Lettere |
Scritta dopo il 395.
Longiniano ad Agostino affermando che secondo i principi di Trimegisto e di Platone si giunge a Dio attraverso gli dèi minori non senza sacre purificazioni ( n. 1-2 ), ma non arrischia alcuna opinione su Cristo ( n. 3 ).
Longiniano ad Agostino, signore venerando e veramente santo padre, degnissimo d'essere onorato
Sono felice d'essere stato inondato dalla luce della tua sfolgorante virtù, e d'essere stato reputato degno d'avere, per somma mia grazia, l'onore della tua parola divina.
D'altro canto però tu poni sulle mie spalle un pesante fardello e soprattutto il difficile compito di rispondere ai tuoi quesiti e nello stesso tempo che ti vengano spiegati problemi tanto oscuri nel senso delle mie opinioni, cioè da un pagano quale sono io.
Infatti, è già sufficiente il fatto che noi già da tempo siamo in parte d'accordo e sempre più bisogna esserlo nella nostra corrispondenza epistolare sugli insegnamenti non dirò solo socratici e non solo su quelli profetici divulgati da te, o romano tra i più insigni, oppure sui pochi insegnamenti di Gerusalemme, ma anche su quelli di Orfeo, di Tagete e di Trimegisto, di gran lunga più antichi di tutti gli altri da me accennati e che rimontano alle prime e quasi barbariche età del mondo, sgorgati per ispirazione degli dèi e rivelati, per volere di Dio, a tutto l'orbe terrestre, diviso per mezzo di confini determinati in tre parti prima che l'Europa e l'Asia avessero questo nome e l'Africa una persona così buona, come, sulla mia fede, tu sei sempre stato e sarai.
Poiché a memoria d'uomo, salvo che tu approvi l'opinione secondo la quale il personaggio di cui racconta ( la vita e le massime ) Senofonte è solo una figura inventata e il ritratto d'una persona immaginaria, non ho ancora sentito dire o letto o visto alcuno o almeno dopo quello solo - oso affermarlo chiamando a testimonio Dio senza timore d'ingannarmi - nessuno che si sforzasse come te di conoscere sempre Dio e potesse seguirlo con purezza di spirito e col distacco dalle cose corporee, e di possederlo per la speranza d'una coscienza dignitosa e netta e d'una salda fede.
Ma per quale via ( si può raggiungere questo bene ) sarebbe più ragionevole che non lo ignorassi, anzi che me lo spiegassi proprio tu senza inculcarmi precetti di altre scuole, anziché volerlo sapere da me, mio onoratissimo signore.
Poiché allora solo - lo confesso - sarei capace d'incamminarmi alla volta del ( l'eterno ) soggiorno di quel bene, come esigono le mie funzioni di sacerdote, mentre ancora non lo sono affatto; se però ne sarò capace, farò le provviste necessarie per quel viaggio.
Ciononostante ti dirò in breve, per quanto mi sarà possibile, quali massime io credo fermamente e pratico tramandate santamente dall'antichità.
La via migliore per giungere a Dio è quella sulla quale s'affretta a camminare, con lo slancio dell'anima e dell'intelligenza, chi è buono ed è stimato per ciò che dice e per ciò che fa conforme alla pietà, alla purità, alla giustizia, alla castità e alla sincerità, senza subire mai alcuna scossa per il mutamento dei tempi, protetto dalla scorta degli dèi e naturalmente gradito alle potenze divine, ossia alle innumerevoli potenze dell'unico, universale, incomprensibile, ineffabile, infaticabile Creatore, le quali - come è vostra usanza particolare - voi chiamate Angeli o un'altra qualunque natura inferiore a Dio o derivante da lui o inseparabile da lui o che porta a lui.
Questa è la via per la quale gli uomini, purificati in virtù di pie prescrizioni degli antichi riti sacri e resi buoni mediante espiazioni sommamente atte a purificare e mediante le pratiche dell'astinenza, corrono speditamente senza vacillare nell'anima e nel corpo.
Per quanto invece riguarda Cristo che tu credi non solo un essere terreno ma anche spirituale, Dio, per mezzo del quale sei sicuro d'arrivare all'Essere supremo, beato, vero, padre di tutti, non oso né sono capace d'esprimere la mia opinione, o padre onoratissimo, poiché trovo difficile dare un giudizio preciso definitivo su ciò che non so.
Ma quanto ad esserti degnato di manifestarmi l'affetto che già da tempo sapevo che tu nutrivi per me, che sono ammiratore delle tue virtù, lo reputo sufficiente testimonianza alla integrità della mia vita; dal momento che cerco di mantenerla tale per non dispiacere a te che sei ogni giorno in intima, totale comunione con Dio, comprendi senza dubbio da te stesso che anch'io godo nel volerti bene poiché tengo a regolarmi secondo la norma e la linea di condotta tracciatami nell'esprimere la tua opinione su di me.
Soprattutto però ti prego d'accordare la tua indulgenza a questa mia modesta opinione e di perdonare senz'altro questa mia risposta forse bizzarra e goffa, dato che sei stato tu a costringermi perché te la inviassi.
Ti prego inoltre di farmi sapere, se lo merito, con i tuoi santi scritti - per usare l'espressione del poeta - " più dolci del miele e del nettare ",1 la tua opinione o la tua impressione sulle cose che ho dette. Possa tu godere della bontà paterna di Dio, o mio signore e padre, e di piacergli, come è necessario, con una santità perseverante.
Indice |
1 | Ovid., Trist. 5, 4, 29-30 |