La Genesi difesa contro i Manichei |
Se i manichei scegliessero le persone per ingannarle, sceglieremmo anche noi le parole per confutarli.
Ma poiché essi, al contrario, da una parte raggiungono i dotti con i loro scritti e dall'altra i non istruiti con il loro errore, e anzi, quando promettono la verità, fanno ogni sforzo per allontanare [ la gente ] da essa, i loro errori devono essere confutati non già con un linguaggio adorno e forbito ma con argomenti del tutto evidenti.
Mi è parso infatti giusto il parere espresso da alcuni uomini che sono degli autentici cristiani; essi, pur essendo versati nelle arti liberali, tuttavia, dopo aver letto gli altri nostri libri da noi pubblicati contro i manichei, hanno osservato che non sarebbero stati compresi affatto o solo difficilmente dalle persone non istruite.
Essi quindi, con molta benevolenza, mi hanno consigliato di non abbandonare il modo di parlare comune se mi stava a cuore di estirpare dalla mente degli ignoranti quegli errori tanto funesti.
Questo linguaggio comune e semplice è infatti capito da tutti, mentre quell'altro non è compreso dalle persone incolte.
I manichei dunque sono soliti criticare le Scritture dell'Antico Testamento anche senza conoscerle e con le loro critiche prendere in giro e ingannare i nostri fedeli deboli e semplici che non sanno come controbatterli, in quanto non c'è alcuna Scrittura che non possa essere facilmente criticata presso coloro che non la conoscono.
Ma la divina provvidenza permette che esistano molti eretici con errori diversi affinché, quando ci scherniscono e c'interrogano su argomenti che non conosciamo, almeno in questo modo ci scrolliamo di dosso l'indolenza e desideriamo di conoscere le Sacre Scritture.
Ecco perché anche l'Apostolo dice: È necessario che vi siano delle eresie, affinché si riconoscano tra voi quelli che sono di provata virtù. ( 1 Cor 11,9 )
Agli occhi di Dio sono infatti persone di provata virtù coloro che sono in grado d'insegnare in modo retto, ma non possono essere riconosciuti dagli uomini se non quando insegnano, e non desiderano insegnare se non a coloro che lo richiedono.
Molti però sono pigri a ricercare [ la verità ] se dalle difficoltà che provano nelle discussioni con gli eretici e dagli scherni che ne ricevono non venissero - per così dire - destati dal sonno e non si vergognassero della loro ignoranza e non si rendessero conto di correre pericolo proprio a causa della loro ignoranza.
Se tali persone hanno una fede salda, non si arrendono agli eretici ma cercano accuratamente di sapere che cosa ribattere ad essi.
Dio però non abbandona queste persone facendo in modo che chiedendo ottengano, cercando trovino e bussando venga loro aperto. ( Mt 7,7 )
Coloro invece che non hanno speranza di trovare nella dottrina cattolica la verità che cercano di conoscere, rimangono schiacciati dagli errori; se però continueranno a cercare con perseveranza, dopo gravi fatiche stanchi ed assetati, anzi quasi morti, torneranno alle stesse sorgenti da cui s'erano allontanati.
I manichei dunque sono soliti fare le seguenti critiche al primo libro dell'Antico Testamento intitolato La Genesi.
Quanto a ciò che sta scritto: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) essi ci rivolgono questa domanda: "In quale principio?", e ci fanno anche la seguente obiezione: "Se Dio creò il cielo e la terra al principio del tempo, che cosa faceva prima di creare il cielo e la terra?
E perché decise all'improvviso di fare ciò che non aveva fatto mai in precedenza nel corso dei tempi eterni?".
A costoro noi rispondiamo che fu Dio a creare il cielo e la terra nel principio ma non al principio del tempo, ma in Cristo, essendo Egli col Padre il Verbo per mezzo del quale e nel quale è stata creata ogni cosa. ( Gv 1, 1.3 )
Nostro Signore Gesù Cristo infatti, ai Giudei che gli chiedevano chi egli fosse, rispose: Io sono il Principio, lo stesso che sto parlando a voi. ( Gv 8,25 )
Ma anche se credessimo che Dio creò il cielo e la terra all'inizio del tempo, dobbiamo in ogni modo capire che prima dell'inizio del tempo il tempo non esisteva.
Fu infatti Dio che creò i tempi e perciò, prima che creasse i tempi, i tempi non esistevano.
Non possiamo dunque affermare che esistesse alcun tempo quando Dio non aveva creato ancor nulla.
In qual modo infatti poteva esserci un tempo che Dio non aveva creato, dal momento che è lui l'artefice di tutti i tempi?
Se inoltre il tempo cominciò ad esistere insieme col cielo e con la terra, non si può trovare un tempo in cui Dio non aveva ancora creato il cielo e la terra.
Quando poi si obietta: "Perché mai Dio decise all'improvviso?", si fa un'obiezione come se [ prima ] fossero passati dei tempi in cui Dio non aveva creato nulla.
Non poteva infatti passare il tempo che Dio non aveva ancora creato, dal momento che non può essere creatore dei tempi se non Colui che esiste prima della successione dei tempi.
Certamente gli stessi manichei leggono, lodano e onorano l'apostolo Paolo ma, interpretando male le sue lettere, traggono in inganno molte persone.
Ci dicano dunque che cosa vuol dire l'apostolo Paolo quando parla della conoscenza della verità conforme alla pietà verso Dio e in vista della speranza della vita eterna, che il Dio che non mentisce ha promessa prima dei tempi eterni. ( Tt 1,1-2 )
Ora che cosa avrebbero potuto avere prima di loro i secoli eterni?
Questo dovrebbero essere costretti a spiegarci costoro perché capiscano di non capire, quando a vanvera criticano ciò che avrebbero dovuto indagare con diligenza.
Supponiamo però che non dicano: "Come mai Dio decise all'improvviso di creare il cielo e la terra?", ma tolgano dalla frase l'avverbio "all'improvviso" e dicano soltanto: "Perché Dio decise di creare il cielo e la terra?".
Noi infatti non diciamo che questo mondo è coevo a Dio, poiché l'eternità di questo mondo non è la medesima di quella di Dio; certamente Dio fece il mondo e così, con la stessa creatura che Dio fece, i tempi iniziarono ad essere, e perciò sono detti tempi eterni.
I tempi tuttavia non sono eterni com'è eterno Dio, per il fatto che Dio esiste prima della successione dei tempi essendo lui l'artefice dei tempi; allo stesso modo che sono buone tutte le cose create da Dio, ma non sono buone com'è buono Dio poiché è stato lui a crearle, mentre quelle sono state create.
Dio però non le ha generate dal proprio essere affinché fossero ciò che è lui, ma le ha create dal nulla affinché non fossero uguali né a lui, dal quale sono state create, né al proprio Figlio per mezzo del quale sono state create, poiché ciò è giusto.
Se dunque costoro domanderanno: "Per qual motivo Dio decise di creare il cielo e la terra?" si deve rispondere loro ch'essi, i quali desiderano conoscere la volontà di Dio, imparino prima a conoscere il potere della volontà umana.
Essi infatti desiderano conoscere le cause della volontà di Dio mentre la stessa volontà di Dio è la causa [ efficiente ] di tutto ciò che esiste.
Poiché, se la volontà di Dio ha una causa, questa è qualcosa di antecedente alla sua volontà, ma è un'empietà credere una simile cosa.
A chi dice: "Perché Dio creò il cielo e la terra?" occorre rispondere: "Perché lo volle".
La volontà di Dio è infatti la causa della creazione del cielo e della terra, e perciò la volontà di Dio è maggiore del cielo e della terra.
Chi poi chiede: "Perché volle fare il cielo e la terra?" cerca qualcosa di più grande della volontà di Dio; nulla di più grande può infatti trovarsi.
La temerità umana dunque si freni e non indaghi ciò che non esiste, per evitare il pericolo di non trovare ciò che esiste.
Se per altro uno desidera conoscere la volontà di Dio, deve diventare amico di lui poiché, se uno volesse conoscere la volontà di un altro, di cui non fosse amico, tutti si befferebbero della sua impudenza e stoltezza.
Ma nessuno può diventare amico di Dio se non mediante la purezza cristallina dei costumi [ e la speciale virtù ] ch'è il fine del precetto, di cui l'Apostolo dice: Lo scopo del precetto è però la carità che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e dalla fede senza finzione; ( 1 Tm 1,5 ) se costoro avessero questa virtù, non sarebbero eretici.
Quanto poi al secondo versetto del libro della Genesi: Ma la terra era invisibile e confusa, ( Gen 1,2 ) i manichei lo criticano dicendo: "In qual modo Iddio creò nel principio il cielo e la terra, se la terra era appunto invisibile e confusa?".
In questo modo costoro, volendo criticare le Scritture divine prima di conoscerle, non comprendono neppure le cose più evidenti.
Che cosa infatti poteva dirsi di più evidente di questa affermazione: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, la terra però era invisibile e confusa?
Essa vuol dire: "Nel principio Dio creò il cielo e la terra ma la terra stessa, creata da Dio, era invisibile e confusa, prima che Dio, con ordinata distinzione, disponesse le forme di tutte le cose al proprio posto e nelle sedi loro proprie, prima che ordinasse: Vi sia la luce, e: Vi sia il firmamento, e: Si radunino le acque, e: Appaia la terraferma, ( Gen 1, 3. 6.9 ) e tutto il resto che nel medesimo libro viene esposto per ordine nel modo che possano capirlo anche i bambini".
Tutte queste cose contengono misteri si grandi che chiunque è giunto a capirli compiange la spudoratezza di tutti gli eretici, poiché sono uomini, o se ne fa beffe poiché sono superbi.
Nel medesimo libro subito dopo è detto: E le tenebre erano sopra l'abisso. ( Gen 1,2 )
I manichei criticano questa frase col dire: "Era dunque nelle tenebre Dio prima di creare la luce?".
Veramente nelle tenebre dell'ignoranza sono proprio essi, e perciò non hanno un'idea della luce in cui regnava Dio prima di creare la luce di questa terra!
Costoro infatti conoscono soltanto la luce che vedono con gli occhi del corpo.
Ecco perché il sole di questa terra, che noi ugualmente vediamo non solo con gli animali più grandi ma anche insieme con le mosche e con i vermiciattoli, essi lo adorano fino al punto di affermare ch'esso è una particella della luce in cui abita Dio.
Noi al contrario dobbiamo comprendere ch'esiste un'altra luce in cui abita Dio, dalla quale deriva la luce di cui nel Vangelo si legge: Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. ( Gv 1,9 )
La luce del sole di quaggiù infatti non illumina l'uomo tutto intero, ma solo il corpo e gli occhi mortali dell'uomo, rispetto ai quali ci superano gli occhi delle aquile che si dice guardano il sole di questo mondo molto meglio di noi.
Quell'altra luce invece non diletta gli occhi degli uccelli, i quali sono privi di ragione, ma il cuore puro di tutti coloro che credono in Dio e si staccano dall'amore delle cose visibili e temporali e si applicano ad adempiere i suoi comandamenti.
Questa possibilità l'hanno tutti gli uomini purché lo vogliano, poiché quella luce illumina ogni uomo che viene in questo mondo.
Le tenebre dunque erano sopra l'abisso prima che fosse creata la luce di questo mondo, della quale si parla in questo passo subito dopo.
Dio allora ordinò: Vi sia la luce, ( Gen 1,3 ) poiché ove non è la luce vi sono le tenebre; non che le tenebre siano qualcosa di reale, ma è chiamata "tenebra" la stessa assenza della luce.
Allo stesso modo il silenzio non è qualcosa di reale, ma si chiama "silenzio" la mancanza di rumore.
Così pure la "nudità" non è qualcosa di reale, ma si chiama nudità lo stato d'un corpo non coperto da un vestito.
Neanche il "vuoto" è una cosa concreta, ma si chiama vuoto un luogo in cui non c'è alcun oggetto materiale.
Così le tenebre non sono una cosa reale, ma viene chiamata "tenebra" la mancanza di luce.
Noi diciamo questo perché i manichei dicono sovente: "Come mai sull'abisso potevano regnare le tenebre prima che Dio creasse la luce?
Chi le aveva create o generate? Oppure, se non le aveva create o generate nessuno, le tenebre erano eterne", come se le tenebre fossero qualche realtà concreta, mentre - come è stato detto - ha ricevuto questo nome l'assenza della luce.
Ma poiché i manichei, tratti in inganno dalle loro favole, credevano ci fosse una regione delle tenebre, in cui dimorano corpi con forme materiali e dotati d'anima, per questo pensano che le tenebre siano qualcosa di concreto, ma senza capire che noi abbiamo la sensazione delle tenebre solo quando non vediamo, allo stesso modo che non abbiamo la percezione del silenzio se non quando non avvertiamo dei suoni.
Orbene, le tenebre non sono nulla come non è nulla il silenzio.
Come però costoro dicono che il popolo delle tenebre combattè contro la luce di Dio, così anche un altro stolto potrebbe dire ugualmente che il popolo dei silenzi combattè contro la voce di Dio.
Ma adesso noi non ci siamo assunti il compito di confutare e smentire tali menzogne.
Per ora abbiamo stabilito, nella misura delle forze che il Signore si degnerà di accordarci, di difendere le affermazioni dell'Antico Testamento criticate da costoro e, a proposito di esse, dimostrare che contro la volontà di Dio non ha alcun potere la cecità degli uomini.
I manichei inoltre sono soliti criticare l'asserzione della Scrittura che dice: e lo Spirito di Dio si portava al di sopra delle acque, ( Gen 1,2 ) dicendo: "Era dunque forse l'acqua la dimora dello Spirito di Dio e conteneva forse lo Spirito di Dio?".
Costoro tentano di stravolgere tutto con il loro spirito perverso, ma restano accecati dalla loro malizia.
Quando infatti noi diciamo: "E sole si porta sopra la terra", vogliamo forse intendere con ciò che il sole abita sulla terra e la terra contiene il sole?
Tuttavia lo Spirito di Dio non si portava al di sopra delle acque allo stesso modo che il sole si porta sopra la terra, ma in modo diverso, compreso solo da pochi.
Lo Spirito infatti non si portava al di sopra delle acque attraverso lo spazio come si porta il sole, bensì mediante la potenza della sua invisibile, eccelsa superiorità.
Ci dicano allora questi individui in qual modo sugli oggetti da costruire si porta la volontà dell'artefice.
Se però non comprendono queste cose umane e quotidiane, cerchino d'avere sentimenti di religioso rispetto verso Dio e di capire con animo sincero ciò che non capiscono affinché, mentre desiderano di abbattere con discorsi sacrileghi la verità che non sono capaci di vedere, la scure non torni indietro sulle loro gambe.
La verità infatti non può essere distrutta poiché resta immutabile, ma i colpi di qualsiasi specie diretti contro di essa ricadono con violenza maggiore contro coloro che ardiscono abbattere ciò che dovrebbero credere per meritare di capirlo.
Costoro poi sollevano quest'altra questione e con tono sprezzante ci domandano: "Donde proveniva l'acqua, al di sopra della quale si portava lo Spirito di Dio?
Nelle righe precedenti dice forse la Scrittura che Dio aveva creato l'acqua"?
Se costoro cercassero di comprendere la frase con spirito di fede, scoprirebbero come dev'essere intesa.
Poiché in questo passo l'acqua non è chiamata così in modo che sia intesa nel senso di quella che possiamo vedere e toccare adesso; allo stesso modo neppure la terra che nella Scrittura è detta confusa e invisibile era tale e quale questa che ora può vedersi e toccarsi.
Quanto invece all'affermazione della Scrittura: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) con l'espressione "cielo e terra" viene indicato tutto l'universo creato e ordinato da Dio.
Queste realtà sono denotate con un termine proprio di quelle visibili a causa della debolezza dei piccoli, che sono meno capaci di comprendere le realtà invisibili.
Da principio fu dunque creata la materia confusa e disordinata, affinché a partire da essa fossero fatte le cose ora distinte e formate; credo che ciò i greci lo chiamino χάος.
Così infatti anche in un altro passo della Scrittura, tra le lodi di Dio, leggiamo la frase: Tu che hai creato il mondo da una materia senza forma, ( Sap 11,18 ) o, come hanno altri manoscritti: da una materia invisibile.
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