Abbandono alla divina Provvidenza |
C'è un genere di santità in cui tutte le comunicazioni divine sono luminose e distinte.
Nella via passiva di fede, invece, tutto quello che Dio comunica ha l'impronta della sua natura e di quelle tenebre inaccessibili che circondano il suo trono; non sono che sentimenti confusi e tenebrosi.
L'anima che vi è immersa teme spesso, come il profeta, di andare a sbattere contro qualche scoglio e di ferirsi camminando in quest'oscurità.
No, anima fedele, non temere, è qui la tua via, questo il modo con cui Dio ti conduce, non c'è niente di più sicuro e di più infallibile che le tenebre della fede.
Ma da che parte andare quando la fede è così oscura?
Andate dovunque vorrete.
Non ci si può più perdere quando non si ha più strada da cercare e l'oscurità rende tutto uguale; non si può più tendere a nessuna mèta e non si ha alcun oggetto davanti agli occhi.
" Ma mi sembra di cadere a ogni momento in un precipizio; tutto mi affligge; sento che agisco per abbandono, ma mi sembra di non poter far qualcosa se non cessando di agire per virtù; sento tutte le virtù lamentarsi che io mi allontano da loro; più questi lamenti mi sembrano convincenti e mi affascinano, più l'impulso oscuro che mi anima sembra allontanarmene.
Amo la virtù, ma cedo all'attrattiva; non capisco come quest'ultima mi avvinca, ma è davvero così ".
Lo spirito tende alla luce, ma il cuore non vuole che le tenebre.
Tutte le persone, tutti gli spiriti luminosi piacciono al mio spirito, ma il mio cuore non gusta che i colloqui e i discorsi di cui non capisce niente; e tutto il suo stato e la sua via sono un impulso prodotto dalla fede che fa amare, gustare princìpi, verità, strade in cui lo spirito non ha oggetto, ne idee, in cui trema e freme e vacilla.
La sicurezza sta - io non so come - in fondo al mio cuore, ed esso va a seconda dell'impulso che riceve, non per evidenza, ma per sentimento di fede. perché‚ è impossibile che Dio guidi un'anima senza imprimerle una certezza della bontà della sua via, che è tanto più grande, quanto meno è percepita.
E questa certezza è vittoriosa di tutte le creature, di tutte le paure, di tutti gli sforzi, di tutte le idee dello spirito; esso ha un bel gridare, [ lottare ], cercar di meglio.
La sposa sente [ lo Sposo ] senza sentire, e quando lo vuole toccare egli scompare; sente la destra dello Sposo che la circonda e preferisce smarrirsi abbandonandosi alla sua guida che la conduce senza ragioni e senza ordine, piuttosto che rassicurarsi prendendo con sforzo le strade indicate dalla virtù.
Orsù, anima mia, va' a Dio mediante l'abbandono e poiché‚ la virtù è frutto di dedizione e di sforzi, confessa la tua impotenza e la tua fiducia in Dio, il quale non ti costringerebbe a non poter camminare con i tuoi piedi, se non avesse la bontà di portarti sulle sue braccia.
Che bisogno abbiamo, o Signore, di luce, di visioni, di percezioni, di sicurezza, di idee, di riflessioni, dato che non camminiamo ma siamo portati dalle braccia della Provvidenza?
Più ci saranno tenebre, abissi, scogli, morti, deserti, paure, persecuzioni, aridità, penurie, noie, angosce, disperazioni, purgatori, inferni sulla nostra strada, più la nostra fede e la nostra fiducia saranno grandi.
Basterà gettare lo sguardo su di te per essere sicuri nei più gravi pericoli.
Dimenticheremo le strade e le loro direzioni, dimenticheremo noi stessi, e completamente abbandonati alla sapienza, alla bontà, alla potenza della nostra guida, non ci preoccuperemo che di amarti, di fuggire ogni peccato, non solamente quelli gravi ed evidenti, ma anche i più leggeri, di adempiere gli obblighi del dovere.
Ecco, o divino amore, la sola sollecitudine che lasci ai tuoi cari figli; tu ti incarichi di tutto il resto.
E più tutto il resto è terribile, più essi attendono e vedono la tua presenza; non si curano che di amare come se non esistessero più e adempiono i loro piccoli doveri come un bambino, sul seno di sua madre, si occupa solo dei suoi trastulli, come se non ci fosse altro al mondo che sua madre e i suoi giochi.
L' anima deve oltrepassare tutto quel che le fa ombra; la notte non è il tempo di agire, ma di riposare; la luce della ragione non può che accrescere le tenebre della fede, il raggio che le penetra deve venir dalla stessa altezza da cui esse vengono.
Quando Dio si comunica all'anima come vita, non si presenta più ai suoi occhi come via e come verità.
La sposa cerca lo Sposo di notte, egli sta dietro di lei, la tiene tra le sue mani, la sospinge.
Lei cerca davanti, [ egli le ] sfugge.
Egli non è più oggetto di idee; ne è il principio e la sorgente.
Vi sono nell'azione divina risorse segrete e inopinate, meravigliose e sconosciute per tutti i bisogni, i fastidi e i turbamenti, le cadute, gli abbattimenti, le incertezze, le inquietudini, i dubbi delle anime che non hanno più fiducia nella loro propria azione.
Più la trama è intricata, maggiore è il fascino che si [ aspetta ] dalla soluzione.
Il cuore dice: " Tutto andrà bene ", è Dio che guida l'opera; niente fa paura.
La paura stessa, l'incertezza, la desolazione sono versetti del cantico delle tenebre.
Si è felici di non ometterne una sillaba, si sa che tutto termina col Gloria Patri.
Così dello smarrimento si fa la propria via.
Le tenebre stesse servono da guida, i dubbi da sicurezza; e più Isacco è preoccupato di trovare l'offerta del sacrificio, più Abramo attende tutto dalla Provvidenza.
Le anime che camminano nella luce cantano cantici di luce.
Quelle che camminano nelle tenebre cantano il cantico delle tenebre.
Bisogna lasciar cantare a ognuna la parte e la melodia che Dio le affida fino alla fine.
Non bisogna metter niente là dove egli viene a colmare, bisogna lasciar fluire tutte le gocce del fiele di queste divine amarezze quando è lui che inebria. poiché‚ Geremia, Ezechiele erano in questo stato, le loro parole non erano che sospiri e singhiozzi e la consolazione non poteva nascere che dalla continuazione delle loro lamentazioni.
Se si fosse arrestato il corso delle loro lacrime, saremmo stati privati dei più bei passi della Scrittura.
Lo spirito che dà la desolazione è il solo che possa consolare; le sue diverse acque scorrono dalla stessa fonte.
Quando [ Dio ] sbigottisce un'anima, bisogna che essa tremi; quando la minaccia, essa è atterrita; c'è solo da lasciare che l'operazione divina segua il suo corso, essa porta in tutta la sua estensione il male e il rimedio.
Piangete, anime care, tremate, siate nell'inquietudine e nell'agonia; non fate sforzi per soffocare questo dlvino sbigottimento, questi gemiti celesti; ricevete nel fondo della vostra anima i ruscelli di cui Gesù, nella sua santa anima ha custodito la fonte.
Andate continuamente spargendo lacrime finché‚ il soffio della grazia le farà scorrere e inspiegabilmente poi le farà asciugare.
Le nubi si dissiperanno, il sole diffonderà la sua luce, la primavera vi coprirà di fiori e procedendo nel vostro abbandono troverete l'ammirabile varietà che produce in tutta la sua estensione l'azione divina.
In realtà è inutile che l'uomo si turbi; tutto quello che avviene in lui è simile a un sogno, un'ombra insegue e distrugge l'altra, le immagini che si succedono in quelli che dormono a volte affliggono, a volte consolano.
L'anima è il trastullo di queste apparenze che si annullano le une con le altre e il risveglio fa vedere che nessuna di esse valeva alcunché‚ che fosse in grado di oscurare l'anima.
Il risveglio dissipa tutte le impressioni e ci induce a non tener conto né di questi pericoli, né di queste felicità del sonno.
In che senso, Signore, si può dire che tenete tutti i vostri figli addormentati sul vostro seno durante la notte della fede?
Che vi divertite a far scorrere nelle loro anime un'infinita varietà di sentimenti che non sono in fondo che sante e misteriose fantasticherie?
Lo stato che provocano in loro la notte e il sonno, causa ad esse profondi e dolorosi timori, angosce e fastidi che voi dissiperete e trasformerete nel giorno della gloria in vere e solide gioie.
Ma al momento del risveglio le anime sante, restituite interamente a se stesse e in una piena libertà di giudicare, non si stancheranno di ammirare le accortezze, le invenzioni, le finezze e gli inganni amorosi dello Sposo; le sue vie erano tanto impenetrabili che era impossibile sciogliere i suoi enigmi, sorprenderlo nei suoi travestimenti, né accettare qualche consolazione, quando egli voleva spargere lo spavento e l'allarme.
Dopo questo risveglio i Geremia, i David vedevano che quanto li aveva atterriti inconsolabilmente era in Dio e negli angeli motivo di gioia.
Non svegliate la sposa, o spiriti forti, certezze e azioni umane; lasciatela gemere, tremare, correre, cercare.
E vero, lo Sposo l'inganna, si traveste, lei sogna e le sue ansie [ non sono che ansie] dovute alla notte e al sonno.
Ma lasciatela dormire, lasciate che lo Sposo lavori su quest'anima amata e rappresenti in lei quello che lui solo sa dipingere ed esprimere; lasciate che prosegua nel gioco del suo travestimento, egli stesso la sveglierà quando sarà il momento.
Giuseppe fa piangere Beniamino: servi di Giuseppe, non rivelate il segreto al fratello minore!
Giuseppe lo inganna, l'inganno è una prova escogitata dalla sua perspicacia e dalla sua ingegnosità, Beniamino e i suoi fratelli sono presi da un dolore irrimediabile, ma non è che un gioco di Giuseppe.
I poveri fratelli non vedono altro che un male senza rimedio, ma non dite loro niente, egli ricomporrà tutto, li sveglierà lui stesso ed essi ammireranno la sua sapienza nel tramutare tanto male, tanta disperazione nel più grande motivo di gioia che essi mai avrebbero potuto immaginare.
Quietisti ignoranti e senza esperienza che vorreste nella sposa una pace e un'insensibilità che non ebbero né Gesù e Maria, né Davide, né i profeti e gli apostoli, quanto poco conoscete il potere dell'azione divina, l'estensione, la forza, la varietà e l'efficacia delle ombre della pura fede!
Quanto poco conoscete il sonno della sposa in questa notte profonda!
Come vien convinta di falsità la vostra dottrina dalle ammirabili operazioni e dai giochi che lo Spirito Santo ci descrive nel Cantico dei Cantici!
Tutte le sue parole smentiscono le vostre massime.
Lo stato di pura fede è uno stato di pura croce.
Tutto è scuro, tutto è penoso, è una notte che annerisce tutto quello che in essa accade.
É vero che l'anima è rassegnata, che è contenta della felicità di Dio, ma non sente nient'altro che quello.
É un purgatorio in cui tutto quello che si sente e si scorge non è che sofferenza, la più grande delle quali consiste nel trovare in sé solo rassegnazione e una così forte tendenza al proprio benessere che quello di Dio appare del tutto indifferente e fuori di ogni interesse.
Quanta differenza c'è tra l'agire per princìpi oggettivi, per un principio ideale, per un principio di imitazione o di massima [ e ] agire per principio di mozione divina!
L'anima è sospinta senza che le sia dato vedere la via aperta davanti ai suoi occhi; essa non va per luoghi che ha visto, né [ secondo quel che ] ha letto; questo è il suo procedere spontaneo ed essa non può fare altrimenti, non può rischiare niente.
Ma l'azione divina è sempre nuova, non ritorna sui suoi antichi passi, traccia sempre nuove strade; le anime che essa conduce non sanno dove vanno, i loro sentieri non sono né nei libri né nelle loro riflessioni.
É l'azione divina che glieli apre direttamente ed esse non vi entrano che per suo impulso.
Quando si è condotti da una guida che introduce in un paese sconosciuto, di notte, attraverso i campi, senza strada tracciata, seguendo la propria inclinazione, senza chieder consiglio a nessuno e senza voler rivelare i propri disegni, si può assumere un altro atteggiamento che non sia quello dell'abbandono?
A che serve sapere dove si è, interrogare i passanti, consultare la carta e i viaggiatori?
Il progetto e il volere, per così dire, di una guida che vuole che si confidi in lei, saranno contrari a tutto ciò.
Essa si compiacerà di confondere la inquietudine e la diffidenza di un'anima; vuole una totale sottomissione a se stessa, perché‚ se ci si accorgesse che è una buona guida, non ci sarebbe né fede né abbandono.
L'azione divina è per sua natura retta ed efficace e non sopporta di essere riformata né controllata; ha iniziato la sua opera dalla creazione del mondo e va continuamente manifestando nuova fecondità; non limita le sue operazioni, la sua inventiva non si esaurisce; faceva quello ieri, fa questo oggi; è la stessa azione che si applica a tutti i momenti con effetti sempre nuovi e così si dispiegherà eternamente.
Essa ha fatto Abele, Noè, Abramo secondo le sue diverse idee.
Isacco sarà un originale, Giacobbe non sarà la sua copia, né Giuseppe quella di lui; Mosé non ha avuto il suo simile tra i suoi padri; David e tutti i profeti hanno ciascuno un aspetto diverso dai patriarchi.
S. Giovanni li supererà tutti.
Gesù Cristo è il primogenito: gli apostoli agiscono più attraverso l'impulso del suo spirito che mediante l'imitazione delle sue opere.
Lo stesso Gesù Cristo non ha imitato se stesso, non ha eseguito alla lettera tutte le proprie massime.
Lo Spirito divino ha sempre ispirato la sua santa anima, che fu sempre abbandonata al suo soffio!
Essa non aveva bisogno di imitare il momento precedente per dare la forma al seguente; il soffio della grazia formava tutti i suoi atti sul modello delle verità eterne che la SS. Trinità serbava nella sua invincibile e impenetrabile sapienza.
L'anima di Cristo riceveva ed esprimeva all'esterno in ogni momento gli ordini divini.
Il Vangelo mostra la conseguenza di queste verità nella vita di Gesù Cristo e lo stesso Gesù, sempre vivo e operante, vlve e opera cose sempre nuove nelle anime sante.
Volete vivere evangelicamente? Vivete in totale e puro abbandono all'azione di Dio.
Gesù Cristo ne è la sorgente; egli era ieri, egli è ancora oggi per continuare la sua vita e non per ricominciarla; quello che ha fatto è fatto, quel che resta da fare lo rifà a ogni momento.
Ogni santo riceve una parte di questa vita divina, Gesù Cristo è diverso in tutti, benché sia lo stesso; la vita di ogni santo è la vita nuova di Gesù Cristo, è un nuovo vangelo.
Le gote dello Sposo sono paragonate ad aiuole coperte di fiori profumati; l'azione divina è il giardiniere che varia mirabilmente l'aiuola.
Quest'aiuola non è simile a nessun'altra; tra tutti i fiori non ce ne sono due che si somiglino e che si possano dire uguali se non [ per ] l'abbandono totale di se stessi all'opera del giardiniere, lasciandolo padrone di agire come gli piace, contentandosi di fare per conto proprio quello che dipende dalla loro natura e dal loro stato.
Lasciar fare a Dio e [ fare ] quello che egli esige da noi, ecco il vangelo, ecco la scrittura generale e la legge comune.
Qui sta la facilità, la chiarezza, l'azione propria di tutti gli strumenti divini.
L'unico segreto è l'abbandono; ma segreto senza segreto, arte senz'arte; è la via diritta che Dio esige da tutti spiegandola chiaramente e rendendola molto [ intelligibile ] e semplice.
Quello che la via di pura fede ha di oscuro non sta in ciò che l'anima deve praticare, ma in quel che Dio ha riservato a se stesso.
Niente di più facile da capire della prima cosa e niente di più luminoso.
Il misterioso non è che in quel che Dio fa.
Ammiriamo ciò che accade nell'Eucaristia: quello che è necessario per cambiare [ il pane nel ] corpo di Gesù Cristo è così chiaro e così facile che tutti, per quanto incolti siano, ne sono capaci, purché abbiano il carattere [ sacerdotale ].
E tuttavia è il mistero dei misteri, in cui tutto è così nascosto e così oscuro, così incomprensibile che più si è illuminati e spirituali, più fede ci vuole per credere.
La via di pura fede presenta qualcosa di analogo; il suo effetto è di far trovare Dio a ogni momento, che è la cosa più elevata, più mistica, più beatificante.
É un tesoro inesauribile di pensieri, di discorsi, di scritture, è un insieme e una fonte di meraviglie.
Tuttavia, per produrre un effetto così prodigioso, che cosa ci vuole?
Una sola cosa: lasciar fare a Dio e fare tutto quello che egli vuole, secondo il proprio stato.
Niente di più facile nella vita spirituale e che non sia alla portata di tutti.
E dunque questo il meraviglioso, è questo l'oscuro cammino; per percorrerlo l'anima ha bisogno di una grande fede, contro ogni sospetto che la ragione di continuo viene a insinuare; essere obbligati a credere quello che non si vede è cosa che non corrisponde a nulla di quanto si è letto, è una cosa nuova.
I profeti erano dei santi, questo Gesù è un seduttore! così dicevano i Giudei.
Ah, che poca fede ha l'anima che, sul loro esempio, resta scandalizzata!
Gesù Cristo vive in noi fin dall'origine del mondo, e opera in noi lungo tutto il tempo della nostra vita.
Quello che trascorrerà fino alla fine del mondo è un giorno.
Gesù ha vissuto e vive ancora, ha cominciato in se stesso e continua nei suoi santi una vita che non finirà mai.
O vita di Gesù, che comprende e supera tutti i secoli!
Vita che si esprime a ogni istante con nuove operazioni!
Il mondo intero è incapace di contenere tutto quello che si potrebbe scrivere di Gesù, ciò che ha fatto o detto e la sua vita intima; il Vangelo non ce ne delinea che pochi piccoli tratti.
Se la prima ora è così sconosciuta e così feconda, quanti vangeli bisognerebbe scrivere per fare la storia di tutti gli istanti di questa vita mistica di Gesù Cristo che moltiplica le meraviglie all'infinito e le moltiplicherà eternamente!
Poiché‚ tutti i tempi, propriamente parlando, non sono che la storia dell'azione divina!
Lo Spirito Santo ha fatto incidere con caratteri infallibili e incancellabili alcuni momenti di questa vasta durata, ha raccolto nelle Scritture qualche goccia di questo mare, ci ha svelato attraverso quali segrete e sconosciute operazioni ha realizzato la comparsa di Gesù Cristo nel mondo.
Si vedono i canali e le vene che attraverso la confusa generazione dei figli degli uomini distinguono l'origine, la razza, la genealogia di questo primogenito.
Tutto l'Antico Testamento non è che una piccola strada tra le innumerevoli e inscrutabili vie di quest'opera divina; non c'è che quel che è necessario per arrivare a Gesù.
Lo Spirito divino ha tenuto nascosto tutto il resto nei tesori della sua sapienza.
E di tutto questo mare dell'azione divina non ce ne appare che un rigagnolo che, dopo la venuta di Gesù, si è sperduto negli apostoli ed è sprofondato nell'abisso dell' Apocalisse.
Così tutto il resto della storia di quest'azione divina che racchiude tutta la vita mistica che Gesù conduce nelle anime sante fino alla fine dei secoli, è destinato a rimanere l'oggetto della nostra fede.
Tutto quello che è stato scritto è solo la parte più evidente.
Noi siamo nei secoli della fede, lo Spirito Santo non scrive più vangeli se non nei cuori; tutte le azioni, tutte le esperienze dei santi sono il vangelo dello Spirito Santo.
Le anime sante sono la carta, le loro sofferenze e le loro azioni sono l'inchiostro.
Lo Spirito Santo, con la penna della sua azione, sta scrivendo dei vangeli viventi che non potranno essere letti che nel giorno della gloria quando, dopo essere usciti dalla tipografia di questa vita, saranno pubblicati.
O che bella storia! che libro meraviglioso lo Spirito Santo scrive attualmente!
Esso è in corso di stampa, anime sante, e non c'è giorno in cui non se ne compongano i caratteri, non vi si applichi l'inchiostro, non se ne stampino i fogli.
Ma siamo nella notte della fede, la carta è più nera dell'inchiostro; nei caratteri non vi è che confusione; è una lingua dell'altro mondo, incomprensibile e non si potrà leggere questo vangelo che in cielo.
Se potessimo scrutare la vita e guardare tutte le creature non come ci appaiono, ma nel loro principio; se potessimo ancora di più vedere la vita di Dio in tutte le cose, come l'azione divina le muove, le mescola, le raduna, le contrappone, le spinge con termini contrari, riconosceremmo che tutto ha i suoi motivi, le sue misure, le sue proporzioni, i suoi rapporti in quest'opera divina.
Ma come leggere questo libro i cui caratteri sono sconosciuti innumerevoli, capovolti e coperti d'inchiostro?
Se la mescolanza di ventiquattro lettere è senza confini, di modo che esse bastano a comporre all'infinito volumi diversi e tutti mirabili nel loro genere, chi potrà esprimere quel che Dio fa nell'universo?
Chi potrà leggere e capire il senso di un libro così vasto in cui non c'è una lettera che non abbia la sua forma particolare e che non racchiuda, [ nella ] sua piccolezza, profondi misteri?
I misteri non si vedono né si sentono, sono oggetto di fede.
La fede non giudica della loro verità e bontà che attraverso il loro principio, perché‚ sono in se stessi così oscuri che tutte le loro apparenze non servono che a sigillarli, a nasconderli e ad accecare coloro che pretendono di giudicare con la sola ragione.
Insegnami, o divino Spirito, a leggere in questo libro della vita!
Voglio divenire tuo discepolo e, come un semplice bambino, credere a quello che non posso vedere.
Mi basta che il mio maestro parli; che dica la tal cosa, si pronunci, componga le lettere in questo modo, si faccia capire così: questo basta.
Io penso che tutto sia com'egli ha detto; non ne vedo le ragioni, [ ma egli ] è la verità infallibile.
Tutto quello che dice, tutto quello che vede, è secondo verità.
Vuole che le lettere si uniscano per formare una parola, e che le stesse poi ne facciano un'altra.
Se ce ne sono tre oppure sei, è segno che ne occorrono tante, se fossero di meno si avrebbe un senso errato; lui, che solo conosce i pensieri, sa radunare le lettere necessarie per esprimerli.
Tutto ha un significato, tutto ha un senso perfetto; questa riga finisce qui perché‚ dev'essere così, non manca una virgola, non c'è un punto inutile.
Io ora credo tutto ciò e quando il giorno della gloria mi rivelerà tanti misteri, vedrò quello che adesso capisco confusamente e che mi pare così imbrogliato, così confuso, così poco sensato e poco logico, così fantastico.
Tutto questo mi rapirà, mi affascinerà eternamente con le bellezze, l'ordine, le ragioni, la sapienza e le incomprensibili meraviglie che scoprirò.
Tutto quello che vediamo non è che vanità e menzogna.
La verità delle cose sta in Dio.
Quanta differenza esiste tra le idee di Dio e le nostre illusioni!
Com'è possibile che, pur essendo continuamente avvertiti che tutto quel che accade nel mondo non è che un'ombra, una figura, mistero di fede, ci comportiamo sempre umanamente e secondo il senso naturale delle cose, che non è che enigma?
Cadiamo sempre nel tranello, come insensati, invece di sollevare lo sguardo e risalire al principio, alla sorgente, all'origine delle cose, là dove tutto ha un altro nome e altre qualità, dove tutto è soprannaturale, divino, santificante, dove tutto è parte della pienezza di Gesù Cristo, pietra della Gerusalemme celeste per l'edificazione di quest'edificio meraviglioso.
Noi che viviamo secondo le nostre visioni e i nostri sentimenti, rendiamo inutile la luce della fede che ci guiderebbe in modo sicuro nel labirinto di tante tenebre e immagini tra le quali ci smarriamo come insensati, perché‚ non camminiamo alla luce della fede, che non vede altro se non Dio e ciò che è di Dio e vive di lui, lasciando e oltrepassando ogni umana apparenza.
La fede è la luce del tempo, essa sola attira la verità senza vederla, tocca quel che non sente, vede questo mondo come se non fosse, vedendo tutt'altra cosa che quel che appare.
É la chiave dei tesori, la chiave dell'abisso e della scienza di Dio.
La fede convince tutte le creature di menzogna, e attraverso di essa Dio si rivela e si manifesta in tutte le cose e le divinizza: toglie il velo e discopre la verità eterna.
Quando un'anima ha ricevuto quest'intelligenza della fede, Dio le parla attraverso tutte le creature; l'universo è per essa una scrittura vivente tracciata incessantemente davanti ai suoi occhi dal dito di Dio.
La storia di tutti i momenti che passano è una storia sacra; i libri santi dettati dallo Spirito di Dio non sono per lei che l'inizio delle divine istruzioni.
Tutto quel che accade, e che non è scritto, è per lei la continuazione della Scrittura.
Quello che è scritto è il commento di quello che non lo è.
La fede giudica dell'uno attraverso l'altro; il compendio delle Scritture è l'introduzione alla [ storia della ] pienezza dell'azione divina e l'anima vi scopre dei segreti per penetrare i misteri che esso racchiude in tutta la sua estensione.
Indice |