Teologia dei Padri |
Anche tu raccomandala nelle mani del Signore!
Non solo quando si separa dal corpo, ma anche mentre è nel corpo, essa è nelle mani di Dio: tu infatti non vedi da dove viene e dove va.
É con te, ed è con Dio.
Anche il cuore del re è ( secondo la Scrittura ) nelle mani del Signore e da lui viene retto e guidato.
Il cuore si riempie di spirito, che è il principio, la forza specifica dell'anima; non la forza che è nei muscoli, ma che consiste nelle rette decisioni, nella temperanza, nella pietà e nella giustizia.
E se il cuore dell'uomo è nelle mani del Signore, tanto più lo è l'anima.
Se l'anima poi è nelle sue mani, certo essa non viene serrata nel sepolcro insieme con il corpo, né viene toccata dal rogo, ma trapassa piamente nel riposo eterno.
Ambrogio, Il bene della morte, 44
Proprio come sul volto di Mosè, in virtù della sua vita rettamente condotta e di quella consuetudine, concessagli con misura, di parlare con Dio, appariva un certo splendore di gloria; allo stesso modo, anche l'afflato divino di bontà insito nell'anima giusta, attraverso l'aiuto divino, la profezia e il suo governo, imprime su di essa, come la luce di un raggio spirituale o del calore solare, un sigillo di giustizia ( Rm 4,11 ), una luce ininterrotta grazie alla continua carità, che conduce a Dio e da Dio medesimo viene recata.
Donde sopravviene per lo gnostico, una volta divenuto perfetto, per quanto lo consenta l'uma na natura, quell'assimilazione a Dio Salvatore, come il Padre che è nei cieli ( Mt 5,48 ) …
Dio stesso, infatti, non rimane beato e alieno dalla morte per il fatto di essere buono per natura o di compiere una qualche opera o per qualche altro motivo analogo, ma unicamente compiendo il bene nel suo modo particolare.
Essendo, appunto, Dio, e quindi padre buono, e dedicandosi perpetuamente a compiere il bene, persevera, in tal modo, nella medesima bontà e mai se ne distoglie.
Quale potrebbe mai essere, infatti, l'utilità del bene, qualora non operasse né producesse cose buone?
Clemente Alessandrino, Stromata, 6,104
Se la bellezza diffusa sul corpo stordisce le anime della folla e le trasporta, quando essa brilli nell'anima, un oggetto così bello e così prezioso troverà forse il suo eguale?
La materia della bellezza fisica non è che pituita, sangue, umore, bile e succo d'un frutto che è marcito!
Gli occhi, le guance e tutto il resto sono resi rosei grazie a questi liquidi: se essi non ricevono ogni giorno questa irrigazione che viene loro dal ventre e dal fegato, la pelle avvizzisce penosamente, gli occhi si incavano e tutto il fascino del viso, allo stesso modo, svanisce.
Se tu, dunque, rifletti su ciò che nascondono dei begli occhi, un naso diritto, la bocca, le guance, riconoscerai che la bellezza del corpo non è che un sepolcro imbiancato ( Mt 23,27 ), tanto al di dentro è pieno di lordure!
Ma proseguiamo.
Se ti capita di vedere un fazzoletto che contiene morva e sputi, non sopporti di sfiorarlo neppure con la punta delle dita né riesci a guardarlo; ebbene, invece, davanti al ricettacolo, al deposito di queste lordure, eccoti in estasi!
La bellezza dell'anima, invece, supera quella del corpo, come il cielo la terra; o, piuttosto, essa sorpassa in luminosità, in splendore, il cielo stesso.
Giovanni Crisostomo, A Teodoro, 14
Ciascun albero produce dal di dentro i rivestimenti che vediamo: foglie, fiori e frutti.
Parimenti accade per i semi.
Anche gli stessi gigli fanno sbocciare dall'interno i loro rivestimenti e ornano la terra.
Così anche fra i cristiani, tutti coloro i quali siano stati degni quaggiù di conseguire l'abito celeste, lo posseggono stabilmente nelle loro anime.
E dal momento che Dio ha stabilito che questa creazione si dissolva e che il cielo e la terra passino, l'indumento celeste che fin d'ora riveste e adorna l'anima, in quel giorno nel quale i corpi saranno risvegliati, vestirà di quella gloria anche i nudi corpi che risorgeranno dai sepolcri.
Ebbene, questo dono e questa veste invisibile e celeste, li ottengono fin d'ora i cristiani.
Pseudo-Macario, Omelie spirituali, 32,1-2
La bellezza fisica, Dio l'ha ristretta nei limiti della natura; la grazia dell'anima umana, invece, si trova al rifugio dalla necessità e dalla servitù di quaggiù.
Essa infatti è incomparabilmente superiore ai tratti della beltà fisica e dipende interamente da noi e dall'influsso divino.
Nel suo amore all'umanità il nostro Maestro ha così nobilitato la nostra razza: i beni inferiori, che ci importano poco e il cui rinvenimento fortuito ci è indifferente, egli li ha rimessi alla discrezione della fatalità naturale, quando ci ha fatti artigiani degli autentici valori.
Se egli ci avesse reso servi della beltà fisica, noi ne avremmo preso una cura superflua e avremmo sprecato tutto il nostro tempo in futilità, senza preoccuparci molto della nostra anima.
Persino adesso che ci è negata la nostra completa discrezione in questo campo, ciò nondimeno noi ci disperdiamo in futilità, rendendocene schiavi; ci abbelliamo per una falsa apparenza, non volendo manifestarci in piena verità.
Acquistiamo queste bellezze sofisticate con belletti, tinture, arricciature, drappi ai mantelli, con il ruotare gli occhi e con molti altri raggiri.
Quali momenti avremmo dedicato alla nostra anima, alle cose serie, qualora fosse dipeso da noi il conferire ad essa un'autentica bellezza?
Forse non ci saremmo dedicati ad altro, se codesto fosse davvero stato il nostro compito.
Noi, invece, sprechiamo talvolta la maggior parte del nostro tempo a prodigare allo schiavo [ il corpo ] gli abbigliamenti, lasciando del tutto marcire la sua padrona [ l'anima ], peggio del più miserabile degli schiavi, nella bruttezza e nella pigrizia.
Ecco perché Dio ci ha liberati da queste vane occupazioni e ha introdotto in noi la scienza del progresso morale.
Nulla si può fare per restituire la grazia a un corpo ripugnante, ma sarà possibile condurre la sua anima, caduta nella peggiore bruttezza, verso le cime della bellezza, rendendola talmente degna d'amore e di desiderio che non soltanto le persone benpensanti, ma Dio stesso, il re dell'universo, concepiscano verso di essa una viva passione.
Giovanni Crisostomo, A Teodoro, 13
Io ritengo che noi abbiamo ricevuto in prestito da Dio tanto il corpo quanto l'anima.
E vuoi vedere un altro prestito più grande, che hai ricevuto da Dio?
Alla tua anima ha impresso la sua immagine e somiglianza.
Questo perciò devi restituirgli integro, come sai di averlo ricevuto …
Questo, appunto, era ciò che l'Apostolo, sotto forma di metafora, raccomandava all'eletto discepolo Timoteo, dicendo: O Timoteo, custodisci il buon prestito ( 2 Tm 1,14 ).
Aggiungo, altresì, che abbiamo ricevuto anche Cristo Signore e lo Spirito Santo.
Origene, Omelie sul Levitico, 4,3
I cristiani che abbiano realmente provato il gusto della grazia e serbino nella mente e nel cuore il segno della croce, dai re sino ai poveri, stimano tutte le cose come sterco e immondezza.
Costoro, infatti, sono in grado di comprendere che l'intero mondo terreno e i tesori del re, la gloria e gli sfoggi di sapienza, presentano sì un aspetto esteriore, ma non sono provvisti di un solido fondamento: sono passeggeri.
Tutto quanto si trova sotto il cielo, quindi, è da essi disprezzato senza difficoltà.
E perché mai? Perché lontane e ammirevoli sono le cose che stanno al di sopra dei cieli e non quelle che si trovano nei tesori dei re, nella sapienza delle parole, nella gloria mondana; perché le dignità e le ricchezze che possiedono coloro che racchiudono il Signore e il Creatore nell'uomo interiore, non rappresentano una proprietà soggetta al deterioramento e alla scomparsa, bensì permanente.
I cristiani, infatti, sanno che l'anima è di gran lunga superiore a tutte le altre creature: solo l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.
Quant'è immenso il cielo! E la terra!
Quanto sono preziose le creature che ci vivono!
Quanto sono grandi! Ciò nondimeno, l'uomo è di gran lunga superiore a tutte queste cose, poiché in lui soltanto vi è la familiarità con il Signore.
I cetacei del mare e le montagne e le belve superano l'uomo nell'aspetto esterno.
Considera, dunque, la tua dignità: quanto sia ingente il tuo valore!
Iddio, infatti, ti ha reso superiore agli angeli, quando lui stesso, per adempiere alla missione di redimerti, apparve sulla terra.
Quando mai gli angeli vennero a salvarti?
Il re, figlio di re, infatti, deliberò insieme con suo padre e fu inviato il Verbo.
Indossando la carne e nascondendo la sua divinità, per salvare il simile per mezzo del suo simile, pose l'anima sua sulla croce.
Tanto è grande l'amore di Dio per l'uomo!
Colui che era immortale scelse, per causa tua, di essere appeso ad una croce.
Giudica, perciò, quanto ardentemente Dio amò il mondo che diede il Figlio suo, l'Unigenito, per esso; come è possibile che, insieme con lui, egli non ci dia ogni altra cosa? ( Gv 3,16; Rm 9,32 ).
E altrove ancora è scritto: In verità vi dico, lo costituirò sopra tutti i beni ( Mt 24,27 ).
Mostrò anche altrove che gli angeli sono ministri dei santi.
Quando, infatti, Eliseo era sul monte, e verso di lui insorgevano gli stranieri, il suo servo disse: Molti vengono contro di noi e noi siamo soli; allora rispose Eliseo: Non vedi gli ordini e le moltitudini di angeli in circolo intorno a noi che ci vengono in aiuto? ( 2 Re 6,17 ).
Vedi come il Signore e la moltitudine degli angeli aiutino i loro servi.
Quanto grande, dunque, è l'anima, e di quanti onori è illustrata da Dio!
Sia Dio che gli angeli, infatti, la convocano nel loro consesso e nel loro regno.
Al contrario, Satana e le sue potestà intendono trarla dalla loro parte.
Pseudo-Macario, Omelie spirituali, 15,42-44
La cura che dobbiamo avere per la nostra anima, assomiglia molto alla coltivazione di un campo.
Quando si vuol mettere a cultura un terreno, vi si devono sradicare certe piante con tutte le loro radici per seminare il buon grano.
Così deve essere per la nostra anima.
Bisogna sradicare il male e piantarvi il bene, estirpare ciò che è nocivo e seminare quello che è utile, strappare l'orgoglio e piantare l'umiltà, gettare via l'egoismo e conservare la carità, respingere le dissolutezze e amare la castità.
Come nel tuo terreno non puoi piantare niente se prima non hai tolto ciò che è cattivo, così nella tua anima non potrai piantare i giovani arboscelli delle sante virtù se prima non avrai strappato le spine e i rovi dei vizi.
Dimmi, ti prego, tu che poco fa mi dicevi di non poter osservare i precetti di Dio perché non sai leggere, dimmi: chi ti ha insegnato il modo di potare e il momento di piantare la tua vigna?
O non hai tu stesso visto e inteso, o non hai chiesto ai migliori vignaioli il modo di coltivare la tua terra?
Perché allora non ti preoccupi dell'anima tua come del tuo campo?
Prestami attenzione, fratello.
Ci sono due specie di campi: uno è quello di Dio, l'altro quello dell'uomo.
Tu hai il tuo, Dio ha il suo.
Il tuo è la tua terra, quello di Dio è la tua anima.
É forse giusto che ti occupi del tuo campo lasciando incolto quello di Dio?
Non è giusto aver cura della propria terra e trascurare l'anima, proprietà di Dio!
Perché dobbiamo lasciare nell'abbandono la nostra anima, sì amata da Dio?
Tu gioisci quando vedi il tuo campo ben coltivato.
Ma perché non piangi vedendo la tua anima incolta?
I nostri campi ci fanno vivere soltanto qualche giorno in questo mondo; la cura della nostra anima ci farà vivere per sempre nel cielo: è essa che deve essere l'oggetto delle nostre anime come fossero di nostra proprietà.
Mettiamoci all'opera con tutte le nostre forze e con l'aiuto di Dio affinché, quando egli verrà a visitare il suo campo, lo trovi ben coltivato e perfettamente in ordine; vi trovi una messe abbondante e non dei rovi; del vino, non dell'aceto; del grano, non della gramigna.
Se troverà ciò che piace al suoi occhi, ci donerà una ricompensa eterna.
Cesario d`Arles, Discorsi, 6,4-5
A pieno diritto si dovrebbe lodare la larghissima bontà del Creatore nostro, anche se ci avesse posto in un gradino inferiore del creato.
Infatti, quantunque la nostra anima sia imputridita nel peccato, è sempre migliore e più eccelsa che se fosse tramutata in questa luce visibile, eppure tu vedi quanto per lo splendore di questa luce, lodino Dio anche le anime dotate semplicemente di sensi corporei …
Un cavallo, anche se non regge la strada, è sempre migliore di una pietra, la quale non può perdere la strada perché non ha movimento né senso: così è sempre più eccelsa la creatura che pecca con la sua libera volontà, di quella che non può peccare non avendo volontà libera.
Io poi loderei il vino che è buono nel suo genere, pur biasimando l'uomo ubriaco di quel vino, e tuttavia anteporrei quell'uomo biasimato al vino lodato di cui si è ubriacato.
Così la creatura corporea è certo da lodare nel suo ordine, mentre sono da biasimare coloro che, con un uso immoderato di essa, si allontanano dalla percezione della verità; e tuttavia costoro, già pervertiti e in un certo modo ubriachi, sono da preferire, per la dignità della loro natura - non già certo per i loro vizi - alla stessa creatura, lodevole nel suo ordine, per avidità della quale essi sono diventati degli svaniti.
Dato dunque che ogni anima è migliore di ogni corpo, e che ogni anima peccatrice, per quanto caduta, non può mai tramutarsi in corpo e non può mai perdere quello per cui è anima, quello cioè per cui è migliore del corpo; e dato ancora che tra i corpi la luce tiene il primo posto, ne consegue che anche l'ultima anima deve venire anteposta anche al primo corpo, alla luce …
Nell'ordine delle creature corporee, cominciando dalle costellazioni celesti fino ai nostri capelli, tutti numerati, la bellezza delle cose buone è tutta strutturata a gradini; sarebbe stolto perciò domandarsi: « Cosa è mai ciò, e a cosa serve? »
Tutto infatti è stato creato nel suo ordine.
E quanto più sciocco sarebbe dire questo di qualsiasi anima, che, per quanto pervenga alla massima riduzione e privazione della sua dignità, supera e supererà sempre, senza dubbio alcuno, la dignità di tutti i corpi?
Magnifica è l'anima che tende non alle realtà terrestri, ma a quelle celesti, non a ciò che passa, ma a ciò che resta, ove la bellezza non viene mai meno.
Tutto ciò che è corporeo appassisce col trascorrere degli anni o per le malattie che consumano.
Cura quest'anima, ti ammonisce Mosè ( Dt 4,9 ), perché in essa vi è tutto il suo essere, in essa la tua parte migliore!
Perciò anche il Signore ti dice chi tu sia quando ti avverte: Guardatevi dai falsi profeti! ( Mt 7,15 ).
Questi infatti indeboliscono l'anima e seppelliscono lo spirito.
Tu non sei carne, dunque; e che cosa è la carne senza il dominio dell'anima, senza le forze dello spirito?
Oggi ci si ricopre dell'involucro di carne, domani lo si depone: la carne è caduca, l'anima eterna.
La carne è il vestito dell'anima, che quasi si cela sotto il manto del corpo.
Non un vestito, dunque, tu sei, ma colui che il vestito indossa.
Per questo ti si ammonisce « di svestire l'uomo vecchio con le sue azioni, e rivestirne uno nuovo » che ringiovanisce non esteriormente nella carne, ma interiormente nello spirito e nella conoscenza.
Tu dunque, lo ripeto, non sei carne; non alla carne, infatti, si dice: Il tempio di Dio è santo, e voi lo siete ( 1 Cor 3,17 ).
E, in un altro luogo: Tempio di Dio siete voi, e lo Spirito Santo abita in voi ( 1 Cor 3,16 ).
Così si parla a coloro che credono e che sono ringiovaniti, in cui lo Spirito di Dio abita stabilmente.
Ma in chi è carnale egli non rimane, perché sta scritto: Il mio Spirito non resterà in questi uomini, perché sono carne ( Gen 6,3 ) …
« Bada solo a te stesso! » si dice.
Dobbiamo distinguere fra « noi », ciò che è « nostro » e ciò che è « intorno a noi ».
Il primo siamo noi, cioè l'anima e lo spirito; « nostre » sono le membra del corpo e i suoi sensi; « intorno a noi » è il denaro, sono gli schiavi e tutto ciò che appartiene a questa vita.
« Bada dunque a te stesso! », « conosci te stesso! », cioè: non alla forza muscolare delle tue braccia, non alla grandezza del tuo corpo, non all'ampiezza dei tuoi possessi o alla pienezza della tua potenza; ma bada allo stato della tua anima e del tuo spirito; dall'anima procedono infatti tutte le tue decisioni, ad essa è dovuto il frutto delle tue opere.
Essa sola è piena di sapienza, piena di pietà e giustizia: ogni tua virtù infatti proviene da Dio …
L'anima nostra dunque è a immagine di Dio.
In essa, o uomo, è tutto il tuo essere, perché senza di lei tu sei nulla, o al più sei terra e in terra ritornerai.
Affinché tu possa riconoscere che il corpo senza l'anima è nulla, sta scritto: Non temete coloro che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l'anima! ( Mt 10,28 ).
Che cosa presumi mai tu, col corpo, se con la perdita del corpo nulla tu perdi?
Abbi timore, dunque, di perdere ciò che è l'aiuto dell'anima!
osa infatti può dare l'uomo in cambio della sua anima, in cui è non solo una parte limitata del suo io, ma la totalità intera dell'essenza umana?
É ben essa quella per cui tu domini su tutte le altre specie di animali, fiere e uccelli.
Essa è a immagine di Dio, il corpo invece è formato sul modello degli animali.
Essa porta il divino suggello della somiglianza a Dio, il corpo invece porta i tratti inferiori delle bestie e delle fiere.
Ambrogio, Esamerone, 6,39.42-43
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