
Ecco, questo fratello sembrerebbe uno schiacciato, l'altro invece fa la figura del dominatore; uno lo diresti sconfitto, l'altro sarebbe il vincitore: e ti verrebbe da concludere che sono false le parole che abbiamo dette, cioè che chiunque avrà scavato una fossa per il suo fratello inevitabilmente vi cade.
Vi interrogo da cristiani, esortandovi a prendere l'esempio da cose che già conosciamo.
I pagani perseguitarono i martiri: i martiri furono catturati, incatenati, gettati in carcere, abbandonati alle belve; alcuni furono uccisi con la spada, altri bruciati sul rogo.
Ebbene, forse ché i persecutori vinsero e i martiri furono vinti? Certamente no.
Cerca la gloria dei martiri! È presso Dio.
Cerca la fossa dei pagani! È nella loro coscienza trafitta: poiché proprio la coscienza malvagia è la fossa nella quale cade l'empio.
Credi, forse, che non sia caduto nella fossa colui che ha perduto la luce di Cristo ed è stato colpito dalla cecità?
Se non fosse caduto nella fossa, vedrebbe innanzi a sé; ora invece non sa dove andare.
Proprio come colui che cammina per strada: se cade in una fossa, smarrisce la strada.
Vedete, dunque, che tutti i malvagi hanno perduto la via, tutti coloro che sono colpevoli di delitto.
Ma, qualcuno ti ha abbandonato nelle mani di un qualche aguzzino o di un giudice ingiusto o subornato: tu soffri, egli si allieta ed esulta.
Già te l'ho detto. Non avere occhi pagani: abbi occhi cristiani!
Osserva colui che esulta: tale esultanza è la sua fossa.
È migliore la tristezza di colui che subisce l'ingiustizia, che non la gioia di colui che commette l'ingiustizia stessa.
La gioia di chi compie il male è appunto la sua fossa: chiunque vi cade, perde gli occhi.
Ti rattristi per aver tu perduto la veste; e non ti rammarichi per quell'altro che ha perduto la fede?
Chi di voi due è stato colpito da danno più grave?
Ecco, quello uccide e tu sei ucciso: ma è davvero lui a vivere e tu ad essere morto? Neanche per sogno!
Dov'è la vostra fede di cristiani? Qual è la sorte di colui che muore nel tempo?
Ascolti il suo Signore: Chi crede in me, anche se muore, vive. ( Gv 11,25 )
Dunque, chi non crede, anche se vive, è morto.
Hanno scavato dinanzi a me una fossa, ed essi stessi vi sono caduti.
Questo inevitabilmente accade a tutti i malvagi.
Ma la pazienza dei buoni accoglie con cuore pronto la volontà di Dio e si gloria nelle tribolazioni dicendo le parole che seguono: Pronto è il mio cuore, o Dio; pronto è il mio cuore: canterò e inneggerò.
Che cosa mi ha potuto fare il malvagio? Ha preparato la fossa, ma il mio cuore era pronto.
Mi ha preparato la fossa per ingannarmi, e io non avrei dovuto preparare il cuore per sopportarlo?
Mi ha preparato la fossa per opprimermi, e io non avrei dovuto preparare il cuore per tollerarlo?
Per questo egli cadrà nella fossa; io invece canterò e inneggerò.
Ascolta com'era pronto il cuore dell'Apostolo, che imitava il suo Signore: Noi ci gloriamo nelle tribolazioni, perché la tribolazione genera la pazienza, la pazienza la virtù provata, che a sua volta genera la speranza, e la speranza non è delusa; perché la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,3-5 )
Era in angustie, in catene, in carcere; era ferito, soffriva la fame, la sete, il freddo e la nudità; era oppresso da fatiche e da dolori. ( 2 Cor 11,27 )
Eppure diceva: Noi ci gloriamo nelle tribolazioni.
Perché, se non perché il suo cuore era pronto?
Per questo cantava e inneggiava: Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore: canterò e inneggerò.
Sorgi, mia gloria! Si riferisce a colui che era fuggito dinanzi a Saul nella grotta.
Dice: Sorgi, mia gloria, e significa: Sia glorificato Gesù dopo la passione.
Sorgi, salterio e cetra. Che cosa invita a sorgere?
A quel che sento, due strumenti musicali; mentre so che uno solo è il corpo di Cristo.
Sì, una sola carne risorse da morte, eppure è detto bene che risorsero due strumenti: poiché uno strumento è il salterio, un altro la cetra.
Questi due strumenti, come del resto tutti gli strumenti musicali, vengono chiamati organi.
Per organo, infatti, non si intende solamente quello strumento grande che si gonfia con i mantici; ma ogni altro strumento che serve ad accompagnare il canto ed è di natura corporea.
Ogni strumento di cui si serve colui che cantava sotto il nome di organo.
Orbene, questi due " organi " sono distinti tra loro; e desidero indicarvi, per quanto il Signore mi concederà, in qual modo siano distinti e perché lo siano, come pure perché ad ambedue si dica: Sorgi.
Già abbiamo detto che uno solo fu il corpo del Signore che risorse.
Come si fa, allora, a dire: Sorgi, salterio e cetra?
Il salterio è uno strumento che il suonatore porta in mano e che ha le corde tese; questo salterio, però, ha nella parte superiore la sua cassa di risonanza, cioè quel legno concavo che, essendo sospeso, risuona al tatto, perché è pieno d'aria.
La cetra, invece, ha nella parte inferiore questo stesso legno concavo e risonante.
Perciò nel salterio le corde ricevono il suono dall'alto; nella cetra invece lo ricevono dal basso.
Questa è la differenza tra il salterio e la cetra.
Orbene, che cosa ci rappresentano questi due " organi "?
Sta di fatto che Cristo, Signore e Dio nostro, suona il suo salterio e la sua cetra, e dice: Sorgerò di buon mattino.
Credo che già da questo riconosciate il Signore che risorge.
Notate l'ora della resurrezione: lo abbiamo letto nel Vangelo.
Quanto a lungo fu cercato Cristo nelle ombre? È venuta la luce; sia riconosciuto!
Allo spuntar del giorno egli è risorto. ( Mc 16,2 )
Ma che significa il salterio? Che significa, la cetra?
Per mezzo della sua carne il Signore compì due sorte di azioni: i miracoli e la passione.
I miracoli furono operati da ciò che era sopra, la passione fu compiuta attraverso l'elemento inferiore.
I miracoli erano opere divine, ma Cristo li fece per mezzo del corpo, per mezzo della carne.
Ebbene, la carne, in quanto compiva opere divine, è il salterio; la stessa carne, in quanto sopportava le miserie umane, è la cetra.
Suoni il salterio: siano illuminati i ciechi, odano i sordi, riprendano forza i paralitici, camminino gli zoppi, si levino gli ammalati, risorgano i morti.
Ecco il suono del salterio.
Suoni anche la cetra: egli ha fame, ha sete, dorme, è catturato, flagellato, deriso, crocifisso, sepolto.
Quando, dunque, tu vedi in quella carne qualcosa suonare dall'alto e qualcosa dal basso, mentre una sola è la carne che risorge, allora noi riconosciamo nell'unica e identica carne il salterio e la cetra.
Sono queste due specie di azioni che hanno riempito il Vangelo, e ciò si annunzia alle genti: infatti, sono annunziati sia i miracoli che la passione del Signore.
Di buon mattino, dunque, sorge il salterio e la cetra, e loda il Signore.
Che cosa dice? Ti confesserò tra i popoli, Signore, e inneggerò a te tra le genti: perché glorificata fino ai cieli è la tua misericordia, e fino alle nubi la tua verità.
I cieli sono sopra le nubi e le nubi sono sotto il cielo, tuttavia le nubi appartengono a questo cielo più vicino.
Anzi, talvolta le nubi si abbassano fin sui monti, tanto che si mescolano con l'aria più vicina a noi.
Il cielo, invece, è in alto; in alto sono le dimore degli Angeli, dei Troni, delle Dominazioni, dei Principati, delle Potestà.
Sembrerebbe, quindi, doversi dire: È glorificata fino ai cieli la tua verità; fino alle nubi la tua misericordia.
Infatti, gli angeli in cielo lodano Dio, contemplando la stessa bellezza della verità, senza alcuna ombra, senza alcuna mistura di falsità: vedono, amano, lodano, non si stancano.
Ivi è la verità; qui invece, dov'è la nostra miseria, certamente è il luogo della misericordia.
Al misero, infatti, deve usarsi misericordia.
Non c'è bisogno di misericordia su in alto, dove non c'è nessun misero.
Fo queste osservazioni perché, secondo il mio avviso, sarebbe stato più opportuno dire: Glorificata fino al cielo è la tua verità; fino alle nubi la tua misericordia.
Peraltro, nelle nubi noi possiamo ravvisare i predicatori della verità: uomini che portano questa carne, elemento in sé opaco, è vero, ma del quale Dio si serve per far balenare miracoli e tuonare comandamenti.
Sono proprio costoro le nubi delle quali parla Isaia quando, a nome del Signore, rimprovera una certa vigna malvagia, sterile e spinosa: Comanderò alle nubi che non piovano sopra di essa. ( Is 5,6 )
Il che vuol dire: Comanderò ai miei Apostoli che abbandonino i giudei, che non annunzino loro il Vangelo, ma lo diffondano nella buona terra dei gentili, ove non nasceranno spine ma uva.
Riteniamo, dunque, che le nubi di Dio siano i predicatori della verità: i Profeti, gli Apostoli, tutti coloro che annunziano con animo retto la parola della verità.
I quali hanno occulta dentro di loro la luce della verità, come le nubi hanno dentro di sé nascosti i bagliori del fulmine.
Le nubi, dunque, simboleggiano gli uomini.
E cosa vorranno dire, allora, le parole: O Signore, glorificata sino ai cieli è la tua misericordia, e sino alle nubi la tua verità?
La verità è perfetta negli angeli; ma, siccome tu l'hai data anche agli uomini, per questo l'hai abbassata sino alle nubi.
Viceversa, gli angeli sembrerebbero non aver bisogno di misericordia; ma, siccome tu hai compassione degli uomini miseri e, offrendo loro misericordia e facendoli partecipi della resurrezione, li rendi simili agli angeli, per questo la tua misericordia raggiunge i cieli.
Gloria, dunque, al nostro Signore, e alla sua misericordia e alla sua verità, perché nella sua misericordia non ha omesso, con un dono della sua grazia, di renderci beati, né ci ha privati della verità.
Infatti, fu la verità che per prima ci venne incontro, rivestendosi della nostra carne, al fine di guarire l'occhio interiore del nostro cuore e darci così in un secondo momento, la possibilità di contemplarla faccia a faccia. ( 1 Cor 13,12 )
Rendendogli, dunque, grazie, ripetiamo ancora gli ultimi versi del salmo, quelli che or ora il salmista ha pronunziati: Innalzati sopra i cieli, o Dio; sopra tutta la terra sia la tua gloria!
Questo diceva al Signore il profeta tanti anni fa: questo costatiamo noi adesso.
Questo, dunque, cantiamo anche noi.
Indice |