Esposizione dei Salmi |
Sta scritto e si legge nel nostro salmo ( ed è verissimo ) che quanti operano l'iniquità non camminano nelle vie del Signore.
Adesso, con l'aiuto del Signore nelle cui mani siamo e noi e tutto quello che diciamo, ( Sap 7,16 ) dobbiamo impegnarci a fondo affinché tale affermazione, in sé giustissima, non venga compresa male e così abbia a turbare chi la legge e chi l'ascolta.
Evidentemente è dei santi quella voce che suona: Se dicessimo d'essere senza peccato, inganneremmo noi stessi e non sarebbe in noi la verità. ( 1 Gv 1,8 )
Ma occorre stare all'erta.
Non si può pensare infatti che questi santi non camminino nelle vie del Signore per il fatto che il peccato è una iniquità ( 1 Gv 3,4 ) e chi commette l'iniquità certo non cammina nelle vie del Signore.
Né d'altra parte si può dire che essi, perché camminano nelle vie del Signore, siano senza peccato: conclusione evidentemente falsa.
Non sono infatti state scritte solo perché evitassimo atteggiamenti arroganti e orgogliosi le parole: Se dicessimo d'essere senza peccato inganneremmo noi stessi.
Altrimenti non si sarebbe dovuto aggiungere: Né sarebbe in noi la verità, ( 1 Gv 1,8 ) ma piuttosto: "Altrimenti non sarebbe in noi l'umiltà".
In effetti, dopo. queste parole ne vengono altre che spiegano il significato delle precedenti e lo rendono chiaro, togliendo ogni dubbio o incertezza.
Eccole: Se al contrario confesseremo le nostre colpe, - così prosegue il beato Giovanni - Dio è fedele e giusto, e ci rimetterà i nostri peccati e ci purificherà da ogni iniquità. ( 1 Gv 1,9 )
Cosa dice a questo proposito la riprovevole empietà di certi superbi? Cosa replica?
Se i santi dicono d'essere peccatori solo per evitare l'arroganza, e non invece per riconoscere un reale dato di fatto, cos'è che confessano per meritarsi il perdono e la purificazione?
Sarà per caso anche la confessione un atto compiuto solamente per evitare l'arroganza?
Ma allora, se la loro confessione è falsa, potrà mai ottenere l'effettivo perdono dei peccati?
S'azzittisca quindi la lingua arrogante degli orgogliosi e si secchi come fieno!
Essa illude [ e rovina ] se stessa, mentre con falsa umiltà dinanzi agli altri dice di avere peccati, in cuor suo viceversa, per l'orgoglio che la gonfia e rende empia, è convinta di essere senza peccato.
Chi ragiona così inganna se stesso, e in lui non c'è verità.
Che se poi tali dottrine vengono propalate tra la gente, allora chi le diffonde non solo inganna se stesso ma con le aberrazioni del suo insegnamento perverso travia anche gli altri.
Comunque, per il solo fatto di averle in cuore, essi ingannano se stessi scacciando dal loro cuore la verità.
Seducono se stessi nell'intimo del loro cuore, e nel loro cuore estinguono la luce della verità.
Contro costoro elevi il suo grido la santa famiglia di Cristo che in tutto il mondo porta frutti e continuamente si sviluppa: famiglia umilmente veritiera e veracemente umile.
Gridi - ripeto - la sua fede: Se dicessimo d'essere senza peccato inganneremmo noi stessi, né sarebbe in noi la verità.
Se al contrario confesseremo le nostre colpe, Dio è fedele e giusto, e ci rimetterà i nostri peccati e ci purificherà da ogni colpa.
Sono parole, queste, che vanno prese come suonano.
L'umiltà infatti allora soltanto sarà vera quando non sarà una vanteria limitata alle parole ma, secondo l'espressione dell'Apostolo, avremo rigettato ogni sentimento d'orgoglio e acquisito sentimenti di umiltà. ( Rm 12,16 )
Non parla di bei discorsi ma di sentimenti: non di ciò che si dice con la bocca ma di ciò che passa nel cuore.
Sei un ipocrita, se con la bocca dici di avere il peccato mentre sei convinto di non averne; se al di fuori simuli l'umiltà, mentre in cuore aderisci alla vanità.
In tal modo non hai la verità né sulla bocca né dentro il cuore.
Che ti giova se di fronte agli uomini risuonano dense d'umiltà le parole che dici, quando Dio vede che i tuoi sentimenti sono pieni d'orgoglio?
Ma ammettiamo pure che l'oracolo di Dio fosse stato formulato in questi termini: Non proferire parole orgogliose.
Anche in questo caso senza dubbio tu ti meriteresti una giusta condanna, se le tue parole fossero piene d'umiltà dinanzi agli uomini e i tuoi sentimenti pieni di superbia dinanzi a Dio.
Dio però ti dice: Non avere sentimenti d'orgoglio ma terni. ( Rm 11,20 )
Non fa questione di parole ma di sentimenti.
Come farai quindi tu a non essere umile anche nel tuo interno, dove hanno sede i sentimenti?
O che forse avrà l'animo da gonfiarsi d'orgoglio, affinché la lingua sfoggi una falsa umiltà?
Leggi, o ascolti, le parole: Non avere sentimenti d'orgoglio ma temi; e tu nutri tali sentimenti d'orgoglio da ritenerti senza peccato?
In questa maniera, siccome tu non vuoi temere, non, ti rimarrà altro che apparire quel pallone gonfiato che sei.
Perché dunque - chiederai - sta scritto: Quelli che operano l'iniquità non camminano nelle sue vie?
Forse che i santi del Signore non camminano nelle vie del Signore?
Se vi camminano - concludi - essi non operano l'iniquità; e se non operano l'iniquità, non sono in peccato, poiché ogni iniquità è peccato. ( 1 Gv 3,4 )
Sorgi in mio aiuto, Signore Gesù, e perché possa rispondere all'eretico tronfio di superbia soccorrimi per mezzo dell'Apostolo e della stia confessione.
Vediamo! Dov'è l'uomo che tu immagini capace di svuotarsi di se stesso per farsi riempire da te?
Ascoltiamo l'Apostolo, fratelli miei! Se siete d'accordo o, meglio, poiché siete d'accordo, interroghiamolo sulla nostra questione.
Suvvia dunque, o Paolo beatissimo, dieci se camminavi nelle vie del Signore quando ancora vivevi nella carne.
Risponde: Se così non fosse stato, come vi avrei detto: Ad ogni modo, là dove siamo arrivati ivi camminiamo? ( Fil 3,16 )
E ancora: Forse che Tito vi ha turlupinati? Ma non camminavamo tutt'e due mossi dallo stesso Spirito e seguendo le stesse orme? ( 2 Cor 12,18 )
E, ancora, perché avrei dovuto dirvi: Finché siamo nel corpo siamo esuli lontani dal Signore; camminiamo infatti nella fede e non nella visione? ( 2 Cor 5,6 )
E potrebbe esserci via del Signore più autentica che la fede, in forza della quale il giusto vive? ( Rm 1,17 )
E qual altra via stavo io battendo per protendermi alle cose celesti, quando dicevo: Questo soltanto: dimenticando ciò che mi sta dietro e protendendomi verso le cose che mi si parano dinnanzi, con [ massimo ] impegno miro alla palma della chiamata celeste rivoltami da Dio in Cristo Gesù? ( Fil 3,13 )
E in ultimo, a qual altra via da me percorsa mi riferivo quando dicevo: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa? ( 2 Tm 4,7 )
Ci bastino queste risposte per convincerci che effettivamente l'apostolo Paolo camminò nelle vie del Signore.
Chiediamogli ora un'altra cosa. Dicci anche questo, di grazia, o Apostolo.
Quando, ancor vivendo nella carne, tu camminavi nelle vie del Signore, avevi in te il peccato o eri senza peccato?
Ascoltiamolo! e vediamo se preferisca ingannare se stesso ovvero abbia gli stessi sentimenti di Giovanni, suo compagno d'apostolato: l'uno e l'altro in possesso della verità.
Alla nostra domanda replica Paolo: Ma non avete mai letto le mie parole, là dove io confesso: Io non faccio il bene che pur vorrei, ma compio il male che non vorrei? ( Rm 7,15 )
Sì, l'abbiamo ascoltate; ma vogliamo domandarti ancora: Come facevi a camminare nelle vie del Signore se compivi il male che pur non avresti voluto compiere?
Non ti risuonavano all'orecchio le parole del salmo santo che dice: Coloro che operano l'iniquità non camminano nelle vie del Signore?
Ascolta la risposta che subito ti dà. È nella frase immediatamente dopo.
Dice: Se io compio il male che non voglio, è segno che non sono io a compierlo, ma lo compie il peccato che abita in me. ( Rm 7,17 )
Ecco in qual modo le persone che camminano nelle vie del Signore non commettono il peccato ma non sono esenti da peccato.
A questo punto qualcuno dirà: In che modo egli poteva commettere il male se non lo voleva?
E ancora: Se lo commetteva, come non era lui a commetterlo ma il peccato che era in lui?
Diamo per il momento come risolta la questione di fondo e, sull'autorità delle Scritture canoniche, diamo come dimostrato a sufficienza che può capitare il caso di persone che camminino nelle vie del Signore, le quali, pur non essendo esenti da peccato, tuttavia non sono loro a operare il male.
Non camminano infatti nelle vie del Signore coloro che operano l'iniquità, cioè il peccato, il quale peccato è iniquità. ( 1 Gv 3,4 )
Ci sarebbe da spiegare in che maniera una stessa persona possa commettere il peccato ( a causa del corpo di questa morte dove risiede la legge del peccato ) e nello stesso tempo non commetterlo ( in quanto cioè è uno che cammina nelle vie del Signore ).
Ma per questo è necessario un altro discorso, essendo ormai ora di chiudere il presente.
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