Il combattimento spirituale |
Se talora ti sembrasse che la volontà superiore non può nulla contro quella inferiore e contro i suoi nemici per il fatto che non senti in te un volere efficace contro di loro, sta' pur salda e non lasciare la battaglia: infatti devi considerarti sempre vittoriosa, finché non ti accorgi apertamente di aver ceduto.
Siccome la nostra volontà superiore non ha bisogno delle voglie inferiori per produrre i suoi atti, così, se essa stessa non vuole, non può essere mai costretta a darsi loro per vinta, benché la contrastino molto aspramente.
Perciò Dio ha dotato la nostra volontà di libertà e di forza tale che se tutti i sensi con tutti i demoni e il mondo insieme si armassero e congiurassero contro di essa, combattendola e premendola con tutto il loro sforzo, nondimeno essa può, a dispetto loro, liberissimamente volere o non volere tutto ciò che vuole o non vuole, e quante volte e per quanto tempo e in quel modo e per quel fine che più le piace.
E se questi nemici a volte ti assalissero e ti stringessero con tanta violenza che la tua volontà quasi soffocata non avesse per così dire fiato per produrre nessun atto di voghe contrarie, non ti perdere d'animo né gettare le armi a terra, ma serviti in questo caso della lingua e difenditi dicendo: "Non cedo a te, non ti voglio"; proprio come colui che, avendo il nemico addosso che lo tiene oppresso, non potendo con la punta lo percuote con il pomo della spada.
E siccome questi tenta di fare un salto indietro per poterlo ferire di punta, così tu ritirati nella conoscenza di te stessa, che niente sei e niente puoi; e con la fiducia in Dio, che tutto può, dà un colpo alla passione nemica dicendo: "Aiutami, Signore; aiutami, Dio mio; aiutami Gesù, Maria, perché non ceda ad essa".
Potrai ancora, quando il nemico ti dà tempo, aiutare la debolezza della volontà ricorrendo all'intelletto e considerando diversi punti: per tale considerazione la volontà viene poi a prendere fiato e forza contro i nemici.
Per esempio: in qualche persecuzione o in qualche altro travaglio tu sei talmente assalita dall'impazienza, che la tua volontà quasi non può oppure non vuole sopportarli; la conforterai dunque discorrendo con l'intelletto intorno ai seguenti oppure intorno ad altri punti.
Primo: considera se tu meriti quel male che patisci, perché gliene hai dato l'occasione; e meritandolo, ogni dovere di giustizia vuole che tu sopporti pazientemente quella ferita che ti sei data con le tue mani.
Secondo: e non avendone tu colpa alcuna, rivolgi il pensiero agli altri tuoi errori di cui Dio non ti ha ancora dato il castigo e che tu non hai puniti come si deve.
E vedendo che la misericordia di Dio ti cambia la pena di essi, che sarebbe eterna oppure temporale ma del purgatorio, con una piccola pena presente, devi riceverla non solamente volentieri ma con rendimento di grazie.
Terzo: e quando a te paresse d'aver fatto molta penitenza e d'aver poco offeso la divina Maestà ( cose, però, di cui non devi mai persuaderti ), devi pensare che nel regno dei cieli non si entra che per la porta stretta delle tribolazioni ( cfr. Mt 7,13-14 ).
Quarto: quantunque tu vi potessi entrare per altra via, per legge d'amore non dovresti nemmeno pensarlo, essendovi il Figluiolo di Dio entrato con tutti gli amici e con tutte le sue membra per mezzo delle spine e delle croci.
Quinto: ma quello a cui tu devi mirare principalmente in questa e in ogni altra occasione è la volontà del tuo Dio il quale, per l'amore che ti porta, si compiacerà indicibilmente di ogni atto di virtù e di mortificazione che ti vedrà fare da sua fedele e generosa guerriera, per corrispondere a lui con amore.
E tieni per certo che quanto più in sé sarà irrazionale il travaglio e più indegno per la sua provenienza e perciò a te più molesto e grave da tollerare, tanto al Signore darai più gusto approvando e amando, anche nelle cose in se stesse disordinate e per te più amare, la sua divina volontà e disposizione in cui ogni avvenimento, sia pure sregolato, ha la sua regola e il suo ordine perfettissimo.
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