Maria Marta Chambon la vita

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Suor M. Marta e la Santissima Trinità

Sanctus! Sanctus! Sanctus! Dominus Deus Sabaoth!

La nostra cara Sorella ebbe a un grado altissimo l'attrattiva di questo ineffabile Mistero.

Assai per tempo essa si era abituata a nulla fare senza invocare la SS. Trinità.

Sotto l'impulso di Gesù essa prese l'abitudine di terminare ogni lavoro con tre segui di croce per glorificare la Trinità Santa e compensare le lacune causate dall'abitudine.

Nostro Signore stesso volle che essa promettesse alle Tre Divine Persone, di confidare interamente alla Superiora e alla Direttrice, malgrado ogni ripugnanza, le grazie, i lumi, i celesti carismi di cui fosse favorita ( solitudine del settembre 1867 ).

La devozione di Suor M. Marta per il gran Mistero della nostra Fede, si riassumeva nel segno della Redenzione.

« Quando fate il segno della Croce - le aveva insegnato la voce dall'Alto - fatelo con attenzione e gravita, poiché in quel momento la SS. Trinità si comunica a voi ».

Come abbiamo visto, l'Augusta Trinità medesima si era già manifestata alla fortunata giovane Sorella, nei tre memorabili giorni 26 - 27 - 28 settembre 1867.

Tra gli splendori della sua gloria Iddio aveva degnato svelare alla sua umile Serva la « missione » che le incombeva, tracciandole una linea di condotta per il resto della vita.

Questa fu la prima manifestazione; ve ne furono delle altre.

In una vigilia della solennità di Ognissanti, Nostro Signore fece godere alla sua diletta la visione della adorabile Trinità « di cui i Santi celebrano la festa prima della propria, contemplando la grandezza e maestà delle Tre divine Persone ».

Queste, rivolgendosi a Suor M. Marta degnarono dirle: « Questa festa è perfetta, non può ne aumentare, ne diminuire … È senza fine …

Quanto a voi, dovete preparare quella di domani, liberando le anime del Purgatorio e pagando coi meriti di Gesù ciò che a loro rimane da pagare.

Questo è un gran lavoro; ma è tutto di gioia ». ( Manoscritto )

Un'altra notte, mentre Suor M. Marta era distesa sul pavimento della sua cella, coronata di spine, le Tre Divine Persone si mostrarono a lei e le diedero delucidazioni speciali su queste parole della Genesi: « Facciamo l'uomo a Nostra immagine e somiglianza ».

Infine, un giorno in cui Nostro Signore aveva degnato preparare Egli stesso alla Confessione la sua Sposa, vedendola in angustie di spirito, la SS. Trinità si mostrò nuovamente a lei, in una visione rapida come il baleno.

Il Padre le disse: « Io ti benedico e ti accetto per figlia ».

Il Figlio le disse: a Ti dono tutto il frutto della mia Redenzione e inoltre tutto Me stesso: la Mia Redenzione è per le anime che ti affido, e Io sono per te! …

Sono un bene di tua proprietà ».

Lo Spirito Santo le disse alla sua volta: « Io vengo a santificarli e risantificarti ».

In quell'istante - dice il manoscritto - essa sentì in fondo all'anima una sì dolorosa contrizione dei suoi peccati, che non poté trattenere le lacrime.

Dio Padre

Suor M. Marta professava per Dio Padre un vero culto di tenerezza, un abbandono, una confidenza infantile.

Essa diceva di sentire « una infinita paternità e bontà in questo Dio Creatore, una infinita compassione per la miseria delle povere creature umane, « suoi figli ».

Rimpiangeva assai, che non vi fosse una festa speciale, solenne, in Suo onore e, sapendo che la domenica è giorno consacrato al Suo Divino riposo, soffriva di vederlo così poco santificato nel mondo.

Essa amava indirizzarsi frequentemente a Dio Padre.

Gesù l'aveva fin da principio a ciò invitata, insegnandole a dire nel suo modo divino: « Padre nostro che sei nei Cieli », e raccomandandole di fare delle genuflessioni per onorare il Padre Suo.

Tutti i giorni, al Pater, che si dice per la benedizione della mensa, l'anima sua volava ai piedi del Sovrano Creatore: « Padre buono. Vi ringrazio di tutti i vostri benefici.

Vi ringrazio di avermi messo con Religiose così sante e vi domando di farle pervenire tutte alla perfezione della nostra vocazione ».

« L'ingenua semplicità di questa cara anima con il suo buon Maestro e il Padre Eterno è incredibile », scrive l'Annalista, « e, per questo mezzo, essa è istruita, consolata e diretta ».

« Tu sei come « l'enfant gatée » e beniamina del Padre » le diceva Gesù, ed essa lo sapeva bene!

L'Eterno Padre l'introduceva, non di rado nelle regioni beatifiche, per farla assistere ad alcune feste che la estasiavano.

Allora l'anima sua si struggeva in ardenti aspirazioni verso i Tabernacoli eterni.

Dio Padre le insegnava a vivere con Gesù.

Una mattina Suor M. Marta era nel Coro prima dell'entrata della Comunità per l'orazione.

A un tratto, la sua anima vede il cielo aprirsi, e l'Onnipotente inclinarsi verso di lei dicendole con paterna dolcezza: « Figlia mia, ti dono mio Figlio perché ti aiuti tutto il giorno ».

Le insegnava a vivere con Gesù Bambino, incoraggiandola in questa devozione così ricca per lei di attrattive e di frutti.

Le raccomandava un giorno di offrirgli N. S. Pargoletto.

« Bisogna farmi spesso quest'offerta e questo dono ».

La incoraggiava pure nella sua « missione riparatrice » in unione a Gesù Crocifisso: « Figliola, devi, umiliarti molto, lavorando e offrendo le SS. Piaghe di mio Figlio per dare tutto quello che è ancora dovuto alla mia giustizia ».

Mio Buon Padre, se potessi scegliere, vorrei venire con Voi …

« Che faresti tu in Paradiso? Tu mi offriresti le Piaghe del mio Divin Figlio.

I Santi non fanno altra cosa …

Bisognerebbe che i vostri cuori facessero sempre quest'offerta con ardente amore ».

Egli stesso le insegna a non dimenticare giammai Maria.

Alla vigilia della ricorrenza della Natività ( 1885 ), svegliandosi prima di mezzanotte per salutare la nascita della Vergine Immacolata, la nostra piccola Sorella udiva la voce del Padre Eterno: « Figlia mia, le diceva, ringraziami che ti ho donato una Madre così buona ».

Egli Medesimo la copre di tenerezza paterna: Una sera, - era il 1 agosto 1868 - dopo averle fatto contemplare a lungo il Salvatore sulla Croce e provare le sofferenze e le angosce del Divino Crocifisso, Dio Padre si piegò verso la sua umile Figlia e si fece così buono, così tenero che essa godette tutto il rimanente della notte di questa Divina Presenza, con l'impressione che « soltanto i piccoli possono ricevere favori così grandi ».

E il Padre Celeste mormorava: « Figlia mia, potresti tu trovare altrove una simile felicità?

Questo è il compenso di tutti i tuoi patimenti.

Tu ritornerai sempre a Me facendoti molto piccola nel tuo cuore ».

Lo Spirito Santo

A prima vista potrebbe sembrare che lo Spirito Santo occupasse meno posto nella vita di Suor Maria-Marta, poiché la sua azione si confonde per lei con quella di Gesù.

Un giorno di Pentecoste, Nostro Signore comparve visibilmente alla sua Sposa e, per confermarla nella sua via le disse: « Figlia mia, i lumi che tu ricevi vengono da Me! »

E lo Spirito di Gesù penetrava in lei.

In altra, festa di Pentecoste, Nostro Signore le disse: « Figliuola, la mia Chiesa ha ricevuto oggi il più gran segno del mio amore …

Io le ho dato il mio Spirito di luce ».

E mostrandole Io Spirito Santo, che spandeva sul mondo le sue grazie luminose, soggiunse: « Per ricevere la pienezza del Divino Spirito, dovete tenere i vostri cuori in un annientamento amoroso, come un cero che si strugge e si abbassa consumandosi ».

Tuttavia non sarebbe difficile trovare nell'esistenza della nostra Sorella delle « azioni » dirette dello Spirito d'amore.

Il lettore ricorderà che Suor M. Marta aveva ricevuto dal Padre Celeste lo Spirito Santo, sotto forma di un raggio infuocato e che, in altra occasione, il Divin Paraclito, aveva degnato visitarla, struggendo il suo cuore con una amorosa contrizione; ora ci è grato notare un'altra manifestazione non meno ammirabile: Inginocchiata davanti al SS. Sacramento, suor M. Marta cominciava una delle sue solite adorazioni notturne, quando una meravigliosa colomba, tutta sfavillante di luce, le si posò visibilmente sulla testa, coprendola con le ali, mentre una celeste soavità si diffondeva nell'anima sua e l'inondava di gioia.

Fu questa una vera visita dello Spirito Santo.

« La bellezza di questa Colomba - diceva la nostra Sorella - era affatto meravigliosa e più bella d'ogni cosa del Cielo ».

Checché ne sia di queste manifestazioni, una cosa risulta evidente: l'opera esercitata nell'anima sua da Gesù, dallo Spirito di Gesù, venuto « a santificarla e risantificarla ».

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