Lettere |
Scritta dopo il 397 o dopo il 400.
Alipio e Agostino provano la temerità dei Donatisti nell'accusare i Cattolici di aver consegnato i libri Sacri nella persecuzione, rifacendosi al caso del vescovo donatista Feliciano di Musti, reintegrato nella sua cattedra sebbene per molto tempo fosse in comunione con Massimiano ( n. 1-2 ).
Al dilettissimo signore e onorando fratello Naucelione Alipio e Agostino
Tu ci hai riferito la risposta data dal vostro vescovo Clarenzio, con la quale confessa che Feliciano di Musti era stato condannato dai Donatisti e in seguito era stato reintegrato nella sua carica episcopale ma era stato condannato innocente perché era assente, com'egli aveva provato.
Ti ricordiamo ciò affinché risponda a questo proposito, dato che non era lecito condannare, senz'ascoltarla, una persona che adesso quegli stessi che l'hanno condannata affermano essere innocente.
Di conseguenza, se era innocente, non si doveva condannare, oppure, se era colpevole, non doveva essere reintegrato.
Se è stato reintegrato in quanto innocente, è stato pure condannato pur essendo innocente; se invece è stato condannato in quanto colpevole, è stato pure reintegrato pur essendo colpevole.
Se coloro che lo condannarono non sapevano s'era innocente, sono da incolpare di temerità per aver osato condannare, senza averlo ascoltato, un innocente di cui non avevano istruito un regolare processo; anzi dal presente fatto concludiamo che essi avevano condannato anche prima alla stesso modo gli altri, da essi accusati d'aver consegnato i Libri Sacri.
Poiché se poterono condannare un innocente, poterono pure bollare col nome di "traditori" quelli che non lo erano.
In secondo luogo, il medesimo Feliciano, condannato dai Donatisti, per molto tempo fu in comunione con Massimiano; se perciò era innocente quando fu condannato, per qual motivo in seguito, essendo in comunione con lo scellerato Massimiano, battezzò molte persone fuori della comunione dei Donatisti?
Possono essere testimoni di ciò essi stessi che sollecitarono il proconsole perché facesse rimuovere dalla Basilica il medesimo Feliciano in quanto coinvolto con Massimiano.
Non bastava quindi loro d'aver condannato una persona senz'ascoltarla, d'aver condannato - come essi stessi affermano - un innocente; si presentarono per di più ufficialmente davanti al proconsole, per farlo scacciare dalla chiesa!
Confesseranno che lo giudicarono una persona degna di condanna e scellerata come i Massimianisti almeno quando lo facevano scacciare dalla chiesa!
Quando perciò egli era in comunione con Massimiano e battezzava le persone, conferiva forse il vero battesimo o quello falso?
Se conferiva il vero battesimo lui ch'era in comunione con Massimiano, perché s'accusa il battesimo cattolico?
Se invece conferiva un battesimo falso quando era in comunione con Massimiano, perché mai sono stati riammessi nella comunione con Feliciano tutti coloro ch'egli aveva battezzato stando nello scisma di Massimiano e che nessuno ribattezzò nella vostra setta
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