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Lettera 269

Scritta probabilmente nell'inverno del 429/430.

Agostino informa il vescovo Nobilio di non potersi recare alla dedicazione d'un nuovo edificio sacro.

Agostino a Nobilio, beatissimo e venerato fratello e collega di episcopato

1. Sì grande è la solennità alla quale cordialmente m'invita la tua Fraternità che il mio debole corpo, sarebbe indotto a venire presso di voi dalla ( forza della ) volontà, se non mi trattenesse l'infermità.

Potrei venire se non fosse inverno; potrei non curarmi dell'inverno, se fossi ( ancora ) giovane.

O infatti il calore dell'età sopporterebbe il rigore della stagione o il freddo proprio dell'età sarebbe mitigato dal calore dell'estate.

Attualmente però un viaggio sì lungo d'inverno non posso tollerarlo, con la vecchiaia gelida ch'io porto con me, beatissimo signore, santo e venerato fratello e collega di episcopato.

Ti porgo il saluto dovuto ai tuoi meriti, mentre raccomando la mia salute alle tue preghiere e io stesso chiedo al Signore che la dedicazione d'una sì magnifica costruzione, sia accompagnata poi dalla prosperità che apporta la pace.

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