Il maestro interiore |
AD. - Mi meraviglio che non lo sappia o, piuttosto, che faccia finta di non saperlo; ma è assolutamente impossibile che dalla mia risposta tu ottenga ciò che vuoi, dal momento che stiamo conversando e non possiamo rispondere se non con le parole.
Ora tu mi chiedi delle cose che, quali che siano, certamente non sono delle parole; pur tuttavia anche tu me le chiedi con parole.
Comincia dunque tu a chiedere senza parole in modo che poi anche io ti risponda alla stessa maniera.
AG. - La tua richiesta è legittima, lo ammetto.
Ma se io ti chiedessi cosa significhino le tre sillabe con cui si dice "parete", tu non potresti mostrarmi la parete con un dito?
In tal caso vedrei la cosa stessa di cui questa parola di tre sillabe è segno con te che me la mostri, tuttavia senza proferire alcuna parola.
AD. - Concedo che ciò è possibile soltanto per i nomi che significano corpi e a condizione che questi corpi siano presenti.
AG. - Diciamo forse che il colore è un corpo o non piuttosto che è una qualità del corpo?
AD. - Una qualità.
AG. - Perché dunque anche essa può essere mostrata con un dito?
O associ ai corpi anche le qualità dei corpi in modo che anche esse, quando sono presenti, si possono insegnare senza parole?
AD. - Dicendo corpi, volevo intendere tutto ciò che è corporeo, ossia che si percepisce nei corpi.
AG. - Considera tuttavia se, anche in tal caso, tu non debba escludere alcune cose.
AD. - Fai bene ad avvertirmi; infatti non avrei dovuto dire tutti gli oggetti corporei, ma tutti gli oggetti visibili.
Ammetto che il suono, l'odore, il sapore, il peso, il calore e tutto ciò che riguarda gli altri sensi, sebbene non possano essere percepiti senza i corpi - e pertanto sono corporei -, tuttavia non si possono mostrare con un dito.
AG. - Non hai mai visto come le persone mediante i gesti conversano, per così dire, con i sordi e come questi, sempre con i gesti, domandano, rispondono, insegnano, indicano tutte le cose che vogliono o per lo meno moltissime di esse?
E quando ciò avviene, non sono soltanto gli oggetti visibili che vengono mostrati senza parole, ma anche i suoni, i sapori e altre cose di questo genere.
Anche i mimi nei teatri propongono e fanno comprendere intere storie senza parlare, per lo più con la danza.
AD. - Non ho alcuna obiezione da opporti, se non che non solo io, ma neppure un mimo saltatore potrebbe mostrarti senza parole ciò che significa l'ex di cui sopra.
AG. - Forse dici il vero. Ma supponiamo che gli sia possibile; non dubiti, penso, che, qualunque sia il movimento del corpo con cui tenterà di mostrarmi la cosa significata da questa parola, tale movimento non sarà la cosa stessa, ma il suo segno.
Anche il mimo, dunque, se non designerà una parola con una parola, di certo designerà un segno con un segno.
Così tanto questo monosillabo ex quanto quel gesto del mimo significheranno una sola e determinata cosa, appunto quella che io vorrei che mi fosse mostrata senza segno.
AD. - Scusa, come si può fare ciò che tu chiedi?
AG. - Seguendo il metodo adottato per la parete.
AD. - Ma neanche la parete, come ha insegnato lo sviluppo del ragionamento, può essere mostrata senza segno.
Il fatto di tendere il dito infatti non è la stessa cosa della parete, ma un segno dato perché si possa vedere la parete.
Perciò non vedo niente che possa essere mostrato senza segno.
AG. - Suvvia! Se ti chiedessi cosa sia camminare e tu ti alzassi e compissi l'atto, non ti serviresti forse, per insegnarmelo, della cosa stessa piuttosto che delle parole o di qualche altro segno?
AD.- Riconosco che è così e mi vergogno di non aver intuito una cosa tanto evidente.
Con essa ormai me ne vengono in mente altre mille che si possono mostrare da se stesse e non mediante i segni, come mangiare, bere, sedere, stare in piedi, gridare e molte altre.
AG. - Or via, dimmi: se io ignorassi del tutto il significato di questa parola e ti chiedessi, nel momento stesso in cui cammini, cosa è camminare, come me lo insegneresti?
AD. - Compirei la stessa azione un po' più velocemente in modo che, dopo la tua richiesta, tu sia indotto a riflettere dal fatto nuovo.
Tuttavia non farei altro che ciò che dovrebbe essere mostrato.
AG. - Ma tu sai che altro è camminare e altro è affrettarsi?
Chi cammina infatti non per questo si affretta e chi si affretta non necessariamente cammina: si parla di fretta anche nello scrivere, nel leggere e in molte altre attività.
Così, se tu compissi la tua azione più celermente dopo la mia domanda, dovrei pensare che camminare non è altro che affrettarsi - questo sarebbe il fatto nuovo che tu avresti aggiunto - e pertanto mi sbaglierei.
AD. - Ammetto che non possiamo mostrare un'azione senza segno se siamo interrogati su di essa nel momento in cui la compiamo.
Infatti, se non aggiungiamo nulla, chi ci interroga penserà che ci rifiutiamo di mostrargliela e che vogliamo continuare a fare ciò che stavamo facendo senza curarci di lui.
Ma se ci interroga su cose che possiamo fare, senza che le facciamo nel momento in cui ci interroga, possiamo mostrargli, facendolo dopo la sua richiesta, ciò che chiede mediante la cosa stessa piuttosto che con il segno, a meno che, per esempio, non mi chieda cosa sia parlare mentre sto parlando, perché, in tal caso, qualunque cosa gli dirò, per insegnarglielo è necessario che parli.
E, a partire da ciò, insegnerò con sicurezza fino a che non gli avrò chiarito ciò che vuole, senza discostarmi dalla cosa stessa che vuole che gli sia mostrata e senza cercare dei segni al di fuori di questa cosa stessa per mostrargliela.
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