Lettere |
Scritta nel 390-91.
Agostino promette a Romaniano, carissimo suo concittadino d'inviargli il libro da lui scritto sulla Vera religione ( n. 1 ) e l'esorta ad occupare il tempo libero nell'acquisto dei beni eterni ( n. 2 ).
Agostino a Romaniano
Questa lettera non denuncia la mia povertà di carta in modo da provare, se non altro, che mi abbonda la pergamena.
Le tavolette d'avorio a mia disposizione le ho mandate con una lettera a tuo zio.
Tu, infatti, mi perdonerai più facilmente questo pezzetto di pergamena, poiché quello che gli ho scritto non si poteva rimandare, e nello stesso tempo ho pensato che non fosse affatto il caso di non scriverti.
Ma ti prego di mandarmi le mie tavolette, se costì ce n'è qualcuna, perché mi servono in casi di questo genere.
Ho scritto qualcosa sulla religione cattolica, quello che il Signore s'è degnato d'ispirarmi, ed ho intenzione di mandartelo prima della mia venuta costì, se nel frattempo non mi mancherà la carta.
Ti accontenterai infatti di quella scrittura che può venir fuori dal laboratorio di Maggiorino.
Quanto ai codici me ne sono completamente dimenticato, eccetto i libri De oratore.
Ma non avrei potuto risponderti altro che di prendere tu stesso quelli che ti piace, ed ora sono dello stesso avviso.
Infatti, essendo lontano, non trovo che altro possa fare di più.
Ti sono sommamente grato perché nell'ultima tua lettera mi hai voluto mettere a parte della tua gioia domestica.
Ma vuoi che io non conosca l'aspetto del mare tranquillo e le placide onde?1 certo, né lo vuoi da me né tu stesso lo ignori.
Perciò, se t'è stata concessa un po' di tranquillità per pensare a qualcosa di meglio, approfitta della grazia di Dio!
Quando ci toccano questi doni, infatti, non con noi stessi dobbiamo congratularci, ma con coloro per opera dei quali ci vengono elargiti, poiché una amministrazione dei beni temporali giusta, conforme al dovere e, per quanto lo permette la sua natura, più pacifica e tranquilla, procura il merito per ottenere i beni eterni, purché non possieda mentre la si possiede, non impacci quando diventa più complessa, non ci travolga mentre si cerca di renderla tranquilla.
Giacché per bocca della stessa Verità è stato detto: … Se non siete stati fedeli nell'altrui, chi vi darà ciò che è vostro? ( Lc 16,12 )
Perciò, lasciate andare le cure delle cose passeggere, cerchiamo i beni duraturi e sicuri, innalziamoci al di sopra delle nostre ricchezze terrene.
Infatti non senza motivo l'ape ha le ali pur nell'abbondanza del miele, poiché questo uccide chi gli rimane attaccato.
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1 | VERG., Aen. 5. 848 |