Maria Marta Chambon la vita |
« Beata l'anima che rende la sua obbedienza pronta, pura e perfetta: Io l'aiuterò a raccontare le sue vittorie al mio Eterno Padre ».
IV. Beatitudine delle Figlie di Santa Maria. ( S. Francesco di Sales )
« È l'obbedienza che forma la Religiosa », dice la nostra Santa Madre Giovanna Francesca di Chantal.
Si può infatti serbare, anche nel mondo, la verginità; vi si può praticare la povertà tenendo il cuore libero, anche in mezzo alle ricchezze.
Ciò è relativamente facile.
Ma col voto d'obbedienza, l'anima umana immola ciò che le è più caro, ciò che Dio ha posto in lei di più personale, di più nobile ed elevato: il proprio giudizio e la libera volontà.
Sì, questa libertà di volere e di operare è il prediletto Isacco, che la Religiosa deve sacrificare a Dio completamente e per sempre.
Il voto d'obbedienza è una base essenziale e caratteristica della vita che ha abbracciata.
Divinamente istruita, e generosamente docile, Suor M. Marta fu un'anima obbediente.
Con profondo spirito di fede essa riconosceva, veramente Dio nell'autorità.
L'autorità, cioè il Verbo incarnato di nuovo, non sacramentalmente sotto le specie del pane, ma moralmente, sotto apparenze umane, per sostentare ancora le anime nostre con la Divina Parola.
« Chi ascolta voi ascolta Me, chi disprezza voi, disprezza Me ».
E non è questo l'immutabile insegnamento del Salvatore da quasi venti secoli?
È vero che qui si tratta del diritto d'ammaestrare concesso alla Chiesa; ma dobbiamo vedervi pure la parte di autorità che Iddio commette ai propri rappresentanti.
« Figliuola mia, la tua Superiora « sono Io », Gesù ripeterà sovente alla sua Sposa.
Più volte, e proprio al momento dell'« Obbedienza » Egli compariva al posto della Superiora quasi fosse immedesimato in lei: « Osserva - le diceva - osserva … Io, Io sono al posto della Madre …
Sono Io che ascolto ciò che le viene detto … essa tiene il mio posto e Io il suo.
Le sue risposte sono le mie ».
Lo stesso accadeva in « Capitolo » ove N. Signore prendeva talora il posto della Superiora o, meglio, la personalità di N. Madre scompariva e si trasformava in Gesù, agli occhi estasiati della umile veggente.
Egli veniva pure a fare i cambiamenti d'impiego ( che hanno luogo l'ultimo giorno dell'anno ) aveva ai lati i Santi Fondatori e parlava per bocca di Nostra Madre: « Io vengo - diceva in una di queste circostanze - perché la tua Madre ha bisogno di Me.
Essa ha desideralo che Io diriga tutto. Me ne ha pregato.
Vengo dunque per assegnare gli impieghi e concedere a ciascuna la grazia di ben accogliere ciò che l'obbedienza deciderà.
Voi non dovete preoccuparvene, ma pensare solo a Gesù, non occuparvi che di Gesù … e Gesù farà tutto per voi ».
Con tali luci che illuminavano la sua anima, è facile concepire quale dovesse essere il contegno di Suor M. Marta, nell'avvicinare le proprie Superiore.
È impossibile immaginare maggiore umiltà, rispetto, venerazione.
Si sentiva che la nostra Sorella si faceva piccola, si penetrava del suo nulla, quasi fosse indegna di avvicinarsi alla Rappresentante di Dio.
Si comprende pure con quale fiducia essa si rimettesse alla loro direzione, e in quale conto tenesse ogni minima loro decisione.
Questo pensiero: « Nostra Madre me l'ha detto » troncava ogni propria iniziativa.
Era il rimedio sempre efficace, contro ogni perplessità, dubbio o timore.
La sua fiducia nell'autorità, unita ad una semplicità infantile giungeva fino a « operare dei miracoli » come lo prova questo fatto citato dai manoscritti: La nostra Sorella era in letto malata da diversi giorni, quando la N. O. Sorella Maria Alessia Blanc sua Direttrice, essendo andata a vederla, le rivolse queste parole d'incoraggiamento: « Domani sarete guarita ».
Suor M. Marta prese le parole alla lettera … e questa fede si grande toccò il Cuore di Gesù.
All'istante stesso Egli le rese una perfetta salute dicendole: « Come prova della guarigione, voglio che tu ceni questa sera come se tu fossi con le lue Sorelle in refettorio ».
Occorreva veramente una buona dose di fiducia e di spirito di fede, scrive la Superiora, per far servire il vitto della Comunità a un'ammalata che aveva bevuto solo un po' d'acqua da parecchi giorni.
Tuttavia essa mangiò tutto quello che le venne presentato.1
La notte dormì tranquillamente, l'indomani si alzò per la S. Messa, e poi prese le sue ordinarie occupazioni. ( Manoscritto )
Questa perfetta fiducia nell'autorità della Superiora, era precisamente uno dei punti ove si rivolgevano gli assalti del nemico, al fine di turbare la nostra Sorella.
Con delle perfide insinuazioni, tentava d'impedirle il ricorso a chi aveva la missione di sorreggerla e illuminarla nella sua via, spesso, così scabrosa.
Accadde che da alcuni giorni Suor M. Marta provasse un'estrema ripugnanza ad avvicinare N. Madre.
Una sera, avendo essa deposto questa pena ai piedi di Gesù, sentì rispondersi: « Osserva questa lucerna che rischiara le mie Spose …
Se tu l'accendessi ogni giorno senza aggiungervi l'olio, che cosa accadrebbe? non farebbe più luce ».
Nostro Signore si degnava poi spiegarle il paragone e faceva capire alla sua Serva che la fiducia è per la direzione materna, ciò che l'olio è per la lampada: « Se tu ti allontani dalla Superiora, sbaglierai la strada e perderai la vera luce ».
« La Superiora è la luce: bisogna ricorrervi ».
« Le Superiore, per essere buone, devono dare alle loro figlie la morte interiore: è qui tutto il loro compito », insegnava un'altra volta il Divin Maestro.
E Suor M. Marta vedeva intanto svolgersi davanti a lei, una strada inondata di luce: « Per poterla percorrere è necessario che le vostre Superiore vi facciano morire a voi stesse, alla natura.
Le anime indocili che non vogliono essere dirette e corrette, non possono entrarvi, esse camminano per un sentiero oscuro e pericoloso ».
La nostra Cara Sorella seguiva certamente questa via luminosa.
Noi sappiamo che, secondando i disegni di Dio, le sue Superiore le offrirono mille occasioni di morire alla natura.
Le fossero pur rivolte parole di biasimo o d'incoraggiamento, le s'impartissero ordini o proibizioni; mai fu vista dipartirsi da una piena sottomissione e profonda umiltà.
Ascoltiamo la testimonianza dei Superiori e delle Superiore.
Essi sono unanimi nel dichiarare che le si poteva imporre qualunque fatica e richiederle qualunque sacrificio, senza incontrare le menoma resistenza.
Mai una replica. Mai un'osservazione su di un ordine ricevuto.
Questa è l'affermazione dei nostri santi Confessori, Canonici Bouvier e Collonge, che ebbero ciascuno, per più di vent'anni, la direzione della coscienza di lei: « Essa era obbedientissima - hanno dichiarato ambedue - e seguiva alla lettera i consigli che le venivano dati ».
« Per lei, l'obbedienza era tutto » leggiamo altresì nelle dichiarazioni della O. Madre Teresa E. Revel.
« Noi l'abbiamo vista obbedire sia agli ordini dei Superiori come alle esigenze Divine, con vera fedeltà ».
Questo è pure l'attestato delle ultime Superiore di Suor M. Marta.
Esse riconoscevano che la parola « obbedienza » aveva ogni potere su di lei.
Soltanto questa parola aveva la potenza di strapparla dalle sue lunghe profonde contemplazioni ai Piedi del Divin Maestro.
Appena N. Madre aveva parlato, o, in suo nome una qualunque di noi, la nostra Sorella si alzava prontamente per recarsi al luogo indicato.2
Il Signore non le aveva forse detto: « La mia grazia va sempre unita alla prontezza dell'obbedienza? »
L'obbedienza religiosa, non consiste solamente nella sommissione agli ordini, ai consigli e desideri immediati dei Superiori.
Si ha, nel corso del giorno e della vita, un gran numero di prescrizioni stabilite dai Santi Fondatori e approvati dalla Chiesa, alle quali la Religiosa deve sottomettersi per conservarsi fedele a Dio.
« Il vero obbediente - dice S. Francesco di Sales - ama le proprie Regole e le onora come vera via dell'unione della sua anima con Dio, e perciò giammai se ne diparte ».3
Suor M. Marta, come ogni vera Religiosa, ebbe lo spirito dell'obbedienza cioè l'amore dell'obbedienza giurata a Dio, nella persona delle proprie Superiore.
Essa ebbe in grado non meno elevato l'amore delle Regole e Costituzioni delle quali, alla luce soprannaturale ricevuta, esse sentiva l'importanza e la bellezza.
Già più volte, nel corso del nostro racconto, si è affacciato il rimorso della nostra Sorella al proposito di queste Regole benedette, che essa teme, e deplora di non osservare perfettamente.
Una cosa sopratutto la preoccupava: la puntualità alle riunioni di Comunità, dalle quali il suo impiego presso le educande la teneva, per il solito, lontana.
Noi sappiamo che durante le vacanze se ne compensava con indicibile consolazione.
Si vedeva venire tutta contenta, con la parola del Salmista sul labbro: « Oh! quanto è bello, quanto è dolce per i fratelli l'abitare insieme! ».
All'infuori di queste eccezioni imposte dal dovere, Suor M. Marta era esattissima ad osservare in tutto ciò che essa poteva, le nostre Sante Prescrizioni.
La Regola del silenzio in particolare le stava a cuore.
Le sue compagne ricordano con edificazione quanto rigorosamente, specialmente in quaresima, essa l'osservava.
Per ciò che riguarda la modestia e gravita religiosa, noi conosciamo il contegno profondamente raccolto, i suoi occhi sempre abbassati quando non erano chiusi.
Quanto al nostro Direttorio spirituale, le era infinitamente prezioso e noi possiamo dire che lo praticò nella sua perfezione, poiché il suo orientamento verso Dio fu di ogni istante.
Il testo posto a capo di questo capitolo.
Suor M. Marta non seppe mai leggerlo; ma essa lo visse e ben sovente ritornava sulle sue labbra come una formula specialmente cara all'anima sua.4
Indice |
1 | Senza bere, - aggiunge la n. O. Madre con una parentesi che rivela la mortificazione di Suor M. Marta - avendo l'infermiera dimenticato di portarle la sua bevanda |
2 | Una buona Sorella anziana, un poco - santamente - gelosa delle Divine famigliarità della sua compagna, un giorno pensò d'andarla a scuotere, come lo si faceva talvolta da parte della Superiora, per risvegliarla dal suo mistico sonno. Suor M. Marta aprì gli occhi e disse dolcemente: « Avete il permesso? » |
3 | Tratt. XI. ( Della virtù dell'Obbedienza ) |
4 | Che tutta la loro vita e tutti i loro esercizi siano per unirsi con Dio, per aiutare, con preghiere e buoni esempi la Santa Chiesa e la salvezza del prossimo; e per questo, esse non devono niente più desiderare che di essere talmente virtuose che il loro buon odore aggradendo a Dio si spanda nel cuore dei suoi fedeli. ( Dirett. Spir. Art. I. ) |