Lettere

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Lettera 224

Scritta dopo la precedente.

Agostino promette a Quodvultdeus di scrivere il compendio delle eresie se glielo consentiranno le gravi occupazioni  ( n. 1 ) poiché adesso è sollecitato da Alipio a confutare gli ultimi libri di Giuliano e si trova occupato nella revisione critica delle proprie opere ( n. 2-3 ).

Agostino, Vescovo, a Quodvultdeus, signore sinceramente amatissimo, fratello e collega nel diaconato

1 - Agostino pressato da gravi occupazioni

Poiché mi si presentava quest'occasione di farti avere un mio scritto per mezzo d'un prete di Fussala, che raccomando alla tua Carità, ho riletto la tua lettera in cui mi chiedi di scrivere qualcosa sulle eresie che sono potute sorgere da quando si cominciò a predicare nel mondo l'Incarnazione del Signore.

L'ho riletta per vedere se dovessi cominciare senz'altro a comporre l'opera e mandartene una parte, attraverso la quale tu considerassi ch'essa è tanto più difficile quanto più breve tu la desideri.

Ma non ho potuto fare neppure questo, essendone stato impedito da occupazioni sopraggiunte, che non avrei potuto trascurare; mi hanno anzi distolto anche dal lavoro che avevo tra le mani.

2 - Agostino occupato nella Revisione critica dei suoi scritti

Questo lavoro è la risposta agli otto libri pubblicati da Giuliano, dopo i quattro ai quali ho già risposto.

I libri che sto confutando sono stati presi a Roma dal fratello Alipio, ma, non avendoli potuti copiare tutti, non volle perdere l'occasione, che gli si era presentata, di mandarmene i primi cinque, assicurandomi che mi avrebbe inviato presto gli altri tre, insistendo molto che non differissi la confutazione.

Pressato dalle sue istanze, sono stato obbligato a fare più a rilento quello che stavo facendo, per mandare avanti contemporaneamente due lavori, l'uno durante il giorno e l'altro durante la notte, allorché ero libero da altre occupazioni che non cessano di sopraggiungere da una parte e dall'altra.

In realtà stavo facendo un lavoro assolutamente necessario, vale a dire la revisione delle mie opere e ora criticavo ciò che dispiaceva a me o poteva dispiacere agli altri, ora difendevo ciò che doveva o poteva essere letto.

Avevo terminato già due volumi, in cui avevo fatto la revisione di tutti i miei libri, di cui ignoravo il numero e così riscontrai ch'erano duecentotrentadue.

Restava da fare la revisione delle Lettere poi quella dei Discorsi al popolo, che i Greci chiamano omelie.

Avevo inoltre già riletto la maggior parte delle Lettere ma non avevo ancora potuto dettare nulla intorno ad esse, allorché cominciarono ad occuparmi anche i detti libri di Giuliano, dei quali ho cominciato a confutare il quarto.

Appena dunque avrò terminato di confutarlo e avrò confutato il quinto, nel caso che non siano arrivati gli altri tre, mi dispongo, a Dio piacendo, a cominciare il lavoro che tu reclami, portando avanti nello stesso tempo questo lavoro e la revisione dei miei scritti, dividendo le ore della notte all'uno e quelle del giorno all'altro lavoro.

3 - Agostino raccomanda ancora il latore

Ho voluto far sapere tutto ciò alla Santità tua, affinché, quanto più vivo è il tuo desiderio di ciò che reclami, tanto più ardentemente tu domandi per me al Signore l'aiuto, perché io riesca a fare ciò che mi chiede il tuo lodevole desiderio e possa riuscire utile a quanti pensi ch'esso possa giovare, sinceramente amato signore e fratello.

Ti raccomando ancora una volta il latore della presente e ti prego che non ti rincresca d'appoggiare la faccenda per cui si reca costà, se conosci la persona con cui dovrà esser trattata.

Poiché non possiamo abbandonare, nei loro urgenti bisogni, individui che non sono nostri coloni ma quel che più conta, nostri fratelli appartenenti al gregge dei fedeli ai cui dobbiamo aver cura per amor di Cristo.

Vivi per Dio.

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