Le Sante Piaghe di N. S. G. C. |
Francesca Chambon sortì i suoi natali in una modesta, ma cristiana famiglia di contadini, nel villaggio della Croce Rossa, presso Chambéry, il 6 Marzo 1841.
Lo stesso giorno, essa ricevette il santo Battesimo nella chiesa parrocchiale di Lémenc.
Nostro Signore si compiacque di rivelarsi di buon'ora a quest'anima innocente.
Francesca aveva appena nove anni allorché, condotta da una sua Zia il Venerdì Santo, all'adorazione della Croce, Gesù Cristo si presentò ai suoi sguardi, lacerato, sanguinante, come al Calvario.
"Oh! in quale stato Egli era! dirà essa più tardi".
Fu questa una prima rivelazione della Passione del Salvatore che doveva occupare un si gran posto nella sua esistenza.
Ma, l'aurora della sua vita fu favorita sopratutto dalle visite di Gesú Bambino.
Il giorno della sua Prima Comunioni, Egli le si presentò visibilmente; e d'allora in poi, a ciascuna delle sue Comunioni, fino alla sua morte, essa vide sempre Gesù Bambino nella santa Ostia.
Egli divenne l'inseparabile compagno della sua gioventù, la seguiva al lavoro nei campi, conversando con lei lungo la strada, riconducendola alla casuccia paterna.
"Noi eravamo sempre insieme … oh! quanto io era felice! avevo il Paradiso nel cuore! …." diceva essa, richiamando verso la fine della sua vita questi lontani e dolci ricordi.
All'epoca di questi favori precoci, Francesca non pensava nemmeno a confidare a qualcuno la sua vita di famigliarità con Gesù: essa si contentava di goderne, credendo ingenuamente che tutti possedessero lo stesso privilegio.
Tuttavia, la purezza ed il fervore di questa bambina non poterono sfuggire al degno Curato della parrocchia, il quale l'ammetteva frequentemente alla Santa Mensa.
Egli scoprì nella giovinetta la vocazione religiosa e venne a presentarla al nostro Monastero.
Quando il Monastero della Visitazione Santa Maria di Chambéry, aprì le sue porte a Francesca Chambon, essa aveva diciotto anni.
Due anni dopo, nella festa di Nostra Signora degli Angeli, 2 Agosto 1864, essa pronunziò i santi voti, prendendo definitivamente posto tra le Religiose del velo bianco col nome di Suor Maria Marta.
Niente, all'esterno, preveniva in favore della nuova sposa di Gesù Cristo.
La bellezza della figlia del Re era veramente tutta interiore …
Dio che, senza dubbio, si riservava dei compensi, aveva trattato Suor Maria Marta, sotto il rapporto dei doni naturali, con una vera parsimonia!
Dei modi e un linguaggio rustici; - un'intelligenza piuttosto mediocre, non sviluppata da nessuna cultura, sia pure sommaria: S.r M. Marta non sapeva nè leggere nè scrivere;2 - dei sentimenti, che dovevano innalzarsi solo sotto l'influenza divina ed infine un temperamento vivo ed un po' tenace; le Sorelle del velo bianco lo dichiaravano sorridendo "Oh! una santa lo era davvero …. ma una santa che qualche volta faceva esercitare un po' la pazienza!"
La "santa" lo sapeva bene! E nella sua commovente ingenuità, essa si lagnava con Gesù di avere tanti difetti: "Le tue imperfezioni, le rispose Egli, sono la più grande prova che tuttoció che succede in te proviene da Dio.
Io non te le toglierò mai; esse sono il velo che nasconde i miei doni.
Tu hai ben voglia di nasconderti? Io ne ho ancora più di te! …"
Di fronte a questo ritratto, vorremmo porne uno dalle linee altrimenti attraenti.
Sotto l'apparenza di un blocco discretamente informe, l'osservazione più attenta delle Superiore, non tardò infatti, a indovinare, poi a riconoscere una fisonomia morale già molto bella, che sotto l'azione dello Spirito di Gesú, andava acquistando ogni giorno.
Si potrebbero notare qui dei lineamenti scolpiti con segni infallibili, che rivelano l'Artista divino … e lo rivelano tanto maggiormente in quanto che le deficienze naturali, non sono scomparse: in questa intelligenza si greggia, quanti lumi, quali viste profonde! in questo cuore senza cultura naturale, quale innocenza, quanta fede, quanta pietá, quanta umiltá, quale sete di sacrifizio!
Basti, per il momento, di addurre la testimonianza della sua Superiora, la Nostra On.ma Madre Teresa Eugenia Revel: "L'obbedienza è tutto per lei.
Il candore, la rettitudine, lo spirito di carità che l'animano, la sua mortificazione, e sopratutto, la sua umiltá sincera e profonda, ci sembrano le più secure garanzie della condotta di Dio su quest'anima.
Più essa riceve, più essa entra in un vero disprezzo di sè medesima, essendo quasi abitualmente oppressa dal timore di essere illusa.
Docile ai consigli che le sono dati, le parole del Sacerdote e della Superiora hanno un gran potere per renderle la pace …
Ciò che ci tranquillizza sopratutto, è il suo amore appassionato per la vita nascosta; il suo imperioso bisogno di sfuggire ad ogni sguardo umano e la sua paura, che qualcheduno si accorga di ciò che accade in lei".
I due primi anni di vita religiosa della nostra Sorella scorsero quasi normalmente.
Eccetto un dono di orazione poco comune, un raccoglimento perpetuo, una fame ed una sete di Dio sempre crescenti, niente di particolare faceva prevedere delle cose straordinarie.
Ma, nel settembre 1866, la giovane Conversa cominciò ad essere favorita da frequenti visite di Nostro Signore, della Santissima Vergine, delle Anime del Purgatorio, degli Spiriti celesti.
Gesù Crocifisso - sopratutto - le faceva quasi ogni giorno contemplare le sue Divine Piaghe, ora risplendenti e gloriose, ora livide e sanguinanti, chiedendole di associarsi ai dolori della sua santa Passione.
Le Superiore, inchinandosi dinanzi a dei segni certi della volontà del Cielo, - segni sui quali noi non possiamo fermarci in questo breve riassunto, si decisero, malgrado le loro apprensioni, di abbandonarla poco a poco, alle esigenze di Gesù Crocifisso.
Suor Maria Marta fu dapprima invitata a passare le notti stesa sul pavimento della sua cella.
Poi ricevè l'ordine di portare giorno e notte un duro cilizio.
Quindi, essa dovette intrecciarsi una corona di acute spine, che non le permise più di posare la testa senza sentire vivi dolori.
Dopo otto mesi, nel maggio 1867, non contento delle notti passate per terra, con il cilizio e la corona di spine, Gesù volle da S.r Maria Marta il sacrifizio del suo medesimo sonno, domandandole di vegliare sola, presso il S.S. Sacramento mentre che tutte dormivano in Monastero.
A tali esigenze la natura non trova il suo conto!
Ma non è forse questo il prezzo abituale dei divini favori? …
Nel silenzio della notte, Nostro Signore si comunicava alla sua serva nel modo più maraviglioso.
Talvolta, senza dubbio, Egli la lasciava lottare penosamente per lunghe ore, contro la fatica ed il sonno.
Ma più spesso, Egli s'impadroniva immediatamente di lei e la trasportava in una specie di estasi.
Le confidava le sue pene e i suoi segreti d'amore.
La colmava di carezze, le prendeva il cuore per immergerlo nel suo.
Le sue conquiste su quest'anima umilissima, semplicissima e docile, andavano crescendo ogni giorno.
Al mese di Settembre 1867, S.r Maria Marta entrò, come glielo aveva annunziato il divin Maestro, in uno stato incomprensibile, al quale sarebbe difficile di dare un nome.
La si vedeva immobile, senza parola, senza sguardo, senza prendere nessun nutrimento; il polso nonostante, restava regolarissimo e il volto leggermente colorito.
Ciò durò tre giorni, il 26, 27, 28 in onore della Santissima Trinitá.
E furono, per la cara veggente, tre giorni di grazie eccezionali.
Lo splendore del Cielo illuminó l'umile celleta ove discese la Santissima Trinità.
L'Eterno Padre, presentandole Gesù in un ostia, le disse: "Io ti dono Colui che tu mi offri si spesso", e la comunicò.
Poi le svelò il mistero di Bethelem e della Croce, illuminando vivamente la sua anima sull'Incarnazione e la Redenzione.
Traendo in seguito da Sé stesso il suo Spirito come un raggio di fuoco, gliene fece dono: "Vi è qui, affermò, la luce, la sofferenza e l'amore! …
L'amore sarà per me; la luce per discernere la mia volontà; la sofferenza, infine, per soffrire di momento in momento, come voglio che tu faccia".
L'ultimo giorno, il Pardre Celeste invitandola a contemplare, in un raggio che dal Cielo discendeva verso di lei, la Croce di suo Figlio, le fece meglio comprendere le Piaghe di Gesù per il suo bene personale.
Al tempo stesso, in un'altro raggio che partiva dalla terra per terminare in Cielo, essa vide chiaramente la sua "misione" e come doveva far valere i meriti delle Piaghe di Gesù per il mondo intero.
La Superiora e la direttrice di un'anima cosi privilegiata, non potevano assumere su di loro soltanto la responsabilità di questa via straordinaria.
Esse consultarono i Superiori ecclesiastici,
specialmente il Signor Canonico Mercier, Vicario Generale e Superiore della Casa, sacerdote di gran criterio e di grande pietà;
il Rev. P. Ambrogio, provinciale dei Cappuccini di Savoia, uomo di alto valore morale e dottrinale;
il Signor Canonico Bouvier, soprannominato "l'Angelo dei Monti", confessore della Comunitá, la cui riputazione di scienza e di santità varcava i confini della nostra Provincia.
L'esame fu serio e completo.
I tre esaminatori si accordarono ad affermare che la via per la quale camminava S.r Maria Marta aveva l'impronta divina.
Essi consigliarono di mettere tutto per iscritto; ma prudenti quanto illuminati, giudicarono d'altra parte, che bisognava custodire questi fatti sotto il velo del segreto, fino a tanto che piacesse a Dio di manifestarli Egli stesso.
Ecco perchè la Comunita ignorò le grazie insigni di cui essa era favorita in uno dei suoi membri, il meno atto, a riceverle, secondo le viste umane.
Ecco perchè, tenendo per una sacra consegna il consiglio dei Superiori ecclesiastici, la nostra On.ma Madre Teresa Eugenia Revel si mise a redigere giorno per giorno, con una esattezza scrupolosa, - andando fino al rispetto di alcuni errori, frutti dell'ignoranza o di mancanza di memoria, - i racconti dell'umile Conversa, alla quale, d'altronde, Nostro Signore ordinava di nulla nascondere alla Superiora.
"Noi deponiamo qui, in presenza di Dio e dei nostri Santi Fondatori, per obbedienza ed il più esattamente e possibile, ció che noi crediamo esserci inviato dal Cielo, per una predilezione tutta amorosa del divin Cuore di Gesù, e per il bene della nostra Comunità e delle anime".
"Dio sembra avere scelto nella nostra umile famiglia l'anima privilegiata che deve rinnovare nel nostro secolo la devozione alle Sante Piaghe di Nostro Signor Gesù Cristo.
É la nostra umile Sorella domestica, S.r Maria Marta Chambon, che il Salvatore gratifica della sua sensibile presenza.
Le mostra ogni giorno le sue divine Piaghe, affinché essa ne faccia valere costantemente i meriti, per i bisogni della Santa Chiesa, la conversione dei peccatori, le necessità del nostro Istituto, e sopratutto, per il sollievo delle Anime del Purgatorio".
"Gesù ne fa il suo balocco d'amore e la vittima del suo Beneplacito … e noi, piene di riconoscenza, proviamo ad ogni momento l'efficacia delle sue preghiere sul Cuore di Dio".
Tale é la dichiarazione colla quale si apre il racconto della nostra On.ma Madre Teresa Eugenia Revel, degna confidente dei favori del Cielo.
Noi caviamo dai suoi appunti, tutte le citazioni seguenti.
Indice |
1 | Non si troverá qui una vita completa di Suor Maria Marta Chambon, ma semplicemente alcune indicazion biografiche par dare risalto ad una manifestazione della sua devozione preferita: la davozione alle Sante Piaghe. |
2 | É necessario di non perdere mai di vista questa completa ignoranza di S.r Maria Marta: da una parte, si sarà maravigliati di trovare tanta "esattezza dottrinale e giusteza d'espressione" in una persona si poco coltivata; d'altra parte, si scuserà volentieri ciò che puó lasciare a desiderare in "certi particolari non in rapporto alla sostanza delle cose" ( Apprezzamento del R. P. Mazoyer, S. J. ) |