La santa verginità |
Or non è molto abbiamo pubblicato un libro su La dignità del matrimonio.
In esso esortavamo le vergini di Cristo - come le esortiamo anche adesso - a non disprezzare i coniugi dell'antico popolo di Dio, anche se, paragonandosi con loro, troveranno che il proprio dono divino è più grande e più sublime.
Di tali coniugi e del ministero che mediante la generazione dei figli rendevano al Messia venturo fa l'elogio l'Apostolo chiamandoli il buon olivo, per eliminare ogni superbia nell'olivo selvatico che vi è stato innestato. ( Rm 11,17-18 )
Non si deve pensare che fossero inferiori in merito, anche se per diritto divino la continenza in se stessa è più eccellente del matrimonio e la verginità consacrata più eccellente delle nozze.
Per loro mezzo, infatti, si preparavano e venivano realizzandosi quegli eventi futuri che noi oggi riscontriamo essersi verificati con meravigliosa efficacia: tanto che la stessa loro vita coniugale aveva un valore profetico, e non va attribuito ai soliti motivi di calcolo personale e di soddisfazione esclusivamente umana se in certuni di loro la fecondità meritò degli onori segnalati e se, in altri, fu resa feconda persino la sterilità.
Ogni cosa in loro accadeva per un'arcana disposizione divina.
Quanto al tempo presente, invece, coloro cui si riferiscono le parole: Se non riescono a contenersi, si sposino ( 1 Cor 7,9 ) non hanno bisogno d'essere incoraggiati ma rasserenati.
Mentre gli altri, per i quali sta scritto: Capisca chi può, ( Mt 19,12 ) hanno proprio bisogno di esortazione perché non si spaventino, e di salutare timore perché non si inorgogliscano.
Non basta quindi elogiare la verginità perché venga amata.
Occorrerà anche aggiungere degli ammonimenti perché non si gonfi d'orgoglio.
È quanto intraprendiamo con la presente trattazione.
Ci aiuti Cristo, figlio della Vergine e sposo delle vergini, nato fisicamente da un grembo verginale, sposato misticamente con nozze verginali.
Se tutta la Chiesa è una vergine fidanzata a un sol uomo, il Cristo ( 2 Cor 11,2 ) ( come si esprime l'Apostolo ), quale non dovrà essere l'onore che meritano quelle persone che custodiscono anche nel corpo l'integrità che tutti i credenti conservano nella fede!
La Chiesa ricopia gli esempi della madre del suo Sposo e del suo Signore, ed è, anche lei, madre e vergine.
Se infatti non fosse vergine, perché tanto preoccuparci della sua integrità?
E, se non fosse madre, di chi sarebbero figli coloro ai quali rivolgiamo la parola?
Maria mise al mondo fisicamente il capo di questo corpo; la Chiesa genera spiritualmente le membra di quel capo.
Nell'una e nell'altra la verginità non ostacola la fecondità; nell'una e nell'altra la fecondità non toglie la verginità.
La Chiesa è, tutt'intera, santa nel corpo e nell'anima, ma non tutta intera è vergine nel corpo, anche se lo è nell'anima.
Di quale santità non dovrà dunque rifulgere in quelle sue membra che conservano la verginità nel corpo e nell'anima?
Un giorno - racconta il Vangelo - la madre e i fratelli di Gesù ( cioè i suoi cugini ) si fecero annunziare, ma rimasero fuori casa perché la folla non permetteva loro di avvicinarsi [ al Maestro ].
Gesù uscì in queste parole: Chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli?
E stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco i miei fratelli!
Poiché, chiunque fa la volontà del Padre mio, questi è mio fratello e madre e sorella. ( Mt 12,48-50 )
Ci insegnava con questo ad attribuire più importanza al nostro parentado spirituale che non a quello carnale.
Ci insegnava a ritenere beata la gente, non per i vincoli di parentela o di sangue che vanta con persone giuste e sante, ma perché, attraverso l'obbedienza e l'imitazione, si adeguano al loro insegnamento e alla loro condotta.
Proprio come Maria, la quale, se fu beata per aver concepito il corpo di Cristo, lo fu maggiormente per aver accettato la fede nel Cristo.
A quel tale, infatti, che aveva esclamato: Beato il grembo che ti ha portato!, il Signore replicò: Beati sono, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. ( Lc 11,27-28 )
Si sa di certi fratelli di Gesù ( cioè suoi parenti di famiglia ), che non credettero in lui.
A costoro cosa giovò la parentela che li univa a Cristo?
E così anche per Maria: di nessun valore sarebbe stata per lei la stessa divina maternità, se lei il Cristo non l'avesse portato nel cuore, con una sorte più fortunata di quando lo concepì nella carne.
La verginità di Maria fu certamente molto gradita e cara [ al Signore ].
Egli non si contentò di sottrarla - dopo il suo concepimento - a ogni violazione da parte dell'uomo, e così conservarla sempre incorrotta.
Già prima d'essere concepito volle scegliersi, per nascere, una vergine consacrata a Dio, come indicano le parole con le quali Maria replicò all'Angelo che le annunziava l'imminente maternità.
Come potrà accadere una tal cosa - disse - se io non conosco uomo? ( Lc 1,34 )
E certo non si sarebbe espressa in tal modo se prima non avesse consacrato a Dio la sua verginità.
Ella si era fidanzata perché la verginità non era ancora entrata nelle usanze degli ebrei; ma s'era scelta un uomo giusto, che non sarebbe ricorso alla violenza per toglierle quanto aveva votato a Dio, che anzi l'avrebbe protetta contro ogni violenza.
Che se nella sua risposta ella si fosse limitata a dire: Come accadrà questo? e non avesse aggiunto: poiché non conosco uomo, anche in questo caso le sue parole non sarebbero certo state una richiesta d'informazioni sul come avrebbe messo al mondo il figlio che le veniva promesso, qualora sposandosi non avesse escluso ogni uso del matrimonio.
L'obbligo di restare vergine poteva anche esserle imposto dall'esterno, affinché il Figlio di Dio assumesse la forma di servo con un miracolo degno dell'evento.
Ma non fu così: fu lei stessa a consacrare a Dio la sua verginità quando ancora non sapeva chi avrebbe concepito.
E così sarebbe stata di esempio alle sante vergini, e nessuno avrebbe mai potuto credere che la verginità è una prerogativa di colei che aveva meritato la fecondità senza il concorso dell'uomo.
In tal modo questa imitazione della vita celeste da parte di persone rivestite di corpo mortale e fragile cominciò ad esistere in forza d'una promessa, non di una imposizione; d'un amore che sceglie, non d'una necessità che rende schiavi.
E così Cristo, nascendo da una vergine che aveva deciso di restare vergine quando ancora non sapeva chi sarebbe nato da lei, mostrò che preferiva intervenire all'approvazione della verginità piuttosto che ad impartirne il comando; e per questo motivo volle che, anche in colei che gli avrebbe somministrato la forma di servo, la verginità fosse di libera scelta.
Le sante vergini non debbono rammaricarsi se, conservando la verginità, non possono diventar madri in senso fisico.
Caso unico, infatti, in cui fu conveniente che la verginità partorisse fu quello di chi, nella sua nascita, non avrebbe dovuto avere l'eguale.
Del resto, il parto di quella Vergine singolare e santa è una gloria di tutte le sante vergini: esse sono, in Maria, madri del Cristo, a condizione però che facciano la volontà del Padre.
È infatti a questo titolo che Maria è madre di Cristo in senso più encomiabile e felice, secondo la parola evangelica sopra ricordata: Chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, costui mi è fratello e sorella e madre. ( Mt 12,50 )
Elenca tutti questi vincoli di parentela, ma, trattandosi del popolo dei redenti, li presenta elevati all'ordine soprannaturale, cioè riferiti a se stesso.
Egli ritiene per fratelli e sorelle i santi e le sante con i quali condivide l'eredità celeste.
Sua madre è la Chiesa universale, in quanto, mediante la grazia divina, genera le sue membra, cioè i suoi fedeli.
Inoltre, di ogni anima devota si può dire che essa è madre di Cristo, nel senso che, facendo la volontà del Padre, mediante la carità - che è virtù fecondissima - dà la vita a tutti coloro in cui imprime la forma di Cristo. ( Mt 9,15 )
Quanto a Maria, essa adempì la volontà del Padre; e in tal modo, se fisicamente fu soltanto madre di Cristo, spiritualmente gli fu sorella e madre.
Maria è stata l'unica donna ad essere insieme madre e vergine, tanto nello spirito come nel corpo.
Spiritualmente però non fu madre del nostro capo, cioè del nostro Salvatore, dal quale piuttosto ebbe la vita, come l'hanno tutti coloro che credono in lui ( anche lei è una di questi! ), ai quali si applica giustamente il nome di figli dello sposo. ( Mt 9,15 )
È invece senza alcun dubbio madre delle sue membra, che siamo noi, nel senso che ha cooperato mediante l'amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano le membra di quel capo.
Per quanto invece concerne il suo corpo, essa è la madre proprio del capo.
Era infatti necessario che il nostro capo, con un insigne miracolo, prendesse la carne da una vergine, per significare che nell'ordine soprannaturale le sue membra sarebbero dovute nascere da una vergine, cioè dalla Chiesa.
Dunque, soltanto Maria fu madre e vergine nello spirito e nel corpo: madre di Cristo, vergine di Cristo.
La Chiesa, nei santi cui è riservato il possesso del Regno dei cieli, è, tutta intera, madre di Cristo e vergine di Cristo, nell'ordine spirituale; fisicamente però non è tutta intera vergine e madre.
In certuni è soltanto vergine di Cristo, in certi altri è soltanto madre, ma non di Cristo.
Spiritualmente infatti si può dire che sono madri di Cristo tanto le donne sposate quanto le vergini consacrate a Dio, purché siano sante, cioè ornate di santi costumi e specialmente della carità, che procede da cuore puro, coscienza buona e fede sincera, ( 1 Tm 1,5 ) e facciano la volontà del Padre celeste.
Nell'ordine naturale, invece, delle donne maritate non si può dire che, generando figli, divengano madri di Cristo ma solo di Adamo.
Ed è per questo - perché cioè sanno cosa hanno generato - che esse si affrettano a portare ai sacramenti i loro figli, affinché, ricevendone gli effetti salutari, diventino membra di Cristo.
Ho detto questo prevedendo possibili attacchi delle persone maritate con prole contro le vergini rimaste incorrotte.
Rifacendosi, infatti, a Maria, esse potrebbero ragionare così: " Maria ebbe nel corpo le due prerogative, della verginità e della fecondità: rimase intatta ed ebbe prole.
Noi non abbiamo potuto partecipare, tutte, a questo duplice privilegio, ma ce lo siamo diviso a metà: voi ne possedete la verginità, noi la maternità.
Per voi, la verginità che avete conservata vi consola della mancanza di prole; per noi, i vantaggi della figliolanza bilanciano la perdita dell'integrità verginale ".
Un tal modo di ragionare delle spose cristiane nei riguardi delle sacre vergini si potrebbe, su per giù, lasciar correre se esse effettivamente generassero dei cristiani, e se la fecondità di Maria, a parte la prerogativa della verginità, non avesse altro elemento di superiorità se non quello d'aver generato lei il capo del corpo mistico, le altre invece solo le membra di quel capo.
Tuttavia, anche ammesso che a pronunciare tali parole siano persone che si maritino e si diano ai loro uomini per l'unico ed esclusivo fine d'aver figli, e, quanto ai loro figli, esse non si preoccupino d'altro se non che divengano cristiani - e di fatto ce li rendano non appena è loro possibile -, resta sempre vero che dalle viscere materne non nascono dei cristiani ma ci diventano solo in un secondo momento: quando cioè li rigenera la Chiesa, che spiritualmente è la madre delle membra di Cristo, come anche ne è, spiritualmente, la vergine sposa.
A questo parto santo concorrono anche le madri cristiane, se, non avendo generato dei cristiani, procurano che i figli diventino ciò che esse riconoscono di non aver potuto partorire.
E il loro contributo si colloca là dove anche loro sono vergini e madri di Cristo: nell'ambito, cioè, della fede, che mediante la carità si esplica in opere buone. ( Gal 5,6 )
Nessuna fecondità carnale può essere messa a confronto con la verginità consacrata, considerando anche solo la verginità fisica.
La quale, se è degna di onore, non lo è per se stessa, in quanto tale, ma per il fatto d'essere consacrata a Dio, e quindi, anche se praticata nel corpo, il motivo per cui la si pratica è un motivo religioso e di ordine spirituale.
Per cui anche la verginità del corpo è un valore spirituale: in quanto cioè la si promette e la si custodisce mediante le virtù della continenza e della pietà.
A quel modo, infatti, che nessuno commette atti impuri se prima con l'anima non ne ha concepito il cattivo proposito, così nessuno conserva la purezza del corpo senza aver ben radicata nell'anima la virtù della castità.
È, questo, il caso della castità coniugale.
Essa si pratica nel corpo, ma è una virtù dell'anima, non del corpo, poiché è per il dominio e il controllo esercitato dall'anima che si esclude ogni rapporto carnale che non sia con il proprio coniuge.
A maggior ragione, quindi, occorrerà annoverare fra i valori spirituali più elevati quella continenza per la quale si conserva l'integrità della carne e la si consacra con voto al Creatore delle anime e dei corpi.
Non si pensi che, al presente, la perdita della verginità sia compensata dalla fecondità carnale, nemmeno in quelle madri che dal matrimonio non si ripromettono altro all'infuori della prole che intendono consacrare al Signore.
Nei tempi prima di Cristo, invece, e in ordine alla sua venuta, fu necessario che la famiglia umana si propagasse diventando un popolo numeroso e, in un certo senso, anche profetico.
Oggi non è più così: oggi che da tutte le famiglie umane e da ogni nazione è dato raccogliere delle membra di Cristo perché divengano popolo di Dio e cittadini del Regno dei cieli.
Oggi chi è in grado di capire il valore della verginità consacrata, veda di capirlo; ( Mt 19,12 ) e soltanto chi non riesce a contenersi vada a nozze. ( 1 Cor 7,9 )
Ponete il caso di una donna ricca che voglia spendere delle grandi somme in quell'opera di bene che è riscattare gli schiavi, di diversa nazionalità, e farne dei cristiani.
Riuscirebbe senz'altro a generare a Cristo più membra che non qualsiasi madre, per quanto feconda la si voglia supporre.
Tuttavia non vorrà certo paragonare il suo denaro con la funzione e il pregio della sacra verginità.
Anzi, se fosse un valore sufficiente a compensare la perdita della verginità l'aver figli da far diventare cristiani, ci potrebbe essere un sistema ancor più redditizio: esigere cioè una bella somma per la perdita della propria verginità e, attraverso il ricavato, riscattare molti e molti bambini da far battezzare, più di quanti non se ne potessero avere mediante la più prolifica maternità.
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