Lettere |
Scritta forse prima della legge contro il culto pagano del 28 febbr. 391.
A. risponde confutando le idee del grammatico Massimo sulla religione pagana e cioè che gli dèi siano membra dell'unico Dio ( n. 1 ); allo scherno mosso contro certi nomi punici di eroi cristiani oppone nomi molto più ridicoli di divinità pagane, le quali non sono altro che uomini morti ( n. 2-3 ); confuta l'accusa del culto segreto dei Cristiani ed invita a discussioni serie ( n. 4-5 ).
A Massimo di Madaura
Trattiamo fra noi qualcosa di serio o vogliamo scherzare?
Giacché, visto il tenore della tua lettera, non so se dipenda dalla debolezza della causa in se stessa o dalla giovialità del tuo temperamento il tono più scherzoso che impegnato che hai preferito assumere.
Innanzi tutto c'è il paragone tra il monte Olimpo e la vostra piazza, che non so quale scopo abbia eccetto quello di ricordarmi che Giove pose su quel monte il suo accampamento quando faceva guerra a suo padre, come racconta quella storia che i vostri correligionari chiamano addirittura sacra, e che in codesta piazza vi sono due statue di Marte ( uno nudo e l'altro armato ) e di fronte ad esse una statua d'uomo con tre dita protese per frenare il loro potere demoniaco, funesto per la città.
Potrei dunque mai credere che tu, facendo menzione di questa piazza, abbia voluto rinnovare in me il ricordo di tali divinità se non avessi inteso scherzare piuttosto che fare sul serio?
Ma, per venire proprio alla tua affermazione che siffatti dèi sono come le membra dell'unico e sommo Dio, ti raccomando, poiché me lo permetti, di astenerti con la massima cura da siffatte sacrileghe facezie.
Se veramente intendi per unico Dio quello intorno al quale, come è stato detto dagli antichi, sono d'accordo i dotti e gli indotti, osi tu chiamare membra di Lui coloro dei quali l'immagine di un uomo morto basta a frenare la crudeltà o ( se lo preferisci ) la potenza?
Potrei dilungarmi su questo: tu vedi infatti, data la tua saggezza, quanto ampiamente questo punto [ della tua lettera ] offra il fianco alla critica.
Ma mi freno spontaneamente, perché da te non si pensi che combatto con le armi della retorica piuttosto che con quelle della verità.
Non so infatti se debba fermarmi a confutare oppure passare sotto silenzio il fatto che tu hai raccolto alcuni nomi punici di defunti per i quali hai ritenuto di dover lanciare delle ingiurie, divertenti a tuo giudizio, contro la nostra religione.
Se queste cose sembrano alla tua serietà tanto futili quanto lo sono realmente, io non ho molto tempo per scherzare; se al contrario ti sembrano importanti io mi meraviglio come, colpito dalla bizzarria dei nomi, non ti sia venuto in mente che tra i vostri sacerdoti ci siano gli Eucaddiri e tra i vostri dèi gli Abaddiri.
Io non penso che non te ne ricordassi mentre scrivevi: hai voluto piuttosto, secondo il tuo carattere affabile e faceto, richiamarmi alla memoria quanto vi sia di ridicolo nella vostra superstizione, per divertirmi un po'.
Non avresti infatti potuto dimenticarti di te stesso, fino al punto da ritenere di dover criticare dei nomi punici tu, africano, nell'atto di scrivere ad africani e vivendo noi tutti e due in Africa.
Giacché se vogliamo dare una interpretazione di quei nomi, cos'altro vuol dire Namfamone se non uomo dal piede propizio, cioè il cui arrivo è portatore di felicità: allo stesso modo che siamo soliti dire che è entrato con piede propizio colui al cui arrivo è seguito un avvenimento favorevole?
E se questa lingua è disapprovata da te, nega che nei libri punici siano state tramandate molte cose sagge, come è attestato da uomini dottissimi: davvero dovrebbe dispiacerti di essere nato là dove è la culla di questa lingua e ne rivivono i nomi!
Se invece è assurdo che ci dispiaccia il suono di essa e riconosci che è esatta l'interpretazione che ho dato di quel vocabolo, hai motivo di prendertela col tuo Virgilio che invita in questo modo Ercole al sacrificio celebrato in suo onore da Evandro: Avvicinati a noi e alle tue sacre cerimonie ben disposto con piede propizio.1
[ Il poeta ] desidera che venga con piede propizio: dunque desidera che venga Ercole Namfamone, a causa del quale ti diverti molto ad insultarci.
Ma in verità, se hai voglia di ridere, trovi presso di voi grande materia di facezie: il dio Stercuzio, la dea Cloacina, Venere calva, il dio Timore, il dio Pallore, la dea Febbre ed innumerevoli altri di questo genere, ai quali i Romani antichi, adoratori di idoli, innalzarono templi e stabilirono che si dovevano onorare: se tu li trascuri, trascuri gli dèi di Roma.
Da ciò si comprende che non sei iniziato ai sacri riti romani e tuttavia disprezzi e disdegni i nomi punici, come se fossi dedito al culto dei numi dei Romani.
Ma mi pare, in verità, che tu - forse ancor più di noi - non tenga in nessun conto quei riti; ma da essi ricavi un certo qual divertimento per passare [ più gradevolmente ] questa vita, dato che non hai esitato a ricorrere anche a Marone, come risulta da ciò che mi scrivi, e a citare in tuo soccorso il suo verso in cui dice: Ciascuno è guidato dal proprio piacere.2
Giacché, se accetti l'autorità di Marone, come mostri di accettarla, tu accetti senza dubbio anche questo: Per primo Saturno venne dall'etereo Olimpo fuggendo le armi di Giove e profugo dopo esser stato privato del suo regno,3 e tutti gli altri passi con cui vuol significare che quel dio ed altri vostri dèi di questo genere furono uomini.
Infatti egli aveva letto molte storie rese autorevoli dalla loro antichità, e le aveva lette anche Tullio,4 che nei suoi dialoghi richiama il medesimo pensiero più di quanto avremmo osato sperare e cerca, per quanto quei tempi lo permettevano, di portarlo a conoscenza di tutti.
Quanto poi alla tua affermazione che i vostri riti sono superiori ai nostri per il fatto che voi adorate i vostri dèi in pubblico mentre noi facciamo le nostre riunioni in gran segreto, innanzitutto ti chiedo come abbia potuto dimenticarti di quel Libero che voi ritenete di dover sottoporre agli occhi di pochi iniziati.
Poi tu stesso riconosci di non aver avuto altra intenzione, ricordando la pubblica celebrazione dei vostri riti, se non che noi avessimo davanti agli occhi, come uno spettacolo, i decurioni e i capi della città che nei baccanali folleggiano per le piazze della vostra città.
Ma se in tale festa siete posseduti da un dio, certamente vedete che razza di dio possa essere quello che toglie il senno.
E se fingete, che cosa significano questi vostri misteri anche in pubblico, o quale scopo si prefigge una così turpe menzogna?
E perché poi, se siete vati, non predite nulla di ciò che avverrà?
O perché mai spogliate i circostanti, se siete sani di mente?
Poiché dunque con la tua lettera ci hai fatto ricordare questi fatti ed altri che ora ritengo conveniente tralasciare, perché mai non dovremmo deridere i vostri dèi che chiunque conosca il tuo ingegno e legga la tua lettera, vede essere elegantemente presi in giro anche da te?
Perciò se in questo campo vuoi che trattiamo fra noi qualcosa che si addica alla tua età ed alla tua saggezza e che infine, secondo il nostro proposito, possa essere desiderato dai nostri amici più cari, cerca qualcosa che meriti la nostra discussione; e cerca di dire in difesa dei vostri dèi delle cose per cui noi non abbiamo a giudicarti un falso difensore della tua causa, che voglia insegnarci quello che si può dire contro di essi piuttosto che dire qualcosa in loro difesa.
Sappi ad ogni modo, per finire, affinché questo fatto non ti sfugga e non ti trascini per ignoranza a sacrileghe calunnie, che dai Cristiani cattolici, di cui nella vostra città esiste anche una chiesa, non si rende culto a nessun morto, ed infine non viene adorato come una divinità niente che sia stato fatto e creato da Dio, ma unicamente quel Dio che ha fatto e creato tutte le cose.
Si tratterà di questo argomento più diffusamente, coll'aiuto dell'unico vero Dio, quando mi accorgerò che tu vuoi fare sul serio.
Indice |
1 | Verg., Aen. 8, 302 |
2 | Verg., Bucol. 2, 65 |
3 | Verg., Aen. 8, 319 s |
4 | Cicer., De nat. deor. 1, 42, 119 |